• Non ci sono risultati.

One more time, one more chance

CAPITOLO TRE – Il simbolismo di Shinkai Makoto

3.4 Byōsoku go senchimētoru

3.4.4 One more time, one more chance

La canzone dell’artista Masayoshi Yamazaki risale al 1997 ed è stata inserita come traccia bonus alla restante colonna sonora composta da Tenmon. La decisione di inserire una canzone al termine del film, abbandonando dialogo ed effetti sonori, è derivata dal fatto che la canzone fosse un successo di ben dieci anni prima l’uscita del film: Shinkai ha voluto sfruttare il pezzo in modo da riportare al passato gli spettatori, che attraverso la nostalgia si sarebbero meglio immedesimati nell’atmosfera che lo stesso lungometraggio voleva creare: «One of the reasons that I chose the song is because it was popular in Japan about ten years ago and I’m sure that many of us have had the experience of listening to music from the past and being reminded of times and places travelled previously. As it is such a famous song in Japan, I felt that the audience who heard it would be reminded of their

own memories from ten years ago»63 dichiara in un’intervista per Electric sheep magazine.

Anche in questo caso infatti il testo è ricco di simbolismi visivi che richiamano i le location dell’animazione stessa: i binari di un treno, un edicola, una strada: sullo schermo l’ending accentua questa visività attraverso un montaggio magistrale e trasforma il testo in una vera e propria digressione temporale, riportando lo spettatore in quei luoghi in cui la storia fra i due protagonisti si è svolta, e allo stesso tempo, rievocare quella dolce tristezza data dai ricordi che riaffiorano. Qui sotto un estratto della canzone:

Itsu demo sagashite iru yo dokka ni kimi no kakera wo Tabisaki no mise shinbun no sumi

Konna toko ni aru hazu mo nai no ni いつでも捜しているよ どっかに君の破片を 旅先の店 新聞の隅 こんなとこにあるはずも ないのに

Cerco in ogni momento, continuamente, frammenti di te nei negozi durante i viaggi, sugli angoli dei

giornali, anche se so che non puoi essere in posti simili. Se accadesse un miracolo,

63 Electric sheep magazine, Interview with Makoto Shinkai, 1 giugno 2008.

66

Kiseki ga moshimo okoru nara ima sugu kimi ni misetai

Atarashii asa kore kara no boku

Ienakatta suki to iu kotoba mo 奇跡がもしも起こるなら 今すぐ君に見せたい 新しい朝 これからの僕 言えなかった「好き」と いう言葉も

vorrei mostrarti subito un nuovo giorno, quello che sarò da oggi in poi, e quel “Ti amo” che non sono mai riuscito a dirti

3.5. Neko no shūkai

Neko no shūkai è un corto del 2007 realizzato per un progetto che ha coinvolto diverse

case di produzione, tra le quali la Madhouse, la CoMix Wave e lo Studio 4°C, intitolato

Ani*Kuri 15. Il titolo è la fusione delle parole inglesi “anime” e “creators”: l’intento di

questa collaborazione è infatti proporre quindici episodi, di un minuto circa ciascuno, girati da diversi artisti (tra cui spiccano Kon Satoshi e Oshii Mamoru), ai quali è stato chiesto di esprimere la loro personalità artistica offrendo al pubblico la propria interpretazione di un tema a libera scelta. Ani*kuri 15, diviso in tre sezioni ognuna della durata ci cinque minuti, è stato trasmesso per la prima volta dal maggio de 2007 al 2008 su NHK’s General Channel. In un minuto, Shinkai sceglie di raccontare le avventure del gatto Chobi, la cui tranquilla vita casalinga è minata dai vari componenti della sua famiglia, che, a causa della loro disattenzione, calpestano quotidianamente la sua coda: prima la madre, intenta a stendere il bucato, poi la nonna, ed infine il padre e la figlia, di ritorno rispettivamente dall’ufficio e da scuola. Nonostante le scuse, la recidività dei padroni porta Chobi all’esasperazione, tanto da spingerlo a pianificare una vendetta contro l’intera umanità assieme agli altri gatti del vicinato, con cui si riunisce ogni notte. Il giorno dopo, tuttavia, un po’ di pappa e qualche carezza mandano a monte i piani malvagi del felino. La routine si ripete giorno dopo giorno, risultando immancabilmente nel fallimento della missione: Chobi non sarà mai in grado di rinunciare alle comodità della vita domestica e all’affetto dei suoi cari.

67

3.5.1 Caratteristiche

Il primo elemento che permette di associare il corto a Shinkai è sicuramente il gatto. Neko

no shūkai si presenta come lavoro intermedio fra Kanojo to kanojo no neko e Dareka no manazashi, in quanto anche in questo caso la vicenda è narrata dal punto di vista di un

felino, anche se le vicende si svolgono in un’atmosfera decisamente più vivace e allegra rispetto ai lavori solitamente più malinconici e drammatici dell’autore.

La prospettiva del gatto viene evidenziata in una scena in particolare che vede la famiglia, riunitasi a tavola per cenare, attribuire alla vecchiaia imminente il comportamento scostante di Chobi: è chiaro quindi che per il gatto vedersi la coda continuamente calpestata, è un affronto molto più grave di quanto gli umani pensino. Esilarante è il lampo omicida nei suoi occhi mentre dà le spalle ai commensali, chiaramente ignari delle sue intenzioni (Fig. 20): nella scena successiva, infatti, vediamo il desiderio di vendetta di tutti i gatti del vicinato prendere la forma di un enorme gatto – che richiama per molti aspetti il mostro Gojira (ゴジラ, Godzilla) nato dal genio di Tanaka Tomoyuki – che con le loro enormi zampe schiacciano l’umanità intera, ripagandola con la sua stessa moneta (Fig. 21). L’estremismo di Chobi, tuttavia, è solo un’esilarante ipotesi che offre una prospettiva diversa di vedere le cose attraverso la componente comica.

68 Figura 21 Neko no shūkai, Shinkai Makoto, 2007

Per quanto riguarda la grafica, anche in quest’opera le rappresentazioni degli interni sono ricche di dettagli, e i colori vivi e sgargianti si accostano perfettamente all’ilarità che l’opera trasmette. È interessante, inoltre, notare il quantitativo di informazioni che è possibile estrapolare da un lavoro così breve: la vita della famiglia appare alquanto frenetica, ogni giorno si assiste al via vai di gente in una casa piccola ma accogliente, ma la famiglia, nonostante la fretta, appare unita e in armonia. Il corto a cui Shinkai ha lavorato in completa autonomia, infine, è accompagnato dal pianoforte allegro del fidato Tenmon.