4. IL MERCATO ENERGETICO
4.2 Il mercato del gas in Italia
4.2.3 Switching
L’intensità con la quale gli utenti fanno ricorso a forniture alternative rispetto a quelle dell’operatore dominante (nel caso del gas, l'incumbent nazionale o locale, in precedenza integrato alle le reti di trasporto o di distribuzione), il cosiddetto tasso di
switching, può rappresentare un primo importante indice del successo della
liberalizzazione e della competitività del mercato.
In Italia vi sono oltre 18 milioni di utenti gas. A fine 2006 il 23% dei grandi utenti, il 3% degli utenti medi (consumo annuo compreso tra 5.000 e 200.000 metri cubi/anno) e
l’1% dei piccoli utenti (consumi inferiori a 5.000 metri cubo/anno) aveva cambiato fornitore. Ad oltre tre anni dalla completa liberalizzazione del mercato, il tasso di
switching tra i consumatori di medie dimensioni, ma soprattutto tra consumatori domestici
è ancora irrisorio.
L' Indagine conoscitiva sullo stato della liberalizzazione dei settori dell’energia elettrica e del gas naturale del 2005 ha analizzato nel dettaglio dimensione e struttura dei tassi d switching. Purtroppo i dati si riferiscono al giugno 2005. Nell'agosto 2006 l'AGCM ha avviato una seconda indagine conoscitiva sullo stato della liberalizzazione, tuttora in corso di realizzazione, i cui risultati saranno pubblicati nel 2008.
La ricerca ha dimostrato che, a due anni dalla liberalizzazione del mercato, solo lo 0,6% dei piccoli clienti finali (0,8% in termini di volumi di gas), costituiti principalmente da famiglie, avevano cambiato fornitore, seppur con alcune differenze territoriali: le regioni del centro-nord si sono rivelate più dinamiche con circa 100.000 piccoli clienti che avevano cambiato fornitore. Nelle grandi città (Milano, Genova e Bologna) ci sono state campagne di acquisizione significativa di clienti domestici, principalmente organizzate da Enel Gas. In altre zone del Paese, i cambiamenti di fornitore sono avvenuti principalmente grazie dell’azione di alcuni operatori locali. Nel Sud intere regioni restano caratterizzate da tassi di switching quasi nulli.
L'Indagine ha dimostrato che la scarsissima mobilità degli utenti domestici è dovuta soprattutto agli esigui sconti proposti e la modesta disponibilità di offerte contrattuali alternative a quella dell’operatore tradizionale, che, uniti al tempo e l'impegno necessari per cambiare operatore, disincentivano i piccoli consumatori dal prendere parte attiva nel mercato. Anche la scarsa conoscenza delle opportunità derivanti dalla liberalizzazione giocano un ruolo importante, così come il legame storico che collega i consumatori al fornitore di gas locale. La ricerca dimostra altresì che gli utenti temono un peggioramento della qualità del servizio passando ad un nuovo operatore.
Per quanto riguarda gli utenti di medie dimensioni, tra i quali figurano, oltre ad alcuni consumatori domestici, anche esercizi commerciali e piccole imprese industriali, i tassi di switching risultano lievemente più elevati, ma comunque alquanto modesti: a giugno 2005, sempre secondo l'Indagine, il 3,6 % di tali consumatori aveva cambiato fornitore (6,3 % in termini di volumi di gas). Anche per questa categoria di clientela i bassi tassi di switching sono connessi alla limitata disponibilità di proposte commerciali alternative.
Per i utenti di medie-grandi dimensioni (consumo fino a 200.000 metri cubi/anno) i dati evidenziano una situazione diversa. Nel periodo 2000-2005, il tasso di switching per questa classe è stato del 22 %, quasi uno su quattro (in termini di volumi di gas, il 53 %). Alcune aree, in particolare Sud Piemonte, Liguria, Emilia e Basso Veneto, hanno poi registrato tassi nettamente superiori a tale media.
Le principali differenze tra le offerte, seppur modeste, riguardano la durata del contratto, il rinnovo tacito, la possibilità di recesso anticipato, la possibilità di rinegoziazione delle condizioni contrattuali, qualche forma di differenziazione del servizio (introduzione di bonus, premi di attivazione, fedeltà e regolarità nei pagamenti, prepagato, offerta dual fuel, ecc.), oltre che i diversi profili di prelievo dei clienti.
