E. Pomatto(1), A. Ghersi(2), D. Corradin(3), M. Devecchi(4)
“Progettazione delle aree verdi e del Paesaggio”, Università degli Studi di Genova, Università degli Studi di Torino, Università degli Studi di Milano, Politecnico di Torino
I paesaggi terrazzati caratterizzano fortemente il paesaggio rurale italiano e sono un’importantissima eredità del nostro passato, espressioni del saper fare di una comunità che ha reso interi versanti produttivi ed unici nel loro genere. Questo importantissimo patrimonio culturale e produttivo è dotato di un forte valore comunicativo, storico e sociale. Ogni area terrazzata in Italia da Nord a Sud presenta coltivazioni ed elementi tipici della zona, legati al clima, alle tipologie di pietre utilizzate per costruire i muri a secco, alle tradizioni locali. L'Italia custodisce così una notevole ricchezza di questi paesaggi, ognuno con le sue peculiarità e fragilità. I terrazzamenti sono, infatti, oggi sistemi sempre più vulnerabili e oggetto di studio da parte del mondo scientifico internazionale. I processi di abbandono, legati in gran parte al trasferimento delle comunità contadine nelle città e alle difficoltà di coltivazione a fronte, spesso, di una bassa remunerazione, stanno determinando gravi problematiche. Da un lato si ha la dismissione di aree coltivabili a cui segue l'insediarsi del bosco, con ricadute negative sul paesaggio tradizionale, dall'altro l'assenza di manutenzione del terrazzamento compromette l'intera stabilità del versante, che diventa un pericolo per la sicurezza pubblica. Che cosa fare dunque per ostacolare tutto ciò? È necessario anzi tutto promuovere politiche in grado di riavvicinare soprattutto i giovani alla terra, facendo sì che gli sforzi fatti per mantenere produttivi questi sistemi in forte pendenza possano essere ripagati. Fondamentale risulta la sensibilizzazione della collettività affinché venga riconosciuto al prodotto un valore aggiunto: il paesaggio nel quale è stato coltivato. In questo senso è auspicabile anche un riconoscimento al paesaggio stesso, alla sua unicità e storia che possa, per altro, portare ad uno sviluppo turistico dell'intera area.
I paesaggi terrazzati dell’Alto Canavese e della Bassa Valle d’Aosta
Del variegato panorama nazionale, l’oggetto dello studio sono stati i paesaggi terrazzati che caratterizzano il paesaggio tra l’Alto Canavese e la Bassa Valle d’Aosta (Fig. 1). Questi paesaggi storicamente sono stati legati alla coltivazione della vite ma oggi risentono di tutte quelle problematiche che ne minacciano il mantenimento nel prossimo futuro.
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61 Figura 7: Paesaggio terrazzato a Pont-Saint-Martin. / Terraced landscape in Pont-Saint-Martin.
L’Anfiteatro Morenico di Ivrea (AMI) è lo scenario nel quale si inseriscono questi paesaggi, uno scenario con alle spalle una lunghissima storia geomorfologica che lo ha reso adatto a numerose coltivazioni. In particolare la viticoltura su terrazzamento si è sviluppata sui ripidi versanti morenici posti alla sinistra idrografica della Dora Baltea, caratterizzati da una favorevole esposizione Sud-Sudovest, e si estende fino alle pendici della Bassa Valle d’Aosta.
