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Storie a episodi: I mostri e I nuovi mostri

La recitazione di Gassman può essere analizzata anche tramite le storie ed i racconti ad episodi che fa, sia nel teatro che nel cinema, a partire dallo spettacolo teatrale I tromboni di Zardi fino alla collaborazione con Risi per i film I mostri ed I nuovi mostri.

Per quanto riguarda la regia de I tromboni, scandalo all’italiana è pensata ed elaborata da Luciano Salce, con un pizzico di ironia e di satira come l’aveva immaginata l’attore: “Aveva scritto I tromboni direttamente su commissione, tracciando nove figure diverse, legate tutte dall’essere espressione di un’apparenza fatua e tronfia comune a grossi caratteri di una certa vita italiana” . La prima dello spettacolo si è tenuta nel Teatro di Napoli nel 1956 e 142

successivamente a Milano, sebbene in questo caso la critica fu contrariata per via della satira e dei temi trattati.

La commedia è divisa in quattro atti con annessi un prologo ed un epilogo, le scene sono pensate ed allestite da Gianni Polidori. Il prologo prevede l’entrata in scena di Gassman nei panni del “giovane” insieme ad Anna Maria Ferrero nelle vesti della “figlia”. La storia si incentra sulla figura di Gassman che grazie alla sua capacità di interpretazione ed immedesimazione cambia ruolo riuscendo, per ogni scena, ad interpretare nove personaggi opposti tra loro.

Il primo quadro vede Vittorio nel ruolo del professore con Neda Naldi (la madre) e Anna Maria Ferrero (la figlia). Il secondo quadro mostra Gassman vestito da avvocato, i personaggi sono gli stessi con l’aggiunta di un domestico interpretato da Ugo Salvadori. Il terzo quadro ha come protagonista l’avvocato e il pubblico ministero (Gianfranco Ombuen). Nel quarto quadro sono presenti sul palco più personaggi, rispetto agli atti precedenti, con la madre, il produttore (Diego Michelotti) gli scenaristi (Massimo De Francovich e Aldo Barberito) e Vittorio nel ruolo del regista. Il quinto quadro mostra Gassman giornalista con la figlia, la madre e i due boscaioli (Osvaldo Ruggeri e Marcello Donini). Il sesto quadro ha come protagonista Vittorio come capocomico assieme ad Aldo Barberito nei panni dell’amministratore con Silvano Tranquilli nelle vesti del direttore di scena ed altri personaggi come Renato Rozzi e Enrico Lanzi, i macchinisti, Osvaldo Ruggeri e Gabreilla Andreini, gli attori. Il settimo quadro mostra Vittorio nel ruolo dello scrittore mentre nell’ottavo quadro interpreta l’onorevole e nel nono quadro incarna la figura del consigliere.

Giacomo Gambetti, Il teatro e il cinema di Vittorio Gassman, op.cit, p. 35

Per quanto riguarda il film I mostri, il soggetto è ideato da Agenore Incrocci, Furio Scarpelli, Elio Petri, Dino Risi, Ettore Scola e Ruggero Maccari. Il merito per la scenografia va all’impegno di Ugo Pericoli mentre il montaggio è stato realizzato da Maurizio Lucidi. Come sopra accennato il film è composto da una serie di episodi in cui i personaggi si incontrano e si conoscono formando svariate sequenze sia comiche che drammatiche.

Gli episodi in totale sono 20:

1 episodio: L’educazione sentimentale, 2 episodio: La raccomandazione, 3 episodio: Il mostro, 4 episodio: Come un padre, 5episodio: Presa dalla vita, 6 episodio: Il povero soldato, 7 episodio: Che

vitaccia!, 8 episodio: La giornata dell’onorevole, 9 episodio: Latin Lover, 10 episodio: Testimone volontario, 11 episodio: I due orfanelli, 12 episodio: L’agguato, 13 episodio: Il sacrificato, 14

episodio: Vernissage, 15 episodio: La musa, 16 episodio: Scenda l’oblio, 17 episodio: La strada è di

tutti, 18 episodio: L’oppio dei popoli, 19 episodio : Il testamento di Francesco, 20 episodio: La nobile arte . 143

