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3. Evoluzione del settore automotive: il caso Jeep

3.3 Storia del Brand Jeep e le ambizioni future

Jeep ha una storia molto importante ed evoluta. Ha certamente rappresentato un m st dell a ienda a tomobilistica, capace di contraddisting ersi sempre e di adeguarsi ad ogni periodo storico.

1940: l'Esercito degli Stati Uniti, in seguito alla crescente tensione politica in Europa, decide di realizzare un nuovo tipo di veicolo da ricognizione. Ne consegue il programma "Scout Car" dell'Esercito Usa, che in soli tre mesi portò alla creazione del primo esemplare 4x4, da tutti conosciuto come Jeep. Per realizzarlo, l'Esercito invitò 135 costruttori a partecipare ad una gara d'appalto, che inizialmente prevedeva un contratto di 175.000 dollari.

Il veicolo doveva rispondere ad una lunga lista di specifiche, tra cui:

- capacità di carico di 272 kg - passo inferiore a 190 cm - altezza inferiore a 91 cm

- motore in grado di assicurare una velocità compresa tra 5 e 80 km/h - carrozzeria di forma rettangolare

- trazione integrale e riduttore a 2 velocità (normali e ridotte) - parabrezza ripiegabile

- tre sedili

- fari anche oscurabili

- massa complessiva inferiore a 590 kg

Soltanto tre Case automobilistiche si dimostrarono interessate al progetto: Ogni azienda consegnò il proprio prototipo all'Esercito nell'estate del 1940 e fu autorizzata a costruirne 70 esemplari. Le Forze Armate ricevettero la prima fornitura nel Novembre 1940 a Camp Holabird, Md. Ciascuno dei tre modelli realizzati superava il limite di 590 kg richiesto e ben presto l'Esercito si rese conto che si trattava di un valore troppo basso e decise di aumentarlo sulla fornitura successiva. Le prime concept car del modello che sarebbe diventato poi Jeep Station Wagon, erano tecnicamente limitate dal livello di sviluppo raggiunto dall'industria automobilistica negli anni Quaranta. Durante la guerra, le carrozzerie erano prodotte da fornitori come Briggs e Murray, aziende che alla fine del conflitto sarebbero state totalmente impegnate nella produzione di scocche per le "Big

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Three". Willys fu così costretta a rivolgersi ad impianti di stampaggio di lamiere esterni all'industria automobilistica, gli unici fornitori in grado di comprimere o piegare un foglio di lamiera, fino a sei pollici, con un solo colpo di pressa. Il design a pannelli color crema e marrone evocava visivamente la carrozzeria in frassino e mogano delle station wagon "in legno" della concorrenza, ma ad un costo notevolmente ridotto. La struttura totalmente in acciaio eliminava la necessità di una costante manutenzione richiesta dalle auto con intelaiatura in legno, tra cui l'applicazione periodica del flatting. Le intaccature stampate sulla lamiera contribuivano inoltre a rinforzare la struttura della carrozzeria, creando un veicolo più robusto e sicuro. In vista della fine della guerra, Willys-Overland cominciò a pianificare la produzione di modelli Jeep civili. Dopo la sperimentazione di un modello pilota sviluppato sulla versione militare (denominato CJ-1, che stava per

"Civilian Jeep") e di un prototipo (CJ-2), la versione di serie, battezzata CJ-2A Universal Jeep, fu introdotta nell'estate del 1945.23

Che sia Jeep, con i suoi numeri e i suoi modelli, la ragione più importante che ha spinto i francesi di PSA ad accelerare la fusione con Fca, non è certo un segreto.

Forte di sei anni consecutivi di crescita sul mercato EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) e marchio trainante e di riferimento per tutta Fiat-Chrysler, è impressionante la scalata del brand che nel 2013, quando entrò a far parte del Gruppo italo-americano, ende a a li ello globale 700 mila a to all anno: nel 2018 le Jeep immatricolate sono diventate 1,6 milioni. Un risultato frutto dell ampliamento della gamma, con l inserimento di n o i modelli in grado di attirare n o i clienti, del boom di endite negli Usa e dall accorta delocali a ione della produzione che oltre al Nord America conta stabilimenti in Italia, a Melfi, Brasile, Cina e India. Questo accenno storico ci consente di comprendere i passaggi evolutivi di una autovettura che nel tempo si è adeguata ai processi storici ed economici che l hanno accompagnata. Alla vigilia della svolta verso la progressiva elettrificazione di tutta la gamma, ci troviamo di fronte ad un incremento di vendite positivo anche in Europa ed in particolar modo per modelli come la Renegade, Jeep metterà a bilancio a fine 2019 quasi 196 mila vetture immatricolate.

Marco Pigozzi, responsabile product marketing del brand per la regione EMEA afferma che l obietti o di Jeep:

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Diventare il marchio produttore di Suv pi green del mercato. Il processo di decarbonizzazione infatti non si esaurisce solo con l arrivo in primavera della versione ibrida plug-in (Phev) della Renegade, alla quale seguirà, poche settimane dopo, l equivalente su base Compass, ma prosegue anche nei siti produttivi: Melfi in cinque anni ha ridotto del 70% il consumo di acqua e del 40% le emissioni di CO2. Oggi l 85% degli elementi che compongono le nostre vetture sono riciclabili24

Ci troveremo di fronte a modelli interessanti come la nuova Renegade Plug-In Hybrid dotata di batterie della coreana LG avrà 50 km di autonomia in modalità di marcia completamente elettrica fino a 130 km orari ed ancora la Wrangler Phev e, verso fine anno, del pick-up Gladiator. Inoltre, Jeep è in fase di produzione per essere sul mercato entro il 2022 con la nuova Grand Cherokee e con un nuovo Suv più piccolo della Renegade. Inoltre, prosegue Pigozzi:

All orizzonte poi c è il passo fondamentale dal punto di vista industriale che permetterà a Fiat-Chrysler di aggiungere un nuovo tassello nella propria strategia di e-Mobility, cioè la produzione in proprio delle batterie che andranno ad alimentare tutta la gamma Jeep insieme agli altri veicoli del Gruppo. A Torino infatti a fine 2021 usciranno i primi prodotti del nuovo Battery Hub, il progetto del centro di assemblaggio batterie che prenderà il via nel comprensorio di Mirafiori nei prossimi mesi e per il quale Fca ha già investito 50 milioni di euro.24

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