4. Lineamenti del narrativo poliano: brevitas
4.4 Racconti novellistici
4.4.4 La storia di Aigiarne
4.4.4.1 Storia, leggende e fonte
La storia di Aigiarne non stupisce solo per il suo carattere epico-narrativo, ma per la materia di cui tratta: una principessa che ha poco in comune con l’immagine classica delle principesse, l’avversione al matrimonio nonostante la sua bellezza e la grande quan-tità di pretendenti, il desiderio di scegliere un marito che sia adatto alle sue esigenze mar-ziali sono tutte caratteristiche che contrastano con ciò che solitamente accadeva nella so-cietà dell’epoca.
Il motivo della donna guerriera compare nella letteratura sin da epoche antiche, Erodoto nel mito delle amazzoni le descrive come esimie cacciatrici, guerriere vergini capaci di affrontare interi eserciti, grazie alle loro eccezionalità le amazzoni sono state innumerevoli volte citate nelle opere letterarie; Ibn Battûta nella sua relazione di viaggio
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narra la storia di Ordoudjâ la vergine guerriera289; nel ciclo dei Nibelunghi si narra di Bru-nilde principessa guerriera di Islanda; mentre nei poemi epici italiani Bradamante è un noto personaggio, paladina di Carlo Magno, famosa per forza e destrezza con le armi.
Marco Polo presenta la guerriera Aigiarne descrivendola come esimia lottatrice di forza smisurata, coraggiosa e tenace, capace di guidare un’intera armata e di distruggere le schiere nemiche gettandosi in mezzo a loro. Aigiarne possiede quelle caratteristiche ritrovabili in tutte le donne guerriere della letteratura: il personaggio con il quale presenta più somiglianze è Ordoudjâ, infatti entrambe sono accomunate da tradizioni culturali che sembrano rimontino alle usanze che stanno alla base dell’antica cultura turco-mongola dei popoli dell’Anatolia.
L’assetto culturale del racconto rimanda alle tradizioni dei combattimenti iniziatici che hanno le origine nelle comunità ancestrali dell’Asia Minore: queste lotte avvenivano tra un animale e un ragazzo e segnava l’inizio della vita adulta. Il combattimento tra uomo e donna era raro e avveniva a scopo prenuziale: il ragazzo vinceva quando riusciva ad afferrare il petto della donna in un gesto che simboleggiava, (vista l’importanza essenziale del seno quale organo intriso di valori culturali legato alla nutrizione e allo stesso tempo alla sessualità) l’incontro tra l’uomo (divenuto sposo) e il bambino290, in una sorta di rap-presentazione del possesso sessuale della donna.
Nella storia riportata nel Milione, la descrizione del momento in cui gli arti superiori dei combattenti si toccano – durante la lotta tra Aigiarne e il principe di Pumar – sembra un eco rimbombante dell’usanza ancestrale appena descritta, che conferma l’influenza delle fonti leggendarie, dei racconti orali e rapsodi, che tramandavano le tradizionali cul-turali di quelle regioni, nel testo di Marco Polo. Questo è molto significativo in quanto fa presupporre che il viaggiatore abbia imparato questo racconto attraverso canti popolari che trasmettevano leggende e le storie antiche.
Il motivo delle lotte prenuziali è presente in vari testi e tradizioni letterarie: nel mito delle amazzoni la condizione imposta per sposarsi era quella di uccidere un uomo in guerra, dopo aver realizzato questo compito potevano acquisire il diritto di ammogliarsi,
289 Henry Yule è stato il primo dei commentatori del Devisement ad avvicinare il personaggio di Ordoudjâ, presente nell’opera del viaggiatore musulmano, alla principessa del racconto poliano. BARBIERI, 2008, p. 68-69.
290 ROUX, J. P., La religione dei Turchi e dei Mongoli. Gli archetipi del naturale degli ultimi sciamani, Genova, ECIG, 1990, pp. 213-220.
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nelle rare eccezioni che non riuscivano a compiere l’impresa invecchiavano da sole291; nel Rihla di Ibn Battûta Ordoudjâ, così come Aigiarne, dichiara che sposerà soltanto il guer-riero capace di sconfiggerla; nel ciclo I Nibelunghi, Brunilde, principessa di Islanda sot-toponeva i suoi pretendenti a tre prove atte a misurare la loro forza con la sua: chiunque riuscisse a vincere la otteneva in sposa mentre la pena per gli sconfitti era la morte292.
Nell’insieme delle notizie storiche su Aigiarne, è curiosa la menzione nella cronaca di Rashid al-Din293, lo storico parla di un’ipotetica relazione incestuosa tra Caidu e la figlia, indicando l’esistenza di tale rapporto come causa della resistenza della giovane al matri-monio. Asserisce che la ragazza aveva una dubbia reputazione e non era certo la guerriera valorosa come molti credevano, tuttavia questa notizia era basata su dicerie interpretate secondo uno sguardo malizioso, e non aveva niente in comune con il racconto benevolo di Marco Polo.
La storia della figlia di Caidu non compare nelle fonti ufficiali dell’epoca294, tuttavia in altre fonti asiatiche si hanno notizie della principessa Mongola, conosciuta col il nome di Qutulun «la fortunata»295. Anche se queste notizie non rispecchiano nei dettagli i fatti narrati dal Polo sono comunque elementi che rilevano uno sfondo di attendibilità circa il personaggio, che fonda le sue basi nella realtà etnografica dell’area turco-mongola.
Il disegno di Aigiarne è composto da pezzi contrastanti che si incastrano come passi di una danza che ingloba ritmi diversi, la cui descrizione inizia dal delicato nome «lucente luna» che evoca una natura candida, soave, ma subito si rivela tutt’altro che delicata. Dotata di grande bellezza è così alta da sembrare una gigantessa di forza smisurata, cam-pionessa delle battaglie guida le schiere delle armate mongole di suo padre.
Questo racconto è una sorta di specchio che riflette la realtà alla rovescia: un piano materiale dove tutto è possibile, persino una principessa che sconfigga prodi guerrieri. Aigiarne fa parte dell’esotico poliano descritta in forma ipertrofica, abbondante di bel-lezza e di forza incomparabile: lei è il ritratto di un’altra lontana realtà che concentra in sé l’eccezionalità dell’Asia di Marco Polo.
291 BUSI, G., Marco Polo viaggio ai confini del Medioevo, Milano, Mondadori, 2018, p. 140. 292 I Nibelunghi, a cura di L. Mancinelli, Torino, Einaudi, 1972.
293 BUSI, 2018, pp. 141-143. 294 OLSCHKI, 1978, p. 352. 295 CARDONA, 2015, p. 532.
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I temi trattati in questa novella sono molto noti nella letteratura universale e sicura-mente molto cari a Rustichello, infatti il tono epico di questo racconto, parentese estesa nelle descrizioni delle geste di Caidu, rispecchia la passione del novelliere e l’entusiasmo del veneziano che forniscono un’altra immagine della femminilità, che, nonostante l’ati-picità non ha causato indifferenza, bensì interesse e curiosità, rendendolo uno dei racconti più famosi del Milione.
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