• Non ci sono risultati.

LE CARATTERISTICHE DEL LINGUAGGIO UMANO

1.3.3 GLI STUDI ITALIAN

È vero che la gestualità accompagna molte volte i nostri discorsi ma è anche vero che certi gesti sostituiscono alcune nostre espressioni verbali, sebbene inconsce, ma che riusciamo ad esprimere solamente in modo non-verbale, dando un tocco di maggiore enfasi al nostro discorso.

Per esempio noi italiani siamo conosciuti in tutto il mondo per la nostra gestualità ed il nostro modo di esprimerci attraverso gesti che, molte volte, fanno sorridere gli stranieri tanto da utilizzarli come “stereotipo” per descriverci.

Secondo questo presupposto, allora, la comunicazione verbale può essere messa a confronto con quella non verbale.

In Italia, però, studi riguardanti la comunicazione non verbale sono iniziati a partire solamente dagli anni ’80-’90 del secolo scorso.

Tuttavia, la nostra gestualità è conosciuta in tutto il mondo, e sebbene essa affonda le origini sul nostro passato, solamente negli ultimi anni si è presa consapevolezza di questo tipo di comunicazione.

Tra gli esponenti che si sono interessati alla ricerca in quest’ambito, troviamo Diego Carpitella, etnologo italiano, che, insieme al suo gruppo dell’Università di Roma, si è occupato dello studio della storia delle tradizioni popolari. Tale ricerca si è basata sull’osservazione di sistemi cinesici, attraverso il metodo cinematografico.

L’unico limite riscontrato, secondo Lamedica, riguarda la parte teorica, poiché afferma che:

“Carpitella non si serve della sua enorme esperienza per formulare teorie sul gesto diverse da quelle americane o, perlomeno, per illustrare pregi e difetti degli strumenti teorici che usa: le sue ricerche, quindi, inestimabili dal punto di vista documentario, sono mortificate in griglie teoriche concepite per e in ambienti culturali diversi”. (Lamedica, 1987, pag. 59).

Un'altra figura importante nella ricerca sulla comunicazione non verbale è Pio Ricci Bitti, professore presso l’Università di Bologna, che ha pubblicato numerose opere

43

riguardo questa tematica come: “Comunicazione e gestualità” (1987), “Comunicare

senza parole” (1983), “Comportamento non verbale e comunicazione” (1977) e altri.

Inoltre, molti articoli, video e clip, sono stati fatti sulla gestualità italiana, anche nei quotidiani internazionali.

Il New York Times, il 30 giugno 2013, ha dedicato un articolo dal titolo “When Italians

Chat, Hand and Fingers Do The Talking”22 sul nostro modo di dialogare muovendo le mani, affermando che “the characters talk with their hands as much as their mouths.”23 Noi parliamo gesticolando in ogni momento della giornata, mentre facciamo altre cose come, per esempio, parlare al telefono, sebbene questo nostro modo di parlare lo definiscono “elegant coordination” (elegante coordinazione).

In un altro articolo, pubblicato il 23 febbraio 2016 sul settimanale l’ Internazionale dal titolo “Mani che parlano” un corrispondente del New York Times, in Italia, parla dei gesti degli italiani, descrivendo alcuni tipici gesti che ci rendono “famosi” anche all’estero.

Questi gesti risultano, però, derivanti da una storia passata, di cui la professoressa Isabella Poggi, docente dell’università Roma Tre, fornisce due ipotesi sulla loro possibile origine affermando che:

“Secondo alcuni questi gesti risalirebbero a quando l’Italia era dominata da potenze straniere dal quattordicesimo al quindicesimo secolo. E quindi il popolo usava i gesti per comunicare e non farsi capire. Un’altra teoria è che, nelle città molto popolose, i gesti diventano un modo per farsi rispettare e marcare il territorio.” (dall’Internazionale, 23 febbraio 2016).

Essendo i gesti molteplici cerchiamo ora di definire cosa si intende per gesto comunicativo in modo tale da poter proseguire la lettura del prossimo capitolo avendo un’idea precisa. Isabella Poggi in “Le parole del corpo”, (2013, pag. 55), offre una descrizione dettagliata a proposito di ciò che intendiamo per gesto, sostenendo che:

22 “Quando gli italiani chiacchierano, le mani e le dita parlano” [traduzione]. 23

“i personaggi parlano più con le mani che con la bocca” [dal New York Times, Giugno 2013, traduzione].

44

“Possiamo chiamare gesto qualsiasi movimento fatto con le mani, le braccia o le spalle. Noi usiamo le nostre mani per fare cose – aprire una porta, prendere una mela dall’albero, cucire un vestito -; compiamo gesti per toccare o afferrare oggetti, per toccare noi stessi quando vogliamo rassicurarci; e infine per comunicare. Un gesto è comunicativo quando la forma e il movimento delle nostre mani hanno lo scopo di comunicare. Un gesto comunicativo dunque […] è unacoppia segnale – significato: il segnale è una particolare forma e movimento delle mani e delle braccia, il significato è una conoscenza proposizionale o un’immagine mentale, e il segnale è collegato al significato in maniera codificata o creativa.”

Ora che abbiamo ben chiara la descrizione di gesto possiamo concludere con alcuni suggerimenti di gesti singoli o dialoghi a gesti da utilizzare anche in ambito didattico. In internet esistono molti video divertenti, anche a scopi educativi, che raffigurano intere conversazioni utilizzando i soli gesti, un esempio è quello fornito da Alma.tv, in cui due persone parlano tranquillamente, senza l’uso delle parole.

È stato anche promosso un film dal titolo “La voce del corpo” diretto da Luca Vullo, sulla gestualità siciliana.

Ad oggi esistono due volumi interamente dedicati alla gestualità italiana, uno è “Senza

parole. 100 gesti degli italiani” di Pierangela Diadori, dedicato ai docenti e alunni di

italiano. L’altro è il “Dizionario dei gesti degli italiani” di Fabio Caon, in cui viene mostrato il repertorio dei gesti degli italiani, suddivisi in quattro funzioni: personale, interpersonale, regolativa e referenziale, mostrati attraverso l’ausilio di foto, cd e video su internet.

Questo dizionario ha anche la particolarità di mostrare la prospettiva interculturale in cui vengono espressi particolari equivoci o incomprensioni che possono emergere nel dialogo con persone provenienti da altri paesi e culture.

Ma, nonostante questo, nei manuali di italiano questa dimensione è ancora marginale se non addirittura inesistente.

Il linguaggio non-verbale è stato studiato in questi anni come se fosse una vera e propria lingua, anche se priva di parole. In realtà è stato scoperto che questo linguaggio possiede una struttura precisa e dei segnali che sostituiscono le parole. Si pensa, anche, che la comunicazione non-verbale sia dotata di una sintassi che lega i gesti ad un vero e proprio linguaggio. È per questo motivo che tra le diverse culture esistono delle

45

differenze anche in questo campo, poiché se la lingua è lo specchio della cultura e se i gesti rappresentano un linguaggio, allora la comunicazione non-verbale è basata anche su fattori culturali.

Questo è il motivo per cui, durante l’apprendimento linguistico, è necessario imparare anche la cultura della lingua che si sta studiando.

Ma come mai non riusciamo ad aprire la strada per una didattazione anche in questi termini?

D’altronde, per chi studia l’italiano soprattutto, anche studiare e capire i gesti è parte dell’apprendimento della cultura.

Nei prossimi paragrafi vedremo come la comunicazione non verbale si sviluppa e che ruolo può assumere all’interno di contesti interculturali.

46

Documenti correlati