La trama descrive le situazioni a cui si può assistere nella vita reale delle persone semplici: “Il film è suddiviso in 20 episodi sulle contraddizioni etiche e sociali del nostro tempo (…). Taluni (…) prendono energica posizione contro i falsi miti, contro il mal costume imperante, contro i vizi più macroscopici di certi personaggi” . 144

Dal punto si vista della critica cinematografica alcune delle recensioni del tempo sono estratte dalla rivista «Epoca», da «Il Giorno», da «La Nazione», e dal «Corriere della sera»:

(…)Ora, lo so, questi casi si dovrebbero guardare sottintendendo una riprovazione. (…) Ma, all’atto pratico non è così. Perché, insomma, la necessità stessa dello spettacolo esige che il personaggio, quando è imperniato sulla presenza di un interprete importante, riesca in un modo o nell’altro simpatico, e sarà elementare astuzia del produttore e del regista fare di tutto perché lo sia. Mascalzoni, debbono essere, ma simpatici (…) . 145

Giacomo Gambetti, Vittorio Gassman, op.cit. p. 121. Viene riportata la scaletta completa di tutti gli episodi

143

presenti nel film Ivi, p. 122

144

Giacomo Gambetti, Vittorio Gassman, op.cit, p.122. Articolo di Filippo Sacchi, «Epoca», Milano, 24

145

(…) Tognazzi e Gassman già da tempo erano stati interpreti di film complessi e veri, ma qui raggiungono forse il limite delle loro possibilità dando vita ad una lunga e molteplice galleria di caratterizzazioni felicissime (…) . 146

Il parere di Gassman nei confronti del film è il seguente:

Poi seguì un altro film importante che metterei fra i cinque o sei da salvare della mia filmografia, che è I mostri, in cui c’è se non altro da ricordare l’episodio finale della boxe che sono secondo me dieci minuti proprio di cinema notevole, in tutti i sensi. E qui era cominciata appunto questa altalena di film si può dire, quasi tutti o tutti, di successo, però uno bello e uno brutto uno genuino e uno no! . 147

Gli episodi interpretati da Gassman sono dodici ed i temi che vengono trattati sono molteplici, ad esempio nella seconda puntata dal titolo La raccomandazione, Vittorio interpreta la parte di un attore famoso che cerca di aiutare un giovane a farsi strada nel mondo del teatro senza però aiutarlo realmente e anzi nel momento in cui parla con il suo agente lo deride e cerca di screditarlo. Nel terzo sketch intitolato Il mostro, Gassman e Tognazzi indossano i panni di due poliziotti con appariscenti deformazioni fisiche, Vittorio con un’orribile dentatura ed Ugo con un grave problema di strabismo, vengono inquadrati mentre permettono di essere fotografati dopo l’arresto di un assassino chiamato “Il mostro”, di cui si prendono il merito della cattura. Presa dalla vita racconta la storia di un regista che chiede ad una banda di malviventi guidata da Vittorio di rapire un’anziana signora per obbligarla a girare la scena di un film. Il successivo sketch, Che vinaccia!, narra la vita di un padre con una famiglia allargata, vengono evidenziate le loro difficoltà economiche in quanto hanno pochi soldi a disposizione ed uno dei figli è gravemente malato. La famiglia è così povera che non hanno modo di pagarne le cure mediche anche se, nonostante ciò, il padre decide di spendere i suoi ultimi risparmi per essere presente ed assistere alla partita della sua squadra del cuore piuttosto che preoccuparsi della salute del figlio. Latin Lovers vede come protagonisti Gassman e Tognazzi in ferie in una città balneare romana mentre sono distesi sulla spiaggia ed immersi in un bagno di sole cercano di attirare l’attenzione della loro vicina di ombrellone, una giovane mora che però non mostra alcun interesse nei loro confronti. Testimone volontario vede Gassman nei panni di un avvocato senza scrupoli che non si preoccupa di mettere in carcere

