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7.1 Descrizione dei manoscritti

MODENA, Biblioteca Estense Universitaria (Deposito Collegio di san Carlo, F 2.1).

Ms. cartaceo, sec. XVI, mm. 264x175, cc. 156 numerate da c. 6r (bianche le precedenti, e

bianche le c. 98-99v e 124v-156)310 a matita da mano moderna in alto a destra sul recto e a sinistra sul verso, nonché in basso a sinistra solo sul recto. Contiene: cc. 6r-124r Spositione.

Cambio di inchiostro dalla c. 79r, con andamento grafico leggermente più mosso e lieve decremento delle autocorrezioni. Dalla c. 46r interviene saltuariamente una seconda mano, identificabile con quella di Lodovico Barbieri311 che, oltre a ripassare l’inchiostro sbiadito, esegue piccole integrazioni e correzioni (ad esempio cc. 96r e 101r) e talora corregge significativamente la chiosa (cc. 65r e 75r). Attribuibile al revisore è anche la sequenza di puntini – da un minimo di uno a un massimo di cinque – apposta sul margine destro e stesa con inchiostro più scuro, che si legge dalla c. 71r. I puntini, posti in corrispondenza delle correzioni della seconda mano (ad esempio cc. 75r, 82v, 96r), dovevano essere stati apposti prima della correzione, a segnalare il luogo su cui intervenire a lettura del ms. ultimata. In molti casi a tale sequenza non corrisponde alcun intervento, rimasto evidentemente pura intenzione (ad esempio cc. 76v, 79r, 84r, 91r, 100v, 117r). Il ms. è databile con certezza agli anni 1569-70.

Nota

Il manoscritto, prima nelle mani di Lodovico Vedriani, poi di Muratori, fu dichiarato irreperibile dallo stesso Tiraboschi. Venne ritrovato nel 1881 nell’Archivio del Collegio san Carlo di Modena. Con una convenzione del 1930, a seguito di delibera del 1928 fra il direttore della Biblioteca Domenico Fava e il presidente del Collegio san Carlo, Fausto Bianchi, il manoscritto passò all’Estense.

Bibliografia: L. VEDRIANI, Dottori modenesi, Modena, Cassiani, 1665, p. 181; MURATORI, Opere

critiche, p. 72; TIRABOSCHI, Biblioteca modenese I, p. 481; CAVAZZUTI,Ludovico Castelvetro cit., pp. 156- 57, n. 3; KRISTELLER, Iter I, p. 393; GROHOVAZ, Introduzione, in Correttione, p. 77; MOTOLESE, Le carte

cit., p. 177; E. MILANO, Testimonianze dantesche nella Biblioteca Estense Universitaria (sec. XIV-XX),

Modena, Il Bulino, 2000, pp. 148-59, a p. 134 e p. 330, n. 5.

310 A c. 1r incollata una striscia con indicazione del titolo redatta da mano sei-settecentesca: «Originale della Sposizione di 29 canti dello Inferno di Dante. Mancano terzine 22 al compimento del canto 29 e canti 5 a finire l’Inferno.

Sposizione di canti 29 dello Inferno di Dante. Fatta per messer Lodovico Castelvetro da Modena».

311 Cfr. GROHOVAZ, Sulla genesi cit., p. 67; M.MOTOLESE, Le carte di Lodovico Castelvetro, in L’Ellisse. Studi storici

60 COPENAGHEN, Biblioteca Reale (G. K. S. 2053.4˚)

Ms. cartaceo, sec. XVI, mm. 155x187, cc. 222 numerate a matita da mano moderna in alto a

