€
I
O
venni ierferadaPotidca daII’efl^rcilo,cco-me
dopolunga abfenza volentierirtae n’andai alle folitcconverfazioni, ed entrai nella pa-IcftradiTaureoportaall’incontrodelTem-piodellaBartlica,edivi ritrovaimolti, par-techem’erano ignoti,eilpiiidiloroda
me
co-nofciuti:ecome mi
videro entrareaU’improvifo,
fubitoda lontanomifaltarono chidaunabanda, e chi dall’altra.
E
Chcrefonte a guifad’infuriato, faltando dal mezzo degli altri mi corfe incon-tro, c prendendomi per lamano
dilTe, o So-cratecome
Teiufcitofalvodallapugna? perciocché poco primache partlflìmofìera fattabattagliain Potidea,laqualequerti diquiavcanodigikudita.Edio
rifponaendo adelfocosìdilTi;fono ufcitoco-me
tuvedi.Fuportataquanuova,difs’egli,cheun fattod’arme moltoafprofifece,echeinquello morironomolti degli amici.Benevifudettala verità,difs’io. Intervenirtituallabattaglia, dilTc egli?V’intervenni.Matu,
fpggiunfe, fedendoqua vienci, raccontai!fatto, perchè certonon abbiamo udito apertamente ogni cola.E
intantoconducendo-C 4
'mi
40 • D/aìc^^O
mi
mifecefSrdcrcappreffodi CritiafigliodiCale*fero.Edivipoftomiafedere,falutai eCritia,egli altri,eraccontai adelfi lecofedell’efercito,e quel-loche alcuno ricercava
dame,
interrogandomialtri d'unacofa,altrid’un’altra.E
poiché avelfimo di ciòdettoabbaftanza,iofubitointerrogaielfidelle cofedella filofofia diqui,inqualmodo
alprefentcfifteflcro, efealcuni deiGiovinifraelfifolTero divenutieccellenti,oinfilofofia, oìnbellezza,
o
nell’una,oneU’altracofa.E
Critiaguardandoverfo laporta,evedendoalcuniGiovinetti entranti den-tro,€contendentitra fc,ed un’altratorba dietro feguente,dilTe,o Socrate, amano
amano
tumi
parieflerper intendere deibelli,perciocché que-lliche entrano fono precurfori, edamatorid’uno chealprefentctempo pareefferbellilfimo, e pat-ini,cheegli(leflogiis’avvicini. ChiéqneftcKdifs’
io, dicuifiglio?
Tu
ancorThaiconofeiuto,dilleegbVma
primachepartiffinoneraancorainetà,elfoè CarmidcdiGlauconenollro Zio, emio Cugino.PerDiol’ho conofeiuto,difs'io,ed elTendo ancora fanciulloinqueltempo noneracattivo,
ma
(limo- oracheeglifiagiàmoltofattoGiovinetto. Saprai prello,difs’egli ,'vqqfinto, equaleei fiadivenuto.
E
c*sìdicendo-•CarmÌd««ntra;a
me
ocompagno nien-teèpolld^aBìlé, iol^o
femplicementeuna bilan-cia biancaverlbibelli',"'perciocchéqualituttiquei chefòlionel fior dell’etàmi
paionobelli,ma
non-dimenomièparutoeglialloramirabile,equanto allagrandezza, equanto allabellezza: etuttigli altrimi parevanoelfetprefidalPamordielfo, così pienidi(lupore,e perturbati erano, quandoegli è entrato, e moltialtriamatori lofeguitavano po.E
dinoiUomini
nonèmaraviglia,ma
io po-neva menteaiGiovinetti,'come
ninnodielfi vol-gevagliocchi inaltro", néanche ilminimo
che'• vi
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t)iPiatene ' 4t-,
viforte,
ma
tutti riguardavanoertocome
un fimu-lacro.É
chiamandomi Cherefonte dirte,oSocrate, chetipardiquel Giovinetto, nonè eglidi bellif-fima faccia?fopranatura,difs’ io, fe vuole egli difpogliarfi,pareràateniente lafaccia,così ^bel-lodi formain ogni parte:confentironotutti gli al-triinquertoaCherefonte.Ediodirti,oh Hercole,mi
raccontateunUomo
infuperabile,fead ertbfof-feaggiuntauna certapicciola cofa.Ma
che cofa, dirteCritia?Se egliaverte,difs’io,l’anima orna-ta dallanatura, e convieneoCritiaqueglierterdi talmaniera, il qualeènatodellavortraFamiglia•Ma
molto,difs’ei,è bello,’cbuonocirca»querto.Ma
perchè,difs’lo, non fpogliamoqucrtapartedi.erto,c nonlacontemnliamo prima che lafui bel-lezza,perciocchéegliè ornaitale,che vorrà dif-putare.Molto bene,difleCritia,poiché ertbèFilo-fofo,cficcome parea feftertb,ed agli altri,molto poetico.Quefta bellezza,difs’io, o amico Critia vieneavoidalungi inrtnodallaparenteladi Solo-ne.