Ibidem. Articolo s.a, «La Nazione», Firenze, 1 novembre 1963

146

Ibidem

un’innocente a vantaggio dei sui interessi personali. I due orfanelli racconta la vicissitudine di due poveri mendicanti che chiedono qualche spicciolo ai passanti davanti alla Basilica dei santi Pietro e Paolo. Vittorio sfrutta l’handicap del compagno cieco per impietosire le persone attirando, anche, l’attenzione di un famoso chirurgo specializzato in problemi di vista che si offre di aiutarli, gentilezza che viene vista come un insulto da parte del protagonista che allontana il medico in malo modo. L’episodio Il sacrificato vede Gassman nelle vesti del donnaiolo sposato che al momento di essere scoperto dalla moglie decide di lasciare l’amante convincendola del valore del suo sacrificio nell’abbandonarla per il bene di lei e per salvaguardare il suo buon nome. La puntata intitolata La musa mostra Vittorio nei panni di una donna, ovvero della presidentessa di un circolo letterario, che invaghita di un uomo che però si scopre essere in realtà analfabeta, fa di tutto per attribuirgli la vincita del premio di scrittura creativa. La strada è di tutti narra l’avventura di Gassman mentre attraversa le strisce pedonali declamando i diritti dei pedoni anche sé una volta salito alla guida della sua autovettura non ne rispetta nessuno. Il testamento di Francesco racconta di un uomo ricco e curato che prima di andare in onda in un talk show televisivo fa impazzire i truccatori a causa della sua vanità e, una volta che la spia rossa si accende e la puntata inizia, nella diretta della ripresa, si scopre che l’uomo è in realtà un prete che scaglia un’invettiva contro la vanità dell’essere umano.

L’ultimo episodio, che a detta di Vittorio è tra i meglio riusciti, ha il titolo di La nobile arte. La prima inquadratura mostra una palestra di pugilato in cui il campione, Vittorio, sfida un pugile di serie B provocandoli degli infortuni permanenti.

Questo film appare come un puzzle in cui ogni tassello serve per descrivere una sfaccettatura della società italiana con tono ironico. Vengono rappresentati i casi umani ed i problemi tipici di una comunità inquinata e al tempo stesso afflitta da egoismo, ricchezza, corruzione ed insensibilità. Siamo negli anni del boom economico, nel 1953, in cui si assiste ad un cambio generazionale di usi e costumi che incide sul valore della tradizione non a caso il cittadino italiano che Risi dipinge viene descritto come un mostro. L’attività che Risi compie con la cinepresa non è dissimile a quella che in quegli anni in America veniva fatta dalla fotografa Diane Arbus che con le sue foto scandalistiche ricercava la deformità nella società americana arricchita e la normalità nelle persone affette da sindromi e deformazioni fisiche che, in quanto alienate, erano ai margini della società derise e maltrattate. Diane Arbus in maniera più invadente e sconvolgente descrive una società moderna in crisi che ricorre a falsi miti e falsi eroi come in maniera analoga, sebbene in chiave comica e leggera, fa Risi con questi

ritratti di casi umani di cui si ride ma che di fatto sono concreti e presenti nella quotidianità di ogni città o paese.

Il film I nuovi mostri di Risi, Monicelli e Scola si propone come una prosecuzione di quanto appena descritto con la differenza che ci sono meno episodi. Il soggetto e la sceneggiatura sono realizzati da Agenore Incrocci, Furio Scarpelli, Ruggero Maccari ed Ettore Scola. Il merito del montaggio va attribuito ad Alberto Gallitti. In totale sono messi in scena 14 episodi in cui gli autori lavorano assieme, infatti, nel film non si distinguono i lavori dell’uno o dell’altro ma vi è una collaborazione reciproca:

1 episodio: L’uccellino della Val Padana; 2 episodio: Con i saluti degli amici, 3 episodio: Tantum Ergo, 4 episodio: Autostop, 5 episodio: First Aid, 6 episodio: Il sospetto, 7 episodio: Hostaria!, 8 episodio:

Pornodiva, 9 episodio: Come una regina,

10 episodio: Cittadino esemplare, 11 episodio: Mammina mammona, 12 episodio: Sequestro di persona cara, 13 episodio: Senza parole, 14 episodio: Elogio Funebre . 148

Viene qui riportata una delle recensioni del film in cui scrive Francesco Bolzoni per «L’Avvenire» del 23 dicembre 1977:

(…) Si credeva che, poiché “il bisogno aguzza l’ingegno” (e il nostro cinema, si dice, è in grandi ristrettezze), tanti professionisti, riprendono una formula che altra volta aveva funzionato alla perfezione, sapessero darci un aggiornamento della galleria dei nostri mostri contemporanei. Ma è proprio la capacità di guardarsi intorno, di affondare le unghie nel costume, di tirare fuori la crudeltà che ci circonda che difetta, e in maniera clamorosa ne I nuovi mostri. Nuovi? Ma, via, se si toglie l’episodietto Senza parole dove un terrorista per mandare a effetto un suo piano si finge muto e sfrutta l’amore di una hostess, che è abbastanza agghiacciante, sono tutti vecchissimi “buffi” visti e rivisti cento volte . 149

