S
US
TESICORO POETAIl Nostro è ritenuto poeta lirico e citarodo
Tb1 Dio Chrys. 55,6s. (II 116,8-11 von Arnim = II 149 Budé)
3
Perciò tu non diresti Archiloco seguace di Omero, poiché non si è servito del suo stesso metro per un intero componimento, ma per lo più di metri differenti; e nemmeno Stesicoro diresti suo seguace, poichè quello componeva versi epici, Stesicoro, invece, era un lirico. – Certo! Tutti i Greci dicono che Stesicoro fu seguace di Omero e che fortemente gli somiglia nell’arte poetica.
Tb2 Suda s 1095 A. (IV 433,1,23-28 Adler)
3
Stesicoro: ... Fu un lirico. Le sue composizioni, raccolte in ventisei libri, sono in dialetto dorico. Dicono che dopo aver composto un carme in cui biasimava Elena divenne cieco; ma riacquistò la vista dopo aver scritto, sulla base di un sogno, un encomio di Elena: la Palinodia. Ebbe il nome di ‘Stesicoro’ perché per primo istituì un coro per un canto citarodico; in precedenza il suo nome era Tisia.
–––––––––––
Di qui dipendono Ps.-Eudocia (Viol. § 891), Costantino Lascaris (ap. Maurolicum 1568, 31b-d: «costui si chiamava Tisia, e dal momento che istituì la danza corale fu denominato Stesicoro, come a dire ‘istitutore della danza corale’. ... Scrisse molti carmi in dorica, ma di questi non resta nulla. Proprio costui, dopo avere scritto contro Elena, perse la vista. Composta la Palinodia, la recuperò»), Tommaso Fazello (1558, IX 197) e Antonino Mongitore (1707, II 241-244). Vd. ad Ta10.
Cf. inoltre Tb13 (Tzetz. Proleg. in Hes. 64-66), Tb18 (Dion. Hal. Comp. verb. 19,131), Tb43 (Amm. Marc. XXVIII 4,14s. «un carme del lirico Stesicoro»), Tb50 (Dion. Hal.
Comp. verb. 24,187 «tra i lirici Stesicoro e Alceo»). Su Stesicoro citarodo cf. anche
Ta36 (Suda e 2681 A. «colui che uccise Eschilo l’auleta e Stesicoro il citarodo»).
Gli antichi lo annoverano tra i nove poeti lirici. Tb3 Anon. AP IX 184 (FGE 36(a),1196s.)
E tu che l’omerico fluire riversasti nei tuoi componimenti, o Stesicoro. Tb4 Anon. AP IX 571 (FGE 36(b),1206)
Splende Stesicoro ed anche Ibico, era dolce Alcmane. Tb5 Anon. epigr. ap. schol. Pind. (I 10 Dr.) 1s., 7s.
Di nove tra i primi lirici patria e natali apprendi, genitori e lingua considera.
92 /… /
Stesicoro di Sicilia: Imera di lui è la patria; figlio di Eufemo, dorico nell’armonia. Tb6 Anon. ap. schol. Pind. (I 11 Dr.)
3
(D)EFK(P)Q I poeti lirici compositori di canti in musica sono nove, e nove sono pure, presso di noi, i tipi di canti per gli dèi.│ (D)FKQ I nomi dei suddetti lirici sono questi: Alcmane, Alceo, Saffo, Stesicoro, Ibico, Anacreonte, Simonide, Bacchilide e Pindaro.│ Qbr Nove sono i lirici: Alceo, Saffo, Stesicoro, Ibico, Bacchilide, Simonide, Alcmane, Anacreonte e Pindaro.
Tb7 Anon. De lyricis poetis (An. Gr. IV 458 Boiss. = Lex. Vindob. 321 Nauck) = Didym. 395 Schmidt = ‘Epimetr.’ schol. Pind. III 310 Dr.
3
I poeti lirici sono questi: Alcmane. Stesicoro, Alceo, Ibico, Anacreonte,
Simonide, Pindaro, Bacchilide. Così erano chiamati per il fatto di cantare i loro
carmi con l’accompagnamento della lira.
Tb8 Comment. Melamp. seu Diomed. in Dion. Thrac. (GG I/III 21,12-21 Hilg.)