Ma
perchénon mi mortrl querto.Giovinetto chiamandolo quà,perciocchénon fariacofa fconcia alui,febenfortepiìiGiovine,ildlfputarconerto noiallaprefenza tua, fuoTutore,eCugino.Ma
bea dici,difs’egli,chiamiamolo:crivoltoverfo uno-che lofeguitava dirte,o figliochiama Carmide, di-cendogli,cheiovoglioprefentarlo a unMedico
per contodellainfirmità,dichepocofamiparlò, che loindebolifce.Critiadunque dirte rivolto ame,
pocofaertomi^iffedieffereaggravatodel ca-poIcvandofila mattina.Ma
che diviata fingerfi verfodiluidiTaperealcunmedicamento,peril ca-po?Niente difs’io, purchéegli venga.Ma
verri, difs’egli?Laqualcofafu,perciocchévenne,efece moltoridere,perché ciafcunodinoi che fcdevaraq, cglifacevamoluogo ftudiofamenie,fpingcvailvi-. ciao
42 Dialog0
cinoper feder appreflbdiefforfintanto chediauei cheinultimo fedevanounofaceflìmo levar,l’altro cader daunbanda.Edeglivenendofi pofeafe~. derappreflfodi
me,
e diCritia. Edallora,amico, {lavoioindubbio,efìtroncò ame
T audacia che primaavea,come
ch’io foflì per difputar molto facilmenteconeffo.E
dicendo Critia,che ioera quello chefapevamedicamentodelcapo, mi ri-»guardòcogliocchiin modo,eh’ iononfo efprime-re,cfifeopriva
come
per interrogare,etutti quel-liche eranonellaPalefiracircondavano noi gran-dementeingiro. Allora,ogenerofotividi leparti didentroallaverte, edarfi,enonerain meftef-fh,eriputaifapicntiilìmoCritiadellecofe amoro-fe, ilqualdiflTe^parlandodiquello bel fanciullo,ammonendo
altridoverfi aver cura,chenongliHa levatoparte dellecarniaguifad’uncapretto ve-gnente incontroaileone, perciocchélo rtcrtbmi’
parea crterprefodaquertafera.
Nondimeno
interro-gandomi ertofeiofapea medicamentoperilcapo, appenain certomodo
rifportch’ione fapeva.Che
cofa è,difs’egli? ediodirticheera unacerta fo-glia,echeunincanto era d’adoperarli conerta, i!qualefealcunocantarte,ed infìemeufarte la fo-glia, la medicinadel tutto lo farebbe fano;ma
fenzaeffodi nertimutilefarebbelafoglia.
