Nel capitolo I abbiamo mostrato come le fondamenta del modello antropologico ed etico, che prescrive una reductio dell’interesse pubblico all’interesse privato, siano alquanto precarie. Pur rifacendosi ad Adam Smith, ne trascuravano degli aspetti morali estremamente importanti. La conseguenza, come visto, è che tale modello poneva in essere uno scontro tra interesse privato e interesse pubblico, non prendendo in considerazione l’altro nel calcolo del proprio interesse, dunque giustificava uno scontro tra self-love e sympathy. Da questa visione antropologica, dall’individuo smithiano come homo oeconomicus, ne scaturiva un modello etico volto al perseguimento dell’interesse personale a discapito di quello pubblico.
Il secondo capitolo delineerà un modello antropologico ed etico, più aderente all’individuo smithiano della civil society. Verranno presi in considerazione tre aspetti della riflessione morale di Adam Smith, sviluppata nella TMS, ossia la sympathy, l’impartial spectator e il self-love. Adam Smith verrà letto in questa chiave: l’analisi delle istanze individuali non porta a una ipostatizzazione delle stesse, ragion per cui si può parlare di “scontro” tra moventi, bensì mette in luce come la ricchezza del comportamento umano sia composta tanto da interessi privati che da interessi pubblici o “morali”. Come affermò Kant, l’uomo è mosso da una ungesellige Geselligkeit187, una
“insocievole socievolezza”, una frase che spiega bene la dimensione complessa entro cui si muove, per certi aspetti, l’individuo smithiano.
L’obiettivo sarà individuare la forma del comportamento umano, attraverso la definizione dei tre principi, sympathy, impartial spectator e self-love; facendo ciò, si vedrà come questi meccanismi non siano circoscrivibili alla sola dimensione individuale
187 I. Kant, 1784.
57
bensì si estendano alla dimensione sociale. L’interesse privato dell’individuo, dunque, non è scindibile, né tanto meno antitetico, dell’interesse pubblico, ma si colloca in esso come una sua parte.
La forma del comportamento umano verrà identificata a partire tanto dai suoi moventi sociali, dalle sue tensioni simpatetiche, quanto dai suoi moventi individuali, dal suo amor di sé. Cercando di trovare la forma del comportamento umano, la domanda da cui si muove la reintepretazione di Adam Smith è: sotto quali condizioni l’individuo capitalista agisce nella società?
Il capitolo verrà suddiviso in quattro sezioni. La prima sezione cercherà di mostrare come la sympathy non sia un sentimento esclusivamente rivolto a perseguire il bene dell’”altro”, come la benevolence, bensì sia la forma dell’agire dell’individuo della civil society. Essa è una dinamica, una tensione sociale188, un sentimento che si pone come fondamento della moralità; proprio per questa sua natura sentimentale, la morale smithiana si trova scandita sia dall’interesse privato, caratterizzato dal soddisfacimento di un bisogno, che dall’interesse pubblico, attenzione verso l’altro. Scambio e comunicazione sono i due momenti costitutivi della sympathy smithiana.
La seconda sezione, attraverso la disamina dell’impartial spectator, mostrerà come la sympathy venga mediata, “applicata”, nella civil society, attraverso l’uso della facoltà di giudizio. E sarà mostrato come questa facoltà, grazie alla presenza di uno spettatore imparziale, possa operare in modo, in un certo senso, “oggettivo” nelle valutazioni delle azioni del soggetto e quelle degli altri. Proprio per questo suo esser mediata, non si può parlare, in senso assoluto, di un’etica “sentimentale” in Adam Smith.
In questa applicazione, per salvaguardare l’etica smithiana dal pericolo di conformismo e di soggettivismo, lo spettatore imparziale si sdoppierà, in quanto la sua attività critica sarà contemporaneamente rivolta alle azioni altrui e alle azioni individuali.
Nella terza sezione, invece, si analizzerà il tema dell’approvazione e della disapprovazione, nel tentativo di evitare che l’etica smithiana subisca derive conformiste. L’approvazione o disapprovazione che deriva dall’esercizio del giudizio ha carattere sintetico, nel senso che riunisce le considerazioni dell’individuo e quello
188 Sul tema della tensione sociale, secondo la Paganelli, Adam Smith non dipinge una morale razionalistica, bensì una morale sentimentale. In questo senso, egli riconosce come moventi principali degli uomini i sentimenti. Tali sentimenti si evolvono e sono programmati per divenire morali, ossia per costituire un sistema morale ed etico: tale evoluzione, però, non è cieca. M. P. Paganelli, 2010.
