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BIBLIOTECA NAZ. Vittorio Emanuele III

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!|BIBLIOTECA NAZ.

Il VittorioEmanueleIII

(3)
(4)
(5)

OPUSCULI INEDITI

TARQUINIA MOLZA' MODENESE

*

Con

aìc'nc

Pos

ftc 'dll/ijìejj'nqjfaft tutte

pèr

/’ti:<dietro,/ìnnipate,Kta orala

prima

’vglta raccolte^epojìe infieme. -

oi

premette

1^V’aita di

Tarquinia

conipiiata

»

D

AL SI'G N OR*

D 0 MENIC(^^ VA-NDELLI

¥

nobile. Profetare teli, MotenunichefteiP

*

UiiiverJ/{àrii Motiena,

B

E R'G A M O

-

MDCCL

ApprelToPietroLanceUqtji.

Con Ltcsny.4(ìì^Sabermì

,

DigitizodbyGoogle

(6)
(7)

I #f!rifTi^i§^r'4r'^ I

^

^#;:l.^\^^:k^*^-fWi>:^.w^ ' !>T.r..:er4v.rM^'*,4.^

s; ’:Y'cV-- (;;*

VITA

DI TARQUINIA MOLZA

DETTA

L’

UNICA

Rifatta /opra

le

Memorie Jìampate da Lo~

dovico

Vedriani

nel Librode'Dottori

Modoneft

^e

[opra

altre?ioti'2:ie rac~

colte

da Domenico

Vandelli,

S

E

inFrancefco

Maria Molza

Patrizio

Modenefe

amraiaaronogli

Uomini

Let- teratiil fuo profondofapere

j

non

mi-

nor maraviglia ebbero delle fcienze, e virtù^ che tanto altamenterifplendette-

ro

nella lapientiffimaNipote di lui, a fcgno

che

fu confideratauna delle piùillilftri

Donne

del fuo Secolo(*).

Onde

FrancefcoPatrizio

dopo

A

a aver

\ **

f *)PietroPaolodiRibera Vaicnzianoneil’Elo-

t

Digitizf>f^hu(ìoogle

(8)

4

Vita

tvcr poftoin veduta il i'uo ingegno, eil fuo lapere,cosi foggiugne nelfEoiRoladedicatoria del terzo

Tomo

deiie fuc dilculfioni Peripate- ticheftampate in Bafilea nel 1581.H/i tottan- tifqiieingemi ornamentts comites fefe addidenvtt mbilhasge^ieris

,pulchritudoeximin^ moresani- nif infignes ^pudicitia Jinguiaris.

Nacque

Ellada Ifabdla figliuola di

Antonio Colombi,

e da Camillo

Molza

Ca»?alicrebenemerito di

San Giacomo

di Spagna,figliuolo primogènitodell’

accennato Franceico Maria,neldiprimodi

No-

verribredell’anno 1542., c fu battezzata nella Chiefa di San Lorenzodi

Modena

ItiaParroc- chia col

nome

di

Tarq^uini

a.IPadrini,che la levarono dalfacro Fonte, furonoil Priore Carandini, eSufanna Bofehetti.Scorgendo il Padre in quella l'ua figliuola, e nella fua piu tenera età, che Ella, oltre le proporzionate fattezze, egrazie delcorpo,eraancoradotata di vivacità matavioHofa,edi clevatiffimo in- gegno, e eh’ Ella era naca, e fatta per le l’cienzej pensòdi farla inllruireda i più ec- cel-

giodi TarquiniaMnlza r.elxiv.

Moro

diun’Opera ìua,che ha pertitolo.Lrpiorieimmortali derrienfi.,

edEroicheimprefed'ottocentoquaranta cinqueDonne H-

lujtriantiche,cmoderne,dotate di condizioni,eJcienr.e fegiinlate, cioè ,inSacraScrittura,

T

eolopja ^Profezia,

F

i~

lolejla,

R

cttorica,

G

raminatca,

Med

teina^Aflrolo p_itj-,cpgt civilisPtttura,MuftcayArmi^cdaltre v:rtà principalie.

F.d IlarioColla negli Elogidelle

Donne

Illullri

Tom.

2.p. 800.

(9)

Dì Tarquìma

Melica, 5 cellenri Maeftri,che allora potefìero ritrova^

re;e perciò la fece

compagna

dì Lodovico,c Miccolò fratellidi efla nelPapprenderei prin-"

cipj dellaGramatica iotto di

Don Giovanni

Poliziani Modenefe molto verfaio iti tutte le feienze, integerrimodi cofìumi

, e dìfantavi- ta.

Imparò

pofeia le lettere

Umane,

eilbene, c correttan-.cnte Icrivere da Lazzaro Labadini celebreGramaticodi que’tempi,com’elegante- mente lòeffettuò di poi collefuecompofizioni in prola, e in valiLatini.

Da

Camillo

Coc-

capani le fu ìnfegnata,e fpiegata

h

Rettorica d’Ariftotile.NellaSfera fuammaeftrata da

An-

tonio Guarini.Ella apprefe laPocfiadaFran- cefeo Patrizio

Uomo

iffrutto d’ogni forra di

domina,

edi feienza, e Filofofo rinomatifli-

mo;

la Logica,e tutta la Filolofia da P.La- toni, e-dal medefimo l’intiera,e perfetta co- gnizione della lingua Greca, collaquale

non molto tempo

dopo di averudita lafpiegazione dal foprallodatoPatrizio del

Fedro

oIla del

Bello

di Platone,ele opere morali di Ari- ftotele potèda fc fola leggere, c interpretare le opereGreche di Platone, di Plutarco, di cui tfaduffeil librodellaTranquillitàdell’ani

-

òna, una partedellaRettorica di Ariftotelc

, e

due

Orazioni unadelGrifoftomo, el’altradel

Nazianzeno

.

contutte le predette occupa- zioni s’aftenne punto dalle altre artiliberali,

e

però

fìi moltoitudiofa di

Omero,

e di

Teo-

crito. Siefercitòancoraaffainella

Lingua

La-'

A

3 ' tina,

(10)

t

.

6

Vita

^‘na,e particolarmentefopra Cicerone,dicui Mentiva maggior dilettodalla lettura de’trat- tati morali di quel gran Padre dell’ Elo-

quenza Romana,

che delle altre fue

Opere.

Giovan Maria

Barbieri

uomo

di granfapere, e molto giudiziofo la inftituì, e

formò

nella politezza delialingua

Tofeana

,nellaquale El- la

non

ha folamente compofto molti verfi fa- cili, ed eleganti,

ma

ancora diverfeprofe,let- tere, ed altreopere molto(limate dagli

Uomi-

ni piu politi, e piufavj dell’ Italia.Fece Epi-

grammi

heiliilìmi nelle trelingueGreca,Lati- na,c Volgare.Colle fue invenzioniparticolari Ella ha mifchiato quantità ditraduzioni d’o- pere Greche, e Latine,nelle quali hae^pre(To ' così faci'mente,e così propiamente ipenfieri degli Autori, che ha

podo

in dubbio i fuoi Lettori, le efla avclfe piu perfettacognizione di quellelingue,chedellafuapropria.Nellalin- gua Tolcana parimente fi dilettò d’ogni lorta di

componimenti

,

ma

piìi che ad alcun altro parve, che aveffe l’ingegrio

accomodato

al

Ma-

drigale.