destra. Bianche le cc. 7v, 92v-93v, 218v-222v. A c. 1v indicazione autografa del titolo: Alcune brievi spositioni sopra Dante raccolte da domestici ragionamenti di Lodovico Castelvetri / Di Giacopo Castelvetri. Un’elegante italica tardo-cinquecentesca, con corpo delle lettere più minuto e meno tondeggiante di quello che caratterizza l’intitolazione del ms., stende le cc. 2r- 97r che contengono: Due errori di Dante (cc. 2r-3r), brevi note al primo canto del Purgatorio (cc. 3r-7r) e alcune Annotationi sopra Dante cavate dal Landino, et dal Vellutello, et dal Sansovino (cc. 8r-97r). A partire dalla c. 98r, e fino alla c. 218r, un’altra mano, molto meno curata della prima, redige succinte chiose alle tre cantiche (cc. 98r-217v) e abbozza il commento alla Retorica ad Erennio (c. 218r). Assente il margine destro del verso di ogni carta: la scrittura prosegue infatti fino al bordo del foglio, venendo in parte inglobata nella cucitura del ms.

Nota:

Il materiale delle cc. 2r-7r coincide con le osservazioni contenute nello Zibaldone modenese [segnatura a S. 5.1] Alcune cosette intorno la comedia di Dante, cc. 86r e ss. [cito le cc. da M.MOTOLESE, Il

codice a S. 5.1 della Biblioteca Estense di Modena tra diacronia e sincronia. Alcuni appunti, in Filologia e ascesi, pp. 35-55, a p. 53] e pubblicate dal Muratori, cfr. CASTELVETRO, Opere varie, pp.

157-59. Bibliografia:

MIGLIORATO, Vicende e influssi culturali cit., pp. 243-44; RONCACCIA, Sulle tracce cit., pp. 73-90. Il

manoscritto è on line all’indirizzo < http://www.kb.dk/manus/vmanus/2011/dec/ha/en/object77271/ >312. 7.2 Criteri di edizione

Per la trascrizione sono stati adottati criteri conservativi, rispettosi dell’usus castelvetrino, a fronte di alcune caratteristiche comuni riscontrate in altri autografi.

Sono state mantenute:

a) le grafie dotte e pseudo etimologiche, con h, con i digrammi ch, ph e th, e così l’uso dei nessi -ti- e -tti- per l’affricata alveolare. Si sono mantenuti i casi di oscillazione -ti-, -z-, -zi-; b) la scrittura univerbata di percioché, accioché, laonde, sene pronominale, che LC scrive

univerbate. È stata adottata la forma univerbata anche per cioè, oscillante tra forma analitica e sintetica;

312 Un sentito ringraziamento va ad Anders Toftgaard, bibliotecario di ricerca nel Dipartimento Manoscritti e Rari della Biblioteca Reale di Copenaghen, per essersi adoprato per la digitalizzazione del manoscritto.

61 c) la scrittura analitica di non di meno, sì che, per lo più, sì come, senza che, che LC scrive staccati. Sembra essere prediletta nel ms. la forma conciosiacosa che, adottata dunque a testo;

d) la scrittura aferetica in forme tipo la ’nfamia;

e) mantenimento dell’abbreviazione dei luoghi citati: «Giovanni Villani, lib. 6 cap. 34»;

f) mantenimento dei rinvii alfanumerici, cui si è posto a lato, tra parentesi quadre, l’indicazione moderna: 37 a 19 [Inf. XVI, 127-28].

Si è invece normalizzato secondo l’uso moderno nei seguenti casi: g) distinzione di u e v;

h) trascrizione di -ij in -ii: aereij → aereii, varij → varii.

i) normalizzazione degli accenti, che LC appone solo sulla 3a persona singolare dei verbi; j) divisione delle parole non rientranti nei casi b e c: ilquale → il quale; aquale → a quale;

aquella → a quella;

k) normalizzazione degli apostrofi;

l) normalizzazione delle maiuscole, eccetto nel sostantivo dio, che LC scrive sempre minuscolo, anche in altri autografi;

m) scioglimento delle abbreviazioni dei nomi d’autori: Gio. Villani in Giovanni Villani, Pet. in Petrarca;

n) scioglimento dei compendi, eccetto etc cui si aggiunge il puntino finale;

o) passaggio al maiuscolo e scelta del carattere corsivo per i regni ultraterreni, quando indicano le tre cantiche: purgatorio → Purgatorio;

p) numerazione per versi, in sostituzione di quella per terzine.

