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Subject B – Insider and talent booker – extreme user

APPENDIX C Interviews Transcripts

C. 2. Subject B – Insider and talent booker – extreme user

I: Chi sei e che cosa fai?

B: Ho studiato storia dell'arte a Londra alla Goldsmiths University, ora vivo a Milano e mi occupo di arte e di musica. Attualmente collaboro con l'artista Rebecca Salvadori e l’assisto nella stesura dei bandi, dei progetti, in comunicazione, dato che lavora nella movie industry anche nel cercare opportunità per la distribuzione. Inoltre, lavoro come freelance per un’agenzia che si occupa di booking. Aiuto gli artisti a ottenere concerti e a contrattare le performance. Più molte altre cose!

I: Hai creato anche una società di musica quando eri alla Goldsmiths, giusto? Quali erano gli obiettivi? Parte del tuo background e della tua formazione parte da lì giusto?

B: La Goldsmiths Music Appreciation Society: un progetto di un annetto con l’obiettivo di aiutare studenti e musicisti dell’università a trovare uno spazio dove poter far suonare, fare networking con gli altri studenti, proiezioni di film ed eventi (come la quiz night) a tema musica. Avevamo una community su Facebook dove ci tenevamo in contatto per quanto riguardava concerti, eventi, mandavamo le newsletter con le informazioni ecc.

I: Scrivi nel questionario “più artisti (anche quelli meno conosciuti) e più dischi soprattutto quelli di vecchia data”. Pensi che non siano presenti sufficientemente ora? Secondo te per quale motivo? Viene perso qualcosa nella fruizione di questi artisti?

B: Rispetto ai dischi di vecchia data, ciò è abbastanza scontato: Spotify include quelli più recenti e che interessano di più.

Le release di vecchia data esistono e si possono reperire nel web.

Il fatto che non ci siano su Spotify non va a danneggiare l'artista ma mi rendo conto che quando apro la pagina di un artista e voglio scoprire cosa ha fatto negli ultimi 10 anni, molto spesso rimango bloccata perché è quasi impossibile scoprire cosa ha fatto prima degli ultimi 10 anni.

Rispetto ad artisti che sono in giro da almeno 20 anni, l’ascoltatore ha una panoramica limitata e parziale secondo me tramite le piattaforme streaming. Su YouTube o su iTunes la cosa non succede: la catalogazione è più totale o per lo meno più ampia.

Invece per quanto riguarda gli artisti presenti sulle piattaforme, si possono trovare maggiormente gli artisti mainstream rispetto che quelli indipendenti, soprattutto nel mio ambito della musica sperimentale ed elettronica: non c'è una completezza del panorama musicale e spesso devo saltare da una piattaforma all'altra per poter fare le mie ricerche, anche se di lavori di anni recenti.

Non è proprio colpa di Spotify, in sé: alcuni artisti decidono di non creare la pagina di Spotify in quanto lo vedono come un limite o un danno alla propria reputazione o immagine.

Ho sentito dire da alcuni artisti con cui lavoro che non vogliono creare la pagina Spotify perché "non voglio che la mia musica venga fruita in questo modo, preferisco Bandcamp o YouTube, dove non ci sono dinamiche economiche". Lo vedono tanto anche come un danno alla comunicazione. L'associazione con Spotify è consegnarsi al mercato mainstream e commerciale.

Oltretutto, Spotify secondo me e loro promuove una tipologia di ascolto passivo: non vorrebbero mai che la loro musica sia legata a questa tipologia di ascolto.

I: Ascolto passivo in che senso?

B: Legato a come una persona scopre l'esistenza di un artista. Spesso su Spotify appaiono consigli e suggerimenti, ti fai influenzare e non c'è un lavoro di ricerca attiva da parte dell'ascoltatore.

Lo scopri per un algoritmo, una coincidenza, un processo che non coinvolge pienamente l’ascoltatore.

Comunque, negli anni ho scoperto tanti artisti interessanti tramite algoritmi, ma è uno dei lati che vengono contestati a Spotify dai musicisti nel mio ambiente.

Ti parlo sempre del mercato sperimentale, elettronica, underground.

La piattaforma spesso viene associata ad uno pseudo-danno di immagine e di comunicazione. È come se la loro musica diventasse più autentica su altre piattaforme rispetto alle piattaforme mainstream.

Non vogliono avere legami con le dinamiche di una concezione diversa dell'ascolto musicale. L'aspetto concettuale di questa scelta è uno statement che alcuni artisti fanno.

I: Pensi che le piattaforme aumentino o diminuiscano la possibilità di conoscere nuova musica? Questa scoperta, quindi, viene effettuata in una maniera più o meno sana?

B: Se non tu avessi precisato "in maniera sana", ti avrei detto di sì. L'algoritmo e i suggerimenti non sono una maniera propriamente sana in cui si può condurre una ricerca critica musicale. Io per prima, in realtà, ho conosciuto artisti che tutt'ora stimo tantissimo e senza l'algoritmo magari non li avrei scoperti. Siamo noi [il suo ambito, ndr] che ci dobbiamo ancora adattare a questa maniera di fruire musica.

La piattaforma è più legata anche a generazioni [come la generazione Z] nate con questo processo di scoperta della musica e quindi magari non sanno nemmeno come funziona il processo di ascolto e scoperta della musica ascoltando un disco comprato o cercato in un negozio.