Onde

Francefeo Patrizio nella Lettera dedicatoria della lua Poetica a

Madama

Lucre- ziad’Efle DucheOfa d’

Urbino

raccontando, co-.

me

in Ferrara tutti gli (ludj delle

buone

arci i per liberalitàdella SereniflìmaCalad’

Ede

era-'

no

riforci,e crefeiuti,e parlandodella poefia, fcrivc

quedo

in particolare:Qjti /ìmllmeìttff fe,

non rinacque^fual rinafeer vicinalaLirica

La-

tinaper Ercole

j eTito Stro'^iy e la Tojeana per ,

(11)

TarquiniaMol^a

,

y

per l'uiriojloyed era con tantafelicità vifiorifee colCavaliereBatifla Giiarini

^ e in Torquato Tajfo, e inTarquinia Molerà^ e in tanialtra gioventk

,che di fe bentojlo fpargerà ilgrido.

Ebbe

parimente i principj dellalinguaEbraica dal

Rabbino Abraamo

,T

Avolo

delquale ave- va già infegnata la medefima lingua al gran

Francesco Maria Molza Avo

di

Tarq^ui- NiA. Dopo

di checolla feortad’altri,ecolle fue propie attenzioni, e inclinazioni Ella vi fece un notabileprofitto, di

modo

che lepiù fottili quifiioni di Teologia

non

le tacevano alcuna difficoltà.

Onde

poicon tanti, etali fondamenti fecelo Audio delleSacre Lettere.

Da

fanciulla cominciò

Tarq.uinia

ad im- parare la

MuGca

per trattenimento,e perdi- vertirfidai (boi fiudj più ferj, e geniali, in guii'a chein brevlffimo

tempo

forpafsòdimol- to tuttele

Donne,

che avevano cantato

con

grande apnlaul'o,erapiti gli orecchidi

ammi-

razione. La condottadella voce, ch’ella ave- va acquifiata colle vere regole fu i Libri

,c

non come

per lo più fi u(a ponendofi a

me-

moria ciò,che vien dettato da’Maefiri nell*

arte,di cui alcuni ebbero' quefià lodevole

am-

bizione di poterle mofirare qualche cofadira- ro in quefid profeifione,

come

fecero fra gli altriGiaches d'Uberto

,LuTaicoLufafchi,eOra- ziodetto della Viccola ^co\ quale inftrumcnto, oltre il Liuto , foleva muficalmente fonare una parte,euncndovene un’ altracollafuavo-

A 4

ce,

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(12)

S vita

ce, econ rsnta, etale deprezza, e fapere che non fe ne poteva clefidcrare divantaggio.

Così che Alfonib II.

Duca

di Ferrara Prin- cipegiudiziofiffimo

, e cheaveva una grandif- fima paflìone per tuttele belle,elebuoneco- le reOòrapito dall’ammirazione, avendo tro- vatomaggiori maraviglie in quella

Dama,

di quello che gliene folle {Iato dato ragguaglio.

Cola che viene confermata dal Patrizio nell’

epiilola dedicatoria del fuo terzo libro delle difquilizioniPeripatetiche con quelleparole; Qifc.nti te Serenitjimus Alphcnfus ^tejìinus

IL

Prliiceps nojìer?Quanti tePrincipesMulieresLu~

eretta atque Leonora forores ejus faciunt ?

Poco dopo

inflituì

T

arciuinia

quelcelebreconcer- to di

Dame,

chel’hanno molto rifpettata, e dopo la morte del fuoMarito le fecerol’ono- redi chiamarla femprein lorocompagnia,af- finchè colla fua prelenzadeffeperfezioneaquel

Co

rodi Mufica, che ella aveva così benein- ftitUlto.

Tu

tte le cofe fin qui riferiteintorno agli ftudj di

Tarq.uinia

rellano giuftificate' colle parole dello ftefìb Patrizio, che le fu Maellro nellaErudizionetolte dal luogo cita- to di fopra.

Non

tu dic’egli

, utalia folent^

fummis

labiis libros attigijìi.

T

u non morieHe-

|

trufeampolittjfimam linguam^ fedLatinam^fed i

Gracarn optime calles.

Tu

in hac nonmodo Hi- Jìoricos^ atque Oratore!

^Jed Philofophos^fed

&

Platonem ipfum^Jovis elòquium amulantem^

fsd Ó" Poetas quoslibet,fed Ò‘

P

indar

um

fine ha-

(13)

Tarquinia Malusa.

g

h.rfìtationeulla, legis

,

&

intelligis.

Hanc

tu ,

minium homii'um admiratienem vincati itt

F

ìatone^tribtts ìnenfwus

me

pralegente^edidicijli.

Tu

in Latina omniurn generum carminapangis

^

tnHetrttjca poemata condis j

quam

[alitayjupit'er^

atque arguta!

Tu

I ogicas omnesfpinas demetijìt,

T

u moraletnPhìlojophiam,Plutarchicam,jirijìote- iicam

,Platonicamque obibijli.

T

u magnosprofec-^

tus in Phyfiologiafecijìi.

Tu

Theologiam Catho^

Iicam tatopePlore haufijli.

Quid

Muficen omnis generis referam^ inqua te omnis^non

modoMu-

ftrarttm,[ed

&

Mttfarum chorus

&

admiratur, CV'fttipet.

Te

nevirorum quidemullusin

Mu-

ftcapr<eJìanti[fimorum non modonon fuperat ^fed nec adaquat.Cura ad hendecachordum canis^cunt acutam gra'vemque eodem utramque tempore‘altC'*

raraad lyram pulfas^ alteramcantas

,Cratie te omnesornant, circumjìant,Jlupefcuntque. Qjtas titinampojj'em itacxprimere

^ ut qui heec legerct te audire putaret. Sed Dii boni

^

qua

eloquentiai

qua

arguti

a

^ qui fales ?

qua

jucunditas tn conm 'uerfando,

qua

humanitas,

qua

urbanitas ?Longó mento/udicio/iffimusBeneditlus

MangoUus

Civis tutts^

&

EpifeopusRegienjìste non

[ohm

patri

tuo Camilloviro eloquentijfimo ^fed etiam avotuo vtro ufquequaque magnoFrancifeo Mario Molrna audetpraferre

La

noflra

Tarquinia

venne poi a perdere Camilio

Molza

Tuo Padre nel Sabbato 2:5.del mele d’Aprile alle ore 25.dell’anno 1558. in caia Tua

poda

fottolaParrocchiadiSan Loren»

zo.

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(14)

lo

vita

zo,c fu data onorevole fepoltura al fuo Ca- davero nellaChiefa di Santa Margherita.Nell’

anno

pofcia 15ÒO.nel di 7. di FebbraiolaSi- gnora

TARQ.UINIA

fu maritata daIlabella

Co-

lombi

Madre,

eTutrice di lei con Paolofi- gliuolodiGiambatifta Porrino

Gentiluomo Mo-

dcnefe con dote, c fopraddotalidi Scudi due mila, e cinquecentod’oro, che (*) raggua- gliati al corto della noftra

moneta

correntedan-

no

la

fomma

di Filippi 41^^., edue terzi,

«he certamente

non

può dirfi una gran dote;

ma

bifogna ancheriflettere, che prima di lei erano fiate maritate, c dotatealtre trefueSo- relle, cioè Tcrenzia Carandini, Ottavia Bian- chi, e

Bartolommea

Calora.

Quella nobile, e vlrtuofifilma Signora vIlTe da 18. anni in

Matrimonio

fenza aver

mai

concepito,anzi fece fermo proponimento

dopo

la mortedel pri

mo

Maritodi non rimaritarli.

Aveva

già Paolo Porrino quantunque affai giovine, e i'.ino di corpo, edi

mente

fattoli fuo ultimoTeflamenco lino li 22. di

Dicem-

bre deli’anno 1551.,cioè in età di 28. anni, nel quale

Tarq.uinia

fua Moglie era fiata infiituita Erede ufufruttuarla finoallafinedel- lafua Vita di tutti li fuoi Beni,

come

dal

,

Ro-

i(*) Lo Scudod’oro, oliala mezza Doppiad’Ita- liavaleva alloralire4. io.fecondo leGride, eprc- fentemente nevale 25. ragguagliata alla moneta' corrente,eilFilippo nevale 15*

(15)

/

DI

Tarquinia Molxft

.