Lo studio si è concentrato nella parte più a Nord dell'AMI e in quella confinante all’ingresso della Valle d'Aosta, con la quale la presenza dei sistemi terrazzati crea un continuum paesaggistico. Perché se è vero che il fenomeno dei terrazzamenti si estende fino a Montjovet in Valle d'Aosta da una parte e lungo tutto la Serra dall'altra, la porzione di territorio compreso tra Chiaverano e Donnas presenta un paesaggio omogeneo, delimitato a Nord dallo spuntone roccioso di Bard e a Sud dalla zona dei 5 laghi e dalla piana di Ivrea. In questi territori vengono prodotti vini di eccellenza, riconosciuta attraverso marchi di “Denominazione di Origine Controllata”. Nella parte aostana spiccano la DOC Donnas e la DOC Arnad-Montjovet. Il tratto piemontese si distingue, invece, per la DOC Canavese e la famosa DOC Carema, ottenute principalmente da uve dei vitigni Nebbiolo, di cui la cv “Picotendro” è quella tradizionale e maggiormente rappresentata. L’elevata qualità di questi prodotti è accentuata dalle tecniche di coltivazione della vite. Il sistema di allevamento storicamente utilizzato è quello della pergola valdostana, sostenuta dai così detti “pilun”. Si tratta di colonne in pietra in grado di contribuire, assieme alle pietre dei muri a secco, alla creazione di un microclima favorevole alla maturazione dell’uva, riducendo l’escursione termica tra giorno e notte.
Oltre alle qualità nutraceutiche e organolettiche dell’uva è necessario riconoscere un valore intrinseco, legato alla difficoltà di coltivazioni in tali situazioni di forte pendenza: si può parlare dell’espressione di una vera e propria viticoltura eroica. Questo sistema di terrazzamenti, costruiti con la fatica e attraverso l’arte del saper fare delle comunità contadine di un tempo, contribuiscono poi a dar vita a peculiari paesaggi agrari, dalla
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62 connotazione fortemente antropica. È proprio in quest’ottica che il paesaggio nel quale viene prodotto il vino deve essere “venduto” assieme al prodotto, come valore aggiunto.
Ancora oggi è possibile notare i segni tangibili della necessità di sfruttare tutte le superfici disponibili per le coltivazioni: se la posizione era favorevole, anche i tetti delle case diventavano un utile supporto alle colture. Così sul tetto dell’abitazione in Fig. 2 è possibile notare i “pilun” della pergola valdostana: la vite veniva fatta crescere sul muro e poi impalcata una volta che l'altezza raggiungeva la copertura dell'edificio. La pergola sfruttava così la favorevole esposizione al sole del tetto come un vero e proprio pannello solare e la maturazione dell'uva risultava qualitativamente elevata.
Figura 8: Segni della viticoltura eroica in Settimo Vittone. / Sign of heroic viticolture in Settimo Vittone. In questi paesaggi i produttori e gli abitanti si identificano e, consapevoli della loro importanza, custodiscono gelosamente. Questa presa di coscienza emerge dalle parole di numerosi imprenditori agricoli, che ancora oggi coltivano sulle terrazze e sulle quali sentono un grande senso di responsabilità: sanno di essere gli attori principali del loro mantenimento e orgogliosamente se ne occupano con dedizione. Questa funzione sociale dei terrazzamenti è particolarmente evidente anche colloquiando con le persone che li abitano e che per questo si sentono privilegiati. Il senso di appartenenza è un fattore di fondamentale importanza affinché tutti i progetti di salvaguardia del paesaggio stesso siano condivisi e sostenuti in prima persona dalle popolazioni che lo vivono.
Paesaggi in evoluzione
I paesaggi terrazzati sono sistemi in continua evoluzione, che rispecchiano le necessità di coloro che li abitano nelle diverse epoche storiche. Il trasferimento dei giovani agricoltori verso le città, con il conseguente invecchiamento delle comunità rurali, la scarsa predisposizione alla meccanizzazione, che rende questo tipo di colture poco concorrenziali rispetto all’agricoltura di pianura, sono alcune delle problematiche che stanno mettendo in dubbio il mantenimento futuro di questi sistemi.
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63 Il rinvenimento di una copia del Catasto Sabaudo, datato 1789 e relativo al comune di Settimo Vittone, ha permesso di evidenziare questi aspetti di evoluzione del paesaggio rurale. Il confronto è stato effettuato attraverso l’analisi della carta storica, utilizzando il relativo “sommarione” per interpretarne i segni grafici, e attraverso la fotointerpretazione dell’ortofoto più recente, ovvero quella del 2011. Lo studio si è concentrato sulla frazione Torredaniele poiché è questa parte, assieme alla frazione di Cesnola, a presentare la maggiore intensità di terrazzamento in Settimo Vittone.