3
6
Vi sono alcuni componimenti che non solo sono scritti in metro, ma sono provvisti di accompagnamento melodico; essi comportano un duplice sforzo ai compositori, impegnati sia a preservare il metro, sia a reperire nuove melodie. Questi componimenti sono detti lirici, in quanto pensati per essere accompagnati dalla lira ed eseguiti sulla lira. Nove sono i lirici canonici, i cui nomi sono questi: Anacreonte, Alcmane, Alceo, Bacchilide, Ibico, Pindaro, Stesicoro, Simonide, Saffo e, decima, Corinna. Tale poesia lirica, dunque, va recitata con accompagnamento melodico, anche se non ci sono state tramandate le loro melodie, né possiamo noi ricordarle. Tb9 Quint. Inst. X 1,61s.
3
6
Dei nove lirici Pindaro è di gran lunga il primo ... Quanto Stesicoro possieda una robusta ispirazione mostrano anche gli argomenti del suo canto, da ché egli canta le guerre più celebri ed i comandanti più illustri, e sulla lira sostiene il peso del canto epico. Tanto nell’azione quanto nei discorsi, infatti, restituisce ai personaggi la debita dignità, e dà l’impressione che, se si fosse trattenuto nel giusto limite, sarebbe riuscito ad emulare da vicino Omero. Purtroppo ridonda e si dilunga eccessivamente, cosa che, come va rimproverata, allo stesso tempo è un difetto dovuto all’abbondanza. Tb10(a) Tabula M §6, ed. Kroehnert, ‘Canonesne poetarum scriptorum artificum per
antiquitatem fuerunt?’ (1897, 6)
Nove lirici. Alcmane, Alceo, Saffo, Stesicoro, Pindaro, Bacchilide, Ibico, Anacreonte, Simonide.
Tb10(b) Tabula C, ed. Kroehnert 1897, 13 (= An. Par. IV 195s. Cr.): contiene i medesimi nomi nella medesima disposizione.
93 *Tb11 Tz. ap. Anecdoton Estense (Kayser 1906, 57)
I lirici degni di nota sono dieci: Stesicoro, Pindaro ed i restanti. Tb12 Tzetz. Diff. poet. 18-22 (schol. Ar. I/1a 85 Koster)
20
Del gruppo dei lirici questo è il novero: Corinna, Saffo, Pindaro, Bacchilide, Anacreonte, Ibico, Alcmane, Alceo, Stesicoro ed insieme Simonide:
la decade migliore, perfetta, la più completa.
Tb13 Tzetz. Proleg. in Hes. 64-66 (35s. Colonna)
La caratteristica dei poeti lirici risiede nel fatto di cantare con la lira i loro carmi, allo stesso modo di quelli di Pindaro, di Stesicoro e di Anacreonte.
Tb14 Tzetz. Proleg. ad Lycophr. (II 2 Scheer)
I lirici famosi sono dieci: Stesicoro, Bacchilide, Ibico, Anacreonte, Pindaro, Simonide, Alcmane, Alceo, Saffo e Corinna.
94
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ULLA TIPOLOGIA DEI COMPONIMENTIInni, peani, composizioni di tipo epico Tb15 Clem. Alex. Strom. I 78,5
3
Terpandro di Antissa per primo rivestì con la melodia i componimenti e musicò le leggi degli Spartani; Laso di Ermione inventò il ditirambo, Stesicoro di Imera l’inno, Alcmane di Sparta la danza corale. Anacreonte di Teo i carmi erotici, Pindaro di Tebe l’iporchema, e per primo Timoteo di Mileto cantò i nomoi con l’accompagnamento di un coro e della cetra.
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║2 le leggi] Vd. Gostoli (1990, 107).