It Rogitodel Procuratore, c Notaio

Modcncfe

GiulioMirandola,ed Eredeproprietarioaveva dichiarato, che doveiTceflete

dopo

la

morte

di

Tarquinia M.

Aleffandro Porrino fuofra.

tcllo naturale,e fpurio figliuolodiGiambati- fta Porrino,e della Signora Giulia Zuffa de

Campami. Poco tempo dopo

Paolo Porrino fu dichiaratoCavaliere

come

collada piùRogiti, c giunfc poi al fine della fua vita, lenza aver fatta altra difpofizione

, li 30. Agoflo in età di anni44. in circa, e fu leppellito in Santa Margherita.

Dopo

la morte del Mari- to pcrfiflè

Tarquinia

nel primiero proponi-

mento

di non rimaritarfi,

ma

di reflare così fola, e fcompagnata tutto il rimanente della fua vita,e fi formò lùli’idea della Lodola, c di que’belliffimiverfi di Catullo

Utvichta in nudo vitis

qua

nafcitur arvo

.

quella vaga imprefatanto lodata da Camillo

Ca

milli nel terzo libro dellafeconda parte del- le imprele illuftri di diverficon div.erfi,

onde

fi figuròuna vitepotata,in cffa comprenden- do le fteffa, e cosìvolendo forfè mofirare la condizione dello fiato vedovile,che deerimo- verda fe ognivanità, e fuperfluità dipenfieri;

con un

olmo

appreflfo di cffa vite tagliato, e caduto in terra, chedenota il Marito morto, e’I concettofuos’adempiepoi col

motto

non Sufficit Alter tolto con felice

mutazione

da Virgilionel 6.defl’Eneida,variando ilc/e- ficitinfufficitj nelquale viene appuntoain- ferire.

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(16)

i

IZ Vita

ferire,che efiendo già caduto Tolmo, a cui giàs’appoggiò, neflun altrodoveva fuccedere inTuo luogo perfoftenerla, penfieroin v';ro degno di

magnanima

donna, che efprelTo fi legge in un Madrigale nelcitatoCamillo Ca- minia cart. 50.

Qual

viteal

campo

fola Viverornaidifegno;

Poichéil primoloftegno

Mi

tolfc, chi lecofe

umane

invola.

fia,ch’io pihm’appoggi

Ad

altro in piani,o poggi

,

Che

da procella valla Serbarmi altro non bada.

Morto dunque

che fu ilCavalierPaolo Por- rino fenza altradifpofizioneTeftamentaria,che la foprarriferita,onde appenaentratainpoflef- fodi ulufruttuare l’eredità del Marito,fi tro-

vò Tarq.uinia

inviluppata in 22. capi di li- ti, chele davano un grandiffimo fallidio,co-

me

fi rilevada varie,ediverfe

memorie

, c dai Procelfi,che furono fatti a quella occa- fione,frali quali fi ètrovata la feguente Let- tera, che

Tarq.uinia

fcrilTedi fuo pugnoal Sig. Gio: Faloppiaa Ferrara.

Mol-

.*

(17)

TarquiniaMoì^^a

.

Molto

Riv.Sig.

mio

OfTer.

i

V

èEnendovenutocojìàinj/cnfieroilSig.di fcrivere allaGiulio MirandolaSignorant* Ducheffa

£

Urbino,parendomiche non pojfaqtte^

Jìooffigiofcno*giovarmi grandemente:

ma

per- chè non voglio fare alcuna cofamaifcr.gailcon- Jigliodi V.S.le

mando

una copia della Lettera^

acciò^fe leparerà che il Mirandola la debba prefentare, lopojfa fare,efe non^fìfaccia quel- lo^cheElla giudicherà bene.Efo Mirandolaave- rà feco la Bolla^ e ilProceffoy la quale final- menteabbiamotrovato pe fe occorrerà altro,V. S,

me

ne avvifi,perchèho deliberatodi fpendere ciò cheho

ypiuttofìoche lafciarmiprivarediqtiefìa PoJj'ejJione tantonecejfaria al miovivere. V. S.

fappiadinuovo che

M.

Ortenfto mio Cognatoè diventatoliberalijftmo verfo iDottori^e non per- dona

ad

alcuna cofa ^purchéeglipofiaferrarmidi fuori.

D

al'daltra bandail noftro Alejfandro im- prudentifimoyper quantointendoy

va

cicalando per

Modena

y e dicendo parole malbuone adac- quijìarfì lagrazia miay

ma

piuttojlolafua ro- vina." lequali cofehovoluto che V. S.fappia, acciocchéElla conofcendoquejiibuoni animiverfo dt

me

fia tantopth ardentenelmio negogio, e facciaopera,eh' to non abbia bifogno diquelef altriy edanco perchè pojfayfeleparerà,fare, comefifuol direyuncantoa cofiutyin

modo

eh' eglifappia ilbene, edil male, che ioglipoffo

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(18)

14

Vita

farCy e che fi non procederà bene^ farò queHa provi(ione aicafimiei^ cheio debbo^ e lebacio le mani ^pregando Diochela confirvilungamen- tefelice.

Di Modena

ildì 25.Settembre 157^.

D.

V. S.

Tarquinia

Mol^a

Forrina,

Vi

fu ancheallora

un

certo

Geminiano

Pa- tini,che in l'ua gioventù aveva attdb pergran

tempo

alle LettereGreche, eLatine, c che aveva anche profittatomoltonello ftudio delle belleLettere:fi prefcegli lacura di afliftere

Tarquinia

in tuttele fiiddctte liti,procu- rando con grandiflimadiligenza, che iProcu- ratori,ed Avvocati dilei faceflero il debito loro, cdifcndclfero con ogni ftudio le

buone

ragionidi detta Signora, che Taflìftevano, e perciò fuda Lei tenuto,ed accarezzatoinca- fa fua, feiitendogrande utiledall’opera, che lepreftava.Onde credcndofi egli perciòdiave- re guadagnata lagrazia di

Tarquinia,

e pel bifognoche aveva dilui d’indurlaa pigliarlo per Marito;

ma non

ofandodi manifcftarglic- lo a bocca,

dopo

alcuni mefi con una polizza le fcoperfeil fuodefiderio.

Di

che Ella fi prefe tanto fdegno,che fiibitofubito lo cacciò dicafa,e noi volle

mai

più vedere,parendo- le,chefoffefiata troppa arditezzalafuaapre- ten-

(19)

Di

Tarquinia

Mol^a.

15 tendere una tal cola,trovandoli tanta difugua- glianza di età,di nobiltà, edi altre qualità tra di loro: evedendofi al bifogno di aiuto per lelue liti,ficontentò di andarenel 1580.

ovvero 1581. per

Dama

d’onore a fervireLu- crezia Ducheffa d’

Urbino,

e Leonora d’Elle Sorelle del

Duca

Alfonfo Secondo nellaCorte di Ferrara con onoratiffimo trattamente, per compiacere ancoraalraedefimo

Duca

diFerra- ra, che più volte l’aveva fattodi ciò ricerca- re

,

ma

indarno,,econtale}fervittidiede fine alleliti. 11 Patini per l’accennato rifiuto fu preflb ad impazzire perlodolore.

Ma

perun*

malattia, che forfè gli venne pertalcagione, pochi mefi

dopo

reftò forprefo da una.fubita aplopefia, e mori in

Modena

nell’

anno

1580.

La

SignoraTarquinia

dimorò

per dieci,

o

dodici anni nella CortediFerrara, trovandoli che dell’anno I5pz. li eraElla redituita in

Modena.