Questo quadro conferma quanto già esposto: le società di vendita di gas operano principalmente nell’ambito degli spazi liberi lasciati da ENI e concentrano l’attività di acquisizione di nuovi clienti sui consumatori medio-grandi (tra 200.000 metri cubi/anno e 2.000.000 metri cubi/anno) spesso direttamente allacciati alla rete di trasporto65. Tali clienti assicurano maggiore redditività e minori problemi gestionali rispetto ai clienti allacciati alle reti di distribuzione. Per quanto riguarda gli utenti ad elevatissimo consumo (oltre 2.000.000 metri cubi/anno), le possibilità concorrenziali per i nuovi entranti appaiono ancora limitate: ENI continua a determinare il prezzo di riferimento del mercato, godendo anche dei vantaggi che possiede nella fase upstream.
L'Indagine sui comportamenti degli operatori pubblicata nel 2006 considera i tassi di switching solo per l'anno 2005. Al di là della diversa disaggregazione dei dati, questo più recente rapporto conferma il trend già riscontrato nell'analisi quinquennale. Nell’anno 2005 ci sono stati segnali di miglioramento, ma scarsissima è risultata la “mobilità” dei piccoli clienti finali e bassa la propensione degli operatori a formulare proposte commerciali alternative a quelle dell'incumbent. Le imprese del campione hanno registrato un tasso di switching pari all’1,09% (155.000 cambi), fortemente influenzato però dall’attività di acquisizione di clienti svolta da un solo operatore. Escludendo dal calcolo gli switch attivi effettuati da tale operatore, il tasso di switching del restante campione di imprese scende allo 0,24%. All’interno di questo sotto-campione, solo 10 imprese superano la soglia dei 1.000 switch attivi, 15 imprese evidenziano un numero di switch attivi compreso tra i 100 e i 1.000 e 8 imprese non superano la soglia dei 100 switch attivi. Tra le prime 15 imprese per numero di clienti serviti, solo 5 presentano un saldo positivo tra switch attivi e switch passivi. Il tasso di switching presenta di nuovo valori
65
I clienti oltre i 200.000 metri cubi annui, quelli allacciati direttamente alle reti di trasporto, hanno un tasso di switching del 37%, mentre quelli allacciati alla rete di distribuzione hanno un tasso del 16%.
significativamente differenziati a seconda delle classi di consumo considerate, irrisoria per i clienti con bassi consumi, rilevante per quelli di dimensioni maggiori.
Oggi le informazioni relative alle dinamiche dello switching nella vendita di gas naturale ai clienti finali sono ottenute dall’elaborazione dei dati quantitativi comunicati da un campione di imprese di vendita in risposta al questionario “Analisi degli standard di comunicazione per la trasmissione delle richieste di prestazioni e di cambio fornitore tra distributori e venditori di gas” predisposto nell’ambito del procedimento avviato con delibera n. 279/2005.
La procedura per cambiare fornitore si svolge attraverso due fasi: contestualmente all’esercizio del diritto di recesso è necessario provvedere alla stipula di un nuovo contratto con l'operatore prescelto, secondo le tempistiche dettate dalla delibera n. 138/04. In particolare, gli articoli 14 e 29 prevedono che il distributore debba consentire l’accesso alla rete ad un nuovo operatore a decorrere dal primo giorno del mese successivo al mese nel quale la nuova società di vendita effettua la richiesta. A tal fine, tuttavia, la richiesta di accesso deve pervenire all’impresa di distribuzione entro il secondo giorno lavorativo di tale mese. Un cliente che abbia disdetto il contratto ed abbia sottoscritto un nuovo contratto dopo il secondo giorno lavorativo del mese , risulterà perciò trasferito ad altro fornitore non prima di due mesi dalla data di richiesta. Se a questo lasso temporale aggiungiamo il tempo e l'impegno necessario per il consumatore ad informarsi e prendere una decisione, possiamo capire la riluttanza dei consumatori ad avventurarsi in un'eventuale procedura di switching.