Tb16(a) Timae. FGrHist 566 F 32,6-13 (= Athen. VI 250b-c)
3
6
9
12
In seguito Damocle, dopo aver svolto assieme ad altri una ambasceria †presso Dionisio†, mentre tutti facevano ritorno su una triremi fu accusato dagli altri di aver provocato una lite durante il viaggio e di aver nuociuto agli interessi politici di Dionisio. Giacché Dionisio si adirò fortemente, (Damocle) spiegò che il disaccordo tra lui e gli altri ambasciatori si doveva al fatto che dopo cena quelli, presi con sé alcuni marinai, erano soliti cantare peani di Frinico, di Stesicoro e anche di Pindaro; mentre egli, con chi lo voleva, eseguiva fino all’ultimo tutti i peani composti da Dionisio. E di questo promise di offrire la prova evidente: mentre i suoi accusatori non conoscevano nemmeno il numero dei suoi carmi, lui era pronto a cantarli tutti, uno dopo l’altro. Dal momento che Dionisio depose la sua ira, Democle disse: «Abbi la compiacenza, o Dionisio, di ordinare ad uno che lo sappia di insegnarmi il peana composto in onore di Asclepio: so, infatti, che vi hai lavorato con impegno».
*(b) Polyaenus Strat. 5,46
3
Damocle, dopo aver svolto una ambasceria, fu accusato dagli altri ambasciatori di aver nuociuto agli importanti interessi di Dionisio; adiratosi (con lui) il tiranno, Damocle disse: «La divergenza tra me e costoro risiede nel fatto che dopo cena essi cantavano i peani di Stesicoro e di Pindaro, io, invece, quelli da te composti»; ed eseguì i suoi peani.
Cf. inoltre PMGF 230 (Paus. IX 11,2 «Stesicoro Imerese e Paniassi nei loro carmi di contenuto epico»), Ta30 (Diog. Bab. frr. 84s. von Arnim [SVF III 232] ap. Philod.
Mus. I 35,31ss. Rispoli «cantò un carme di esortazione»), Tb62 (Aristid. Or. 31,2: su
un canto funebre ingiustamente attribuito a Stesicoro) e Tb63 (Argum. Theocr. Id. 18: su un epitalamio ingiustamente attribuito al Nostro).
Carmi erotici
Tb17 Athen. XIII 601a
3
Stesicoro, essendo incline all’amore in maniera eccessiva, compose anche questo genere di canti, che anticamente erano denominati paideia e paidika [«per ragazzi»].
95
S
ULLA METRICAStrofa tristica e variazione dei ritmi
Tb18 Dion. Hal. Comp. verb. 19,131 (85,12 Usener-Radermacher)
3
6
Gli antichi lirici – intendo dire Saffo e Alceo – componevano piccole strofe, così che nei brevi cola non introducevano molte variazioni; e impiegavano epodi brevissimi. Stesicoro e Pindaro, invece, componendo periodi ritmici più lunghi, li suddivisero in molti metri e cola soltanto per amore di varietà ritmica. I ditirambografi modificarono persino le scale musicali, eseguendo nell’àmbito della medesima composizione le scale dorica, frigia e lidia, e mutarono le melodie, rendendole ora enarmoniche, ora cromatiche, ora diatoniche. La dizione prosaica ha in sé tutta quanta la libertà di variare ad libitum la composizione per mezzo di mutamenti di ritmo.
‘I tre’ di Stesicoro (proverbio su cui vd. Davies 1982a) Tb19(a)
Zenob. Ath. I 23 (Miller 351,23)
3
Nemmeno i tre di Stesicoro conosci: il proverbio si dice di chi è ignorante e zotico, dal momento che i poeti lirici cantavano due antistrofe ed un epodo; di qui, per rinfacciare l’ignoranza, si è soliti dire: «Non conosci nemmeno i tre di Stesicoro?». Celebre era infatti questo poeta.
(b) Paus. Att. (214 Erbse, ex Phot. 599 P. = Suda t 943 A.)
3
Tre di Stesicoro: strofe, antistrofe, epodo. Tutta la poesia di Stesicoro è epodica; ed insultando chi è affatto zotico e ignorante si era soliti dire che non conosceva nemmeno i tre di Stesicoro.
(c) Hesych. t 1343 L.
