I modelli catastrofali sono stati sviluppati essenzialmente per il mondo assicurativo e riassicurativo.
Un modello catastrofale analizza il rischio catastrofale e serve a valutare e perfezionare le decisioni del management sulle strategie da adottare in tema di diversificazione e mitigazione del rischio di portafoglio di eventuali riassicurazioni e per la quantificazione dei premi assicurativi.
Collezionando dati provenienti da diversi clienti e, immettendoli all’interno dei modelli, i brokers riassicurativi forniscono dati fondamentali agli eventuali riassicuratori. Infatti, tramite questi dati si è in grado di fornire informazioni essenziali per le decisioni di riassicurazione.
E’ altresì molto importante che tali informazioni possano giungere in modo chiaro e veloce anche al mercato. I mercati di capitali hanno bisogno dell’output che viene generato dai modelli per fissare il prezzo dei catastrophe bonds usati, come si vedrà successivamente, come forma di mitigazione del rischio per la compagnia di assicurazione attraverso la cessione di parte di esso al mercato.
Gli output di questi modelli vengono poi utilizzati anche dagli ispettori dei vari istituti di vigilanza così come dalle agenzie di rating durante le loro valutazioni.
Un modello catastrofale si compone essenzialmente di quattro grandi componenti:
rischio, inventario, vulnerabilità e perdita. (Figura 2)
Hazard
Inventario
Vulnerabilità Perdita
All’interno del modello questi elementi vengono valutati in modo sequenziale per arrivare ad una stima della possibile perdita complessiva.
Ogni sezione va quindi a comporre, in concomitanza con la successiva, il modello che servirà alla compagnia assicurativa a valutare, oltre alle possibili perdite derivanti dall’evento catastrofico, anche il ritorno economico derivante dalla sottoscrizione dei contratti.
Ogni tipo di catastrofe naturale ha componenti specifiche che il modello deve considerare. Un terremoto, ad esempio, è caratterizzato da un punto di epicentro, dal
tipo di movimento che si viene a generare sul terreno e dall’intensità e la vastità di
questo movimento.
Diversi sono invece gli elementi da analizzare in caso di uragano. In questo caso si valuta innanzitutto il percorso che la tempesta dovrebbe seguire, la velocità del vento e ancora la vastità della zona che sarà colpita.
Il modello integra la descrizione di un portafoglio di immobili che possono essere colpiti dai disastri e li suddivide in base al rischio e ad altre variabili che approfondiremo in seguito. Il primo parametro per la valutazione del rischio è la localizzazione della costruzione. La longitudine e la latitudine servono ad individuare il punto preciso dove è ubicato il fabbricato. In questa fase è altresì possibile utilizzare anche l’indirizzo o il codice postale.
Altri elementi, dai quali la compagnia di assicurazione non può prescindere per un’analisi di copertura del rischio, sono: il tipo di edificio, la storia dell’edificio (cioè quali modifiche sono state apportate in passato alla sua struttura) e l’età dell’edificio stesso. Tutti questi criteri sono essenziali per stimare la vulnerabilità degli immobili e quindi il rischio per la compagnia di assicurazione.
I moduli che vanno a comporre il modello, e mi riferisco soprattutto al rischio e all’ inventario, sono dunque fondamentali per definire il grado di vulnerabilità degli edifici. Essi, in altri termini, quantificano l’impatto di un pericolo naturale sul rischio immobiliare.
Misurare la vulnerabilità delle costruzioni aiuta la compagnia di assicurazione a quantificare le possibili perdite in caso di catastrofi.
Essenziale è poi la distinzione che si attua riguardo alle perdite. Si considerano due distinti tipi di perdite: dirette e indirette.
All’interno delle perdite dirette vengono comprese tutte quelle che riguardano i costi di riparazione e/o la sostituzione dell’intera struttura. Per perdite indirette invece si intendono tutte le perdite riguardanti l’interruzione del business o i costi di trasferimento dei residenti costretti a lasciare le loro abitazioni.
Il modello crea innanzitutto una mappa GIS (Geographic Information System) delle perdite potenziali. Il GIS è un sistema progettato per catturare, immagazzinare, manipolare, analizzare, gestire e rappresentare dati spaziali e geografici. In altri termini, col GIS si possono unire cartografie, eseguire analisi statistiche e gestire i dati attraverso tecnologie che elaborano database. Con la capacità di memorizzare e gestire grandi quantità di informazioni, il GIS è diventato un ambiente ideale per lo svolgimento di studi sul rischio e sulle perdite potenziali. E’ possibile ad esempio generare una mappa delle famiglie sfollate o vedere dove si è avuta la massima concentrazione di perdite.27
Inoltre, queste mappe possono essere utili anche agli operatori della protezione civile per le azioni di risposta all’emergenza.
Tuttavia, il principale e più significativo output che il modello fornisce alle compagnie assicurative è certamente l’exceedance probability curve (in seguito detta curva EP)
Figura 3.
27 Cfr. Alessandro Bonazzi
Questa curva è una rappresentazione grafica della probabilità che un certo livello di perdita sia superato in un determinato periodo di tempo. Com’è possibile notare nella
Figura 3 il maggiore livello della perdita si ha all’estremità destra della coda.
La curva EP serve alla compagnia di assicurazione e ai riassicuratori a determinare la grandezza e la distribuzione delle perdite potenziali dei loro portafogli. Possono inoltre determinare il grado della copertura da offrire e il premio da far pagare all’eventuale cliente.
Attraverso la curva EP è poi possibile determinare la misura del rischio che bisogna trasferire al mercato dei capitali e quindi agli eventuali investitori e riassicuratori per tenere sotto controllo il pericolo di insolvenza dell’impresa assicuratrice.
Supponiamo che un assicuratore offra una copertura sui terremoti e che questo consideri una perdita di 15 milioni accettabile per un determinato portafoglio con l’1% di probabilità che questa risulti maggiore.
Se dalla curva EP risulta che la perdita eccedente, con la probabilità dell’1%, è di 20 milioni per quel determinato portafoglio (invece che di 15) questa non potrà essere accettata dall’assicuratore perché troppo elevata.
L’assicuratore dovrà quindi cercare di trasferire la parte della perdita che non può accettare (in questo caso 5 milioni) ad un riassicuratore oppure emettere dei catastrophe
bonds per coprire la perdita potenziale eccedente.