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SUGLI EFFETTI DEL DIBOSCAMENTO: IL DEGRADO DELLA TERRA:

BOSCHI IN VIA DI SCOMPARSA

4.5 SUGLI EFFETTI DEL DIBOSCAMENTO: IL DEGRADO DELLA TERRA:

Era ben noto ormai all’ epoca che i territori traguresi erano a rischio di un’ erosione, che causava un ulteriore degrado della terra spogliandola del manto vegetale. Lo segnalarono le diverse annotazioni dei contemporanei. In modo più complesso ed indiretto, lo provano anche gli indicatori ambientali stabiliti più recentemente, i quali rinviano alle condizioni naturali storiche, dalmate e traguresi, discretamente sensibili e con una soglia di tolleranza relativamente bassa.

Corrispondentemente all’epoca e alle tracce storiche, per lo più si trattava di indizi che rinviavano agli svantaggi produttivi341, alla qualità del suolo, del clima e della vegetazione, essendo connessi al problema dello sfruttamento delle risorse naturali ed agli effetti negativi connessi all’ impatto antropico. Fu eccezionale l’indagine di un Alberto Fortis (1741-1805) il quale, constatando che sono “le piogge”, “la scarsa terra”, “i venti” e “le meschine erbucce

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GROVE A.T., RACKHAM, O., (2003), The Nature of Mediterranean Europe: An Ecological History, New Haven-London: The Yale University Press:323-326; SURIĆ, M. (2005). Submerged Karst In Croatia – Dead Or

Alive?, Geoadria 10/1:5-19; ČAČE, S., ŠEŠELJ, L. (2005). Finds from the sanctuary of Diomedes on Cape Ploča: new contributions to the discussion of Hellenistic period on the east Adriatic, Illyrica antiqua,

Obhonorem Duje Rendić-Miočević. Radovi s međunarodnog skupa o problemima antičke arheologije, Zagreb, 6.-8. XI. 2003:163-186; ŠEŠELJ, L. (2009). Promunturium Diomedis: svetište na rtu Ploča i jadranska

pomorska trgovina u helenističkom razdoblju, tesi di dottorato (relatore ČAČE, S.), Sveučilište u Zadru –

Zadar:1-27,628-629; MILOŠ, B., MALEŠ, P. (1998). Tla kaštelanskog zaljeva i problemi njihove zaštite, Agronomski glasnik, 60 , 4: 185-195.

341 GROVE A.T., RACKHAM, O., (2003), The Nature of Mediterranean Europe: An Ecological History, New Haven-London: The Yale University Press:242.

126 fra sasso” che in montagne “non permettono accrescimento, e stabilità”,342 già nel secondo Settecento esplorò l’erosione come un fenomeno naturale.

Teologo per vocazione, ma naturalista nel suo cuore, senza alcuna istruzione formale nella scienza della Terra, ma istruito da eminenti geologi del XVIII secolo, meteorologi, meteorologi e paleontologi, nei primi anni 1770 ha compiuto un importante viaggio esplorativo in Dalmazia. Il suo libro Viaggio in Dalmazia, successivamente pubblicato a Venezia nel 1774, è stato il primo studio completo di questa parte d'Europa. La sua comprensione dei processi naturali, prevalentemente in carsologia e idrologia, era per lo più sorprendentemente buono, nonostante alcuni fraintendimenti che si sono inevitabilmente verificati.343 I records relativi alle caratteristiche ed ai processi carsici furono in gran parte ottenuti attraverso l'osservazione, e questo nonostante l’ equipaggiamento piuttosto povero e semplice di quel tempo: una ventina di anni prima della teoria del ruolo di acido carbonico nella dissoluzione di calcare di Hutton, Fortis attribuì a roccia rugosa (in realtà la corrosione superficiale) l'acido aerotrasportato. Altrettanto corrette si dimostrarono anche le sue

342

FORTIS, A. (1780). Della coltura di castagno da introdursi nella Dalmazia marittima e mediterranea,in

Memorie per servire alla storia letteraria e civile, XVII:12-13.

343. LONČARIĆ, R., SURIĆ, M. (2008). Karst phenomena recorded in Alberto Fortis' Viaggio in Dalmazia

(1774) – Abstract, 5th International Conference Climate Change: The Karst Records V, Chongqing, Kina, 2.-5.