Tre di Stesicoro: era uso cantarli durante il simposio, come i versi di Omero. *Tb20 Mich. Psell. Poem. 67,220-228 (444 Westerink)
225
Ma riconosca con me ogni persona timorata di Dio e saggia, ed ogni uomo moderato e che conosce la maniera di comportarsi e che sa fuggire i discorsi risibili,
che tu scrivi cose quanto mai indegne di uomini pii che conoscono la vita, la ragione e l’animo umani, e veda come l’uno dei tuoi versi si volge a mezzogiorno, un altro al sorgere del sole, un altro all’Orsa,
e come talora si dispongano anche verso il tramonto,
dimostrando che tu non conosci nemmeno i tre [schemi orchestici] [di Stesicoro.
96 Metri impiegati da Stesicoro
Tb21 Caes. Bass. GL VI 256,8-16
3
6
9
Il verso prese il nome di archebuleo non perché lo abbia inventato Archebulo; infatti se ne servirono Stesicoro, poeta ben più antico di quello, ed Ibico, e Pindaro, e Simonide, ma saltuariamente e mescolandolo ad altri versi. Poiché tuttavia Archebulo compose un carme unicamente con questo tipo di verso, esso è stato denominato archebuleo. La sua origine è l’esametro eroo; ad esempio:
tibi nascitur omne pecus, tibi crescit herba
[per te vién alla lúce ogni cápro, per té cresce l’érba] Una volta aggiunte due sillabe, si renderà il verso un esametro eroo:
nam tibi nascitur omne pecus, tibi crescit et herba
[sí, per te vién alla lúce ogni cápro, e per té cresce l’érba] Questo verso è di tipo anapestico, ecc.
Tb22 Diomed. GL I 512,23-26
3
6
Stesicoro inventò il metro angelico, adatto agli araldi per la scorrevolezza del ritmo; sottrasse infatti l’ultima sillaba all’esametro e lo rese tale:
optima Calliope miranda poematibus
[óttima Cálliopé, celebrár ti si déve in poémi].
Restituisci nell’ultima sillaba un tempo, lungo o breve che si voglia, e completerai un esametro.
Tb23 Fr. Bobiense 78s. Nosarti (GL VI 623,9s.)
3
L’ottametro catalettico, di cui si servì Stesicoro in Sicilia:
audiat haec nostri mela carminis et tunc per tua rura volabit
[óda quéste del nóstro cárme melódi, ed allór volerá pei tuoi cámpi].
Metri che vennero denominati ‘stesicorei’ Tb24 Plot. Sacerd. GL VI 543,26-544,1
3
A proposito del metro encomiologico stesicoreo. L’encomiologico stesicoreo si compone in maniera inversa [rispetto al giambelego]: in questo verso, infatti, si fa precedere la pentemimere dattilica e si unisce la parte giambica:
mollibus in pueris aut in puellis
[néi delicáti fanciúlli e nélle fanciúlle].
*T25(i) schol. metr. in Pind. O. 3 str. 9; O..3 ep. 9; O. 6 ep. 14; O. 7 ep. 13; O. 12 ep. 9; P.
12,14; N. 8 str. 3; I. 2 str. 8 (ed. Tessier)
Stesicoreo (= trimetro trocaico acataletto) *(ii) schol. metr. in Pind. I. 1 ep. 11
97 *Tb26 schol. Aesch. Sept. 78-150b (50,2-6 Smith)
3
Dimetro trocaico acataletto: è uno stesicoreo con carattere pindarico, cioè con il piede finale costituito da giambo. Se poi si obietta che lo stesicoreo è un trimetro [trocaico], si sappia che in molti passi, come anche qui, è pure un dimetro.
Tb27 Serv. Cent. metr. (De dactylicis) GL IV 461,2-4
3
Sullo stesicoreo. Lo stesicoreo consta di un pentametro catalettico, come è questo:
Marsya cede deo, tua carmina flebis
[Mársia cédi al dío, piangerái i tuoi cármi]. Tb28 Serv. Cent. metr. (De dactylicis) GL IV 461,20s.
3
Sullo stesicoreo. Lo stesicoreo si compone di un eptametro [dattilico] acatalettico, come è questo:
Aeacides iuvenis trahit Hectora, plangite Pergama Troes.
[Éttore il gióvane Eácide stráscica, l’árce piangéte o Troiáni]. Tb29 Serv. Cent. metr. (De anapaesticis) GL IV 462,20s.