58
dell’altro. Le implicazioni nel rapporto tra interesse privato e interesse pubblico sono date proprio dalla dimensione sintetica e non conflittuale tra le due approvazioni: quella privata è relata a quella pubblica e viceversa, ma nessuna delle due dipende dall’altra.
La quarta sezione, attraverso un esempio, proverà a rintracciare nella civil society le applicazioni della sympathy, mediata dall’impartial spectator.
La quinta sezione, infine, analizzerà il self-love. Sempre alla luce della TMS, abbiamo deciso di porla alla fine del capitolo, per mettere in risalto come sia analiticamente errato partire da questa istanza per ricostruire le altre: il self-love, infatti, non si pone come principio esplicativo di sympathy e impartial spectator, ma come co- principio dell’agire umano.
Verrà mostrato come, alla luce del quadro etico delineato, il self-love non sia antitetico alla sympathy, ma sia ad esso complementare, in quanto mediato dall’attività dell’impartial spectator. Inoltre, mostreremo come sia fondamentalmente errato caratterizzare il self-love come impulso amorale e come lo sia altrettanto caratterizzarlo come esclusivo interesse economico. Anche nel self-love, infatti, la presenza dell’alterità è fondamentale per la felicità dell’individuo: essa infatti consente di sostanziare la nozione di felicità dell’individuo.
L’analisi di sympathy, impartial spectator e self-love, metterà in evidenza come la riflessione smithiana si costituisca attraverso la considerazione dell’individuo e della sua società. Il nuovo modello antropologico ed etico che verrà dato, dunque, non sarà un modello che prescrive una scissione tra interesse pubblico e interesse privato, bensì un modello che descrive un equilibrio, un’armoniosità tra la perpetua ricerca di equilibrio tra istanze socievoli e amor di sé, tra l’interesse pubblico e l’interesse privato.
II.I. Sulla sympathy: immaginazione, scambio ed equilibrio dei sentimenti
La prima sezione analizzerà la sympathy.189 Qui daremo la possibilità di apprezzare come, quando parliamo della sympathy in Adam Smith, ci troviamo di fronte
189 Strettamente legato alla riflessione di A. Smith, dunque, è quella sulla sympathy di D. Hume. Essa, D. Hume, 2015, viene tracciata come principio esplicativo della condotta umana, dunque assurge molto bene al ruolo di principio primo della scienza morale; ma non era abbastanza. Hume poneva sì la sympathy, come forza capace di aggregare gli individui, al centro dell’etica come principio, ma si sforzava soltanto di costruire una genealogia della morale partendo da essa e non connettendo a essa gli altri settori della morale, quali, per esempio, i suoi aspetti normativi. La prospettiva di Adam Smith, intorno al ruolo della sympathy come principio esplicativo è profondamente diversa, poiché il principio esplicativo, qualsiasi esso sia, per essere studiato in maniera complessiva, deve essere collegato all’ambiente in cui esso si manifesta. Bisogna dare una storicità alla sympathy e non solo farne una geneaologia. Per la ricostruzione del pensiero di D. Hume, vedasi l’introduzione di E. Lecaldano a D. Hume, 2015.
59
a quel sentimento morale che, coinvolgendo l’individuo tanto come spettatore che come agente, ne svela la naturale propensione sociale.
La simpatia non sarà da considerarsi come il contenuto specifico di un sentimento, bensì come la forma stessa delle relazioni sociali, come un collante sociale delle relazioni nella civil society, dunque differente dalla benevolence.190
Applicando la sua metodologia, basata sull’osservazione e sull’induzione191,
Smith nota che l’agire dell’individuo in società, è caratterizzato una vera e propria inclinazione, che lo rende partecipe alle fortune altrui, e che rende per lui necessaria l’altrui felicità, nonostante da essa egli non ottenga altro che il piacere di contemplarla192, la sympathy. La simpatia è quella tensione interna che spinge gli individui a condividere fortune e felicità altrui e questa tensione non è marginale per la nostra vita, bensì è il fondamento della nostra felicità.