I: Lo shock nel mondo dei live e dell'organizzazione eventi con la crisi COVID - cosa succede alla categoria di lavoratori come la tua? Agli artisti che segui cosa è successo? che possibili soluzioni hanno pensato di implementare?

B: Non abbiamo avuto nessun tipo di supporto monetario da parte del governo italiano fino a qualche settimana fa. Abbiamo finalmente ricevuto, dopo 6 mesi, la cassa integrazione COVID per i lavoratori dell'ambito della musica e spettacolo - anche se questo supporto non è nulla di che.

Paesi come Germania e UK hanno dato molti più fondi: es, in Germania, hanno dato 5000€ a ogni personalità all’interno di tutta la supply chain della musica. Questo è un indice di come ciascun paese vede e supporta un’industria culturale. à they feel left behind.

poco considerato in Italia. Sempre sono mancati i finanziamenti e i patrocini, considerando ogni tipo di tutele. Nel momento di crisi, per le istituzioni non valiamo nulla purtroppo.

I: Gli eventi live sono anche la maggior fonte di guadagno per gli artisti, tra l'altro.

B: Esatto. Con il crollo delle vendite, per forza....

I: Cosa ne pensi del possibile risvolto di eventi in streaming nati in un momento di crisi che possono entrare nella quotidianità? Che cosa ne pensa la realtà dove lavori? Anche dal punto di vista sperimentale può essere interessante. In realtà, alla fine, ci sono pareri contrastanti per quanto riguarda l'adattamento di un live allo streaming. che ne pensi?

B: Preso da un certo punto di vista, per la mia industria musicale è interessante per la veicolazione di un certo tipo di musica ai più à aumentare la fanbase e far conoscere di più. Basta pensare al lavoro di Boilerroom che ha fatto con gli artisti underground: sicuramente la metà di quegli artisti promossi non avrebbero mai raggiunto i livelli di conoscenza che hanno raggiunto tramite i 10 anni di livestreaming organizzati da Boilerroom.

Loro sono diventati famosi e hanno raggiunto un certo tipo di fama e di livello tramite concerti in streaming, che succedevano ben prima del COVID.

È chiaro che nel momento in cui si possono fare i concerti live, chiunque, dai promoter che agli artisti che ai producer che agli ascoltatori, tutti preferiscono quelli. à everybody loves the lives anyway.

Nel momento in cui devono essere obbligatori per motivi o cause di forza maggiore, potrebbero essere una valida alternativa solo se viene attuato un processo di valorizzazione delle piattaforme streaming e del modo di fruizione: se venisse introdotto un costo, un po' ti fa ricredere sul valore di una performance. Se non richiedi un biglietto, l'ascoltatore non si rende conto che sta consumando prodotto di valore con anni e anni di ricerca dietro! à Shift in value perception of the streaming product.

Nel momento in cui arriva la richiesta di 5€, si mette in evidenza questo processo. Oltretutto, questi fondi dovrebbero essere utilizzati per migliorare le infrastrutture per la fruizione dello streaming. Le dirette vanno male, non sono

chiare, si interrompono: è un servizio nuovo che dovrebbe essere migliorato ed implementato.

Manca anche un processo di "nobilitazione" e "valorizzazione" a parte: al di là del mero concerto, quel che servirebbe è un presentatore, un Carlo Pastore della situazione [per anni presentatore su Rai Radio 2 del programma Babylon ed organizzatore e curatore del festival “Club2Club” nel nord-Italia], che contestualizza quello che stai vedendo. Sicuramente potrebbe essere ancora più interessante per renderti meno spettatore visivo e ti dia un contenuto aggiuntivo che non avresti avuto se fossi stato dal vivo! Potrebbe essere un valore aggiunto degli eventi in streaming che non è presente nei live, per esempio. Ecco perché finora gli streaming sono un po' disdegnati e questi sono alcuni step per continuare in questa direzione.

I: L’ultima canzone/artista che hai scoperto tramite le piattaforme?

B: SD LAIKA - elettronica techno

I: La viralità e l'oblio degli artisti. Cosa ne pensi dell'influenza dei playlist gatekeepers nelle piattaforme? Limitano la visibilità?

B: Per l'ascoltatore, assolutamente sì. Sempre per il discorso dell'ascolto passivo, è la morte della ricerca musicale.

Per quanto riguarda l'artista, dipende: i 72hour post fight, la band con i quali lavoro, sono stati inseriti nella maggior playlist di riferimento a livello mondiale per il Jazz, che è "State of Jazz".

Li ha portati ad avere un sacco di ascolti ed esposizione a livello internazionale, per esempio sono stati contattati da una label americana, li ha portati a ricevere richieste di concerti o collaborazione in US, una serie di belle cose.

Per quanto riguarda l'artista può costituire qualcosa di positivo, soprattutto su Spotify, per quanto riguarda l'esposizione. Per l'ascoltatore, rimango dell'idea che non ci vedo molto di positivo perché si richiama all'idea di ascolto passivo. Anche quando ascolto la radio sono sottoposta ad un ascolto passivo che a volte porta alla scoperta di buoni artisti, non vorrei condannarla al 100% però non va d'accordo con la mia concezione di ascolto.

Per quanto riguarda la strategia dei 72-hour, pensavamo proprio di portarli in America nel 2021: dalla Provincia di Varese al Madison Square Garden 😂

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