Dall’analisi (Fig. 3) risulta che l’estensione dei terrazzamenti utilizzati per la viticoltura si è sensibilmente ridotta nel corso degli ultimi secoli. Quelli più vulnerabili sono i terrazzamenti marginali, quelli posti al confine col bosco, che in caso di abbandono avanza e si insedia sulle superfici non più coltivate. In altri terrazzamenti dismessi, probabilmente in tempi più recenti, o che seppur non coltivati continuano ad essere mantenuti, il prato e gli antichi “pilun” la fanno da padroni.
Figura 9: Analisi storica / Historical analysis
È proprio la presenza di queste colonne in pietra ad esaltare la forza comunicativa di questi paesaggi, raccontandone la storia. Anche sui terrazzamenti ormai invasi dal bosco rimangono infatti come segno indelebile di un passato produttivo.
Paesaggi su più livelli
Il paesaggio che caratterizza questo territorio può essere certamente definito come un paesaggio verticale, dove ogni cosa, in funzione principalmente dell’orografia, trova il suo posto e in modo quasi geometrico si stratifica su più livelli (Fig. 4).
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64 Alle aree di pianura corrispondono così le coltivazioni erbacee e i prati, l’imponente scorrere della Dora Baltea e il sistema dei trasporti. Alle pendici delle formazioni moreniche si stratificano i centri abitati costruiti in pietra, immersi nei vigneti terrazzati. Salendo in quota è il bosco a dominare il paesaggio, prima di lasciare il posto ai pascoli e agli spuntoni rocciosi.
Oltre che verticale questo paesaggio può essere definito anche profondo poiché custodisce numerosi punti panoramici aperti sull’ingresso nella Valle d’Aosta da una parte e sull’intero Anfiteatro Morenico di Ivrea dall’altra.
Si tratta dunque di un paesaggio che si presta bene a raccontare di sé stesso e ad essere esplorato. Percorrendo le numerose mulattiere che dal fondo valle conducono ai vigneti è possibile leggerne tutte le caratteristiche. Partendo dalla vita frenetica che caratterizza i giorni nostri, accentuata dal traffico dell’autostrada e il centro abitato di recente espansione, passando per il centro storico in pietra che mantiene il “sapore” del passato, per arrivare ai terrazzamenti e capirne il valore. Man mano che si sale il rumore prodotto dal traffico veicolare viene meno e ci si ritrova immersi in una società agricola in cui il tempo non sembra essere mai passato, dove la condivisione tra vicini è ancora attuale. Durante la salita cambia anche sostanzialmente la percezione del paesaggio. Avvicinandosi progressivamente ai terrazzamenti e possibile individuarne tutte le caratteristiche, in termini di elementi costruttivi e stato di mantenimento.
Figura 10: In primo piano il paese di Carema immerso nei vigneti terrazzati. / In the foreground the city of Carema surrounded by terraced vineyards.
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65 Progetto per un percorso sulla storia dei terrazzamenti
Sfruttando le caratteristiche intrinseche del paesaggio citate, è stato progettato un percorso che potesse guidare i visitatori alla scoperta dei terrazzamenti, narrandone la storia. Questo rientra nelle buone pratiche di promozione territoriale, in grado di attirare un potenziale turistico legato al così detto “turismo verde” e sensibile alle produzioni di nicchia, contraddistinte dall’elevata qualità, e pertanto interessato all’acquisto dei prodotti locali.