Il

motivo

poi, che ella ebbe diri*

tornarfene allaPatria, fu

cpm’EHa

diceva pec Pentirli ofFefa dall’aria di quella Città: febbe- ne fuopinine dialcuni,che Ellafi movelfea ciò fare per emulazionedi una certaSignora Lucchefeper

nome

Leonora Bernardi, che fu

Moglie

di

un

Signoredi Cafa Sellati daGa- flel

nuovo

deipiù facoltofiuomini dellaGarfa- gnana.

La

qual Gentildonnaperedere

non

fo- lo giovine bellilfima, e leggiadriflima,

ma

let- terata infieme, enella poelia volgarepiliche

mezzanamente

dotta}

come

li feorgedalle fue

Can-

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(20)

\6 •, Vita

Canzoni, che vanno attorno, venivaa levare una gran parte di quell’aura, ed ainmirazione univerfale

, che primadi lei fi era conquifta- ta la Signora

Tarquinia.

Era

lanoftra

Tarquinia

(*) molto avve- nente, e digraziofa bellezza nella Tua gioven- tù, e nell’età maturaTalpetto, l’agilità, la fila gentilezza, ela fua buonagrazia fecero fcorgere effervero queldetto diEuripide, che delle vere bellezze non pure è vaga la Prima-

era, ma

altresì l’Autunno.

Nulladimeno

pe- rò ledoti,e perfezioni dell’animo forpafiaro-

no

dimoltoquelle del corpo, attcloche aven-

do

uguagliatiipiù celebri Perfonaggl invirtù

,

e dottrina, non cedette

nemmeno

a veruna

Donna

'nell’integrità

, enella modeftia, dicui feceTempre proTefiìone con tanto miglior lua gloria, quanto fuilconcorfo d’

Uomini

illuftri divarie Nazioni, cheudendo il rifuonodelle -

fìngolari fue virtù procurarono

come

colàmi- rabile di vifitarla,etutto ciò ci viene confer-

mato

dal piùvolte citato Francefeo Patrizio ncU’Epiftoladedicatoria delleDiIquifizioniPe- ripatetiche cos\:Elegantes ac doBi•viri quique , non cives tantumtui^fed quotquot Italia^quot- quot Europaprotulit^

Mutinam

vifuntyUtte

Mu-

tiatevifafftyUt.ntirenturjut colantecerebrumJo- vis

PietroPaolodi Riberanel luogocitatoad IlarioCofia'Elog.delle'DonneIllufiri

Tom.

zrpag.

800.

(21)

^

Di

Tarquinia

Mol^a

.

.vispane fupremialter

am Minervam

. Quellava- nità, checosìdolcementeadula l’intellettodel fuofeflb, non allcttò

giammai

il fuo. Poiché -'avanzata nell’età non curava piu fimili ono- ri, efuggivacon grande faviezzaleoccafìoni, che potevanofarlacomparireper tale,

ma

fen- za prefunzionedi (e (lelTa,edifpregiodialcu-

no

preferendo unavita ritirata dal

Mondo

al- lo ftato, che le fuc qalitàftraordinarie le po- tevanoarreccare. Probdolor! [iòno parole del Patrizio nel luogocitato]pofiquam

^

Mar

itus titusPaulusPornnus virorum optimus adfupe- rosmigravit

Mufas

omnes^ac Gratias, luBuac tenebrisobduxijìi. Artemijlamalter

am

tefabiam dolemus.Sed

&

tuuxor illiincomparabilis

^

admiranday da locumprudentia ac fortitudini tua, da finem lacrimis

,

Dellequalivirciidun- que, prerogative, c qualità Angolari alcundub- bio non. può nafcere, avendone^ fatto pruova, e dato fufficientiflìmo faggio a più eccellenti

Uomini

della lua età, e intutteleprofeflioni, ne’difcorfi,e privatiragionamenti fattidipro- pia voce, enon per ifcrittura, nella quale poflbno, efoglionoaltriavergranparte; nel cui fofpetto

non

volendo Ella incorrere,

non

fiècurata di pubblicareopere Tue, giudicando arroganza il pretendere fama mediante lo fcri- vereinquelle profeflioni,nellequali molti

Uo-

mini faggiamente

hanno

fcritto, echenonpoi- fono effere uguagliati, non che avanzati

,co-

me

furono un

Fiamma,

un Panigarola,

Don

Tom.

IL B

Prof-

DigitizedbyGoogle

(22)

l8 Vita

ProfperoMartinengo, Camillo Baldi, Cefare

Cremonino, Torquato

Taflb, il

Conte

Anto*

nioBevilacqua,Stefano Guazzi, Antonio Quc*

renghi, Alberto Fulvio Pazzani,Francefco Ca- valierino, Giovanni Torri, ilCavalier Guari- no, ilCavalierLionardo Salviati,e negliul- timitempi

Monfìgnor

Gio:Baci{laStella,men- trefu nunzio Apoflolico prelfo1’-Altezza Se- reniflìma del

Duca

di

Modena

, cdi Giulio Cefarefuo Fratello. Ciafcunode’quali, edal- trifenza

numero

l’hanno riverita, e celebrata, oltre molte

Accademie

dell’Italia lepii»<;ele.

bri, le quali

hanno

voluto gloriartidei no.

me,

e valorediquella. Finalmentetutto

Tu.

nivcrfoha dato un applanfouniverfaleai fuoi meriti,

ma

particolarmente ilSenato, eilPo- polo

Romano

con un’autenticateftimonianza

,

ericonofccnza, avendolainun Decretodel Se- nato (nel qualeèfatta

menzione

di tuttele qualità, ede’ Tuoi meriti

)onerata del titolo di

UNICA

, dandoleil diritto di Cittadina

Romana

, ea tutti quelli della Cafa

Molza

in perpetuo.

La

copiadi effo Privilegio,

o

Pa- tente è la feguente traferitta diparolain pa- rola dal propiooriginale,xhe confervafi nell’

Archivio dell’Illuilriffima

Comunità

di

Mo-i

dena

.

Quod

Fabius Matthaeus FrancifeusSori-

j, cius,

Eques Dominicus

CacciaCofs. de

Tar-

quiniaMolfa Mutincnle Camilli Filia

Givi-

tate

Romana

donanda ad

Sanatum

rctulcre S. P.

(23)

Di

Tarquinia

Molxa

.

ip

S,P.

Q.

R. de

Ea Re

ita fiericenfuic&c, Etfi

novum,

atqueinufìtatumefiin

Civium

nutnerum aSenacu

Feminas

cooptari

, qua-

rum

virtus ac fama domcfiicorum parietum finibu^contineri

cum

debeat, raro publicis in negotiis ufui Reip. effe (olct;tamen fi aliqua inter eas

unquam

extiteric, quacnon folum cetcras lui ordinis

, fed virosetiani virtutibus paene

omnibus

fupeigrediatur, x-

quum

eliut

novo

exemplo, novisinufitatii-

quemeritis, novi

ùidem

hooores inuficaci*

que perfolvantur.

Cum

itaque

Tarquinia

Moifa

Mucinx

antiquilfima,ac fiorentifitma Pop.

Rom.

Colonia Camillo patrein equi-'

tum

ordinem

D.

Jacobi

nomine

ab Hifpaniz Regibus inftitutum obmerita acnobilitatem adlefto genita, celebresillasRomanas Heroi- dasxmulecur, virtotibufqueexprimat, utci nihilprzterpatriam

Romani

deefle vidcatur ne hoc

unum

ad.abloiutam ejus gloriara de- fiderari polfic, S.P.

Q.

R.civitate donan-

dam

cenfuit.