E
quegli trafciìveròdunquedifle,datelo incanto.Mi
per-fiiaderalonò,difs'io.Egliridendotiperfuaderò,diffe,o Socrate.Edio, cosìbenefaiil mio nome,;
dirti?Se non tifaccio torto,difs’egli,perciocché non poco ragionamentoèditetraiihicicoetanei:
e'
mi
ricordoeflendoiofanciullo,che converfavi con Crina.Tu
fai ben,difs’io,perciocchéioaverò prò ardireteco neldire dell’incanto, qualeeglifia.*ma
pocofa iodubitavainqualmodo
iotidimo-ttrafiila forzadierto
,perciocchéètalc,oCarmide
• che
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Di
Platone. 43 ch«non puòfohmentefarfanoilcapo;ma come
peravventura tu hai uditodabuoniMedici,quando alcunoèvenutoadelfìpatendo'dolor negli occhi, che dicono certo chenonèpohibile,cheeflìtenti*nodimedicargliocchifoli;
ma
che farebbe ne-ceffariocurareinfìeme ilcapo,fegliocchi avefle-roda dar bene-* e di piò che (limanoeffer molta fciocchezzail curarmai elfo capofenza tutto il corpo: e da quella ragionerivolti eglino colla die-taa tutto ilcorpoinfieraecoltuttofisforzanodi curare, e medicarlapirte:non hai tufentitoche cosìdicono,enon(lacosì?moltodifs’cgli.Non
tipareficrben detto
,enon ricevitu quella ra-gione?piòditutte,difs’ei.Ed ioudendocheegli ciòlodava prefiardire,edapocoapoco a
me
fieccitavadinuovol’audacia,e
mi
fcaldava:e difi), taleèoraoCarmide l’operadiquelloincanto,ed 10 1*imparai colòneirefercito da un certo delli Medicidi Traciadellafettadi Zamolfe, ilquale dicefi, cherendea immortale.E
difiiequelloTrace, cheiMedici Greci diceano, chelecofecheioho dettooraerano bendette.E
Zamolfe,dille,nollroRe
eDio,dice,cheficcomenonbifognatentardi medicargliocchifenza ilcapo, nè il capo fenza 11 corpo;cosianchenonfideeilcorpo fenza l'a-nima:e che quellaeracagione,che molte infermi-tò fofferoccultea’Medici Greci,perciocché igno-ravanoilcurareiltutto,ilqualenon dando bene, èimpofiibilechediibene laparte.Perciocché dif-fe, chetuttii beni,e tuttii mali fimuovono
dall’animaal corpo,ed a tuttol’Uomo
, edi lò abbondano,ficcomeanchedalcapoagliocchi. Bifo-gna dunque malfimamentecurarequellapartepri-ma,
fe lecofe delcapo, edi tuttoil corpo abbia-no dadar bene, edcflercurata l’anima, dille,o
beato,conalcuniincanti,equediincanti fonogli onedi44' Dialogo
onelH ragionamenti,e.da talifcrmoni farfila tem-peranza nelleanime, laquale fatta,eprefeftte viè di giàlafan ità,ed abbonda alcapo, cd alredo del corpo. InfegnandoiTiidunqueallora.e lamedicina, e gliincanti,dillei,'ne(Tunoti.perfuadaa curareil capodi effoconquella medicina il qual prima nont’abbia offertal’anima daelfermedicata date, perciocché quellopeccato fi vede oranegli
Uomi-ni, chelenza Tuna, cl’altracola, e la tempe-ranza,e lafanitàalcunilì mettonoadelfer Medi-ci. E molto grandemente mi comandòche nelfu-nofolfecosìricco,nècosìgenerofo,nè bello, il qualemiperfuadeircafaraltrimente, perciòio giu-raiadelfo, emi è neceffario ubbidire: ubbidirò dunque.E
fetuvuoi fecondoi comandamentidel Tracedarprima l’anima daincantarfi cogli incan-tidi elfo,applicheròlamedicina alcapo:efenò, non araiche fartioCarmidecaro.Udendomi
dun-queCritiadircosì ,dilfe,farebbeo Socratecofautilc alGiovinetto lainfermitkdelcapo,fefolfe necellì-' tatoper mezzodi quelliad elfere migliore della>
mente,
maio
ti dico, che.Carmi^
de’fuoì coetaneinon
folaraenteèeccellentedibellezza,ma
diquel flelTo,diche tudiciaverloincanto. Dici tuforfè dellatemperanza? moltodilli. Dunque benfappi, dilfeegli,che moltograndementepare temperan-tiffimodiquelliche fonoal prelente,edin tutte raltrecofe: finquanto comportai’ età,nonè infe-riorea nelfuno. Ecertoegliè giullo, difs’io» o' Carmide,chetufiiintuttecotali cofedifferente in eccellenzadaglialtri,-perciocché non liimo alcun altro dìqueiche fono quipoter facilmente mollrar, quali due Famiglie congiunte infiemerinAteneab-;biano generatounpiò belio,e migliorediquelli,, dichetufeigenerato.Imperciocché la paterna vo-llraFamigliadiCritia.^figlio di Trepide,eda Ana-i