7.3Il testo della Commedia nella Spositione

La lista Pinelli non restituisce per la Commedia alcun riferimento tipografico313. Ma la Spositione, fortunatamente, abbonda di rinvii alfanumerici che indirizzano senz’ombra di dubbio a un’aldina del 1502314. Solo in quattro casi, il rinvio coincide con l’edizione del 1515, impiegata

313 FRASSO, Per Lodovico Castelvetro cit.,p. 473.

314 L’edizione del 1502 era stata impiegata da LC nelle postille a un esemplare delle Prose, stampate da Torrentino nel 1549 e conservato alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Stessa edizione anche nell’autografo della Poetica di Aristotele, datato 1567, conservato alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, cfr. M. MOTOLESE, Per lo scaffale di Castelvetro: un nuovo documento e una vecchia lista, in Angelo Colocci e gli studi romanzi, Città del Vaticano,

Biblioteca Apostolica vaticana, (Studi e testi 449), 2008, pp. 107-21, alle pp. 109 e 114 e n. 26; ID., L’esemplare delle

Prose cit., p. 515. Per lo studioso nella Spositione a essere usata è l’aldina del 1515, il cui impiego sarebbe attestato solo

nel periodo post Lione, ovvero durante la stesura della Correttione, cronologicamente prossima al commento all’Inferno.

62 invece nella Correttione315. La consultazione dei due testi talora era contemporanea, se a commento di Inf. VI, 40-2 su otto rinvii, sette sono al testo del 1502 e uno a quello del 1515.

L’aldina del 1502, a differenza di quella del 1515, risulta priva dei numeri di pagina. Per supplire a questa difficoltà, LC ha numerato autonomamente i fogli, ma a partire dal primo canto dell’Inferno che nell’aldina del 1515 è invece segnato c.2r316. Questo spiega perché confrontando l’edizione del 1515 con quella del 1502, i rimandi sono sfasati di un’unità a vantaggio dell’aldina del 1515317. Si vedano a titolo di esempio i seguenti casi:

CANTO CITATO ALDINA 1502-RINVIO DEL

CASTELVETRO ALDINA 1515 c. 6r Inf. XVI, 127-28 37 a 19 38 a 19 c. 30v Inf. XXIII, 88 52 b 25 53 b 25 c. 13v Purg. XX, 10-5 127 b 17 128 b 17 c. 40v Purg. VIII, 19-21 98 b 19 99 b 19 c. 41r Par. II, 1-3 165 a 23 166 a 23 c. 6r Par. XXVI, 1 221 a 26 222 a 26

Di seguito gli isolati riferimenti all’edizione del 1515. Il primo in elenco è il succitato richiamo a commento di Inf. VI, 40-2:

CANTO CITATO ALDINA 1515-RINVIO DEL

CASTELVETRO ALDINA 1502 c. 30v Inf. X, 23 22 b 24 21 b 24 c. 116v Inf. XXV, 122 59 b 2 58 b 2 c. 118v Inf. XVIII, 136 43 a 4 42 a 4 c. 118v Inf. XX, 124-27 47 a 25 46 a 25

315 Cfr. GROHOVAZ, in CASTELVETRO, Correttione, p. 229.

316 Pratica questa familiare a LC che l’aveva già adottata in preparazione alla Giunta, cfr. MOTOLESE, L’esemplare delle

Prose cit., pp. 509-51.

317 I rinvii funzionano anche con le edizioni contraffatte del 1502 e del 1515 che, come l’aldina ufficiale del 1502, sono prive dei numeri di pagina. Il rilievo non è poco conto se si considera che Lione, dove LC ha trascorso parte del suo esilio, era un centro noto per le contraffazioni di Aldo Manuzio (lionese, per i tipi di Baldassarre Gabiano, è la contraffazione aldina del 1502 da me consultata alla Biblioteca Marciana di Venezia). Ma la testimonianza del nipote Giacomo, figlio di Giovanni Maria, che ha curato l’edizione castelvetrina delle Rime di Petrarca, orienta per i testi originali: «haveva anchora [LC, N.E.] in tutte l’altre sue allegationi copiosamente sparte per tutta questa sua opera

segnati i numeri delle carte et delle linee dove sono riposte ne’ testi d’Aldo o in altri che egli usava delle migliori et più lodate stampe che si trovassero», cfr. G. CASTELVETRO, A lettori, in Le rime del Petrarca brevemente sposte per Ludovico Castelvetro, in Basilea, ad instantia de Pietro de Sedabonis, 1582, c. 3r.

