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Terzo episodio: il banchetto nella pineta

la novella di Nastagio degli Onesti «visualizzata» da Botticelli 1 Un singolare regalo di nozze: riferimenti encomiastici oltre la

4. Terzo episodio: il banchetto nella pineta

Il Terzo episodio della novella (Fig. 3) è sempre ambientato all’interno della pineta di Classe che si mantiene spazio indiscusso lungo il blocco delle tavole I, II e III. Boccaccio lo dice in maniera chiara e fulminea: Nastagio «segna il luogo» della visione come logica conseguenza di un disegno preciso. Il giovane innamorato, infatti, rilevando la similitudine tra la propria situazione sentimentale e quella in cui si trovano le due anime tormentate, organizza un banchetto nel punto esatto in cui il venerdì seguente si sarebbe ripetuta la caccia infernale. Al banchetto invita la propria irremovibile donna e i genitori e parenti di lei così che possano tutti assistere al terribile epilogo di una storia d’amore infelice.

Nella resa figurativa operata dal Botticelli viene tralasciato il racconto dello smarrimento di Nastagio dopo la visione infernale e del vantaggio che questo intuisce di poter trarre dalla periodicità dell’epifania. Resta nell’ombra la convocazione di parenti ed amici e l’invito al banchetto; non è documentato il loro ritorno a Ravenna (che nella novella comporta un momentaneo cambio di scena con ritorno al set d’apertura) e nemmeno si accenna al fastidio della Traversari, forzata ad intervenire al rinfresco. Botticelli salta direttamente al momento in cui, giunto il fatidico giorno:

«Nastagio fece magnificamente apprestar da mangiare, e fece le tavole mettere sotto i pini dintorno a quel luogo dove veduto aveva lo strazio della crudel donna: e fatti metter gli uomini e le donne a tavola, si

ordinò, che appunto la giovane amata da lui fu posta a seder di rimpetto al luogo dove doveva il fatto intervenire». 72

Botticelli opera qui delle significative modifiche scenografiche rispetto al testo boccacciano. Mentre Boccaccio si limita a collocare il banchetto «sotto i pini dintorno a quel luogo dove [Nastagio] veduto aveva lo strazio della crudele donna», Botticelli ottiene una radura tagliando alcuni alberi: sono ben visibili cinque tronchi perfettamente recisi in primo piano, in evidente contrasto con gli alberi naturalmente sconvolti e spezzati del

Primo episodio. Inoltre, altro elemento estraneo alla novella, Botticelli

chiude il banchetto con un’alta staccionata finemente ornata, separando così, nettamente, il banchetto dal bosco che lo circonda. Al pranzo partecipa la Traversari, la terza da sinistra nella tavolata delle donne (fig. 3.b), e i suoi parenti, posti al centro, nella tavolata di destra. Il convivio rappresenta un microcosmo urbano eccezionalmente insediato nel cuore del bosco, forse a sottolineare ancora una volta la netta distinzione tra civile e selvatico (nelle prime due tavole richiamato dalla città di Ravenna presente sullo sfondo, in contrapposizione con la fitta selva in cui Nastagio si era inoltrato). La pace del banchetto è improvvisamente spezzata dalla tragedia che puntualmente va in scena:

«Essendo adunque giá venuta l’ultima vivanda, ed il romor disperato della cacciata giovane da tutti fu cominciato ad udire; di che maravigliandosi forte ciascuno e domandando che ciò fosse, e niuno sappiendol dire, levatisi tutti diritti e riguardando che ciò potesse essere, videro la dolente giovane ed il cavaliere ed i cani, né guari stette che essi tutti furon quivi tra loro». 73