3
Sullo stesicoreo. Lo stesicoreo si compone di un trimetro [anapestico] acatalettico, come è questo:
iacet in thalamo tibi virgo decens Veneris specie
98
S
ULLA MUSICATb30 Glauc. Rheg. fr. 2 Lan. (ap. Ps.-Plut. Mus. 7, 1133e)
Stesicoro l’Imerese non imitò né Orfeo, né Terpandro, né Archiloco, né Taleta, ma Olimpo, giacché ricorse al ‘nomos del carro’ e al genere metrico dattilico.
Tb31 Chamael. fr. 28 W. (ap. Athen. XIII 620c)
3
Cameleonte nell’opera Su Stesicoro dice che erano messi in musica non solo i versi di Omero, ma anche quelli di Esiodo e di Archiloco, ed ancora quelli di Mimnermo e Focilide.
Tb32 Heracl. Pont. fr. 157 W. (ap. Ps.-Plut. Mus. 1131f, 1132b-c)
3
Nella Raccolta di coloro che si sono segnalati in campo musicale Eraclide sostiene che Anfione per primo concepì la citarodia e la poesia citarodica ... e che lo stile dei predetti [citarodi] non era libero e privo di metro, ma in metro come quello di Stesicoro e degli antichi lirici i quali componevano versi e vi aggiungevano la melodia.
Tb33 Ps.-Plut- Mus. 1135c
3
6
Vi è anche una tradizione relativa ai ritmi: furono infatti inventati alcuni generi ed alcune specie di ritmi, e nondimeno pure di melopee e di ritmopee. Anzitutto l’innovazione di Terpandro portò nell’arte musicale lo stile nobile ... Costoro [Taleta di Gortina e Sacada di Argo] furono innovativi nella ritmopea, ma senza distaccarsi dallo stile nobile. Vi sono pure le innovazioni di Alcmane e di Stesicoro; ma anche queste non si allontanarono dallo stile nobile.
°Tb34(a) schol. Opp. Hal. I 78,1-9 (266, c. 2,3-11 Bussemaker)
3
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O dea signora [Pótna théa]: Calliope, o Musa, o Musa venerabile! [Quali] i nomi delle nove Muse? Quale arte ciascuna presiede? Chi fu in vita lo scopritore di questa? Clio è [la Musa] della storia, Erodoto [il suo scopritore]; Talia della commedia, Menandro; Melpomene della tragedia, Euripide; Euterpe degli auli, Stesicoro; Tersicore della lira, Pindaro; Erato dei cembali, Ermete; Calliope della poesia, Omero; Urania dell’astronomia, Arato; Polinnia della geometria, Euclide. *°(b) Ps.-Moschop. Opuscula grammatica 59,19-26 Titze
3
[Quali] i nomi delle nove Muse? Quale arte ciascuna presiede? Chi fu in vita lo scopritore di questa? Clio è [la Musa] della storia, Erodoto [il suo scopritore]; Talia della commedia, Menandro; Melpomene della tragedia, Euripide; Euterpe degli auli, Stesicoro; Tersicore della lira, Pindaro; Erato dei cembali, Ermete; Calliope della poesia, Omero; Urania dell’astronomia, Arato; Polinnia della geometria, Euclide. *°(c) Arsen. XXXII 83 ap. Apostol. X 33a,b (II 494,22-29 L.-S.)
Sulle nove Muse, e quale arte ciascuna presieda e chi più perfettamente praticò ciascuna. Clio è [la Musa] della storia, Erodoto [il suo scopritore]; Talia della
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3 commedia, Menandro; Melpomene della tragedia, Euripide; Euterpe degli auli, Stesicoro; Tersicore della lira, Pindaro; Erato dei cembali, Ermete; Calliope della poesia, Omero; Urania dell’astronomia, Arato; Polinnia della geometria, Euclide. Cf. inoltre Ta36 (Suda e 2681 A.) e T37 (Mich Psell. Or. min. 37,257-270).
100
S
UL CORO,
SULLA DANZATb35 Lucian. VH II 15
3
Durante il pasto si dilettano di musica e di canti; si cantano soprattutto i versi di Omero, ed egli è lì in persona e con loro si diverte, sdraiato su di un posto più alto rispetto ad Odisseo. I cori sono formati da giovani e fanciulle; li guidano, cantando insieme con essi, Eunomo Locrese, Arione di Lesbo, Anacreonte e Stesicoro.