63 Il modenese è nel complesso molto preciso nei rinvii. Di rado la numerazione castelvetrina diverge sensibilmente da quella prevista: nei pochi casi errati, a essere non correttamente trascritta è per lo più la riga. Si rimanda all’elenco apposto più avanti318.

Quanto al manoscritto (o ai manoscritti) che LC dichiara di seguire, la schedatura delle varianti divergenti dall’aldina condotta su tutti i ventinove canti restituisce uno o più testimoni appartenenti alla famiglia toscana (sottogruppi b e c dello stemma Petrocchi), ma contaminati con la famiglia settentrionale (sottogruppo e). Si riporta di seguito l’elenco delle varianti. Con asterisco si indicano i casi in cui LC, pur seguendo a testo l’aldina, riporta in chiosa una variante alternativa.

SPOSITIONE ALDINA 1502

Inf. II, 17: cortese fu (Co, Laur, Mart, Parm,

Rb)

cortese i fu

Inf. III, 56: genti (Urb) gente

Inf. V, 31: buffera (Co Mad Ricc Urb Vat) bufera

Inf. VI, 18: ingoia et isquarta (Ham Mart Pa

Po)

et ingoia et isquatra

*Inf. VI, 86: diversa colpa (Cha, Vat) diverse colpe

Inf. VII, 15: cade (Ham, Laur, Pa) cadde

Inf. VII, 29: a dietro (Eg, Pr) a retro

Inf. VIII, 27: quando fui (Ash Cha Laur

Mad Si Urb Vat)

quand’i fui

Inf. IX, 10: sì come ricoperse (Lau Ricc) sì com’ei ricoperse

*Inf. X, 4: ampi empi

Inf. XII, 131: infin che si raggiunge (Ash

Cha Co Eg Ham Laur Pr)

infin ch’ei si raggiunge

Inf. XIV, 108: ramo (Mad) rame

Inf. XVI, 114: burratto (Pa) burrato

*Inf. XVIII, 103: s’innicchia (Cha) si nicchia

Inf. XIX, 11: in terra et in cielo (Ash, Po) in terra, in cielo

Inf. XX, 65: di Monica Penino (e Penino, Rb) val Camonica Apenino

Inf. XXII, 107: Ode (Laur) Odi

Inf. XXIII, 101: grosso (Ash, Ham) grosse

64 Inf. XXIV, 67: fosso (fuoso, Pa) dosso

*Inf. XXV, 13: oscuri (Co Eg Ham La Pr) duri

Inf. XXV, 38: favella (Bol. Univ. 589) novella

Inf. XXVII, 61: credessi (Eg Ga Lau Lo Pa Ricc

Tz)

credesse

Inf. XXVII, 102: a terra (Co Mad Pr) in terra

Inf. XXVII, 107: tacer ([’l] tacer, Ga Lau Lo

Ricc Tz)

il tacer

Inf. XXVII, 135: ove si paga (ove si pagha Ash

Co Parm)

in che si paga

Il problema dell’interpunzione

Per l’interpunzione delle terzine, si sono adottati i criteri dell’Edizione Nazionale dei commenti danteschi: si è deciso quindi di fornire al lettore «una scansione moderna del discorso»319 tenendo dunque l’edizione Petrocchi come testo di riferimento. Va detto tuttavia che, a mio parere, sarebbe stato filologicamente più corretto riprodurre la scansione aldina, con tanto di maiuscole a inizio verso anche quando esse non seguano un punto fermo; e questo nonostante l’effetto indiscutibilmente straniante per il lettore contemporaneo.