Multz

prztcrea, ut id decer- neret, fueruntcauflae;

nam Avus Tarquiniz

FrancifeusMariusMoifavirclariflimus,

cum almam Urbcm

patrioloco femper habueric, in.cjurqueluce vixerit,

plurimum

tunc de Rep. mcrituseft,

cum Laurentium Medicem,

quino6fcconcubia Arcus ConftantinianiSta- tui«capita ciana cxciderat, alportaveratque, in 5^natu furti ac violaci holpitii pofiula- boniqueCivis,

quo

jarp

nomine

S, C.

B

1 fue-

n

yy

yy

yy

yy

yy yy

yy

yy Vie.

DigitizedbyGoog[e

(24)

IO

vita

fj.ratdecoratus, parccs flrenur, ac fidentcr

,,cxplevic

, fcripficqueetiam utraque lingua

Htrufca fcilicet ac

Romana

candidiflitne, yy g^ravÌEcrque

, quae

omnium

in manibus fune ,, prò cxemplo, uc velhoc folo

nomine

tanti avi nepoicra fingularibus beneficiis,acque ho- noribus profequi S. P.

Q.

R. debuiflent .

Sed avitishifee, ac paternis decori b us,tam-

quam

ca alienafine,iwn contenta plurinaum IplendorlsTarquiniapropriisvirtutibus addi- j,*dit, uttantumabfit» ne quid abillisfamac, ac lucis decerpferic, utad

majorum

gloriam potlus multara transfundat e fuo: quippe quae

cum

mutas, acque inglorias femina-

rum

artes,acus,

&

coli

ufum

non concuma-

eia, acdcdignacione,(edcelhtateanimiprac libcralibusdifciplinis concemfiflfet, eas

om-

nes ac Philofophiam univerfam, Logicam, Rhetoricen pertinacilabore pertraftavit, in

^

quibusac Poetica praecipueficexcelluit, ut

,

antiquas illas poetrias

Sapphum, &

Corin-

,

nam carmlnum

elegantia, acque acumineae- ,

quaverit,quas pudicitia reliquifque virtuci-

,, busantecedit.

Nam

Italico fcrmone multa contexuic nulli fecunda, par

Avo,

ceceris

prior;

Graca

etiam, Hebrasaquelingua, qui-

busoptime feit, nonnullain

fuam

fcliciter

tranflulit, nec non elibris facris, quibus

myfteria Criftianae Religionis contincncur,

hauftam do£lrinam non delibavit tantum,

fed obduxit.

Ut

haec vero graviffima fuas ha>

(25)

D/

TarquiniaMolt^a

.

at

,, habercrhoneftas intermiffione,

&

ne

quod

,, Themiftocliobtigit, indoftlor

ob

hoc Tar-

qulnia videripoffct Muficen

more

prifco

mufice didicic, hdibulque, acvoce ruaviifi-

me cum

fciat, quicquidvolupcatls capirop-

n

tima, ac prudeiuiiiima mulier, nonaliunde

r,

quam

exfe ipfa capir,

Relatum

eft ctiam

,,Senacuì

eam

incredibili animi magnitudine,

n quam

faeperebusinadvcrfisoftendic,necnon

„impenetrabili prorfuspadicitia admirabiliter

florere,

quam

ut inmatrimonio cafte, intc-

grerjue lervavit, ita nuncin viduitate, ac

,, lolitudine non minus pure,candidc<|ue tute-

tur; quae duacfaiisillieffepoterant viriutes i, ad

Romanae nomcn

fine ullaSenatus tefiifi-

catione

promerendum

.

Quamobremcum

Tar-

,, quiniaMolfa Mutintnfis apud

omnes

gentes

„ Magnanimitatis,Gaftimoniae,Religionis,

Do-

,, ftrinae,liberalium deoique artium

omnium,

ac praecipue Mufices

immortalem

fitgloriam

„ confequuta, aequiffimumfuit,utei

quam

to»

tus terrarum Orbis admiratur prxmii loco

Civitas

Romana, qux

totiusterrarumOrbis

,, caputefl,actheatrum, conccderetur.Scna-

,, tui igitur

Populoque Romano

placuit, ut

„ Tarquinia

Molfa

Mutincnfis in nobiliftima-

rum Civium

fuarum ordinem afcifceretur, ,,

quam UMilGAM nomine

fingularibus ejus

mcritis, virtutibufque debito nulliha£tenus concéffp 'proprie ac fignificanter app'ellavit.

Et quoniam

confideratiirimeSenatus.Popuiuf.

c:..

®

3 quc

DigitizedbyGoogle

(26)

zz t^ita

,,

qax

judlcavit Tarquiniae virtutum pr*ftan-

„ tiam effe tanti, ut ea

tamquam

accenia fax

,,

non

ipfa folumluceat, fed vicinaetiamlo-

calumine compleat fuo. Cenfuitigitur

Mol-

fas Mutinenles

omnes

, licertoga, fagoque

per fe fatis illuftres,

eorumque

deinceps po*

,, ftcrosin perpetuum ob hoc folum

quod

e

„ Molfa

gente funt,

qu*

talem actantamvi- ,, raginemtulit,Cives

Romanos

effe, Patriciis

„ adnumerari, Remp.capeffere,Magiftratusge-

,, rere, Sacerdotia obtincre,bonaliberahabere

,

,, immunitatibus, honoribus uti fungi poffe, ,, quibus, fi

Rom*

natialitique effent, fine

controverfia fruercntur.

Quod

ut

notum,

te-

ftatumque apud

omnes

fit,ianxerc Cofs.

De-

crccurain tabulas referri,diploma confici, ,, Urbis figno muniri,aSenatusScriblseorutn

chirographo firmari. Quifquis eft,adcujus

,,

manus,

notitiamveS. C. hocpcrvenerit, is

feiat S. P.

Q.

R. honeftandi fuis merita, ,, vircutefque praemiispotentiamdeeffe,nonvo-

luntatem.

Datum

ex Capitolio

V.

idusDe-

,, ccmbris

MDC.

„ Curtius Marcholus Sacri S. P.

Q.

R.

Sriba &c.

„ Angelus Fufeus Sacri S. P.

Q.R.

Scriba

,,&c.

Expeditum

publico

fumtu

ex co-

dem

Senatus Confulto.

La

Signora

Tarq.uini A

erafolitadifcftcg- giarc ogni

anno

con particolar divozione il

giorno

(27)

'Di Tarquinia Molxj*> 2^

giorno de’25. delmefediNoven'breconfecra- toaS. Caterina Vergine, eMartire Aleflan- drina, perlaquale divozione

Don

Pietro Pao^- lodiRibera Valenziano, eCanonico Regolare i.ateranenfecredette, eh’Ella fofle nata intal giorno

.

Nell’annopoilóll.al24. di

Decembre

la Signora

Tarquinia

feceilfuoultimoTefta-

mento

per Rogitodi FlaminioFontanelli At- tuario, e.Notaiodel Pubblicodella

Comunità

di

Modena,

nel qual Teftamento ordina, fs- guitachefaràlafua morte,dieflere feppellita inuna Caffadi

piombo,

odiramenellaChic*

fa Cattedrale di

Modena,

e nel

modo

iflcffb) chefu feppellitoMonfignor GafparoSilllngardo

Vefeovo

di

Modena.

Frai dlverfi legati pii, chefece, ordina, che fi maritino ogni anno trepovereZitelle vergini onefteCittadine

Mo-

denefì nate di legittimo matrimonio cotidote di lireducentodi

Modena

per ciafeheduna. In quel

tempo

loScudo d’oro valevalire 7. 2. ó.