Essa si pone come una modalità di “condivisione”: la sympathy, è un principio relato a istanze sentimentali, alla felicità, alle fortune, alle gioie, ma anche alle sofferenze e alle avversità; dunque essa si configura come un sentimento. Adam Smith afferma che In ogni passione cui la mente umana è soggetta, le emozioni dello spettatore corrispondono sempre a quelli che, riportando il caso a sé, egli immagina debbano essere i sentimenti della persona che soffre.193 Dunque, La parola simpatia,
nonostante il suo significato fosse forse originariamente lo stesso, ora tuttavia può, senza eccessiva improprietà, essere usate per denotare il nostro sentimento di partecipazione per qualunque passione.194 La “simpatia” è la spinta per la partecipazione alle emozioni e alle passioni altrui.
Pur essendo una propensione naturale, gli individui non hanno un’immediata capacità di condivisione dei sentimenti: Dal momento che non abbiamo esperienza Un altro terreno, il quale mostra come la riflessione smithiana getta delle fondamenta “naturali” a determinati comportamenti etici è quello della giustizia e della beneficenza. In questo è particolarmente illuminante il confronto con David Hume. David Hume, da un lato, per mettere in crisi il giusnaturalismo, le collega a una più generale divisione tra diritti artificiali (giustizia, qui collegata all’utilità) e diritti naturali (come la beneficienza); Adam Smith riprende la distinzione, ma la arricchisce della prospettiva giusnaturalistica: rifiutando il sistema utilitaristico della giustizia di Hume, Smith recupera la tradizione giusnaturalistica, naturalizzando la legge del taglione attraverso il risentimento, A. Smith, 2014, pp. 180- 183. Come abbiamo già detto, studio dei principi sì, ma allargati anche alle istanze sentimentali dell’uomo, dunque un giusnaturalismo “moderato” con base sentimentalistica.
190 Secondo Cam, il modo in cui Smith tratta la simpatia nella TMS è emblematico: essa è una risposta naturale alle relazioni sociali. Inoltre, la simpatia è un principio primo della natura umana, che permane a qualsiasi cambio di epoca, ovviamente con sfumature diverse. P. Cam, 2008.
191 In questo senso Dwyer parla di una base empirica per lo studio della morale. J. Dwyer, 2005. 192 A. Smith, 2014, p. 81.
193 ivi, p. 84. 194 ivi, p. 84.
60
diretta di ciò che gli altri uomini provano, non possiamo formarci alcuna idea della maniera in cui essi vengono colpiti in altro che col concepire ciò che noi stessi proveremmo nella stessa loro situazione.195 Per simpatizzare con gli altri, dunque, è necessario attivare l’immaginazione, in quanto essa ci permette di rappresentarci quali sarebbero le nostre sensazioni se fossimo noi al posto suo.196 In quanto soggetti differenti, dunque, non abbiamo la possibilità di cogliere le sensazioni che gli altri provano, a meno che non proviamo a immaginare ciò che essi provano.
La sympathy consiste in un’attività di scambio, che si realizza attraverso l’esercizio della facoltà immaginativa, ma anche in un’attività comunicativa, strettamente legata alla prima. Essa è uno “scambio immaginativo” e una “comunicazione immaginativa”. Il punto fondamentale è che questa attività immaginativa si realizza nell’esperienza del giudizio: solo e soltanto quando uno spettatore necessita di giudicare un agente, si attiva questo processo immaginativo. I due poli della simpatia, dunque, sono lo spettatore di un’azione e l’agente della stessa azione.197
Cos’è questa immaginazione? Possiamo definirla, con le parole di Boyer come La premiere faculté de l’esprit qui est la capacité humaine d’associer des idées.198
Riprendendo Hume199, che considerava l’immaginazione come capacità di associare le
idee, Smith, nella TMS, declina l’immaginazione in senso morale.
L’immaginazione morale di Smith permette allo spettatore di porsi idealmente nella posizione dell’agente e non banalmente di sentire allo stesso modo. Nessun individuo può svestire la propria individualità e provare quello che gli altri sentono: ciò che l’immaginazione ci permette di fare è di oltrepassare questa naturale distanza, creare un legame con i sentimenti altrui, riuscendo ad apprezzarne la portata, anche se non ad esperirli compiutamente. Con l’immaginazione noi ci mettiamo nella sua situazione, ci rappresentiamo mentre proviamo tutti i suoi stessi tormenti, come se entrassimo nel suo corpo, e diventiamo in una certa misura la sua stessa persona e di qui ci formiamo qualche idea delle sue sensazioni e proviamo persino qualcosa che,
195 ivi, p. 81. 196 ivi.