È nota la portata dell’operazione del Bembo nel Dante del 1502: con tale impresa, il futuro cardinale ha gettato «le basi del sistema interpuntivo moderno»320. Egli ha reimpiegato i segni utilizzati nel De Aetna: anche nella Commedia dunque utilizza punto fermo, virgola, due punti, punto e virgola e punto interrogativo. Il punto e virgola, come già nel trattato latino, indica qui una pausa più forte della virgola e meno forte dei due punti. Ma esso ha anche la funzione di «delimitare le proposizioni dipendenti»321, siano esse ad esempio relative

Questi sciagurati; che mai non fur vivi; Erano ignudi, et stimolati molto

Da mosconi et vespe; ch’eran ivi322.

o consecutive

319 E.MALATO, Criteri editoriali e norme per i collaboratori, in «Rivista di studi danteschi», II (2001), pp. 340-60, a p. 354.

320 B.RICHARDSON, Dalla metà del Quattrocento alla metà del Cinquecento, in Dalla metà del Quattrocento alla metà

del Cinquecento, in Storia della punteggiatura in Europa, Bari-Roma, Laterza, 2008, pp. 99-121, a p. 115. Per un

approfondimento veda anche Storia e teoria dell’interpunzione. Atti del Convegno Internazionale di Studi, Firenze 19- 21 Maggio 1988, a c. di E. Cresti, N. Maraschio, L. Toschi, Roma, Bulzoni, 1992.

321 Ibidem. 322 Inf. III, 64-6.

65 Ché la divina giustitia li sprona

Sì; che la tema si volge in desio323.

Marcatura sintattica e sistema pausale finiscono per sovrapporsi. Al punto e virgola inoltre spetta introdurre il discorso diretto; mentre sembra che ai due punti competa isolare una proposizione con uno stacco abbastanza forte dalla precedente, molto di più di quanto faccia il punto e virgola. Si veda il caso di Inf. IV, 25-28:

Quivi; secondo c’hei per ascoltare; non havea pianto ma’ che di sospiri,

che l’aura eterna facevan tremare:

et ciò avenia di duol senza martiri;

Il punto e virgola al verso 25 marca la subordinata, come una virgola moderna. I due punti al v. 27 indicano uno stacco intermedio tra il v. 27 e il v. 28: distinguono infatti il tremolio dell’aria provocato dai sospiri dei limbicoli dalla descrizione della loro pena. Essi coincidono dunque con il nostro punto e virgola. Resta che tutti i segni d’interpunzione delle terzine scandiscono evidentemente anche il tono di lettura. Ecco il risultato di un ipotetico ammodernamento:

Quivi, secondo c’hei per ascoltare, non havea pianto ma’ che di sospiri,

che l’aura eterna facevan tremare;

et ciò avenia di duol senza martiri,

Si confronti ora il passo interpunto con il testo Petrocchi: Quivi, secondo che per ascoltare,

non havea pianto ma’ che di sospiri

che l’aura eterna facevan tremare;

ciò avenia di duol senza martiri,

Come si vede, non si rileva nessuna sostanziale differenza a livello pausale, se non la virgola al v. 26.

Interessante anche Inf. III, 94-6:

E ʼl duca lui; Charon, non ti crucciare: vuolsi così colà; dove si pote,

ciò che si vuole: et più non domandare.

66 Riconosciuta la funzione di marcatura sintattica del punto e virgola, nulla vieterebbe di ometterlo al v. 95 in un ammodernamento rispettoso del testo di Aldo. Quanto ai due punti, essi indicano anche qui uno stacco intermedio: al v. 94 essi coincidono con l’uso moderno, introducendo la spiegazione di un concetto – chiariscono che il viaggio di Dante è voluto da Dio – mentre al v. 96 marcano uno stacco, non molto forte, con la proposizione precedente. Essi coincidono dunque con la moderna virgola. Nel sistema moderno, la punteggiatura corrispondente sarebbe la seguente:

E ʼl duca lui: Charon, non ti crucciare: vuolsi così colà dove si pote,

ciò che si vuole, et più non domandare.

