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La Tradizione del De laudibus divinis di Giovanni Gioviano Pontano

TESTO Ortografia.

1. Semiconsonanti.

La - j - semiconsonante è usata dal Pontano dopo un’altra i. Questo artificio grafico, comune agli scrittori umanisti, era finalizzato a evitare la possibile lettura erronea u al posto di ii. Tale soluzione ricorre nei seguenti luoghi del testo: I, 7 divitijsque; II Rub., IV, 29 varijs; II, 8 Eolijque; II, 38 patrocinij; V, 26 patrijs; V, 67 navigijs; VI, 27, VII, 1, XI, 44 pijs; VII, 15 spatijs; IX Rub., ijs; XI, 28 pręsidijs. L’edizione sostituisce i a j secondo l’uso moderno – ii, mentre conserva, secondo l’uso pontaniano, la semiconsonante in altri casi, ossia dopo la o, dopo la u e dopo la e (I Rub., XI, Rub. Joannem, I Rub., justitia; I, 9, XI, 45 Joannes; III Rub., Joannis; II, 33; IV Rub., juxta; V, 20 jussit; VI, 16 Judeę; V Rub., VII Rub. Jesum; VII, 16 circujere; X, 8 juvet, XI, 41 juvenem). Sfuggono a questa regola, iubar (V, 12, IX, 7); iura (V, 59, 66).

2. Dittonghi.

Frequente è il ricorso alla e cedigliata per dittonghi - ae - ed - oe. Non vi è sul punto una regola precisa; alcune parole appaiono ora con e cedigliata, ora senza. Di seguito il prospetto delle occorrenze nel codice:

77 a) vocale e cedigliata: I, 1 gemmęque; I, 2 divinę; I, 3 ęqui; I, 10 aragonię; I, 12 meę; I, 14, divę; I, 19 curę; I, 21 tuę; I, 26 deę; I, 27 meritę pręconia famę; II Rub., II, 3 męotidis; II Rub., VII Rub. beatissimę; II, 1, 2, III, 1, IV, 34, V, 42, 54; VII Rub., XI, 38, XI, 39

quę; II, 16 panchęo; II, 35 ętram; II, 40 tuę; III Rub. Baptistę; III, 3 quęcumque; III, 16, pię; III, 18 pręstitit; IV Rub. Italię, IV, 5, V, 52, 79 vitę; IV, 8 quęque, ferę; IV, 9, IV, 40,

IX, 8, X, 5 hęc; IV, 15 sabęa; IV, 17 quęsiti; IV, 21 sanę; IV, 25 sęvi; IV, 30 militię; IV, 32

dęmonas; II, 3, IV, 33 patrię; V, 6 ętherio; V, 10 cęcę; V, 13 atrę; IV, 21, V, 21, 30 lęta; V,

22 agricolę; V, 28 ęquoreas; V, 29, 38 lęnis; V, 33 pluvię, canę, pruinę; V, 52 pręstent; V, 54 pręmia; V, 56 prębuit; V, 58, 84 suę; V, 66 terrę; V, 74 sęva; V, 79 humanę; V, 95

camenę; V, 97 hęrent; V, 102 nostrę; nequitię; VI, 3 puellę; VI, 4 ęterno; VI, 10 hęserunt;

VI, 16 Judeę, sęvitię; VII, 2 pręsidium; VII, 11 culpę; VII, 15 ęther; VII, 27 deęque; VII, 33

lętatę, umbrę; VII, 39 pręsens; VIII, 7 iustę; VIII, 9 inhęserunt; VIII, 15 ęquare; IX, Rub.

Toręllę; IX, 1 iudęas; IX, 3 quęque; IX, 15 lymphę; IX, 18 ęquora; IX, 27 Toręlla; IX, 28

lyrę: X, 3 sęva; X, 5 pręstat; X, 10 sollicitę; X, 19 pręstamus; X, 22, XI, 32 lęta; XI, 28 pręsidijs; XI, 30 lęnius.

b) vocale e non cedigliata: I, 6, II, 35, V, 1, 9, 32, 88, VII, 32 celum; I, 22 cepisti; I, 24

premia; II, 4 Phebeisque; II, 7, 15, II, 30, V, 71, VI, 22, VII, 16, 22 celi; II, 13, IV, 4 celesti;

II, 18 mestam; II, 21 celestia; III, 20 secla; IV Rub., penitentiam; IV, 6 penam; V, 11

phebi; V, 17 celo; V, 57 celestem; V, 60 cetum; V, 95 hybleo; V, 97 nisei; VI, 19 mestamque; VI, 23 letus VII, 14 celeste; VII, 23 celestis; IX, 24 trophea; XI, 22 cepere; XI,

47 celestes.

Nell’edizione tutte le parole indicate nell’elenco a) sono presentate in dittongo aperto.

3. Enclitiche.

L’enclitica -ve è staccata (III, 9 dicam ve; feram ve; III, 10 qui ve; VII, 19 sponda ve; IX, 30 par ve) Al contrario, sempre attaccate sono le enclitiche – que e – ne.

Nell’edizione le particelle enclitiche sono state graficamente integrate alla

parola precedente.