197 Come afferma A. Zanini, 1997, La sympathy si manifesta non tanto rispetto alla passione, dunque, quanto rispetto alla situazione che la provoca […]. Ciò consegue dal fatto che la stessa simpatia non è un generico sentimento di partecipazione, ma un processo di possibile immedesimazione, nel quale chi è spettatore non considera tanto la passione in sé, quanto il rapporto tra la passione espressa – tipo e grado – e la situazine in cui si esprime, p. 88.
198 J. D. Boyer, 2009.
61
nonostante di grado più debole, non è del tutto diverso da esse.200 Dunque, per avere la
possibilità di simpatizzare con gli altri, lo spettatore mette in atto uno “scambio” di situazioni con l’agente, senza per questo annullare la sua soggettività. Da questa prima caratterizzazione, di immaginazione come scambio, notiamo come Smith non intenda la simpatia come un annullamento della soggettività, anzi, la intende come il superamento di una naturale differenza sentimentale in quanto soggetti differenti.
Infatti, lo spettatore, vista la sua conoscenza imperfetta dell’agente, è impossibilitato a condividere appieno i sentimenti altrui: Anche la nostra simpatia per la pena o la gioia di un altro, prima che veniamo a conoscenza della loro causa, è sempre estremamente imperfetta. Delle lamentazioni generiche, che non esprimono altro che l’angoscia di colui che soffre, creano più una curiosità di indagare sulla sua situazione, insieme a una certa disposizione a simpatizzare con lui, che un’effettiva simpatia del tutto consapevole.201 Un sentimento non molto “profondo” è quello che domina nello spettatore, anche quando egli si mette in relazione con la sofferenza reale dell’agente. A un primo incontro, dunque, tra spettatore ed agente di un’azione, sorge una naturale divergenza sentimentale, la quale può essere superata solo attraverso l’immaginazione, dallo scambio di posizione.
Così come lo spettatore deve provare a posizionarsi nella situazione dell’agente, così l’agente deve provare a posizionarsi nella situazione dello spettatore. Come? Dalla sua parte, poiché per “scambio di situazione” non si tratta di provare gli stessi sentimenti dell’agente, lo spettatore deve sforzarsi di comprendere le situazioni che hanno suscitato una determinata azione, i moventi, i sentimenti che hanno spinto ad agire in un modo piuttosto che in un altro. L’immaginazione è la facoltà addetta a questo. La simpatia, perciò non sorge tanto dalla vista della passione, quanto dalla vista della situazione che la suscita. Proviamo a volte, al posto di un altro, una passione della quale lui stesso sembra del tutto incapace, perché, quando ci mettiamo nei suoi panni, quella passione sorge in noi dall’immaginazione, nonostante non sorga in lui dalla realtà.202 Infatti, prosegue Smith, Quando biasimiamo in un altro uomo l’eccesso di amore, di pena, di risentimento, non consideriamo solo i disastrosi effetti che queste passioni tendono a produrre, ma anche la futile occasione che le ha
200 A. Smith, 2014, p. 82.
201 ivi, p. 86 202 ivi, p. 86.
62
determinate.203 Solo dopo lo scambio immaginativo lo spettatore è capace di
simpatizzare, o meno, con l’agente, poiché ha una più profonda conoscenza dei fini delle azioni osservate.
L’immaginazione, dunque, si pone come attività che permette di oltrepassare una naturale distanza di sentimenti e di azioni, ma non di annullarla; si fonda sulla differenza e sulla distanza e ne è un rimedio.
La prima caratterizzazione della sympathy, data dall’immaginazione, è di sympathy come scambio: così come associa le idee, l’immaginazione permette, nell’ambito morale, di associare i sentimenti degli individui, in quanto permette loro di oltrepassare una naturale distanza.
