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Il termine storytelling si compone delle parole “story”, storia, e “telling”, raccontare, ed indica la tendenza di narrare racconti da parte dello storyteller.

Intorno agli anni settanta, il concetto di storytelling è stato inglobato dal mondo del marketing quando ci si è resi conto che il nome, il brand, non era più sufficiente per avvicinare il consumatore ad un prodotto, serviva una storia per attrarre la persona. Secondo Gianluca Fiscato, lo storytelling è raccontare «una

storia capace di suscitare delle emozioni, spiegare i perché, illustrare i come ed invogliare l'ascoltatore a cercare i cosa».162

La volontà di unire lo storytelling al museo nasce dall'idea di concepire il museo come un insieme di storie: i contenuti saranno sempre pregni di chi ha ideato l'opera, di chi l'ha collezionata o scelta e di chi l'ha esposta. Gli oggetti in collezione al museo sono il punto da cui partire per raccontare delle storie: quando esso comincia a narrare, acquista importanza e credibilità dalle persone, essendo l'uomo più legato al racconto piuttosto che ad una descrizione, molto più fredda.163

I Paesi anglosassoni hanno fatto un ulteriore passo avanti: dallo storytelling sono passati al digital storytelling: ci si racconta, ma attraverso i nuovi mezzi digitali, i blog e i social media. Mai come i musei italiani, ci si dovrebbe affidare ad una buona e costante pratica di storytelling, in quanto le istituzioni di questo Paese sono ricche di storia. Ci sono le storie (le collezioni), il microfono (gli strumenti web, social media e blog) e il pubblico alla ricerca delle storie (gli utenti in rete). Parlando di storytelling, vengono presentate tre modalità di racconto:

• Lo storytelling diretto, dove il museo si racconta in prima persona;

• Lo storytelling indiretto, nel quale è il pubblico che fa da cantastorie del museo e ci sono quindi tante voci;

• Lo storytelling partecipativo, in cui museo e pubblico interagiscono nella

162 Fiscato Gianluca, Cos'è lo storytelling? Sette punti per comprenderlo. Disponibile su: http://4marketing.biz/2012/05/cose-lo-storytelling-sette-punti-per-comprenderlo/ (Visitato in data 09/02/2016).

163 Cataldo Lucia, Dal Museum Theatre al Digital Storytelling. Nuove forme della comunicazione

creazione di storie.

Nessuno di questi modi è riconosciuto essere migliore dell'altro; è importante invece che ogni storia sia capace di generare fiducia ed emozioni nel pubblico, facendo in modo che esso possa sentirsi immerso nel racconto e nei personaggi che vengono narrati. Lo storyteller non deve imporsi, deve fare in modo che la persona tragga le proprie conclusioni finali. La storia deve essere semplice, il superfluo rende il tutto poco scorrevole, e familiare, i racconti possono essere diversi, ma che condividano una struttura comune, dato che il pubblico tendere a confrontare storie nuove con altre che già conosce. Inoltre, la storia non deve essere autoreferenziale: non si scrive pensando a quello che piace allo storyteller, ma piuttosto a quello che interessa al pubblico. La comunicazione di storie non è implicita, necessita di una certa programmazione, organizzazione e costanza perché i contenuti vanno pianificati giorno per giorno, scrivendo quotidianamente. Si deve tenere in considerazione anche il tipo di veicolo comunicazionale che si utilizzerà: le nuove forme mediatiche digitali approvano un registro linguistico diverso rispetto a quotidiani e libri, perciò è utile abbandonare un linguaggio di tipo aulico, complesso, a favore di uno che tutti, indipendentemente dal grado di istruzione, devono poter comprendere.164 Un altro passaggio fondamentale per

capire appieno come destreggiarsi nel digital storytelling, è che la lettura sul web è sopratutto di tipo esplorativo: l'utente cerca di capire al volo se il racconto può dargli interesse e se così è, quali sono le parti della lettura su cui andrà a focalizzarsi. Raramente l'utente online legge tutto. Ci sono delle regole semplici da seguire per una corretta scrittura sul web: per prima cosa evitare di scrivere un muro di parole fitte, con interlinea insufficiente, nessuna andata a capo; meglio una struttura dai capoversi brevi, staccati e scorrevoli. Quando è presente, il titolo

164 D'Amore Alessandro, Tecniche di comunicazione per la cultura online: storytelling e content

management in Comunicare la cultura online: una guida pratica per i musei. pp. 55-57.

Disponibile in formato Ebook su: http://www.svegliamuseo.com/wp-

content/uploads/Ebook/Comunicare-la-cultura-online_Svegliamuseo.pdf (Visitato in data 09/02/2016).

deve essere chiaro, visibile con colori, dimensioni e spazi diversi rispetto al resto. L'incipit, il primo capoverso, deve contenere le informazioni principali della lettura, per invogliare l'utente a scorrere il testo.165

Il blogging, la principale attività di digital storytelling, è spesso attivo all'interno dei musei come strumento di interazione con il pubblico attraverso la sua stimolazione, raccontando eventi e progetti che possano accompagnare l'utente nella sua quotidianità.166 167 Un esempio di caso territoriale è il blog del Museo

Archeologico di Venezia168, che ospita contenuti di approfondimento sulla

collezione e sulle opere esposte, su eventi ed attività relazionati al museo. Altri post invece riguardano attività svolte in backstage, come la preparazione delle sale e la disposizione delle opere: un modo utile anche per condividere informazioni maggioritarie sulla vita all'interno del museo, che non è un contenitore statico, ma fatto di persone che solitamente il pubblico non vive e non vede. Il blog purtroppo non è aggiornato con troppa costanza, perciò l'attenzione dei lettori cala e i commenti agli articoli lasciati dagli utenti sono pochi: sono aspetti da studiare attentamente se si desidera puntare su questa strategia mediatica per favorire l'audience engagement.169

2.6 Web e Social Media Analytics per l'analisi della performance dei