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La Struttura della Rivista

Se ripensiamo nel complesso ai 23 numeri della rivista 2C, prescindendo dagli scritti secondari o di “ripieno”, ne dedurremo una programmazione dalla solida logica interna non inficiata da fattori accidentali. La rivista avanza lungo un precisa “linea di tendenza” costituita da una determinata serie tematica, i cui singoli punti appaiono come coagulatori di un ragionamento progressivo e dialettico insieme. Una linea né rigida né uniforme, che si sviluppa per scarti graduali e permette di avanzare, una volta appurata la questione, al punto successivo del discorso. Questi punti tematici, nel quale ogni volta si reinstaura il procedimento conoscitivo, non definiscono però una gerarchia di qualsivoglia natura, bensì si prestano come coniugazione di ambiti culturali diversi, a sostegno di un articolato processo investigativo.

La scelta operata dal Grupo 2C di collocarsi in una specifica tradizione catalana, infatti, interseca quel più vasto programma teorico messo a punto in Italia a cavallo degli anni sessanta e settanta. In ragione di questa commistione, il campo di azione della rivista eccede lo stretto quadro locale iberico fino a inscriversi all’interno per così dire di un orizzonte universale, dominato dall’esperienza del Movimento Moderno.

A riguardo, consapevoli del rischio che ogni schematizzazione comporta, suggeriamo di leggere l’intera programmazione della rivista “2C” nella sua tripla dimensione: x) la realtà ispano-catalana, y) l’impalcato teorico italiano e z) l’eredità del Movimento Moderno. Come gli assi di un sistema cartesiano tridimensionale, questi nascono da una comune Origine e definiscono lo spazio entro il quale ogni tema trattato, ogni singolo numero

assume i connotati di un punto geometrico dedotto dall’incrocio di tre coordinate, misurate sulle rispettive direttrici.

All’Origine di questo immaginario diagramma cartesiano, il Grupo 2C colloca il concetto di città; ovvero quel punto che genera, e allo stesso tempo nel quale convergono, i tre assi teoretici della rivista “2C”. Il fulcro dal quale far scaturire qualsiasi ragionamento sull’architettura; e viceversa, il luogo dove vengono ricondotte tutte le questioni relative alla progettazione architettonica, per verificarne validità teorica e ricaduta pratica.

La materializzazione di questo punto di incidenza si dà attraverso il numero 0. Qui l’idea di città, quale sintesi tra la tradizione catalana, il nuovo metodo di ricerca italiano e l’attività programmatica del Movimento Moderno trova la sua migliore rappresentazione nella Barcellona di Cerdá.

Assunta questa realtà urbana come cardine originario, la rivista pare erompa da esso alla conquista del proprio spazio diagrammatico alla maniera di una funzione di terzo grado. E lo fa attraverso una specifica linea elettiva, i cui singoli punti o argomenti sono appunto funzione delle tre dimensioni suddette.

Detto in altre parole, ogni argomento trattato è una precisa combinazione delle tre componenti culturali che identificano la rivista: più una componente prevale sulle altre due, più quell’argomento si approssima alla direttrice della componente prevalente; viceversa, più si equivalgono i tre valori, più quell’argomento risulta baricentrico rispetto ad esse.

Assodato ciò, i singoli numeri della rivista -nonostante quasi tutti nascano con un taglio monografico- di solito fanno emergere due delle tre componenti. Più precisamente: la componente dominante (sia essa la realtà ispano-catalana, la cultura italiana o l’interesse per gli obiettivi del Movimento Moderno) mette a fuoco un determinato argomento definendo così il carattere monografico del fascicolo; la seconda componente integra la dominante dall’interno, fungendo da contrappunto dialettico a quell’argomento; infine la terza resta sottointesa o appena percepibile ma aleggerebbe come una “presenza in assenza” che da un lato vincola le altre due, dall’altro rimanda la portata teorica dell’argomento trattato a una più vasta scala logica. In sostanza -rientrando in metafora- come se il valore di una delle tre coordinate determinanti un punto geometrico nello spazio, risultasse nullo o di gran lunga inferiore ai due valori restanti; ebbene, questa coordinata inespressa (sia essa x, y o z) risulterebbe altrettanto essenziale per la precisazione di quel punto.

Se questa interpretazione è corretta, si può approntare una prima classificazione della rivista partendo dalla definizione delle tre direttrici, in riferimento cioè alla sola componente dominante, quella che determina il taglio monografico di ogni numero:

- Lungo l’asse delle ascisse, si approssimano i fascicoli che individuano il contesto locale della rivista, ovvero i numeri 3 (Vitoria, Barcellona e Sostres); 4 (Sostres); 6-7 (Cerdá); 8 (l’attività del Grupo 2C); 11 (la Casa Sivigliana); 13 (Maiorca); 15-16 (Torres Clavé) e 17-18 (la masia catalana). Questa serie rappresenta l’interesse della redazione per la tradizione architettonica spagnola e, soprattutto, per quella catalana.

- A ridosso dell’asse delle ordinate, troviamo invece i numeri dedicati alle personalità italiane più rilevanti della “tendenza”, la cui l’opera identifica quel sistema teorico complesso secondo cui l’indagine architettonica è un continuo andirivieni tra analisi e progetto, tra morfologia urbana e tipologia edilizia. Fanno parte di questa direttrice i numeri 2, 5 e 14 (Rossi); 10 (Grassi) e 12 (gli architetti veneti: Polesello, Semerani, Stella, Dubbini), ai quali bisogna aggiungere l’intervista ad Aymonino apparsa nel n° 1.

- Prossimi all’asse zeta, si susseguono i numeri 1 (Stirling); 15-16 (Torres Clavé, riconducibile in egual misura anche alla componente x); 19 (Asplund); 20-21 (Terragni) e 22 (l’ala radicale del razionalismo). Questa terza componente esprime quello che potrebbe essere definito il sottofondo musicale della rivista e al contempo l’orizzonte verso cui essa tenderà, ovvero i principî del Movimento Moderno. Testimonianza della precisa intenzione del Grupo 2C di raccogliere l’eredità dell’architettura razionalista.

Infine, come punto equidistante dagli assi y e z, possiamo individuare il numero 9, dedicato a Kleihues, professore-architetto dell’Università di Dortmund. Infatti (sebbene questa presenza in 2C possa apparire eccessiva: perché Kleihues e non Ungers?),35 essendo l’attività di questo

architetto volta a ripristinare la continuità tra la tradizione neoclassica tedesca e l’esperienza del razionalismo berlinese, la sua presenza in 2C è facile assimilarla sia alla componente Moderna sia a quella della

35 In un recente colloquio, CMA ha dichiarato che in occasione del I SIAC, tenutosi a Santiago de

Compostela nel 1976, O. M. Ungers, perché venisse pianificato un numero monografico sulla sua opera, esercitò una pressione non proprio elegante nei confronti dei giovani membri della redazione 2C. Questi, contrariati dall’accaduto e dovendo comunque dare voce all’esperienza tedesca di quegli anni, decisero proprio in quell’occasione di dedicare un numero all’opera di Kleihus.

“tendenza”. Al riguardo, crediamo sia utile far notare come l’articolo J.P.

Kleihus, en la encrucijada de la arquitetctura alemana [J.P. Kleihus, al crocevia della architettura tedesca] firmato dal Grupo 2C, trova un suo

analogo nell’articolo La herencia del clasicismo [L’eredità del classicismo], scritto da CMA a corredo del secondo monografico dedicato a Rossi.