*Tb36 Io. Mal. Chron. VI 27
3
A quei tempi visse Ippasio, filosofo pitagorico ... Allora vissero anche Isocrate e Pericle e Tucidide, che raccontò la guerra tra Peloponnesiaci ed Ateniesi. Ai tempi di Tucidide, ma dopo i suddetti filosofi, viseero anche Fidia lo scultore, e Stesicoro, e Bacchilide, i quali furono inventori di danze e poeti.
*Tb37 Olympiod. in Plat. Gorg. 5,5 (37,3-16 Westerink)
3
6
Soprattutto durante i simposi ricorrevano alla musica, dal momento che i simposi erano capaci di suscitare passioni. Era presente un coro e, se si dirigeva da sinistra a destra, tale movimento prendeva il nome di próodos; se [si dirigeva] a sinistra, épodos; se verso il mezzo, mésodos. Se, di nuovo voltosi in dietro, si dirigeva a destra, si chiamava strophé; se verso il mezzo, mésodos; se a sinistra, antistrophé. Di questi movimenti si è ricordato anche Stesicoro; essi erano simbolici: imitavano infatti i movimenti celesti.
Cf. inoltre Tb2 (Suda s 1095 A. «prese il nome di Stesicoro perché per primo istituì un
coro per una esecuzione citarodica; prima si chiamava Tisia»). Sul nome ‘Stesicoro’ vd. anche Ta1(ii) (Herodian. Part. 265,11 Boiss. «da stavsi" [disposizione] e da corov" [coro],
101
S
ULLA LINGUATb38 Hermog. Id. 2,4 (338,21-339,1 Rabe)
3
E proprio nella poesia, che per sua natura è dolce, in confronto alla prosa, gli epiteti sembrano essere – in quache modo – persino più dolci e rendere maggiore il piacere. Per questo Stesicoro pare essere molto piacevole: per il frequente uso di epiteti.
*Tb39 Io. Sic. ad Hermog. Id. II 4 (Rhet. Gr. VI 399 Walz)
3
Lo ionico è una lingua poetica e soave come nessun’altra; perciò i carmi in ionico stimolano con la loro piacevolezza, come ad esempio quelli di Simonide e di Menelao, e [come] alcuni di Omero e di Stesicoro e di molti altri.
*Tb40 Gramm. Leid. De dial. dor. 12 (p. 635 Schaefer)
3
Di questo dialetto (il dialetto dorico) si sono serviti anche Alcmane, Stesicoro, Ibico, Bacchilide, Epicarmo. Il suo impiego si può analizzare sulla base delle differenze.
Cf. inoltre PMGF 261 (Phot. 412,21s. P. «pevposca: usano questo termine alcuni tra i
Dori, tra i quali è anche Stesicoro»), PMGF 264 (An. Ox. I 191,32s. Cr. = Herodian.
GG II 316,5 L. «i Dori infatti dicono ejfoivth per ejfoivta ... e au[dh per hu[da.
Stesicoro dice potauvdh, mentre Omero dice proshuvda»), Tb5 (Anon. epigr. ap.
schol. Pind. [I 10 Dr.] 7s. «dorico nell’armonia»), Tb2 (Suda s 1095 A. «i suoi
componimenti sono in dialetto dorico»).
Su Trifone commentatore della lingua di Stesicoro Tb41 Suda t 1115 A.
3
Trifone: figlio di Ammonio, alessandrino, filologo e poeta, vissuto ai tempi di Augusto e prima ... Sui dialetti usati da Omero, Simonide, Pindaro, Alcmane e dagli
altri lirici, Sulla lingua dei Greci, degli Argivi, degli Imeresi, dei Reggini, dei Dori e dei Siracusani.
102
S
ULL’
USO DEI CARMI DIS
TESICORO PRESSO GLI ANTICHICantano i carmi nel simposio o altrove Tb42 Eup. fr. 395 K.-A.
Socrate, dopo aver ricevuto da destra [il ramo di mirto], mentre cantava al suono della lira un carme di Stesicoro, rubò una coppa da vino. Tb43 Amm. Marc. XXVIII 4,14s.