Giacomo Gambetti, Vittorio Gassman, op.cit, p. 174

148

Ibidem

Il punto di vista di Gassman nei confronti del film è il seguente:

I nuovi mostri è un film che fu proposto come candidato italiano per l’Oscar. Mi diverte, la cosa. Ma è stato un autentico successo commerciale in America, e quindi qualche ragione ci sarà. E ci sono degli sketchs, devo dire, come i due di Sordi, che è quello che ha lavorato di più, che sono eccellenti, e anche quello del cardinale è divertente . 150

Ibidem

Cap. 4 Il caso: Kean, genio e sregolatezza

4.1 Sinossi

Kean, genio e sregolatezza viene messo in scena da Gassman nella stagione teatrale del 1954-1955 basandosi sul rifacimento che Jean-Paul Sartre fa rispetto alla piece teatrale scritta da Alexander Dumas padre. La trama del racconto diverge in alcuni punti rispetto all’originale perché Sartre si concentra nel tentativo di rendere il susseguirsi degli eventi più dinamici e moderni.

Il 31 agosto 1836 va in scena per la prima volta questo spettacolo ideato da Alexandre Dumas padre, la storia descrive le vicissitudini vissute realmente dall’attore inglese Edmund Kean. Dumas ha potuto vedere realmente Kean in azione mentre recita su un palco saggiando così la sua bravura. I giornali inglesi apparivamo colmi di recensioni, critiche e articoli di giornale riguardanti quest’attore che veniva definito come “il mattatore” della scena britannica. Quest’uomo a causa del genere di vita che decise di intraprendere basato su scandali, alcool e vizi, era in possesso di un solo ed unico talento: la capacità di recitare con ardore e passione. Dumas nella sua opera cerca di mettere in evidenza due aspetti della personalità di Kean: da un lato il disprezzo per l’aristocrazia e le famiglie benestanti, queste adulavano l’attore per via delle sue qualità e lo invitavano ad eventi galanti in quanto erano disposti a tutto pur di godere della sua presenza, dall’altro l’attore si burlava delle loro vite fasulle. L’altro aspetto della sua psicologia che viene messo in risalto è la sua predisposizione ad innamorarsi facilmente, in quanto romantico, delle donne sbagliate diventando così fautore di innumerevoli scandali. A questo proposito va menzionato l’episodio, realmente accaduto, della relazione che intrattiene con moglie dell’assessore londinese Mr Cox, che nel 1825 lo trascina in tribunale accusando, poi, la sua compagna di adulterio.

Il dramma si articola in cinque atti in cui la struttura narrativa viene scandita tramite la descrizione dell’ascesa, della fama e delle complicazioni che l’eroe deve superare prima di giungere ad un finale positivo, sebbene in questo modo la trama differisce rispetto alle messe in scena precedenti che, generalmente, seguivano un altro percorso per illustrare la crescita morale da parte dell’eroe. Dumas sceglie questo metodo descrittivo per andare contro le convenzioni tipiche della società del suo tempo.

Il primo atto si apre mettendo lo spettatore a conoscenza di due antefatti: l’ambiente che sceglie è tra i più comuni, ovvero, l’interno di un salotto aristocratico in cui vi è un gran trambusto causato dai domestici che stanno addobbando la stanza per un imminente ricevimento galante. La casa è di proprietà del conte di Koefeld, ambasciatore danese in soggiorno presso la città di Londra. I primi personaggi che si presentano al pubblico sono due dame: la bella veneziana dai capelli bruni, nonché moglie del conte, Elena, ed una sua cara amica ed ospite, la contessa Amy di Gosswill. Elena si rivela un’appassionata di teatro e non perde occasione per presentarsi al Drury Lane in cui lavora Edmund Kean noto per il suo talento e la sua fama di seduttore. La scena successiva mostra un dialogo che avviene tra il conte Koefeld e il principe di Galles. Grazie al loro colloquio, il pubblico è reso partecipe della nuova relazione amorosa che coinvolge Kean con la giovane ereditiera Anna Damby. La scena si chiude con l’invito che il conte fa all’attore di presentarsi al ricevimento che sta organizzando con molta cura e del quale il protagonista prima diniega la proposta e poi, a sorpresa, si presenta alla cena. Koefeld lo introduce agli ospiti come un famoso attore e soprattutto come un onesto gentiluomo. Il primo atto si chiude con un dialogo sussurrato tra Edmund ed Elena, la quale, poi, leggendo a bassa voce una lettera, rende partecipe il pubblico dell’imminente incontro amoroso fra lei e l’attore.