Fece ancora un legatoaciafeheduna delle tre fueSorelle nominatedi fopra. Lafeiòdi poi all’IlluftrUTima

Comunità

di

Modena

perfegno di onorevolezzatuttiiTuoi Libri,e Scritture, eccettoleconcernentil’intereffe della fuaEre»

dità, einficmelelafeiò

Ilfuo Privilegio originale fattole, econ-

ceffolc dal Senato,e Popolo

Romano

deli’

„anno 1600.quintoIdus Decembris^miniatoin

„ cartadicaprettod’oro, evarjcolori,cguar-

B 4

nito, '

DigilizedbyCoogle

(28)

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J>

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J’

t*

J’

J’

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}>

I)

ì4

nito,cadornatodi molte,ediverfc figure, conil cordone di feta cremefina,e d’oro

^

e col Sigillo,o Medaglia grande d’argento, che daunlatohaimprefla la

Lupa

, e dui puttini

, arma

, o imprefadi

Roma,

ed al- tre figure ancora con quefte paroleattorno Amoris

&

ludtciiftgnum dat, eche dall’

altro lato ha le parole Senatus Populufqut

Romanus

,attraverfo ad un’

arma

con altre paroleattorno

,cioè

De

Republicabene meri»

to.

Con

obbligo che detta Illuftriflima

Co-

munità debba con ogni cura , ediligenza maggiore cuftodirlainperpetuo nel fuoAr- chivio adonore, edutilefpezialmente della Famiglia

Molza

,ficcomecon ogni maggiore affettoefla Signora

Tarquiwia

inftantiflì-

mamente

la pregaacuftodirlo,econfervar- lo . Aflentilcc però, che poffaadogni ora darne copia autentica aqualfifia della detta Famiglia, chegliela addimanderà, cavando la detta copia da unacopia

Rampata

, che farà anneffaaldetto PrivilegioOriginaleper ordineefpreflodieffaSignora

Tarquinia,

laquale non vuolein

modo

alcutio, cheil detto fuo Privilegiofiacontaminato, egua- fto percaìifla di eflere copiato orada que- fto, ed ora da quell’altro,

ma

che ficon- fervi nelfuo cannonedi latta così intatto, com’è nel fuo Archivio, e bifognando fi

traferivafempre,eficopj dalloftampato, e

non

altrimenti, nè In altro

modo

&c.

In-

(29)

Di

Tarquinia

Moì^a

.

25 Inditui di poifuo Erede Univerfalel’Ofpi- tale

Maggiore

detto la Cala di

Dio,

eSanta

Unione

de’luoghi Pii della Cittàdi

-Modena

,

eliSignori Prefidenti, ed Agenti

come

tali, cnon

come

particolari perfonecon obbligo ec.

E non

accettando foftituiiceilCapitolode’Si- gnori Canonici, e la

Menfa

del

Comune

de*

RR.

Preti della Cattedrale di

Modena

&c.

, c in difetto di queftiliPadridi

San Domeni-

co,elaloro

SagriRk

.

Ma

l’Ofpitale fuddetto accettò l’eredità,con tuttiiBeni,c incarichi nominatinelTeftamento,etuttavialigode, e difpone in vantaggio di detto luogo, e nella Sala didetto Ofpitale fta efpofto inun

Qua-

dro il ritrattodi detta Signora, cheè

molto

bello,e ben dipinto invede dottorale, e ve- dovile.

Finidivivere

Tarquinia Molza

inMo-' dena nell’anno 1Ò17.,efu feppellita nel

Duo- mo

avantiilBattifterio vicinoa’fuoi

Maggio-

riildi IO.del raefe d’Agofto, e foprailliio Sepcdcrofileggelafeguente Ifcrizione

Una

Scientiarnm^ ac Tarquinia Molfa vita^

idemoccafus

,

commune

fepulcrum. Obitt dieSii

Augufiil

6

ij, atatis

fua

74.

A L-

DigilizedbyCoogle

(30)

T

efUrrmniitnzedi

T

arquiniaMolza

.

27

ReverenàusPater LaliusBifciolainx.Tomoftibjlii»

varum HorarumUè. 14. cap. if.FoL1007. ubi agityquamulieresdoiìay etiampudicayhae

de Tarquinia.

Unamxtatisnoftrar

commemoro Civem meam

,, Tarquiniam Moitiam Porrinam,

qux

Latine» yyGrasce, Hebraice non vulgariter

doda

magnos

yyOratores, Pocras,Phiiofophosle^it acinterpre-

tarar,

&

de Encyclopaedia graviter,

&

perite

yy

cum

eruditifTimishominibusdi(ferit,Civitatisno-

(Irae

Mutinx

ornamentum, Italizquedecus

.

Da

unaOrazion recitatainunAccademiadiLucca [oprareccellenzadelleDonne,

yyChièche nonfappia perfama almenoraltiiTimo, ,,egcneralifTimo valore in

Mudena

dellaSignora

yy TarquiniaMolza?Ellanel cantare,e nel fona-

re èquali tantoall*altre fuperiore,quantovei j,perfettiflimc

Donne

avanzate di perfezione gli

„ uomini,

come

giàfi moftrato;

ma

nelledot-

trine,enellacognizionedelle treLingue Greca,

Latina,Volgare,pernondirtroppo, pareggiatut- ,,tiipiiiefercitati

Uomini

de’tempinofirt, nelle

„ quali trelingueella fcriveeprofe,cverfi

ma-

ravigliofamente,

come

tuttodìfivede perdiverfi

„ componimenti.

Fulvi* Pazarù

MS,

Si rcnovatveterem in

Domina

Natura decorem, Oraqueconfpicua dote fuperba parit, Qualia difcordesPhrygiofub judice Divae

Speffanda Idzis exhibuere jugis«

Cur

(31)

^ Tefiimonlanze Curaptidcfuntpiclores,nofcatutillam

Expretram valtu porteràgensfimili?

Dedecori aut noftraceltpriorajtas,auttibiApellcs Cypria,quani piflisrettulit intabulis.

IncertiAaSloris

Inlucemredeatfiqui tibi Lesbia

nomen

,

Cynthiaquique dedit, Delia quique tibi, Tarquinia:formam non fatpercarminafingam,

Nec

CousPiftorexprimatin tabulis.

Sefolaeffingat, fibinec putetelfepudori, Cura propriumportìtfola referredecus.

Perfcéiumhocnatura fuifpecimen dedit

unum, Hoc

unoviresprodiditipfa fuas.

Cunafervareigiturcunftahocperfntcula poflìt, Dcdecus haudlevefit fiinteriiflefinat,

, _ FulviìPazanìMS-.

larquiniaraquicunque novafobimagincPiélor Affueta:tentasarte referremanus

,

Provulcudepingerofas, prò crinibusaurum, Et niteant pura'candidacollanive.

Sxnt oculi, utcupidumfiquis patietur

amantem,

AJternent varia fpefqaetimorque vice

.

Joannis Jurii

MS.

Tarquinia: exoptas

formam

fifingerePiftor, Nullafuispemtusparsvacet utnumeris; Scintillasvibrentvultus,

&

lumina flammas,

Petlòris

&

jaciautundique

fumma

faces

.

Nam dum

cordahórainumfanftourit,&uriturigne, Totaardor,totaertflammea, tota& amor.

... ... E;uf-

DigilizedbyGoogle

(32)

T)iTarquiniaMolza

,

EJufdtm. '' '

Eflfc

Deam

qurstedubiter,

quam

fingerenullus Quamlibttexcellens pidìorinarte poteft?

At

queathoc,fuperos repetatfiCousApcllcs^ Cujusfefi£tamgaudet abarte

Vcnus

.

Non

Venerisformam,fed

quam

conceperatrpfc, Etf.bifornaarat,rettuHtintabula.

Benedici Labadini.

IngenìumPallas, formamCythcrca, Icporctn Effingant Charites,quetn tribucretibi:

Sic crisexprefia,hxcmortalisfingerimago Nulla, nifiobtingatforstuarigmalion

.

Fingere coiieturfi tevelCousApelles,

Non

habeatnumerospifta tabellafuos.

Perficiat folusdivina hocarte Prometheus,

Adderenamqueoperifenfum

animamque

poteft .