.i .i creonte
,
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25/ Platone, 45 creonfe^e tIaSolone,e da moltialtriPoetiè
manda-ta all’orecchieno!^rece!ebratilfiraa,come nominata eccellenteinbellezza,in virtb,einognialtra feli-cità.E
medefimamentedallabandadellaMadre, per-ciocchédiPirilampo tuoZio ninnoUomo
inqaefta terra ferma èdetto parerdfere nè più bello, nè mag-giore,quante volte quegli èandatoambafciatoreoalgranRe,o
adaltri inqueflepartiretuttaquefta Fa-miglia inninnacofaè inferioread altra.Edè verifi-jnile,o carofigliodi Glaucone,che tu generato,di cotaliparentifii pienointuttelecofechefiveggono della bellezzarepariame
chetunonfacci vergo-gnarealcunode’ tuoiProgenitori-*E
fetuafufficienza natodifpofto attoallaTemperanza,edalle-altre co-fe fecondoilparlar di coftui,iodico,oCarmidecaro, chela Madreti ha partorito beato,ma
lacofafia co-sì.SeintefitrovalaTemperanza,come
dice quello Critia,efetufeiballevolmentetemperante,nienteè bifognoa te degliincantidiZamolfe,néancodi Aba-ride Iperboreo.Ma
feelTamedicinadelcapofidovette darti,e fe tu pariaverbifognodiquellecofe, avanti l’applicazionedel medicamentoèdafarfi l’incanto.Tu
llelTodunquedimmi
fetu confelTi diparticipare ab-baftanzadellaTemperanza,oppurfenehaibifogno.Carmidealloraarrolfendoprimieramenteappariva an-cora più bello, perciocchéilpudore eraconveniente all’etàdielfo: dipoigenerofamenterifpofe, e dilTe, chenoneracofatacilealprefente,nèil confelfare, nèilnegarelecofedicheerainterrogato.-perciocché, difs’egli
,fc io diròdinonelTertemperante,ècofa abfur-daildir feftelfocotalicofecontrafeftelfo,e mollre-rò infiemementeCritiaelTermendace, emoltialtri, aiqualiiopaioelfertemperante-, fecondoil parlar di coflui:efeancodirò,elauderò
me
ftelfo, per avven-tura parerà cofa odiofa,inguifachenon hoche rif-ponderti.Ediodilfi,tumipardirverifimilmente,oCar-Dialogo
Carmidc:ea
me
pare,diHl,doveflìconfiderarcinco-mune
yfetu poiliedionòquellodicuit’interrogo,ac>ciocchénonfiicoliretto a direquellochenon vuoi,c cheioinconfìderatamentenonmirivolgaallamedi-*
citta.Sedunquetiécaro,voglio confìderarteco: efe nò,lafciare.Piòd’ogni cofa,difle,miécaro,inguifa cheper quellocontoper quellaUradachetu
medefì-mo
(limi elTermeglioconfìderare,per quella confide-rà.Per quelladunque,difs'io,parmiottimala confi-derazionediciò,perché ècofachiara,ckefelaTem-peranzaèinte,tu haiqualche cofa da (limardieflfa, perciocché certoé neceÀario,f.(fendoci, dartialcun fen-timento,delquale qualche opinione abbichecofa,e quale HalaTemperanza.
Non
parea tecosì?Così difle.Nonpotreflitudunquedirequello,che tu (li-mi, poichéfaigrecizzare,che cofaelTatiparePPer avven-turadiflfe.Acciocché dunque polhamocongetrurare,fe è inte,o nò,dimmi,dils'io,che cofa tudicieflfete laTempieranza,fecondolatua opinione.E
quegli da primatardava,némoltovoleva rifpondererdi poi dif-fe,chegliparevae(Ter laTemperanzai’operare tut-te lecofeoneflamente,eUntamente andarperlevie, cdifputare, edilfarmedeflmamentètutteraltre co-feremipareinrpmma>
dilTe,unacerta lentitudine quellodichem’interroghi.Tu
diciben,difs’io, per-ché diconoo Carmidcilenti eflcrtemperati;vedia-mo
fequalchecofa dicono.Dimmi
dunque, nonèiaTemperanza
alcuna dellecofebelle?Moltodifs’ci.E' forfèpiò bellacofa appreflb ilGramatifta lofcri-vereleLetterefìmili predamente,otardamente?
Predamente.Il leggerepredamente, otardamente?
Predamente.
E
ilcitarizzarepredamente,edil ve-locemente lottareécofamolto piòbelladel farlo lentamente, o tardamente?Certo sì.Ilfare allepu-gna, edilpancratizzarenon vamedefìmamente?Malto. Ed ilcorrere»edil (altare,e tutteleopcr
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Di
Platone.
