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tab 2.13 conformità al roHs

2.26.9 Compatibilità elettromagnetica

Le prove di compatibilità EMC hanno lo scopo di valutare sia le emissioni elettromagnetiche del dispositivo, che possono arrecare disturbo all’ esterno, sia la capacità a mantenere inalterato il corretto funzionamento in presenza di campi eletttromagnetici.

L’ immunità ai disturbi EMI è fondamentale ai fini della affidabilità della funzione stessa, in quan- to una interferenza di questo tipo durante le operazioni può facilmente alterare i dati o bloccare l’esecu- zione della funzione. È importante notare che i disturbi possono provenire anche dallo stesso microcon- trollore, che tipicamente lavora a frequenze di megahertz, e quindi è importante una buona esecuzione del lay-out del PCB.

Tuttavia, considerando le basse potenze in gioco, non essendo presente l’alimentazione da rete elettrica ed essendo racchiusi in contenitori metallici, i gruppi dovrebbero essere intrinsecamente immuni ai disturbi elettromagnetici. A causa, comunque, della presenza di aperture e contatti esterni, è importante verificare almeno l’immunità alle scariche elettrostatiche.

Le norme generiche di riferimento sono le EN 61326-1[2.49.1] - Apparecchi elettrici di misura, controllo e laboratorio. [Prescrizioni di compatibilità elettromagnetica. Parte 1: Prescrizioni generali – Edizione Aprile 1998] .

Quelle specifiche per i test sono:

- Radiodisturbo irradiato EN 55022 -Apparecchi per la tecnologia dell’ informazione. Caratteristiche di radiodisturbo. Limiti e metodi di misura. – Edizione Giugno 1999

- Immunità ESD EN 61000-4-2 – Compatibilità elettromagnetica. Parte 4: Tecniche di prova e di misura. Sezione 2: Prove di immunità a scarica elettrostatica – Prima edizione 1996

- Immunità ai campi irradiati EN 61000-4-3 – Compatibilità elettromagnetica. Parte 4: Tecniche di prova e di misura. Sezione 3: Prova di immunità ai campi irradiati a radiofrequenza – Seconda edizio- ne 2003

Come indicato nella tabella 2.14, solo la Hydro Systems ha riportato la documentazione di confor- mità (dati dichiarati dal costruttore).

Le tre soluzioni utilizzate dai fornitori sono:

• tessere proprietarie, realizzate cioè su progetto autonomo; • chip-card standard, del tipo smartcard;

• chiavi a “gettone” o i-button, anch’ esse divenute uno standard [http://www.maxim-ic.com/pro- ducts/ibutton/].

La soluzione proprietaria ha il vantaggio di essere tagliata su misura per l’applicazione. Nelle tes- sere è possibile trovare tutte le funzioni di cui si ha bisogno e si possono eventualmente programmare in anticipo e non necessariamente in campo i parametri dell’ erogazione. Per contro, la complessità e il costo sono maggiori, per cui all’ utente è richiesta una certa pratica per poter operare e sfruttare appieno le potenzialità. Inoltre, è sempre possibile accedere all’ elettronica e, in alcuni casi, intervenire diretta- mente sull’ hardware per scopi illeciti.

Il protocollo di comunicazione è seriale RS-232 full-duplex e avviene su due fili (più il riferimen- to).

La chip-card è un dispositivo standard e ha il vantaggio della semplicità, in quanto la sua funzione si limita alla identificazione e alla memorizzazione dei dati (le altre funzioni sono localizzate nel Gruppo). La smart card è costituita da un supporto di plastica nel quale è incastonato un microchip con- nesso ad un’interfaccia di collegamento che può essere una contattiera o un antenna. Il microchip forni- sce funzionalità di calcolo e memorizzazione dati. In generale, si distinguono smart card a sola memoria e smart card a microprocessore.

