Il modello proposto da Fishman comprende un insieme di azioni organiche e progressive che si inseriscono in un unico schema, dalle seguento caratteristiche:
a) si compone di otto stadi,
b) deve essere letto dal basso verso l’alto, a sottolineare l’impostazione bottom-up,
c) contiene due aree nettamente distinte di
interventi ed azioni, la prima comprendente gli stadi 1-4, la seconda gli stadi 5-8.
7. Mass media e ambito burocratico e giuridico a livello locale/regionale.
6. Ambito di lavoro locale/regionale (cioè non il vicinato) sia tra parlanti della lingua minoritaria sia tra i parlanti della lingua maggioritaria.
5b. Scuole pubbliche per bambini di lingua minoritaria, con lingua minoritaria veicolare, ma sostanzialmente sotto il controllo di istituzioni della comunità di lingua maggioritaria.
5a. Scuole sostitutive di quella dell’obbligo, e sostanzialmente sotto il controllo della comunità di lingua minoritaria.
4. Scuole per l’acquisizione dell’alfabetizzazione nella l. m., per adulti e giovani, che si affiancano alla scuola dell’obbligo.
3. Ambito intra-generazionale e demograficamente concentrato casa-famiglia-vicinato: la base per la trasmissione della lingua materna. 2. Interazioni culturali in lingua minoritaria che coinvolgano
principalmente le vecchie generazioni all’interno della comunità. 1. Ricostruzione della lingua minoritaria e acquisizione della lingua
• Le strategie in basso sono più appropriate per situazioni in cui la lingua minacciata ha uno stato di vitalità molto limitato;
• le strategie in alto sono appropriate per
situazioni in cui la lingua gode di maggiore vitalità. • Infatti, quanto più una lingua è svantaggiata, tanto
più sarebbe improduttivo e spesso darebbe luogo a scarsi risultati una pianificazione attuata ad alti livelli.
• Risultati duraturi che possono essere ottenuti solo riprendendo la trasmissione
intergenera-zionale: secondo Fishman, quando una lingua non è
più trasmessa ed usata nella famiglia, tutti gli sforzi per promuoverla al di fuori di questo dominio di solito
finiscono per essere puramente simbolici, ma privi di risultati concreti.
• Le azioni del primo blocco hanno lo scopo di
garantire una forma diglottica, garantendo
l’uso della lingua minoritaria come varietà bassa (L), in opposizione alla maggioritaria, che rappresenta
• Le azioni del primo blocco possono essere
intraprese dalla comunità stessa senza l’aiuto delle autorità, anche se in ogni caso ci possono essere delle forme di tutela per lingue in pericolo garantite dalla politica linguistica nazionale.
• Gli stadi dal 5a all’8 sono necessari affinché si possa superare la situazione di diglossia (Fishman 1991: 395), richiedono necessariamente interventi di pianificazione dall’alto, e vengono
raggiunti attraverso l’accrescimento funzionale e il prestigio di cui gode la lingua di minoranza.
• Con il riconoscimento del carattere ufficiale, la lingua minoritaria avrebbe accesso anche
a domini che erano esclusivi della varietà H.
• Gli ultimi stadi implicano il supporto delle
autorità, poiché contemplano la presenza di
una politica e di una pianificazione linguistica mirata alla promozione delle varietà
fin qui 2 maggio
M. Strubell, From Language Planning to Language Policies and Language Politcs, in P. J. Weber, Contact + Confli(c)t, Bonn, Dümler, 237-248.
Mette a punto uno dei modelli di maggior successo per ottenere
l’aspetto dell’ACQUISITION PLANNING di una varietà a diverso titolo svantaggiata.
La metafora impiegata è quella della girandola dei fuochi
d’artificio che, una volta accesa, si mette in moto girando sempre più velocemente.
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Come si vede, una serie di elementi diversi sono collegati in in maniera organica e,
attraverso la reciproca interazione, mettono in connessione aspetti distinti ma collegati:
a) competenza linguistica e comunicativa dei parlanti, b) accrescimento dell’uso
interpersonale e sociale della lingua, c) aumento del prestigio della lingua.
• Infatti, mantenere una lingua viva e vitale o accrescere il suo grado di vitalità o di
prestigio corrisponde ad una relazione dinamica fra questi diversi fattori, relazione che, una volta innescata è in grado di mantenersi e di
autoalimentarsi.
• Una politica di pianificazione volta alla
promozione di una Lx deve muovere da un punto qualsiasi del modello e intervenire su tutti gli
elementi in maniera bilanciata per far sì che la ruota si metta in moto.
sinistra:
a) se le persone competenti di una lingua aumentano, b) aumenteranno anche gli impieghi della lingua nelle relazioni interpersonali;
c) questo porta ad un accrescimento nella domanda di beni e servizi resi nella Lx, che provoca
d) un accrescimento nella disponibilità di beni e servizi; e) questo, a sua volta, accresce il senso di
apprezzamento e di utilità che i parlanti hanno della Lx, cosa che provoca
f) maggiore disponibilità ad apprendere, usare e trasmettere intergenerazionalmente la Lx.
• Il meccanismo è ‘autopoietico’ e teoricamente dovrebbe raggiungere invariabilmente un esito positivo.
• Nella realtà, tuttavia, accade spesso che non tutti i punti della ruota abbiano degli input
coerenti e dello stesso segno.
• Fattori esterni -sociali, economici, politici,
talora bellici- possono rallentare o anche
bloccare completamente il movimento della
ruota, causando un’interruzione nel livello di vitalità ottimale della Lx.
• Nessuno dei passaggi fra le caselle 1, 2, 3, 4 è automatico (ci potrebbe cioè essere un
blocco in ognuno di questi punti), mentre per ottenere dei risultati positivi stabili, che si
traducano nella trasmissione
intergenerazionale della Lx, sono
indispensabili gli elementi contenuti nei punti
5 e 6.
• In Europa il caso della promozione del
Catalano rappresenta un percorso esemplare di rivitalizzazione di una Lx.
elementi di diversificazione delle minoranze previste dalla L. 482/1999
infatti,
in riferimento al fatto che le strategie di pianificazione linguistica, per avere successo:
• debbono essere calate nel concreto delle diverse situazioni e
• debbono incontrare le esigenze delle comunità linguistiche interessate ai processi di reversing language shift