47 razioni chefi fannodelcorpovclocemcntc non
fo-no
dellecofebelle? eletarde appena,e lelentenon
fonodelle brutte^parcosi.Pare dunqueanoi, difs’io,chefecondoil corpononquelloche
è len-to,ma
il prefiilTimo,edil velocifilmoelfercofa belliffima;nonècosi? Molto.Non
erala Tempe-ranzaalcuna cofa bella?Certo.Non
farebbe dun-quefecondoil corpola lentitudine,ma
la prefiez-za pii^temperante, poichélaTemperanza
é cofa bella.Pare,difs’egli.Che cofa,difs’io,èpihbella, lafaciledifciplina,oladifficile? la facile.Ma non
é,difs’io, la faciledifeipUnal’imparare prefiamente, ela difficilelentamente, e.tardamenteq C^rto sì.E
l’infegnareprefto adaltrinonèmoltopxh bella cofa,chelentamente, etardamente? Cosi è.Ma
checofaé pih bella ilricordarli, ed il ridurlia
memoria
conlentitudine, etardità; o veemente-mente,evelocemente. Veementemente,e veloce-mente,dilTe.Laprontezzad’ingegno nonè una cer-tavelocitàdell’anima, enon
unalentitudine? £’vero.
E
l’intenderlecofedette,enella fcuoladel Gramatifia,cdelCitarifia, edinogni altro luo-go,non fonobelliffime leprefiiffime,enò Iptar-dilfime?Certosì.Ma
nellequeftionidell’anima,e nelconfultarenonillentiflimocom’iofilmo,eche apenaconfulta,e ritrova lecofe,pare efferdegno dilode,maquellochefaciòcon facilità, e pre-ftezza?Così é,diirc-Tutte lecofedunque,difs’io,o
Carmide, ecircal’anima,ecircail corpo quelle dellaprefiezza,edellavelocitàpaionoa noi piò belle,che quelledellatardità, elentitudine.Porta pericolo,diffe.Adunque nonfarebbe la Temperan-zaunacerta lentitudine,nèlavitalenta tempe-ranteper quefia ragione, poiché bifognaefib tem-peranteefferbelloi.Perciòdiduecofel’une,onon mai,0molte pochevolte leazioni lente nella vi-ta
4? Dialoga \ taci fono parute piùbelle,che le prette, c vec-menti.
E
fe avvienemafltmamente,che leazioni lente non fianomcn
belledelleveementi, c pre-tte,nèanche perquellavia la Temperanza Tara piùunoperare lentamente, che con veemenza,e prettezza,nèinandare,nèinparlareinè anchein miunaaltracofa, lavitalenta, edornatanon fa-rebbepiùtemperantedi quellachenon è lenta, ipoichéinquelloche fièdettoè fta^a fuppofta
da
noiTemperanza unadellecofebelle.elecofe bel-lenon appaiono
men
belleveloci,che lente. Di-rittamente,ditte,mipariaver dettoo Socrate. Adun-quedi nuovo,difs'io,oCarmide maggiormente ap-plicando lamente,e riguardandointe ttettbpenfa qualetifa laTemperanza,cheti è prefente, e quale clfendoti facciatale;edavendoraccolte tut-tele cofedì bene,e confidentemente, che cofati paiaettcre.E quegli ritenendofi,emolto virilmen-teconttderando verfofcftelfo,ame
pare,ditte, la Temperanzaquellocheè ilpudore.Ma
fia,ditti, nonconfelTavitu pocofaelferlaTemperanza
una cofa beila?Molto,ditte egli.E
non fonoanchegiiUomini
buoni temperanti?Certosì.Sarebbeforfè buonacofaquella,cherendette gliUomini 'non buo-ni?Non
già.Dunque
non folamente è bella 'la Temperanza,ma
buonaancora. Cosìparmi.Come
non credi tuadOmero
,che dica rettamente, di-cendo,che nonèbuonoilpudoreall’Uomo bifo-gnofo?
Lo
credo, dilTeegli.E
dunquecome
pare elfopudorenon buono,ebuono?Parcosì.LaTem-peranza oraè buona,fcfagli
Uomini
buoni,aiqua-, li èprefente,e noncattivi.^ me
pareche ttii,come
tudici.Non
farebbedùnquelaTemperanza
pudore, feellaècofabuona: eil pudorenon più.buono,checattivo.
A me
pare,ditte,o Socrate ciòctterdetto drittamente.Ma.
confiderà, che eofaDigitizf-ibyGoogle
Di
Platone.tipaiaefTerequellocheèdettodellaTemperanzia.
lo
mi
ricordavapocofaquello,che houdito da uocerto che diceva,chelaTemperanzia farebbe forfèiltrattare lecofedifeiìelTo;confiderà dun-quefeildicente quellotipar dire rettamente.£
ioofederato dilTitu hai udito quelloda Crizia,