Per questo primo quadro Dumas sceglie di utilizzare l’escamotage narrativo delle due storie che si intrecciano, in questo caso, due relazioni amorose che si sovrappongono tra di loro. Se il primo atto ha visto Elena come protagonista il secondo inizia con Anna che cerca di aiutare Kean, evidenziando l’umanità di lui incomprensibile per larga parte dell’aristocrazia inglese. Kean decide, su suggerimento di Anna, di aiutare un giovane ragazzo di nome Pistol nato in una povera famiglia di circensi che ha difficoltà nell’affermarsi nel mondo dello spettacolo. Nel secondo atto (scena quattro), Anna rivela agli spettatori in platea e a Kean in disparte, la sua vera vocazione per l’arte della recitazione ed esprime tutto il suo dolore per la vita che sta conducendo e l’amarezza che prova a causa del suo imminente matrimonio. Nella scena successiva Anna spinge Kean ad aprire il suo cuore e a parlarle con toni dolci e affettuosi per spiegarle cosa sia davvero importante per lui. L’attore allora racconta del suo amore per il teatro lasciando senza parole la giovane che, al contrario, nutriva la speranze di essere una delle cause della sua gioia. Si assiste, poi, ad un monologo in cui Kean descrive i pregi e i difetti della “nobile arte della recitazione” con: la fatica dello studio, il lungo e tortuoso percorso di tirocinio, che ogni giovane deve affrontare, i patimenti economici e la rivalità spietata oltre che: “L’esclusività di quella passione, la sola malattia al mondo di cui un malato

non voglia guarire” . Successivamente, dopo questa filippica, l’attore promette ad Anna di 1

prenderla sotto la sua protezione.

Il terzo atto si compone di quattordici scene rispetto a quello precedente che ne prevedeva solamente quattro e si pone come antitesi nei confronti di quanto è stato descritto nell’atto iniziale. Vengono messi in scena i sobborghi di Londra, le bettole e le taverne da due soldi. La scenografia esibisce una stanza che rappresenta una vecchia e malconcia locanda chiamata “La buca del carbone”, la preferita del grande attore. Una sera si ritrova in mezzo ad una rissa contro lord Mewill, nella scena compare anche Pistol che diventa il braccio destro di Kean (come Don Chisciotte con Sancio Panza) e una ex fiamma dell’attore, Kitty, che rimpiange la relazione avuta con lui tempo prima. Al trambusto causato in questo atto, il quadro che gli succede mostra la giovane Anna Damby, che ha ricevuto una falsa lettera che la spinge a fare un’altra confessione davanti al pubblico raccontando la storia di una giovane fanciulla depressa che può riscattarsi dal suo male solo per mezzo della recitazione. Kean ascolta in disparte il monologo della giovane e comprende l’infatuazione che essa prova nei suoi confronti eppure tace e se, inizialmente riveste i panni di fratello maggiore ora inizia a provare dei sentimenti che però sono a loro volta frenati per via della storia che lui intrattiene con la ricca contessa Elena.

Il quarto atto si svolge all’interno del camerino del mattatore, escamotage che Dumas attua perché lo spettatore nella realtà può accedere raramente al dietro le quinte di uno spettacolo e tanto meno alla stanza dell’artista. Dumas disvela i segreti che avvolgono i grandi interpreti, permettendo al pubblico di spiare sul retro scena gli ingranaggi della macchina teatrale. Kean corre nel camerino avvolto da una nube di rabbia, quasi come una furia, in quanto tutte le persone con cui si trova in debito sono venute allo spettacolo per riscuotere il proprio denaro. In questa scena l’attore sottolinea il proprio talentuoso genio e la sua vita senza regole, nello

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