Dec., V, 8, 36. 72

Dec., V, 8, 37. 73

Il convivio è improvvisamente scombussolato e travolto dall’irrompere del cavaliere e della donna torturata. Botticelli rappresenta l’azione al suo acme: il cavaliere incalzante con i mastini che sbranano la donna nuda, identici al dipinto del Primo episodio (dovendo dosare i materiali il pittore è stato portato a concentrarsi sui soli nuclei narrativi ed è indubbio che nel testo boccacciano il topos della caccia infernale abbia un assoluto rilievo). Nessuno degli astanti è ritratto inerte: le sei donne, spaventate, si alzano da tavola rovesciando il vasellame (fig. 3.b), i menestrelli sulla destra lanciano i propri strumenti per allontanare i cani che straziano la donna (fig. 3.a), gli uomini esprimono con vari gesti il loro sconcerto. Tuttavia, lo spirito di Guido, «parlando loro come a Nastagio aveva parlato, non solamente gli fece indietro tirare, ma tutti gli spaventò e riempié di maraviglia». Boccaccio precisa che il banchetto viene interrotto «essendo già venuta l’ultima vivanda», dunque solo all’ultima portata del pranzo: particolare che non sfugge al Botticelli che rappresenta sulle tavole rovesciate dei frutti e, in basso, due fiaschi di vino evidentemente già vuoti e perciò abbandonati a terra (fig. 3.b).

Nastagio, portando i suoi ospiti e l’amata intorno allo spiazzo che diventerà la scena della visione e facendo sistemare le tavole come in una platea, si comporta come un vero e proprio regista. Botticelli lo raffigura al centro, con lo sguardo rivolto all’amata e le braccia alte e allargate in gesto dimostrativo (fig. 3.c). La funzione esemplare della visione sta nel raffigurare le conseguenze di una delle alternative possibili alla donna, in modo tale che essa, impressionata, possa scegliere l’altra. La Traversari può certamente continuare nelle ripulse, ma consapevole che Nastagio potrà morirne, che lei ne sarà responsabile e potrà finire all’Inferno. Situazioni facilmente evitabili se, invece, scegliendo l’altra alternativa, ricambierà

l’amore. La visione, come previsto, travolge la destinataria, ed ottiene gli effetti sperati dal Nastagio - regista, infatti:

«tra gli altri che piú di spavento ebbero, fu la crudel giovane da Nastagio amata, la quale ogni cosa distintamente veduta avea ed udita, e conosciuto che a sé piú che ad altra persona che vi fosse queste cose toccavano, ricordandosi della crudeltá sempre da lei usata verso Nastagio; per che giá le parea fuggire dinanzi da lui adirato ed avere i mastini a’ fianchi. E tanta fu la paura che di questo le nacque, che, acciò che questo a lei non avvenisse, prima tempo non si vide, il quale quella medesima sera prestato fu, che ella, avendo l’odio in amor tramutato, una sua fida cameriera segretamente a Nastagio mandò, la quale da parte di lei il pregò che gli dovesse piacere d’andare al lei, per ciò che ella era presta di far tutto ciò che fosse piacer di lui». 74

Ed infatti la Traversari è subito pronta ad accogliere nel suo letto l’uomo sino ad allora detestato. Sulla destra del pannello, in secondo piano, Nastagio incontra la «fida cameriera» dell’amata la quale gli riferisce che la giovane, impressionata da quanto ha visto, si dichiara vinta (fig. 3.d). Botticelli la raffigura mentre con la mano destra gli tiene il gomito come a suggerirgli un segreto e a rassicurarlo. Come notato da Filippo Grazzini , 75

nel pannello si produce un effetto leggero di comicità: come conseguenza della trasposizione dal verbale al figurativo, l’intervallo di tempo tra la visione infernale e l’invio dell’ancella a Nastagio si spazializza e, data la

Dec., V, 8, 40 - 41. 74

F. GRAZZINI, Botticelli interprete di Boccaccio. Osservazioni sulla storia di Nastagio

75

degli Onesti, in Letteratura italiana ed arti figurative. Atti del XII convegno dell’Associazione internazionale per gli studi di lingua e letteratura italiana, Toronto, Hamilton, Montreal, 6-10 maggio 1985, a cura di Antonio Franceschetti, Firenze, Olschki, 1988.

contiguità delle due sequenze nel pannello, sembra esprimere l’immediatezza dell’effetto dell’apparizione sulla donna, una sorta di «meccanica consequenzialità tra lo spavento e l’atto cautelativo della giovane» . 76