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Tentativi di soppressione in Afghanistan e Myanmar

5. Coltivazione e produzione di oppiacei in Asia

5.1 Tentativi di soppressione in Afghanistan e Myanmar

Afghanistan e Myanmar stanno tentando una graduale, quanto fragile, transizione verso una economia di pace. I due paesi debbono fronteggiare il lascito dei conflitti che li hanno visti sfortunati protagonisti nella loro storia recente: produzione di oppio, estremo

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Afghanistan Opium Risk Assessment 2013, op.cit. p.8

113 International Narcotics Control Strategy Report, Usa Department of State, February 2009 114

Opium Poppy Cultivation in South East Asia, UNODC, December 2009.

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sottosviluppo e povertà, soprattutto nelle aree rurali. Nonostante le evidenti differenze che contraddistinguono i due paesi, essi presentano anche alcune caratteristiche in comune, due delle quali molto importanti, ovvero la tradizionale produzione di oppio e l’estrema precarietà della situazione di pace, talvolta circoscritta solo ad alcune zone. In Afghanistan, l’oppio pare essere percepito come una vera e propria minaccia alla stabilità, in quanto viene avvertito come il principale ostacolo alla totale ricostruzione politica ed economica del paese, diversamente da quanto accade in Myanmar, dove le problematiche principali riguardano il conflitto tra la dittatura militare al comando e le minoranze etniche. I due paesi attraversano attualmente fasi storiche complesse e profondamente diverse. In Afghanistan, le istituzioni del regime democratico elevate con tanta fatica, sebbene imperfette, sono in netto contrasto con la dittatura di Naypydaw. Kabul intende abbattere l’economia basata sull’oppio, in quanto essa finanzia continuamente la resistenza talebana e favorisce al contempo un elevato livello di corruzione, attraverso piani di sviluppo strutturati e comprendenti anche le regioni più instabili, sebbene tale strategia sia impossibile in una fase di aperto scontro come quella in corso. L’oppio non può essere certo accusato di corruzione e di opposizione alla fase di transizione, tuttavia tale economia si è affermata come compensazione per il mancato sviluppo socio-economico del paese, sofferto interamente dalla popolazione locale più povera. Myanmar, dove i conflitti locali continuano dall’indipendenza del paese raggiunta nel 1948, affronta problematiche di natura prettamente politca e militare: il deteriorasi delle relazioni tra la giunta militare e il United Wa State Army, una minoranza etnica armata, avrebbe con ogni probabilità un impatto importante sul processo di soppressione delle colture attualmente in corso116.

5.1.1 Eradicazione forzata e mancata compensazione

La situazione in Myanmar presenta caratteristiche molto peculiari. Se da un lato il problema non è la ricostruzione di uno stato, ma la fragilità e la legittimità molto discussa della giunta militare al potere, dall’altro quegli stessi uomini hanno tacitamente autorizzato determinati gruppi autonomi a produrre oppiacei, al fine di trafficarli illegalmente verso l’estero, al momento di firmare accordi di tregua tra le parti in conflitto. Eventuali riduzioni nella produzione (come registrata nel 2006) rappresentano quindi un serio rischio economico, sociale ed anche di instabilità politica. Programmi di soppressione delle colture mal preparati, non supportati da sufficienti programmi di sviluppo, potrebbero innescare il

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malcontento tra la popolazione che ne beneficia, solitamente minoranze etniche escluse da ogni possibilità politica. All’interno di un contesto sociale tanto complesso, implementare improvvisamente programmi cosi arditi costituisce una potenziale minaccia, in quanto eventuali buoni risultati potrebbero non giungere nell’immediato; centinaia di migliaia di persone continuano, ad oggi, a trovare difficoltà nell’assicurarsi il cibo e il denaro necessari alla sopravvivenza, e la produzione di oppio non è primariamente un problema di sicurezza militare, bensì una questione di sicurezza alimentare, oltre che una necessità economica e politica117.

Fig. 14 Produzione di oppio in Afghanistan e in Myanmar

Fonte: Crime and Instability, case studies of transnational threats, UNODC United Nations Office on Drugs

and Crime, p.29

I divieti e le eradicazioni forzate messi in atto in contesti difficili come quello latino-americano hanno dimostrato di non essere incisivi qualora non vengano accompagnati da piani di sviluppo studiati e condivisi. Gli effetti controproducenti di strategie avventate possono rallentare o persino arrestare i processi socio-economici in atto. La situazione birmana presenta criticità evidenti, in quanto una economia poverissima, basata principalmente su un singolo prodotto, dovrebbe essere completamente trasformata e con essa anche la realtà quotidiana di parte della sua popolazione. Nei paesi limitrofi

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tuttavia esistono casi simili da cui poter trarre degli spunti interessanti. La Tailandia ha impiegato circa un trentennio per eliminare la produzione di oppio presente sul suo territorio, compensando gli sforzi con misure economicamente e socialmente sostenibili, anche se la transizione non è stata perfetta. Il successo di questa strategia è largamente dovuto al fatto che, dall’inizio dei programmi di soppressione delle colture di oppio, l’amministrazione tailandese ha compensato le perdite degli introiti favorendo la coltivazione di frumento e cereali idonei all’implementazione di una economia lecita. Il piano di sviluppo è apparso condiviso anche da parte della popolazione interessata e la transizione è stata molto graduale; iniziata già dai primi anni ’70, i piani di sviluppo integrato presero maggior piede durante gli anni ’80 e solamente nel 1984 le autorità ricorsero alle eradicazioni forzate, una volta cioè che la transizione era già ampiamente in atto. Il caso tailandese mostra come la soppressione della produzione illegale di oppio possa essere ottenuta seguendo strategie sostenibili, attraverso misure di sviluppo condiviso, intraprese con ampio anticipo rispetto alla soluzione coercitiva118.

Il positivo esempio tailandese tuttavia non è stato seguito in molte altre occasioni. Nel Laos la soppressione accelerata della coltura di oppio ha creato enormi disagi alla popolazione e ha permesso la lievitazione del prezzo della sostanza illecita, divenuta più rara e quindi anche più attraente sul mercato. La riduzione delle coltivazioni ottenuta in Tailandia e Pakistan inoltre, è stata rapidamente compensata dall’aumento in Afghanistan e in Myanmar ed ha incentivato lo sfruttamento di altri traffici più difficili da individuare. I gruppi criminali operanti in Asia inoltre, si sono riciclati, passando dal traffico internazionale di stupefacenti allo sfruttamento della prostituzione piuttosto che al contrabbando di armi, legname e animali esotici. L’eradicazione senza compensazione è pertanto potenzialmente destabilizzante, in quanto raramente frena o sopprime permanentemente la produzione di sostanze illecite, bensì può accentuare le cause di sottosviluppo e povertà nei paesi coinvolti, che solitamente sono anche tra i più poveri del mondo119.