Ma anche in questo caso il testo non si discosta, se non per la virgola al v. 95, da quello Petrocchi:

E ’l duca lui: “Caron, non ti crucciare: vuolsi così colà dove si puote

ciò che si vuole, e più non dimandare”.

L’interpunzione dell’Edizione Nazionale ha dunque il vantaggio di essere sostanzialmente fedele all’usus bembesco e nello stesso tempo di fornire al lettore un sistema pausativo moderno.

Veniamo ora a LC. Nei casi – non particolarmente frequenti – in cui interpunge, il modenese segue la scansione aldina, sostituendo però al punto e virgola del Bembo le virgole324. La tendenza è sistematica, eccetto a Inf. IV, 124-25, dove il modenese mantiene invece il punto e virgola dopo da

l’altra parte (v. 125), ma non riporta la virgola dopo vidi (v. 124), come vorrebbe invece il testo di Aldo:

Camilla vidi et la Panthesilea

Da l’altra parte; et vidi il re Latino

LC inoltre non punteggia la fine del verso, dove solo molto raramente mette una virgola. Un trattamento diverso riserva invece al punto interrogativo, che compare pressoché regolarmente. Di rilievo la scelta interpuntiva che egli adotta a Inf. I, 6 – «che nel pensier rinuova la paura?» – contro

il punto fermo dell’aldina: l’interrogativo è usato come esclamativo, segno questo che Bembo non adopera e che non rientra nemmeno nel sistema paragrafematico di LC, almeno nella Spositione.

324 Soluzione peraltro adottata dalle stampe corsive dei Giunti, in concorrenza con i torchi di Aldo, cfr.RICHARDSON,

67 Quanto agli accenti, LC è molto più parco di Bembo marcando, come si è già detto, solo la terza persona singolare dei verbi325. L’unico caso in cui egli ripropone i segni diacritici aldini è Inf.

I, 21 con l’accento acuto su e media in piéta326, benché di norma non distingua tra accento acuto e

grave.

Il modenese diverge dall’interpunzione aldina, allineandosi di fatto con quella di Petrocchi, a Inf. II, 76-7. Il testo di Aldo interpunge «O donna di virtù; sola per cui», facendo sì che il per cui

sia riferito a donna e non a virtù. LC invece, che in chiosa riferisce il pronome a virtù, non mette a testo alcun segno interpuntivo.

In un caso l’interpunzione del modenese si allontana da quella adottata nel testo critico, implicando anche un cambiamento di senso. La divergenza è pure con l’aldina, che scandisce come il testo Petrocchi:

 Inf. IV, 57-8: «di Moisè legista, et ubidiente / Abraàm patrïarcha, et David re»,

giacché LC riferisce ubidiente ad Abraàm; di conseguenza, marca il sintagma Abraàm patrïarcha con una virgola327.

In un altro invece LC non interpunge, ma fa capire dalla chiosa quale, a suo avviso, debbano essere l’ordine dei costituenti nel testo e la conseguente scansione pausale. Anche in questo caso, la divergenza è sia con il testo Petrocchi sia con l’aldina:

 Inf. XVII, 15-6 «et di rotelle, / con più color, sommesse et sopraposte», giacché LC

riferisce rotelle a sommesse e sopraposte, eliminando il punto fermo aldino al v. 16.

7.4 Rinvii errati all’aldina

Sono elencati di seguito la carta, il rinvio castelvetrino, quello ripristinato a testo (sull’aldina del 1502) e il luogo corrispondente. Nell’ultimo caso non si può escludere a priori l’uso dell’edizione del 1515, visto il numero della carta indicato da LC.

c. 6v 174 b 9 174 b 19 Par. V, 139

c. 30v 77 a 8 77 a 28 Inf. XXXIII, 100-03

325 Cfr. Introduzione, § 7.2.

326 Tale accentazione coincide con quella dell’esemplare da me consultato per la cui descrizione cfr. Introduzione, § 7.4. Ma RICHARDSON, Dalla metà del Quattrocento alla metà del Cinquecento, cit., p. 116, a proposito della scelta di Bembo di usare, nell’aldina del 1502, l’accento grave per distinguere gli omografi, riporta l’esempio di pièta. L’aldina del 1515 ha invece pièta.

