(
33
)§. 50.
E da prima
il Perraultpoco
fermandosi sul testo intravide nei conclaviun
certoche
di disarmoniconellaragio-ne
dell'altezza alle rimanenti parti, allorché la lunghezzafosse riuscita eccedente in rispetto alla larghezza ; laonde ,secondo
appare, dovette giudicarla affidata all'arbitrioed
illimitata.Tenendogli
dietro il Galianinon
sifeceimporre
dalpensamen-to di lui , se ove era mestieri di darsene carico , o si tacque del tutto ') , 0
ne cenno
ingenere
senzamuovere
la più lievedifficoltà 2) , anzi favellandone nel luogo testé ricordato per dare
appoggio
alla sua strana congettura, lungi dal mostrarsi inteso della regola stabile
da
Yitruvio dettata ,un esempio
acapriccio nella ragione di 15 a
25
, o sia di tre a cinquecome
per gli atrii, e contro le date regole allegò,
mercè
ilche non
curò, opoco
perito si dichiarò della dubbiezza dal Perrault manifestata.Ben
parve allo Stratico assoggettareadequazione
la ragione delle
misure
tra loro , e perciò facendo raffigurare r incerta estensione della larghezza dalla letteraa
, e quella della lunghezzada
credette trovare lamedia armonica
nella formola algebrica .Ma
esso,siccome ognun ben vede
, se provòche
per quantomaggiore
si fosse la lunghezza dellalar-ghezza
non mai
potesse 1' altezza oltrepassare il doppio dellaferentia inlerduasaltitudines, scilicetj)es
vnuscumquarta farle er'it iltud reliquum lacunariisetarcae tribiiendumiuxta Galia-7ìum, qui patenlein Vitruvii loaim
abstru-sumreddidit. Quideniincommuneialiabent tricliniacumatriis? illatecta erant, haec plerumque subdUUia. Curduasdiversas me-thodos ad altitudinem determinandam in
unamcommiscere libuit? Docet hic Vitru-vins,quartamimrtem, qnae adaltitudinem
atriistatuendam demitur ab eius latitudi-ne, sic enim textus emendatus feri, esse reliquumlacunariis et arcaeassignandum Schneiderus mallet reliquum sumere prò ceterum: ego aulem jìro exreliquo inter-pretar.
1) V. la nota 3 delcapo II, del lib. V, nellasua lodataversione.
2) V. la nota5p. 231, appostaalcapo IV delVI libro dellacitata versione.
(
34
)larghezza stessa , niente
aggiunse
, perchè
non
era quelladel-l' altezza, sivvero la ragione delle rimanenti
misure
dalle qualidoveva
nascere questa,che
volevansi determinare ; esuppo-nendola
egualeallametà
deldoppio delle rispettivedimensioni
moltiplicate tra di loro alterò il testo ,che
dicelucidamente
tutt' altro. Il Marini
da
ultimo sottoponendo a rassegna le espo-ste opinioni , e senza ricordare di Galianiche
1' aveva prece-duto ^), credette ravvicinare idue
brani ove delle curie e dei conclavi è parola , e ritenneacconciamente
andassero inar-monia
le teoriche per essi fermate.Se non che
pretese ,non
saprei per quale riposta ragione, certo
non
letta in Vitruvio,
che
le loro lunghezzenon
andasseromai
oltre il triplo della larghezza , eparagonando con
questa supposizione la larghez-za adue
, la lunghezzaa
sei ,ne
tirò 1' altezza eguale a quat-tro 5che
disse giusta : per questoappunto
tengonon
partisseda
alcuna certa regola;, eche
permero
caso poi mettesse l'ipo-tesi vitruviana nella ragione didue
per la larghezza , di quat-tro per la lunghezza ,donde argomentò
1' altezza eguale a tre.che suppose
, edegregiamente
, buona.Quindi
opinò avere operatocontumeliosamente
Perrault contra Vitruvio, eche
inu-tilmente avesse allegata lo Stratico la sua formola
§. 51. Di tali discussioni però
non
aveva mestieriil testo di Vitruvio , tanto piìiche
lamercè
loroninna
solida eferma
conclusione è venuta a derivarne;mentre
se avessero conside-rato senza prevenzione e spirito di parte l'incominciamonto del quintocapo
del sesto libro ove leggesi : tricliniorumquanta
latUuda fuerit^ bis tanta longitudo fieri debebii , sulle quali1) V. la citata nota3 del capoII del
V
libro, nellasuaprefata versione.
2)Vedi la nota35 alVI libro delia sua elegante edizione di Vitruvio,
(
35
)ragioni proporzionasi in seguito ogni altro
membro,
avrebbero di leggieri vedutoche
Vitruvio vollequanto
largo ognitricli-nio,
due
volte tanto lungo, cioèche
la lunghezza fosse a farsidoppia di
qualunque
data larghezza; econ
questa quanto faci-le , altrettanto chiara interpretazione cessaogni
dubbiezza sin qui rimossa sul testo di Vitruvio , il quale, se la passionenon m'
illude, pare
nè
più laconicamente ,nè
più speditamente si avesse potuto esprimere.§. 32.
Con
talemia
supposizione siallontana ognimara-viglia , e resta rifermato
quanto ho
di già asseverato -,avve-gnaché
postoun
conclaveche
avesse ciascun lato eguale a quindici;, aggiunta a questo lametà, come
è detto per quei di basequadra
^) , sarà F altezza di ventidue emezzo
; epure
tanti
ne
avrà se oblungo, e fattoad
ottenerne col lato corto del-la stessamisura
^) ,perchè
quindici addizionati a trenta e di-visi ametà
, eguale risullamento daranno. Parimenti per gli atrii interverrà , cliè datone
uno
col latolungo
di trenta , siache ad
avere lasua
larghezza si dovesse partire per cinque a tre, 0 per tre adue
, tolto il quarto della primitivamisura
^)che
è trenta ,ancora
di ventidue emezzo
risulterà.§. 35. Il quale quarto,
che
ècompreso
nel reìiquum^non
dice già Vitruvio doversi tutto adoperare per l'arca e lacunari,
1) Vedi il capoIIdel libro
V
edil capo inquinqueparles divisa faerit, trespartesV
dellibroVI dell'ArchitetturadiVitru- latitudinidentar.Alterum, nim in trespar-vio, nelle note 1 e 2 del§.28 di questa tes dividatur, dune partes latitudini tri'memoria. buantur Altitudo eorum, quanta
2) Citati libri e capi. longitudofuerit, quarta demta, sub trabes 3) Alriorimverolatitudines et lonfjitu- extollatur; reliquum lacunariorum et ar^
dines tribus generibus formantur. Etpri- cae supratrabes ratio habeatur. Arch. lib.
mum
genusdistribuitur, ut longitudo cum VI.cap. IV.*
(
36
)ma
che dellamisura
in essorimaslapolràtenersiragione per co-stituireglistessi:reliquum lacunariorum
etarcae supra
trabes ratiohabeatur
;nè
perciò vorrà stimarsi eccedente di trop-po.Supposto
il contrario poineppure
sarebbe amenarne
re-more
;perchè
divisacomunque
la lunghezza di trenta , sia ad averne dieciollo , sia venti per la larghezza , e dallaminore
estensione tolto il quartosecondo ho
di sopra ricordato, pel
compluvio
^) , o ,sempre
nella peggiore posizione,il terzo,,ne rimarrebbero
dodici per formare i lati dellependenze
del ca-vedio paralleli al piano dell' atrio : e bipartiti questi alledue
poste per lalunghezza non ne
verrebberoche
sei per ciascu-na.Ognuna
di esse,siccome ho
detto costituisceuna
mac-china,che
nella sezione perpendicolare, o nel profdo,secondo dicono
gli architetti, presenta lafiguradi
un
triangolo rettan-golo , rangolo
retto del quale è costituito dai cateti formati dalla porzione della parete assegnatale e dalla base , cioè dal lato or ora ricordato.E perchè
inqualunque
triangolo lasom-ma
degli angoli è eguale adue
retti , ead
angoli egualisono
sottoposti lati eguali ,
come
alminore uno minore
e viceversa;supponendo
noi deidue
rimanenti angoli ,che
l'altro alla ba-se ba-senon maggiore almeno
di trenta gradi si fosse ,essendo r un
cateto di sei ,avremmo
l'altro pel bel trovato di Pitagora,eguale
a tre emezzo
in circa , o ache
sarà 1' altezzadel-l' aia
da
noi cercata. Inoltre essendo essa ingenerata dalle in-lerpensive e dalle colliquie, o dagli asseri , fa d'uopo
aggiu-gnerle la corrispondentemisura
delle loro spessezze ,non che
1) L. c.
2) V. S. §. 13.
3) V. S. §. 19.
(
37
)quella cagionata dai lacunari, tegole e coppi; e però tutte
que-ste addizionate faranno
che
Vitruvionon
spropositasse.§.54. Avvegnaché
alla costruzione dei tettinon
vi aves-sero regole invariabili ,ma
dipendenti dallecircostanzepecu-liari , e più dal clima ,
siccome può
vedersi nelle opere didu Hamel
, deLorme
, RrafTt ,Fourneau
, lousse, Rondelet, Pal-ladio , Milizia e di altri