Lo standard internazionale ISO 7816, denominato “Identification Cards - Integrated circuit(s) cards with contact”, definisce le caratteristiche fisiche, elettriche e operative delle smart card a micropro- cessore e a sola memoria con contatti elettrici (contact). La tabella 2.15 indica la funzione dei contatti secondo lo standard:

tab. 2.15 pin-out delle smartcard

Il gettone elettronico è funzionalmente analogo alla chip-card, ma è più robusto, essendo costituito da un contenitore in acciaio inox, a forma di gettone (vedi figura 2.22), pensato per essere utilizzato anche in ambienti poco protetti.

Fig. 2.22 – i-button

Didascalia I-button

Fonte: http://www.maxim-ic.com/products/ibutton

Questo tipo di protocollo prevede due velocità, quella standard a 16kbps e quella a 142kbps. Ogni dispositivo ha un proprio univoco indirizzo cablato nel chip, che lo identifica univocamente nel mondo. L’ i-Button è affidabile proprio per la semplicità e le quantità in utilizzo (175 milioni nel mondo [http://www.maxim-ic.com/products/ibutton/ibuttons/]); è anche economico poiché, essendo uno stan- dard, viene utilizzato in svariate applicazioni nel mondo. Ad esempio, in Brasile è utilizzato nella gestio- ne dei parcheggi: l’ utente appoggia il bottone al parcometro e paga il pedaggio per la sosta, scalandolo dal credito memorizzato.

Nel caso specifico, si potrebbe dotare l’utente di più chiavi, una per ogni gruppo; questa soluzio- ne, oltretutto, solleva l’utente dall’onere di dover selezionare il corretto codice identificativo del gruppo da utilizzare.

2.27.2 Dispositivo di utente AC.MO

Il dispositivo di prelievo descritto in questo paragrafo è una carta con controller a bordo (smart- card), tipo MIFARE della Mikron. La tecnologia proprietaria MIFARE, brevettata da NXP Semiconductors (ex Philips), è basata sullo standard ISO 14443, tipo A, a 13.56 MHz.

Tuttavia, tale dispositivo di prelievo non rappresenta quella attualmente commercializzato dall’AC.MO., poiché è stato sostituito con uno del tipo a tessera utente. La tessera non è stata oggetto di test in quanto le prove e le descrizioni si riferiscono, come già precisato, alle sole apparecchiature forni- te, tra le quali la stessa non rientra.

2.27.3 Dispositivo di utente HYDRO SYSTEMS

Il sistema prevede una tessera utente, dotata di display alfanumerico a 8 caratteri per 2 righe e 4 tasti funzione.

Didascalia Tessera utente Hydro Systems

Fonte: Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione – Seconda Università di Napoli

L’ addebito avviene scalando dal credito il volume d’ acqua prelevato; il credito viene aggiornato sia sulla tessera che sul Gruppo.

2.27.4 Dispositivo di utente IDROVERA

È prevista una carta con controller a bordo (smartcard), tipo SLE4428 della SIEMENS con eeprom da 1kbyte.

Fig. 2.24 – card utente idrovera

Didascalia Card utente Idrovera Fonte: Idrovera

L’addebito avviene scalando dal credito il volume d’ acqua prelevato; il credito viene aggiornato sia sulla carta che sul Gruppo.

2.27.5 Dispositivo di utente NICOTRA

Il sistema utilizza una tessera utente, dotata di display alfanumerico a 8 caratteri per 1 riga e 2 tasti funzione.

Didascalia Tessera utente Nicotra Fonte: Nicotra

L’ addebito avviene scalando dal credito il volume d’ acqua prelevato; il credito viene aggiornato sia sulla tessera che sul Gruppo.

2.27.6 Dispositivo di utente SIGMA

È prevista una chiave del tipo a gettone elettronico.

Fig. 2.26 – gettone sigma

Didascalia Gettone SIGMA Fonte: SIGMA

L’addebito avviene scalando dal credito il volume d’ acqua prelevato; il credito viene aggiornato sia sulla chiave che sul Gruppo.

2.277 Tabella riassuntiva e considerazioni generali sui dispositivi di utente Nella tabella 2.16 sono evidenziati i vari tipi di dispositivi di utente: