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5. DISCUSSIONE DEI RISULTATI

5.1 Tombe plurime o associazioni casuali?

Dalle analisi condotte sul campione in esame si evince che il numero di tombe che si caratterizzano per la deposizione di più individui nel medesimo cinerario è all‟interno di ciascuna necropoli piuttosto bassa. A Casinalbo le tombe bisome sono 8, (2% del totale), a Narde una sola è presente (meno dell‟1%), a Scalvinetto e Borgo Panigale sono assenti. Radicalmente diverso sembrerebbe essere il caso di Montata, dove le tombe contenti più individui nella medesima urna sono 24 (20%). Il dato sorprende soprattutto se considerato alla luce della strettissima analogia che le tombe della necropoli di Montata hanno con quelle di Casinalbo, visto che tutti gli altri aspetti del rituale avvenivano con modalità molto affini e la struttura sociale e demografica dei due siti

presumibilmente si discostava di poco. E‟ stato già proposto che l‟anomala percentuale di tombe plurime da Montata fosse anche dovuta a rimescolamenti fra sacchetti di ossa avvenuti prima del trasporto al Laboratorio di Antropologia del Museo Nazionale Preistorico Etnografico L. Pigorini, dove fu poi effettuata l‟analisi (CARDARELLI et alii 2003). A sostegno dell‟ipotesi contraria c‟è il

dato proveniente da Vallona di Ostiglia che, analogamente a Montata, mostra una percentuale di tombe plurime anche in questo caso vicina al 20% del totale, seppure il campione non sia molto numeroso.

Escludendo momentaneamente i casi di Montata e Vallona, però, emerge chiaramente che nelle necropoli a cremazione tra il BM e il BR la pratica di inserire più individui nell‟urna fosse in realtà piuttosto rara (Figura 156). Non conosciamo infatti deposizioni plurime fra le sepolture di Gambolò e nemmeno Gambolò (TARTARELLI -MALLEGNI 1990-91). Ne conosciamo inoltre solamente una da

Copezzato (adulto + giovane; BONDIOLI et alii 1994, p. 392), solamente due (5% del totale) dalla

necropoli di Cangerate (tomba 9 con cinque infanti, e la tomba 25 con un adulto e un bambino di dieci anni; RITTATORE 1953-54), tre da Bovolone (MAZZUCCHI -CATTANEO 2010, p. 201). Per

quanto concerne le necropoli a cremazione dell‟Italia centro-meridionale la tendenza non è molto diversa: nessuna tomba plurima è attestata a Cavallo Morto (ANGLE et alii 2004), nessuna da

Timmari (MANCINELLI 2003) e solamente due sono invece state rinvenute a Canosa (MINOZZI et alii 2006).

Una tendenza al progressivo aumento delle tombe plurime si manifesta con il passaggio al BF iniziale e ancor di più alle sue fasi finali, seppure con variazioni significative anche tra necropoli più o meno coeve. A Narde, a Veronella (CORRAIN 1987-88) e ad Ascona (CATTANEO 2000), ad esempio, la frequenza delle tombe bisome è bassa o addirittura nulla59; nelle coeve necropoli di

Pianello di Genga (VANZETTI 2010) Gazzo Pontenuovo (ONISTO –MARSOTTI 2005), invece, essa

supera rispettivamente il 10 e il 20%. Fra le necropoli di Morano sul Po (BEDINI et alii 1999) e

Gazzo Colombare (DRUISINI et alii 2001) c‟è una certa omogeneità, poiché entrambe si

contraddistinguono per un 10% circa di tombe plurime.

Figura 156. Frequenza delle tombe plurime nelle necropoli.

Di tutti i casi sopra citati due sole tombe contengono inequivocabilmente i resti di più individui deposti intenzionalmente: la tomba 64 di Bovolone (maschio adulto e femmina adulta; MAZZUCCHI

–CATTANEO 2010) che contiene 3,4 kg di resti cremati e la tomba 5/94 di Morano sul Po (forse

addirittura quattro individui, tre adulti e un subadultoBEDINI et alii p. 32), la quale si caratterizza

per un peso dei resti cremati di 3659,5 g. Entrambe, per il peso dei resti notevolmente superiore a quello atteso per un unico individuo sembrano rispecchiate la chiara intenzionalità di deporre le ossa di più soggetti (cfr. § 3.4)