Quidquidagis,q'uicquidloque'ris,veftigiaquoquo Vertis,

&

^thcrealuminaclara,hces, TeCharites comitantur,adeft tibiblanda Venuftas,

Affìfiuntque Sales, fubfequiturqueLepor.

Ut

mjc pulchratamenpoftìs*fornàofavideri, Offufisoculosdecipiens tenebris:

Sed

cam

fislon^e antealiaspulcherrima,

fumma

Sandaqucut

fummo

formadecoretibij_ .

Mifer egofinullus

homo

tefingere poflìt, DivinafingatteDeus afte

Deam.

_J* , .

* * •• «4^

. ' - ••

- N«l-

(33)

'Tejìimomanze

'

Nullus,tcprJBter, tc£IctcfingerepoflTit,

Tc

veraeffigiefola referrepotcs, Siprolemedidcrisdias inluminis auras,

Corporìsatqiieanimiquzfìtimagotui>

Quivi(fet,ìsnimiotedeperiruftus amore,

Lumina

nec folitum

munus

obirequeunt.

Hinctenec tabulis,nec

marmore

fingerequifquam Efipotis;effingifitamen ipfavelis, Piftorifqae cupismanusuttibi proroget annos,

Sume

aliamformam,define

&

eflTcquod es

.

SiquantusLatioesFallopi,

&

quantus Etrufeo Carmine,pingcndi tantusinarte fores, Tarquinia:

cum

veratuo.fitpectoreimago

Fixa, tuahancpolTetpingerefolamanus.

Tlcif

TU

fppaertff\t/ruv, ytvtTeti<T<*4- ìpetST»f,

Sòr'«Tok' umAoìppùvnriàtSi» yp<ipnv\

Ut

vldet,ingenti ut Piftorfìtczeusamore!

Quiteigiturpo(Tu pingerecxcusamansP

Te

pi£torfìtmentis inops,czcufque videndo,

Ec'potis viaiitusnic fimulare tuQS?

EW^tk

St»

T

y(To^iecy TipautAtitfiaKTWy Kftfipyi^tÌpt*yp4fuy^•jretyTtXÙtpyoy^

Mcc^iS'wfTttpéìf,(iiy»yì'« ^eiypxiptfloppy

2òf ed iftftopxiycvi'iTO^'cày,

Si

formam,

fophlam,cantumqueeffiogeretentes, Perfeftum faciuntqua:triajunfta decus, Sitlaborhic vanus;fi

formam

finxeris

unam

,

XIU quidem careat

&

capite^

&

pedibus

.

Her-

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(34)

T)iTarquiniaMolta

.

31

Herculii Capitonis

MS.

Piclura ardcntcs oculos, vMltufquc decentes Tarquiniac afpiciens,corporeumquedecus;

Exprimerc, &formameftconatareferreniteotcra Sa:pc,fedingentipondcrevifta fuit.

Quam

majorafuisaudenfemaffataPoefis Viribus,hxc

mea

litcura,meufquelabor,, Define, fudineantha:cnoftrasponderavires,

Ipfaanimireferam,corporisipfadecus.

Ejufdem.

Sidecusegrcgiumformac,filumina,vultus, Et veraexprenfos artevidere cupis

,

Afpice,quotnimiomortales uratamore, Afpice,

quam

teneat pallidus ora color:

Tarquinixhic oculos, hic formamagnofcercpofTis, Nullapotcftfierihac vcriorefiìgies.

EJufdenJ

.

Situainaffiduo

motu

’eftpulchcrrimaimago,

Dum

micatillamàgls,

dum

magisillaviget,

Quod

noneffingipoffismirabere?quodte

Non

queatartificisulla referremanus?

Sifingiexoptaspenitus,veroquedecorera ExemploexprclTumDivavidere

tuum

,

Auttaceneegregiaecrefcit’pratftantiaformar, Piftoris paritcrautfacecrefcat opus

.

(35)

32

T

eflimonianze Ejufdem.

Quam modo

Tarquin’ummireexprelTilTcfcrcbantj

Nunc

idempenitusdiciturarterudis; Sicformofaraagis,ficfitdiviniorilla

Sempcr,fcrtquenovutnquailibetbora decus

.

J«:BaptfjiaPazani

MS.

Vos

qaibus adverum minusapteexpreffadecorcm Tarquinia:effigieseftgravisufque dolor, Definitein varias culpam hancdiffunderecauITas,

Summaque

fitcun£lisfenfibusunafatis.

Natura:, totisingen?quaviribusinftat,

N

ultaparemArspotisefta:mulaferregradum

.

CorneliìCorandini

.

Dum

contemplaturtea

fummo

Piftorad

imam

,

Luftrat

&

intcntis fingalaluminibu?

,

Nil penitus mortalein tecontendit, at elfe Divinumaffirmat vultu, oculifque decus.

Caelcftistaraenhosdemenseffingerehonores, Mortaliqueipfosnititur artefequi:

Nec

fibiquodpingltpraecuniademerelaudis,

Unde

haecfperabatpolTe referre, videt.

f

FulviiPadani

MS.

Effigies,fulvo

quam

tumirarisin auro QuaslibetsethereaspoftedecereDeas,

Omnia

Tarquinia:fimilis:pulchramafpicem frontem,

Ora, comas,oculos,candida colla,manus.

Wlam

cernendidetur

modo

copia,amantes Pofeereinextremamorte videbisopero:

. Illi

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(36)

DiTarquìnU

UH

blancittlastrloricomponerc voce; ì

Vultuacleovivamfitl^apuellareterf.

Attatnen haecjuvenum miferos

cum

ludcreamores Nefciat, hocpropriumed;cetera funtDominae

.

Lumina

(quis credatP)nodriillafugaciaamoris, Luoiina erunt oculis fzpe videndameis

.

Quam

beneTarquiniam Pidor mihi rcttulit,arte Do(ftusApollcas exuperare manus.

Felix, atque iterumfelixpulcherrimaimago Divinae formae condltionetua?

.

lllabrevifacies

domins

vitiabituraevo,

Tu

cana

nunquam

confpicierccoma.

BtHttiiBiLahudinìM.

Invenifleratus

fummum

decusinquit Apelles, Sola

meum

inventum materamoris habe:

Crleflesinter folihoctibiconvenir, extet

Ne dum

infemineocorporetantus honos.

SedfiTarquiniam videat,cui

fumma

putaram;

Infima vix dicatnota fuerc mihi.

An

pingam^fruftraidtentem,haudimitabilisilla cft ,

Nec

venia dignustertiuscrrorerit.

Eiu/dem.

Tarquiniamintentuspidianj

dum

fpeftatAlethes, Aut hatccatleftisdixitimagoDeaeft, Autfi femineaefi,natura haudfeminatalis,

Addidit artificis plurima

do^a

manus.

Se.’

cum

delude illamvidilfet,plurima omifit Pitìorait, fuerantqu»potiora, rudis.

T

om. II.

C

(37)

?4

T

efiimontgnijt Alfonfi SaxiiMS.

Tarquinia? conatuseratbisfingereMopfus Effigiem,Mopfibiscecidercmanus.

Attonitustandem fccum, hocfitnumine

Divumy

Fas mircre decustantum,imitere nefas.

SJufdem.

Tarquiniae effigiemmulto emit Honoriusauro, Divinaexpreflamdixit

&

effe

manu.

Indeillammirofuccenfusamorevidendi Emenfus longameft,difficilemqueviam.

Etfiftum vero vinci

cum

cernerct ore.

Non

mihi fumtus ait, nec via longa gravis

.

Velfemelhoc vidiffedecuscaelcfte,labore Poffitcmi Herculeo,divitiifque M'idsE.

Tjufdem

.

CarminaTarquinia? cultilllma legeratAlcon, Judice

&

hocfueratLesbia dofta minus.