6. 2008. In generale cfr. VENTURI, F. (1990). Settecento Riformatore 5, L'italia dei Lumi, II, Torino: Einuadi:71-84; WOLFF L. (2001). Venice and the Slaves. The discovery of Dalmatia in the age of

127 descrizioni dell’ idrologia di polje344 e dei fiumi, delle estavelle e delle funzioni di vrulje (risorgenze sottomarine).345

Al problema dell’ erosione come effetto diretto del processo di diboscamento accennò tra i primi nel contesto dalmata di fine Settecento il tragurese Pietro Nutrizio Grisogono. Secondo Grisogono il fenomeno erosivo era dovuto principalmente all’ agente umano, alle fallimentari politiche veneziane “tendenti ad impoverire sempre maggiormante queste Popolazioni a costo di sacrificare perfino l’ interesse dell’ Erario” nonché agli stessi “Morlachi” e agli “isolani“, noti per “la loro naturale indolenza” e la loro anima “avvilita”. Le conseguenze dirette connesse al ciclo vizioso del diboscamento, come sottolineava Grisogono, erano “le pioggie” che “diluviano e via portano la poca terra che alimentava le svelte radici talché quel tratto che poco prima verdeggiava un mese dopo non presenta un’ infeconda alpestre ed orida superficie.”346

Nell’Ottocento il problema del degrado del suolo venne segnalato anche dai rilevatori catastali che fornirono diverse informazioni (sia pur spesso in forma standard, ripetendo più o meno le analoghe osservazioni) sulle potenzialità produttive del settore agricolo dalmata e tragurese: sui campi di semina il cui terreno, come ad esempio quello del comune di Prapatnizza dell’entroterra tragurese, era “limonioso [limoso] sottile, magro ed in molti punti ferruginoso, ingombro di macigni e scoglie” e la cui terra “calcarea, rosseggiante” “in vari

344 In geografia fisica, nome (croato «campo») con cui si indicano bacini chiusi di notevoli dimensioni, con fondo pianeggiante, tipici delle regioni carsiche.

345 LONČARIĆ, R., SURIĆ, M. (2008). Karst phenomena recorded in Alberto Fortis' Viaggio in Dalmazia

(1774) – Abstract, 5th International Conference Climate Change: The Karst Records V, Chongqing, Kina, 2.-5.

6. 2008; LONČARIĆ, R., SURIĆ, M. ČUKA A., FARIČIĆ, J.(2007). Geological issues in Alberto Fortis’

Viaggio in Dalmazia (1774), Comptes Rendus Geoscience, 339/ 9 2007:640–650.

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128 tratti” dimostrava “qualche visibile pietra e crosta”.347 Della stessa natura del resto erano anche i campi seminativi della sua parte isolare e litorale, come quelli del comune di Zirona, che erano “costituiti di un suolo calcareo poco profondo” e “sparso di ghiaja”, “di un suolo sottile, e pietroso soggetto agli influssi della dominante siccità”, i cui raccolti erano “scarsi per la sottigliezza del terreno”, ”per la decline posizione, e per la periodica siccità”.348

Allo stesso modo si accennò anche al resto dei terreni sottoposti all’economia tradizionale agro-pastorale: alla “pressochè insterilita natura di pascoli”,349 ai pascoli che erano “sassosi ed inclinati con poca terra” e che producevano “ un erba arida conforme alla pietrosa natura del suolo”,350 così come agli altri elementi di spicco direttemente connessi al problema del sostenimento delle economie e delle società preindustriali, o anche, dal punto di vista ecologico e della desertificazione: ai boschi in cui allignavano, quanto all’entroterra e alla parte montuosa, “arbustri di quercia, carpine e frassino” e “altra bassa macchia di varia specie”351, quanto al litorale ed alle isole: “la quercia l’elice, ginepro ed altra bassa macchia

347 ASS, AMID, Split III/1 – Spalato, Traù, b. 487: Protocollo di classificazione dei terreni del Comune di

Prapatnizza, sez.I.

348 ASS, AMID, Split III/1 – Spalato, Traù, b.133/1: Protocollo di classificazione dei terreni del Comune di

Zirona, sez.II.

349

ASS, AMID, Split III/1 – Spalato, Traù, b. 659: Operato dell’Estimo censuario del Comune censuario di

Traù, sez. 11.

350 ASS, AMID, Split III/1 – Spalato, Traù, b. 487: Operato dell’Estimo censuario del Comune censuario di

Prapatnizza, sez. 6 e 10.

351 ASS, AMID, Split III/1 – Spalato, Traù, b. 487: Operato dell’Estimo censuario del Comune censuario di

129 arenati nella vegetazione dalla perenne devastazione del velenoso dente delle capre e persino dallo svellimento delle ceppaje”.352

Infine, se si prende in esame anche il fatto che nella categoria dei boschi che secondo le classificazione catastale senza alcuna ulteriore distinzione ammontavano al 26% rientravano anche i cosidetti “boschi di seconda classe” che erano “della stessa natura di quella dei pascoli”, e che “una significante diminuzione nei boschi” si stava verificando “per effetto della libera devastazione a cui soggiacciono, essendosi attesa l’inumanità di svellere persino le radici degli alberi, e d’introdursi ovunque senza riserva le capre”353 l’immagine complessiva rinviava ad indizi ancor più negativi.