Il percorso collega le frazioni di Cesnola e Torre Daniele e può essere attraversato durante tutto l’arco dell’anno, fruendo così anche di tutti gli elementi relativi al cambiamento del paesaggio durante lo scorrere delle stagioni. Il tracciato permette di attraversare i centri storici delle due frazioni, i grandi scenari terrazzati ed ancora produttivi e un’area boscata in parte terrazzata. L’analisi delle fasce di visibilità percepibili sul percorso (Fig.5) permette di dimostrare come il campo visivo del fruitore possa esplorare tutto il paesaggio terrazzato ma anche la profondità citata del paesaggio di fondovalle.
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66 A completare il progetto sono stati elaborati pannelli informativi in grado di guidare la visita e raccontare la storia dei vari ambiti, definiti un punto di ingresso e uno di uscita dal percorso e definita una modalità di fruizione garantita alle persone diversamente abili.
Caso studio aziendale
Ad una scala di maggior dettaglio è stata presa in considerazione un’azienda sita nella frazione di Cesnola che presenta sia le caratteristiche di coltivazione del vigneto su terrazzamento che quelle legate all’abbandono.
L’azienda a conduzione famigliare è sempre stata legata alla produzione del vino, venduto al dettaglio e in gran parte utilizzato nell’agriturismo di famiglia. La recente chiusura dell’attività alberghiera, a seguito del trasferimento di uno dei proprietari, ha portato ad un surplus di vino prodotto rispetto alle necessità, facendo sì che il vigneto fosse in parte dismesso. La scelta dei terrazzamenti da dismettere (Fig. 6) è ricaduta su quella parte di azienda che per problemi di maggiore umidità e sfavorevole esposizione al vento era più difficile da coltivare. Parte di questa superficie da quest’anno è destinata ad altre coltivazioni, principalmente legate alla produzione di mirtilli (Vaccinium corimbosum) e olive, con lo scopo di incrementare la diversificazione dell’offerta aziendale.
Sulla superficie vitata si stanno poi sperimentando nuovi sistemi di allevamento della vite, attraverso una sorta di pergola valdostana modificata, in grado di facilitare le operazioni colturali. Sempre nell’ottica della diversificazione del prodotto, parte del Nebbiolo viene fatto appassire e venduto come vino passito. Per il processo di appassimento, tuttavia, il tradizionale “Picotendro” produce un grappolo troppo piccolo e per questo nei nuovi impianti è stato utilizzato un clone che produce grappoli di maggior pezzatura.
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67 Lo studio ha analizzato la ricaduta dal punto di vista paesaggistico di questi nuovi sistemi di gestione del vigneto rispetto a quelli tradizionali e valutato quale potrebbe essere l’utilizzo futuro dell’area oggi parzialmente inutilizzata. È stato possibile osservare come piccoli interventi per ottenere una pergola modificata abbiano una bassa ricaduta dal punto di vista paesaggistico.
Riflessioni conclusive
Lo studio ha così permesso di individuare buone pratiche di valorizzazione e promozione del territorio, in grado di attirare un turismo dedicato di nicchia. Pratiche che possano preservare il paesaggio rurale storico ma che siano aperte anche a nuove metodologie di coltivazione e, in casi estremi, a nuove tipologie colturali.
In taluni contesti e in funzione delle esigenze delle diverse realtà aziendali, infatti, la viticoltura tradizionale oggi non è sempre sostenibile. In questi casi è necessario assumere che il paesaggio è un qualcosa che per sua natura è soggetto al cambiamento, evolve in funzione delle diverse esigenze epocali. Accettando nuove pratiche agricole o nuove tipologie di colture, laddove quelle tradizionali non siano più percorribili, si continuerà a garantire la gestione e la manutenzione dei terrazzamenti, evitando così l’abbandono.
Per un riconoscimento al paesaggio sul medio-lungo periodo si è altresì ipotizzato di redigere la domanda di candidatura al Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici istituito dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
Si può dunque concludere che attraverso idonee politiche in campo agrario, capaci di recepire queste indicazioni, i paesaggi terrazzati dell’Alto Canavese e della Bassa Valle d’Aosta potranno continuare a raccontare la storia del nostro passato ma, anche e soprattutto, continuare a scrivere quella del loro futuro.
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