Expreffamtabula led

cum

vidiffetéburna, Sindariad hancdixitcfituaformanihil:

Immo

adTarquiniamhihil haecrcfponditAconteus;

Si videas,fupradixerisireDeas>

"Ejufdem.

Tarquiniampiftorfitentespingere, no6lcm Offundentoculisluminaclaratuis.

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(38)

DiTarqminiaMolza 35

.

JoannitTurriimd FulvtumPse.

Effigies,

qam

tufublimictrminetollens, Conteqdis vultu Tarquiniac effeparem^ Delapfa autcasìo ed,fimulacruraut Palladisolim,

Quod

Diomedeaefurripueremanus;

Aut, licetexuperetprifei quidquidtulitattas Teraporis,

Humana

eftfi

modo

fìòìa

manu,

Esquanto major Fulviomnibusipfepoetis^

Caelcftitantoeftilladecereminor.

Alexttndri Secchìt

MS.

Curnam

Tarquiniamtentarintpingere multi,

Nemo

tamenverepingereadnucpotuit?

Carleftislux eft,radiislateomnialuftrans:

Nulla

hominum

bineilliparmaauseffepoteft.

Ejufdem

.

Icarioscafus

cum

veljet Da»da!usolim Exprimere,hnepatria?nonpotueremanus

.

Tarquinia?eximlumdivini effingerevultus - Accidit Antigeni,

dum

decus optat,idem.

Cur ita?nefaccret nimius dolorobftititllli|

Huic rapiensfenfusimmoderatus amor.

FulvìiP/feiani

W

Jo/vinem Turrium.

Non

mihiTarquinia» tenus demiffa per auras Blandiorin cupidas venit imago manus.

Nec

quia abingenua du£lam feproferat arte, Judiciumminuatpiftafiguratuu*n.

Nam

ficut

nemo

famdofto carmine,folus Qualefacis,fimilehoceffenegaretopus.

C

2

ele-

(39)

5-^ Tejùmonìanze

E

L.

E G

I

A

: Trafcrittadal Librointitolata

Delle dtfawentured'Ovidio Libri cinque^ ridottinella 'volpar linguadaGiulio- IMorigt nell' illu/ìrij[fima

Zìccademiade'Signori,Innominatidi,

Farm»

rInabile .

, . Il j;, i

In FJtvennapreffoFrancefeo Tebaldinida Ofimo

.

'

MDLXXXL

Elegia ultima'delìAh. qbinto.

Alla Signora Tarquinia Molza^Accad. Innominata, DicejiycheilMaritoètuttointento alla gloria

dellaMoglie

.

a:

Uante memoriene’miei Libriiot’aggia

(

O

miapibdi

me

ftefToamata

Donna)

Date,tuftelfaleconofei,evedi:

BenchéfortunaaTAutor molto foglia.

Tu

farainondimendalo

mio

ingegno

Ne

l’etadeavvenir portatailluftre.'

E

mentreio farò letto,infieme

meco

Eialèttala tuafama:enon puoitutta Ne’ medifoghi inceneredisfarti.

E

avvegna chetu po/Taaltruiparere Mifefa perlòcafodelMarito;

Nondimen

troverai alcune,qual»' EfTer,tali vorrian, quale tu lei.

Che

te,febenper entroai noftrimali Sopportiinparteilgrave duol, felice Diranno,;eporteraatiinvidiamolta: ,

Piò datonont’avrei,dandoricchezze

.) Di

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(40)

DiTarquiniaMolza. 37 Diquel, che datot’ho:delricco l’ombra Porterà,nullaagl’infernaliDei. "

Ilfrdttotidonai d’eterno

nome:

Don,

chemaggiordiquel, dar ^non potei:

Aggiungi che tufei difefafola

De

lefoftanzemie, ch’efferti puote' .

Se nondi

(ommo

onor

,d’eterna

&ma:

Onde

lavocemia non ègiammai Perre mutola:edei delbuongiudizio DituoMarito andar fuperba, elieta.

Ilquale, acciò che temerario alcuno

Non

polladir,leguiin amarmi,cferva Lafedepia,c

me medeimo

infieme:

Per ciò che mentrenelapatria

fummo

Senzanefando vìzio,efenza alcuna Riprenfìon; latua bontàfii villa:

Quella nonfu peregualmentefarfi

A

tenoftra ruina: intal fventura Latua

fomma

bontà chiarafi moftrì

.

Quandoèquel molTo,ch’elTerbuona vieta, E’agevoi elTerbuona:enon hacofa Lamoglie,eh’ afirben pur feleoppona.

Quandoil Cieltuona,e minacciofoFreme,

Non

s’occultar,nonfilevardel

nembo,

E’finalmentequello, illullrc,erara Pietade, quellouncongiugalcamore.

Rari fon quei del certo,che vertute Scguan piò prcllo, cheForauna,i quali Quand’cllafiigge, llean co’piedifermi.

Se nondimenoèalcun,che pollainparte La forte,fegua leverrò,quellibave Per fuamercede lavertuteillefla:

E

ne l’avverfitàpiòeccella appare.

Se racconti tuiltempo, non fuquella Per alcun tempo maitaciuta,e i lochi Sono ammiratiin ogni parte,dove

..i

C3

Per

(41)

^8 TejUmmianz0 Per quella penetrarfipuò,del

Mondo

.

GuardiaPenelopea,

come

lafede Suad’ogni lodedepnail

nome

ferba Perlungotempopiù celebre,echiaro?

Miri,

come d’Ammeto

lamogliera,

£

d’Èttorlìencantate?e quellafiglia D’Ifla, chiosòdigir ne*roghiaccefi?

Come

perfama Laodamia,eh’appena

Toccò

il Grecoterrencolpièveloce.

Sia tanto al

mondo

commendata,eviva?

Ma

bifogno per

me,

nonè dimorte,

Ma

d’amor,edife:tu cercarfama

Non

hai da cofe perigliofe, e Araner

tipenfar,perchènonfacciqueAe Cofe,ch’iotele avvifi; alzolevele, Se ben la

Nave

vaco*remi,ccorre.

Colui,che t’ammonifce,chetufacci, Quello chefai,teinavvertendoloda,

£

l’azion.tuacon l’ammonirtiapprova.

£ .

I

L F

I

N

E.

V 't^ - -

DIA-

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(42)

IL CARMIDE

DIALOGO DI PLATONE

TRADOTTO DAL GRECO DALLA SIGNORA

TARQUINIA MOLZA

I

O

venni ierferadaPotidca daII’efl^rcilo,cco-

me

dopolunga abfenza volentierirtae n’andai alle folitcconverfazioni, ed entrai nellapa- IcftradiTaureoportaall’incontrodel

Tem-

piodellaBartlica,edivi ritrovaimolti, par- techem’erano ignoti,eilpiiidiloroda

me

co- nofciuti:e

come mi

videro entrareaU’improvifo

,

fubitoda lontanomifaltarono chidaunabanda, e chi dall’altra.

E

Chcrefonte a guifad’infuriato, faltando dal mezzo degli altri mi corfe incon- tro, c prendendomi per la

mano

dilTe, o So- crate

come

Teiufcitofalvodallapugna? perciocché poco primache partlflìmoera fattabattagliain Potidea,laqualequerti diquiavcanodigikudita.

Edio

rifponaendo adelfocosìdilTi;fono ufcito co-

me

tuvedi.Fuportataquanuova,difs’egli,cheun fattod’arme moltoafprofifece,echeinquello morironomolti degli amici.Benevifudettala verità,difs’io. Intervenirtituallabattaglia, dilTc egli?V’intervenni.

Matu,

fpggiunfe, fedendoqua vienci, raccontai!fatto, perchè certonon abbiamo udito apertamente ogni cola.

E

intantoconducendo-

C 4

'

mi

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