4. Consonanti.

Davanti alle consonanti c t q f l’autore sostituisce m con n. La m è conservata, invece, a contatto con la d e con il gruppo ph (cfr., ad esempio, eumdem, I Rub., VI, 12, 13 lympha). La n è sostituita con m davanti a p in fusione di parole: I, 4; XI, 46

imprimis.

Si segnala inoltre l’assimilazione del gruppo df in ff: I, 12 Affero, del gruppo ds in ss: VI Rub. assit; VII, 44 assit; del gruppo mn in nn: VI, 1, VIII Rub. solennia, V, 23

autunno; V, 91 solennes; (ma, in senso contrario, X, 21 damna).

L’uso della y è riservato ai grecismi: II, 28 chelys; V, 27 hyperboreis; V, 30

zephyrus; V, 81 olympo; V, 93 pyerios; V, 95 hybleo, thymo; V, 97 chorymbi; VI, 5 tyria;

VI, 12, 13 lympha; VI, 26 throno; VII, 19 tyrio; IV, 12, VIII, 3 tyrrheno; IX, 1 solymum; IX, 11 olympi; IX, 15 lymphę; IV, 30, IX, 25 inclyta; XI Rub., inclytum; XI, 11 tyrios; XI, 49 inclytus.

Le consonanti c, p e t e r si trovano in associazione con h nei grecismi: I, 26, XI, 13 chorus; II, 16 panchęo; II, 28, chelys; II, 34, VII, 26 choros; IV, 17 triumphi; IV, 39

triumpho; V, 23 bacchum; V, 95 thymo; V, 97 chorymbi; VI, 12, 13 lympha; IV, 12, VIII,

3 tyrrheno: VII, 5, IX, 13 brachia; VII, 15 ęther; IX, 18 pharo; IX, 24 trophea; XI, 24

ętheris.

Prive di aspirazione si presentano, infine, le seguenti parole: II, 42 notos V, 68

noto; VII, 14, VIII, 10 onus; V, 92, VIII, 1 tura; VIII, 4 tus; X, 11 ture.

5. Uso delle maiuscole.

Le lettere maiuscole e minuscole sono usate senza alcuna regola, come è tipico

del Pontano185. Alcuni esempi: Illustrem, Principem, tit. gen.; II Rub. deum (acc.);

II, 3 rhenum, męotidis; II, 25 olympum; II, 32 deum (gen. plur.); III, 15 iordanis; IV                                                                                                                          

185 Sull’uso delle maiuscole e delle minuscole cfr. P

78 Rub. franciscus; IV, 31, 34, 36, V, 95 camenę; IX, 10 christi; V, 23 bacchum; VI, 5 tyria; VI, 20 iovis; VII, 2 maria; VIII, 9 petri; VIII, Rub, 15 domminici, VIII, 6 Domminicus; IX, 18 pharo; IX, 21 palestina; X, 5 pari. Questa edizione uniforma alla sensibilità moderna l’uso delle maiuscole.

Lessico.

1. Frequenti e tipiche del lessico pontaniano sono le forme raddoppiate, come

ad esempio, V, 62, 100 relligione; VIII Rub., 15 domminici; VIII, 6 Domminicus.

2. Si osservano alcune particolarità ortografiche nell’uso del lessico: VIII, 10

fulxit (da fulcio) XI, 20 fulsit (da fulgeo) VII, 29 fulxerunt (da fulgeo); III, 6, lavas III, 15 lavis.

3. Al v. XI, 28 l’errore pręsidijs è stato sostituito con la lezione sollicitis, sulla quale concorda l’autografo C e tutta la restante tradizione (cfr. 2.§).

Interpunzione.

L’opportunità di porre a fondamento dell’edizione il codice 12674 della Biblioteca Nazionale di Madrid, manoscritto autografo del Pontano, consente di approfondire ed esplorare le scelte di interpunzione accolte dall’autore che, in taluni casi, favoriscono la comprensione del testo.

Trattandosi di un esemplare di donazione, è possibile immaginare che questo aspetto sia stato tenuto in considerazione. Il Pontano ricorre a tre fondamentali segni di interpunzione: il punto fermo [ . ]; un unico segno per la pausa breve [ / ] e il punto interrogativo [ ? ].

Alla fedele riproduzione dell’interpunzione pontaniana vi è l’ostacolo della diversa sensibilità della consuetudine moderna rispetto a quella degli umanisti. Si fornisce un esempio, vv. I, 21-22:

Tu modo vela tuae felicius erige puppi Et qua cepisti pergere perge via

In questo caso il Pontano non ricorre ad alcun segno di interpunzione, laddove la nostra sensibilità la richiederebbe. In altri casi il poeta non separa alcuni costrutti come, ad esempio, la subordinata di natura relativa e le invocazioni dal resto del periodo. In altri casi l’uso della punteggiatura è presente, come ad esempio, vv. VIII, vv. 7-8:

In quo, num pietas an iustae conscia mentis Simplicitas, dubium est sit prior, anne fides.

Di fronte a questa situazione, gli interventi sull’interpunzione sono stati rispettosi delle scelte dell’autore e sono stati limitati allo stretto necessario, con l’obiettivo di conciliare le esigenze del lettore moderno con le soluzioni indicate nel manoscritto e dalla volontà dell’autore.