Oltre alla tomba 5/94, a Morano le tombe plurime si caratterizzano per un peso totale dei resti decisamente consistente (Figura 157). In tutti gli altri casi il peso delle ossa nelle tombe plurime non raggiunge mai valori superiori a quello attesi per un solo individuo. In generale, però si nota che a Morano il peso medio delle tombe bisome è circa doppio del peso medio delle tombe singole di adulti, mentre nelle altre necropoli le tombe singole e bisome hanno un peso più o meno simile (Figura 157). Si può pertanto ipotizzare che, come accadeva per le tombe singole, fosse effettuata

una selezione dei resti da deporre che rappresentavano meno della metà dell‟intero scheletro cremato, sempre che i resti dell‟individuo “secondario” non siano accidentalmente finiti nell‟ossilegio dell‟individuo principale.

Peso medio Ad+Ad

0 500 1000 1500 2000 2500

Casinalbo Montata Vallona di Ostiglia

Narde I Narde II Morano sul

Po p e s o ( g )

Figura 157. Peso medio delle tombe bisome contenenti più adulti in ciascuna necropoli di cui è edito il catalogo delle tombe comprendente il peso dei resti. La stella indica il peso medio delle tombe singole (maschi in blu e femmine in rosa).

Allo stato attuale delle informazioni disponibili si può affermare che all‟interno di ciascuna comunità e all‟interno di ciascun lignaggio quella di inserire più individui nella stessa urna fosse una pratica applicata comunque a pochi soggetti. La posizione delle poche tombe bisome a Casinalbo, tendenzialmente centrali all‟interno dei nuclei di appartenenza (cfr. § 4.1) e almeno in cinque casi su otto caratterizzate dalla presenza di corredo, potrebbe far pensare che si trattasse di personaggi di una certa importanza, se non per l‟intera comunità almeno per il proprio lignaggio. Purtroppo non si dispone dei dati relativi alla posizione delle ossa nei riempimenti delle urne per la stragrande maggioranza dei contesti italiani, poiché la metodologia del microscavo stratigrafico è raramente stata applicata. Tale assenza non consente oggi di comprendere, in particolare per le necropoli con un campione più significativo in questo senso (ad es. Montata o Gaggio Pontenuovo), se i due o più individui fossero collocati simultaneamente nel cinerario o invece in momenti diversi, il ché comporterebbe la conservazione dei resti del primo defunto in attesa del successivo.

Anche fra le tombe microscavate per analizzare la posizione dei frammenti, non è comunque stata individuata alcuna separazione; i resti dei due o più individui sembrano sempre frammisti gli uni agli altri.

Le associazioni di individui più ricorrenti sono maschio adulto + femmina adulta e femmina adulta + infante, ma anche in questo caso esiste un ampio caso di variabilità che comprende quasi tutte le possibili combinazioni: maschio adulto + femmina adulta, maschio adulto + maschio adulto, maschio/femmina adulta + indeterminato adulto, maschio adulto + subadulto, subadulto + subadulto. L‟unica combinazione pressoché assente è femmina adulta + femmina adulta, sempre che alcuni degli adulti di sesso indeterminato non siano di fatto femminili (Figura 158).

Casinalbo Montata Vallona Bovolone Canegrate Canosa Narde Gazzo P. Morano Totale M Ad + M Ad 2 1 3 M Ad + F Ad 1 8 1 5 3 18 M Ad + Sub 1 4 1 3 9 F Ad + Sub 3 2 1 1 5 1 13 Sub + Sub 2 1 1 4 Ind Ad + Sub 3 1 2 6 Ind Ad + Ind Ad 1 1 2 M Ad + Ind Ad 3 1 1 1 6 F Ad + Ind Ad 2 2 4

Figura 158. Associazioni di individui nei contesti crematori in cui essa è indicata.

Non sorprende invece la presenza di coppie di maschi adulti che, come racconta Omero nel XXIII libro (vv. 215-310) dell‟Iliade per Achille e Patroclo, doveva rappresentare un‟associazione rituale dedicata a soggetti fra i quali sussisteva un forte vincolo parentelare o di altro genere.

Si potrebbe quindi supporre che l‟unione dei resti in un unico cinerario fosse prerogativa di due o più individui che condividevano una qualche forma di parentela, come madre/padre + figlio, marito/moglie, o di fratelli/sorelle, soprattutto nel caso di tomba con più infanti.

La problematica più difficoltosa da risolvere rimane la possibilità di discernere fra una tomba “intenzionalmente plurima” ed una “accidentalmente plurima”. Come specificato nel catalogo delle

tombe analizzate in questo contributo, il riconoscimento della presenza di individui sovrannumerari si deve all‟identificazione di pochissimi elementi ossei in eccesso (due atlanti, due epistrofei, tre rocche petrose etc.) o omolaterali (due rocche petrose sinistre, due teste di femore destre, etc.). Dal momento che non è tuttora possibile attribuire in toto i frammenti ossei a ciascun individuo presente nella medesima urna, deve essere considerata l‟ipotesi che gli elementi in sovrannumero

rappresentino in realtà residui di cremazioni precedenti avvenute nel medesimo ustriunm. L‟unica area di rogo ben documentata proviene dalla necropoli di Narde II (SALZANI 2010), ma non sono stati analizzati i piccoli frammenti rinvenuti sulla sua superficie per comprendere se fossero presenti i resti di diverse cremazioni.

Cremazioni sperimentali hanno dimostrato che i residui (carbone, concotto, cenere) della pira funebre sono limitatissimi, specialmente se il rogo non è stato spento per aspersione di liquidi e quindi il combustibile ha avuto modo di bruciare completamente (MCKINLEY 1995). Se l‟area

dell‟ustrinum, poi, fosse soggetta ad una pulitura più o meno accurata a seguito di ogni cremazione, allora dovremmo presumere che si conservino solo labili tracce del luogo della combustione. Sono però state rinvenute a Casinalbo e a Gazzo Pontenuovo (SALZANI 2007, p. 77), fosse

contenenti terreno nerastro ma prive di tombe e resti umani, che potrebbero rappresentare gli “scarichi” delle puliture periodiche dell‟ustrinum. L‟assenza di resti umani anche da queste fosse, e almeno a quanto sembra anche dalle terre di rogo rinvenute nei pozzetti delle tombe del Bronzo Finale nei vari contesti, potrebbe far ipotizzare che in realtà l‟area del rogo fosse ben ripulita dai resti cremati

Già Alessandro Vanzetti in un contributo del 1992 trattava l‟argomento delle sepolture ad

incinerazione a più deposizioni nella protostoria dell‟Italia nord-orientale. In quel lavoro, l‟autore però dava maggiore rilievo al fenomeno di inserimento di più urne o dell‟associazione di corredi “maschili” e “femminili” all‟interno della stessa tomba, poiché a quell‟epoca non si disponeva di serie antropologiche consistenti, tali da poter individuare più deposizioni all‟interno del medesimo cinerario e di discutere l‟argomento nel quadro più ampio della protostoria italiana. Vanzetti infatti sosteneva che “la scarsità di analisi antropologiche è particolarmente grave per le necropoli a cremazione. Studi eseguiti alla fine dell‟Ottocento avevano già segnalato, in tombe del Bronzo Finale e della prima età del ferro, la presenza di più individui nella medesima urna (Calori 1876,

CHIERICI 1882, RIDOLA 1901, QUAGLIATI –RIDOLA 1906; tutti cit. in VANZETTI 1992, p. 118)”. Le

analisi condotte da Vanzetti sui dati editi suggerivano che la presenza di tombe con più ossuari andava aumentando fra il Bronzo Finale e il primo ferro.

I risultati di questo studio integrati con quelli noti in letteratura dimostrano che fra il BM-BR e il BF-1FE si assiste ad un progressivo aumento delle tombe con più deposizioni nella medesima urna,

in parallelo a quanto sosteneva due decenni fa Alessandro Vanzetti in assenza di campioni antropologici significativi (Figura 159).

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 BM-BR BF-Ife % t o m b e a p d e p o s iz o n i n e lla m e d e s im a u rn a

Figura 159. Percentuale di attestazione di deposizioni plurime nel Bronzo Medio- Bronzo Recente e nel Bronzo Finale- Primo Ferro

Contestualmente a tale fenomeno si riscontra l‟assenza di più deposizioni all‟interno del medesimo cinerario a Borgo Panigale. Ciò potrebbe indicare che l‟aggiunta di ossuari alle tombe sostituisca progressivamente quella di associare i resti di più individui nella stessa urna.