Sempre in virtù di questa tensione simpatetica per le gioie e le fortune altrui, non basta solo “immaginare” la situazione in cui vengono suscitati tali sentimenti. Pur immaginandoci i sentimenti altrui e le situazioni in cui essi si sviluppano, rimarrebbe l’inevitabile differenza del sentire dei diversi individui. Il vero problema è che Il genere umano, per quanto sia per natura simpatetico, non concepisce mai, per ciò che è capitato a un altro, quel grado di passione che naturalmente anima la persona principalmente coinvolta.204 Quindi non basta solo lo “scambio di ruolo”, bensì serve
qualcosa di più: secondo Smith, un individuo Deve fare interamente proprio il caso del suo compagno, in tutti i suoi più minuti particolari, e sforzarsi di rendere più perfetto possibile quell’immaginario scambio di situazione su cui si basa la sua simpatia.205
Per rendere il più “perfetto possibile” questo scambio di situazione, è anche necessario equilibrare i sentimenti. Chi agisce vuole rendere accessibili e comprensibili le proprie azioni, dunque deve ridurre quella naturale distanza che c’è tra sé e lo spettatore: in altre parole, deve equilibrare la portata dei sentimenti che le hanno provocate. La persona principalmente coinvolta è consapevole di questo, e nello stesso tempo desidera ardentemente una più completa simpatia […]. La sua unica consolazione sta nel vedere le emozioni dei loro cuori concordare in ogni aspetto con le sue, nelle passioni intense e spiacevoli, ma può sperare di ottenerla solo attenuando la sua passione fino al livello in cui gli spettatori sono in grado di seguirlo.206 L’agente, desiderando la simpatia altrui, è costretto, per far comprendere nel miglior modo possibile i moventi della sua azione, a riequilibrare la portata dei propri sentimenti,
203 ivi, p. 97. 204 ivi. 205 ivi. 206 ivi, p. 103.
63
garantendone così l’accesso, il meno “sentimentale” possibile, allo spettatore. Se così non fosse si creerebbe una fase di stallo comunicativa: se i sentimenti che hanno sospinto all’azione non fossero equilibrati e calibrati per uno spettatore, allora l’agente non otterrebbe mai la simpatia di chi osserva.
Equilibrare i propri sentimenti vuol dire permettere agli altri di accedere ai propri sentimenti. Anche questa, analogamente allo sforzo precedente descritto, ossia quello di collocarsi nella situazione dell’agente, è una forma di “scambio”. L’agente si sforza di immedesimarsi nei panni dello spettatore, per permettergli di accedere ai moventi delle proprie azioni.207 La seconda caratterizzazione della sympathy, infatti, è proprio questa “attitudine” a creare un collegamento, attraverso l’equilibrio dei propri sentimenti, con gli altri, in quanto Desideriamo tutti, per questo motivo, sentire reciprocamente quanto l’altro sia colpito, penetrare l’uno nel cuore dell’altro, e osservare i sentimenti e le affezioni che sono realmente presenti in esso.208
Per favorire il processo di comprensione è necessario diminuire (o aumentare) l’intensità dei propri sentimenti, in maniera tale che non sia avvertita né troppo debolmente, né troppo intensamente dallo spettatore che giudica. Come afferma Smith, può sperare di ottenerla solo attenuando la sua passione fino al livello in cui gli spettatori sono in grado di seguirlo. Deve attutire, se mi è concessa l’espressione, l’acutezza del suo tono naturale, per ridurlo all’armonia e alla concordia con le emozioni di quelli che gli sono intorno.209 Se la portata dei sentimenti che hanno indotto
a un’azione fosse eccessivamente elevata, lo spettatore non riuscirebbe mai a coglierne il senso, in quanto incapace di provare quelle passioni così violente; viceversa, se l’intensità dei sentimenti che hanno indotto un’azione fosse troppo bassa, chi giudica l’azione sarebbe impossibilitato a cogliere addirittura il movente stesso dell’azione.
Dal lato dell’agente, dunque, in un certo senso c’è un processo di “accordo”. Adam Smith, per illustrare tale possibilità di accordo di sentimenti, usa una illuminante metafora intorno agli strumenti musicali, nella quale l’accordo dell’orchestra non è determinato dalla emissione della medesima melodia dei singoli strumenti, quanto nella capacità di accordarsi intorno a una nota: Il grande piacere della conversazione e della società, inoltre, deriva da una certa corrispondenza di sentimenti e opinioni, da una
207 L’attività di ri-equilibro sentimentale, messa in moto dal ruolo della distanza nel giudizio morale, fonda la possibilità stessa di comunicare i differenti “modi” di sentire il mondo e di vivere, ossia permette di ridurre, ma mai di annullare, la naturale distanza sentimentale tra gli individui. M. P. Paganelli (a), 2010.
208 A. Smith, 2014, p. 632. 209 ivi, p. 103.
64
certa armonia delle menti, che come tanti strumenti musicali si accordano e vanno a