68 33 b 33 33 b 23 Inf. XV,47 29 a 9 27 a 9 Inf. XII, 80-2 c. 31v 71 a 1 75 a 1 Inf. XXXII, 94 c. 33r 147 b 14 127 b 14 Purg. XX, 7-8 c. 58v 7 a 17 7 a 22 Inf. III, 100-01 16 b 4 16 b 14 Inf. VII, 110-11 c. 59v 131 b 22 135 b 22 Purg. XXIII, 46-7 c. 78r 114 a 25 134 a 25 Purg. XXII, 113 c. 81r 19 a 15 19 a 29 Inf. IX, 9 c. 83v 50 b 28 49 a 23 (50 a 23) Inf. XXII, 29 Nota

Gli esemplari a stampa da me visionati sono custoditi alla Biblioteca Marciana di Venezia. Di seguito la descrizione:

1. Venezia, in aedibus Aldi accuratissime Agosto 1502 Formula collazionale: a-z8 A-G8 H4

Paginazione: cc. 244. Numerazione a matita della prima e dell’ultima carta. Bianca la carta l2, numerata a matita 82.

Frontespizio:

AA1r LE TERZE RIME DE DANTE. Bollo con leone di S. Marco.

AA1v LO ’INFERNO E ’L PURGATORIO E ’L PARADISO DE DANTE ALAGHIERI

Descrizione:

ultima carta riportante il colophon parzialmente strappata. 2. Venezia, Aldo e d’Andrea d’Asolo.

Formula collazionale: a-z8 A-H8

Paginazione: cc. 244 numerate. Bianca la carta H7 Frontespizio:

AA1r DANTE COL SITO ET FORMA / DELL’INFERNO TRATTA / DALLA STESSA DE / SCRITTIONE DEL POETA

Logo con ancora, delfino e scritta ALDO

AA2r ALLA VALOROSA MADONNA VITTORIA COLONNA MARCHESANA ILLUSTRISS. DI PESCARA

ANDREA D’ASOLA

AA3r DANTE.

69 Colophon: Impresso in Vinegia nelle case d’Aldo et d’Andrea di Asolo suo suocero nell’anno MDXV del

mese di Agosto

a b c d e f g h i k l m n o p q r s t u x y z A B C D E F G H Tutti son quatterni Apparato iconografico:

cc. 244v-245r: xilografia SITO ET FORMA DE LA VALLE INFERNA

cc. 245v-246r: xilografia PER LO INFERNO

cc. 246v: xilografia PER IL PURGATORIO

Note:

Logo con ancora e delfino a c. 248v. 7.5 La lingua della Spositione

Di seguito i principali fenomeni riscontrati:

a) dittongamento di ȩ e o toniche in sillaba libera: truova (Inf. XIII, 10-5), priego (Inf. XXVI,

66), gragniuola, cfr. Rohlfs, §§ 84 e 106;

b) passaggio di e protonica a i: piggiore (Inf. XV, 61-2), cfr. Rohlfs, § 128;

c) passaggio di o protonica a i o a u: ritonda (Inf. III, 27-30); ubidente (Inf. IV, 57-8), cfr. §

Rohlfs, § 128;

d) passaggio di ar intertonico ad er tipico del fiorentino antico: comperatione (Inf. V, 82-4),

seperare (Inf. VI, 49-50)328;

e) aferesi delle parole comincianti per sillaba in- / im- seguita da consonante e preceduta da articolo, preposizione articolata, particella pronominale: nella ’ncontinenza (Inf. I, 1-3), la

’nvidia (Inf. XIII, 62-3), la ’nfamia (Inf. XXIV, 133-35);

f) prostesi di i davanti a s + consonante nei casi in cui la parola che precede termina per consonante: ad isvilupparsi (Inf. I, 1-3), per iscusarsi (Inf. IV, 13-24);

g) lo davanti a sostantivo iniziante per consonante se preceduto da per: per lo giubileo (Inf. I,

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