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4.2. Metodologia e disegno della ricerca

4.2.1. Gli strumenti di rilevazione

Per esigenze di studio legate alla natura dell’oggetto di ricerca, dunque al fine di esplorare l’ambito della grave marginalità livornese relativamente alle aree di indagine poc’anzi descritte, l’indagine condotta si è espressa in forma qualitativa135.

Con particolare riferimento alle molteplici letture che del fenomeno sono state date nel corso del tempo (e per le quali si rimanda alla trattazione contenuta nel primo capitolo) diviene evidente come le stesse manifestino, infatti, un significativo risvolto metodologico (Tomei, 2011). In tal senso, si comprende come il mancato godimento, per la persona senza dimora, delle “normali” prerogative del cittadino (tra cui la possibilità di disporre di una casa, di un lavoro e di solidi affetti) ponga il ricercatore nella condizione di dover individuare modalità di indagine sensibili alla sua peculiare condizione (ibid.). È dunque sulla base di tali considerazioni che le strategie di ricerca non standard costituiscono una valida risposta alle suddette problematicità, grazie alla diversa lettura che le stesse sono in

135 Si precisa, tuttavia, che il presente elaborato ha inoltre beneficiato dell’arricchimento derivante dall’analisi di parte della reportistica interna alla cooperativa Il Simbolo (di natura quantitativa, riguardante l’andamento e il monitoraggio dei progetti realizzati nel settore sul territorio di Livorno), gentilmente messa a disposizione dallo stesso ente e prodotta da un apposito gestionale, creato ai fini di una più efficace gestione dei progetti e del quale la cooperativa si avvale, al fine di generare

grado di fornire dei dati, qui intesi non come unità oggettive presenti in natura e a disposizione del ricercatore, quanto piuttosto prodotto co-costruito – più o meno consapevolmente – tra osservatore ed osservato (Nigris, 2003; in Tomei, 2011).

Tra le peculiarità che contraddistinguono l’approccio qualitativo e, in particolar modo, la ricerca non standard, vi è infatti per Marradi (2007; in Ciucci, 2011) quella di un significativo orientamento idiografico, mediante il quale si rende possibile effettuare una descrizione dello stato dei servizi o delle politiche oggetto d’indagine (il riferimento è qui, naturalmente, ai servizi di contrasto alla grave emarginazione entro il territorio livornese).

La scelta di un approccio qualitativo si rivela tanto più motivata se si acquisisce consapevolezza di quanto l’homelessness, come più volte sostenuto, si caratterizzi quale fenomeno estremamente variegato e composito: l’indagine qualitativa include proprio tra i suoi scopi primari quello di comprendere i fenomeni oggetto di indagine, nella loro dimensione di intrinseca complessità.

La scelta metodologica è stata, pertanto, quella di condurre uno studio di caso, mediante lo strumento di rilevazione dell’intervista qualitativa aperta. Nato con la Scuola sociologica di Chicago, il metodo del case study si rivela pertinente ai fini della presente ricerca, in quanto indagine empirica volta ad indagare un fenomeno contemporaneo – quale, in questo caso, l’homelessness – entro i confini del suo effettivo ambiente di vita (Yin, 1994; in Merriam, 1998). Al contempo, l’opzione dell’intervista trova fondamento in quanto strumento più utilizzato a fini di raccolta dati nel campo delle scienze sociali (Fideli e Marradi, 1996; in Cardano 1999), contraddistinto da imprescindibili attività di ascolto e interrogazione, le quali costituiscono secondo Gobo (2001) due tra le principali modalità cognitive utilizzabili al fine di esplorare un fenomeno sociale. Un atto, in particolare, quello dell’interrogazione, il quale affonda le sue radici nella relazione che viene ad instaurarsi tra i due principali attori sociali protagonisti dell’intervista stessa (Bichi, 2007; in Ciucci, 2011).