3
6
9
Alcuni, detestando gli studi come fossero veleni, leggono con molta attenzione Giovenale e Mario Massimo, senza toccare nel loro profondo ozio alcun libro diverso da questi. Per quale motivo si comportino così non è alla portata del nostro modesto giudizio. Al contrario essi dovrebbero leggere e rileggere numerose opere di vario genere, udendo che Socrate, condannato e gettato in carcere, chiese ad un tale che eseguiva magistralmente un carme del lirico Stesicoro di insegnarli, finché fosse possibile, ad eseguirlo. Ebbene, quando il musico gli chiese a che gli avrebbe giovato, giacché doveva morire il giorno dopo, Socrate rispose: «Per abbandonare la vita sapendo qualcosa di più».
Tb44 schol. Ar. Vesp. 1222a (II/1 192 Koster)
3
Era usanza antica, dopo aver banchettato, cantare in successione a partire dal primo: se smetteva di cantare, si procedeva di séguito. Chi era all’inizio, tenendo in mano per primo un ramo di mirto o di alloro, eseguiva un carme di Simonide o alcuni canti di Stesicoro fino a che lo desiderava; dopo aver cantato, lo passava a chi voleva. Cf. inoltre Tb8 (Comment. Melamp. seu Diomed. in Dion. Thrac. GG I/III 21,12-21
Hilg.), Tb16(a) (Timae. FGrHist 566 F 32), Tb19(c) (Hesych. t 1343 L.).
Citano versi di Stesicoro
Tb45(a) Galen. Plac. Hipp. et Plat. III 3,23-25 De Lacy
Come si può continuare a parlare con persone di questo tipo, che non prestano attenzione all’evidenza dei fatti – come già più volte ho dimostrato – e che richiamano l’attenzione su elementi contrari alle loro dottrine come se le accreditassero? Il discorso Sulla parte che governa [l’anima] scritto da Crisippo pullula di versi poetici i quali attestano o che le affezioni si generano nell’area del torace e del cuore, o che due sono le potenze dell’anima, di genere totalmente diverso: l’una irrazionale, l’altra invece razionale. E come Crisippo ha ripreso brevi brani da Omero e da Esiodo (l’ho mostrato poco sopra), così pure, con la stessa alogicità, egli stesso cita numerosi versi ripresi da Orfeo, da Empedocle, da Tirteo, da Stesicoro, da Euripide e da altri poeti. (b) Galen. Plac. Hipp. et Plat. III 4,15 De Lacy
3
Crisippo ha riempito l’intero [suo] libro di versi di Omero, di Esiodo, di Stesicoro, di Empedocle e di Orfeo, ed ha tratto inoltre dalla tragedia, da Tirteo e da altri poeti non pochi brani; in séguito, prendendo coscienza di questa sorprendente ‘sconfinantologia’ – credo che questo nome meglio le si addica – conclude con queste
103 6
parole: «Diranno che questa è una petulanza degna di una vecchia, o forse di un maestro di scuola che vuole ordinare sotto lo stesso concetto quanti più versi gli è possibile».
(c) Galen. Plac. Hipp. et Plat. III 4,32 De Lacy
3
6
Crisippo non fa menzione di nessuna delle prove che costoro menzionano a favore della presente dottrina, e neppure tenta di contraddirla; ma non si vergogna di chiamare come testimoni Tirteo e Stesicoro. Io sono sicuro che, se qualcuno avesse loro chiesto, mentre erano ancora in vita, se mai contendessero a proposito della conoscenza di queste dottrine, avrebbero ammesso – lo so bene – di non conoscerne nemmeno una; anzi, si sarebbero aspettati di apprendere loro qualcosa da Crisippo – io credo – piuttosto che di spiegarla [a lui].
Tb46 Phot. Bibl. 167,112a, 114b-115a (II 149,17-24 e 156,28-158,24 Henry)
3
6
La sua (di Stobeo) antologia è tratta da poeti, retori e uomini politici illustri. Dopo aver raccolto – come egli stesso dice – dagli uni gli estratti, dagli altri le massime, da alcuni [altri] i consigli, ha inteso disporli ordinatamente per disciplinare e