In particolare, le interviste hanno assunto una forma semi-strutturata, le cui caratteristiche intrinseche di “flessibilità ed elasticità” (Ciucci, 2011: 63) hanno reso possibile disporre di un ordine e di una struttura da seguire durante le conversazioni, pur mantenendo adeguati margini di variazione, nonché di espressione per i diversi interlocutori. L’intento è stato quello di consentire a ciascun intervistato di esporre al meglio la propria prospettiva (in relazione al ruolo ricoperto all’interno dell’organizzazione di appartenenza) affinché fosse possibile cogliere differenti sfumature, anche in merito a medesime tematiche. Ciò, nell’ottica di prevedere, inoltre, uno spazio per carpire potenziali suggerimenti da parte degli intervistati, ai fini di una presa in carico e di processi di intervento più efficaci ed

efficienti a sostegno della persona senza dimora. I vantaggi dell’intervista qualitativa si rintracciano, infatti, nel buon grado di malleabilità di tale strumento nel corso del colloquio, dunque di adattabilità non soltanto rispetto a differenti contesti di ricerca, quanto alle differenti soggettività intervistate, le quali, sotto la guida del ricercatore, vengono lasciate libere di esternare le proprie opinioni (Spina, 2017).

In particolare, la scelta dell’intervista semi-strutturata si è fondata sulla capacità della stessa di adeguarsi in maniera ottimale alle informazioni raccolte attraverso l’intervistato, dunque alle specificità della situazione permettendo, se necessario, di approfondire aspetti emersi in maniera spontanea (qualora ritenuti utili a fini di comprensione) così come di modificare, all’occorrenza, l’ordine previsto per le domande da sottoporre all’intervistato (Spina, 2017).

Le interviste condotte sono state sette e si sono rivolte, come anticipato, sia a rappresentanti della sfera pubblica, sia di quella privata (tenuto conto dell'imprescindibile sinergia e collaborazione che caratterizza l’operato dei due ambiti, specialmente in questo complesso settore di intervento), coinvolti in quanto figure chiave del panorama livornese della gestione dell’homelessness. La modalità di svolgimento è stata quella telefonica, sia al fine di agevolare le tempistiche di rilevazione, sia considerate le difficoltà implicate dalla diffusione del Covid-19.

Le interviste sono poi state registrate – previo consenso di ciascun interlocutore – ai fini di un successivo riesame e di un ascolto approfondito, in modo tale da evitare di tralasciare o mettere in ombra preziose informazioni (le quali avrebbero potuto sfuggire ad un primo ascolto), dunque nell’intento di cogliere e comprendere eventuali sfumature, appartenenti alle modalità espressive dei diversi intervistati136. Ciascun intervistato è stato pertanto

“indirizzato” nelle proprie argomentazioni mediante poche e semplici domande, con funzione di orientamento per l’intervista, rimanendo pur sempre libero di esprimersi secondo il proprio sentire. In questo modo, si è permesso ai diversi soggetti di focalizzarsi sugli aspetti percepiti come più importanti dal proprio punto di vista soggettivo, in modo da circoscrivere gli interventi del ricercatore unicamente ad eventuali necessità di approfondimento e/o chiarimento, in merito a particolari questioni, veicolando il dialogo verso le informazioni ricercate.

I risultati delle interviste verranno perciò illustrati nel presente capitolo, al fine di raccogliere le conoscenze conseguite circa le capacità di risposta al fenomeno oggetto di

136 Proprio a tali dettagli è stata prestata particolare attenzione: un tono scherzoso, un respiro profondo, le diverse pause che hanno scandito le argomentazioni degli intervistati hanno permesso

indagine espresse da questa particolare realtà territoriale, a conferma della forte frammentazione della situazione italiana in tale ambito di intervento, considerata la mancanza di politiche organiche sul piano nazionale.

Si analizzano pertanto, di seguito, modalità e strategie di intervento adottate dal Comune di Livorno nel settore del contrasto all’homelessness, anche al fine di valutarne punti di forza, criticità ed eventuali capacità innovative.