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5. DISCUSSIONE DEI RISULTATI

5.4 Tracce di elementi di corredo

Il fenomeno delle “macchie verdastre” sulle ossa è stato raramente documentato nella storia degli studi sui contesti funerari. La possibilità che sui frammenti di ossa combuste si possano conservare tracce del contatto tra le ossa e oggetti in metallo fu già considerata da Stead (1967) e McKinley (1994) su cremazioni inglesi d‟età romana e da Dunlop (1975, 1978) su cremazioni attuali. In particolare Jacqueline McKinely fa riferimento ad analisi chimiche in fluorescenza a raggi X condotte sui resti cremati della necropoli di Spong Hill (MCKINLEY 1994) per dimostrare la natura

cuprifera delle patine, sebbene non sia chiaramente spiegato attraverso quale reazione chimica esse si formino.

Emergono come riportato nel capitolo relativo ai risultati dell‟analisi sui resti cremati di Casinalbo (cfr. § 4.1) alcuni significativi aspetti:

1. l‟assenza di corredo o di elementi in bronzo nelle tombe sui cui tale fenomeno è stato riscontrato;

2. la collocazione prevalente delle macchie verdastre sulle ossa del cranio, degli arti superiori, e in minor parte sulle ossa irregolari del torace;

3. la netta preponderanza del fenomeno in tombe maschili (30 casi), sebbene non sia assente fra le femmine (19 casi) e fra i subadulti (10 casi).

Tracce di contatto con oggetti in bronzo sono visibili anche su alcuni scheletri inumati della necropoli di Olmo di Nogara, segno che anche in assenza di combustione, il fenomeno può

ugualmente manifestarsi, probabilmente in seguito alla migrazione di sali di rame in ambiente post- deposizionale (Figura 176).

Figura 176. Inumato dalla necropoli Olmo di Nogara. In prossimità della spada si nota la colorazione verdastra dovuta al contatto tra ossa e bronzo.

Dalle tipiche fessurazioni registrate durante l‟analisi dei frammenti ossei di Casinalbo, sappiamo che i defunti venivano cremati da cadavere (cfr. § 2.1). Si può perciò escludere che il contatto tra bronzo e ossa sia avvenuto pre-cremazione su un cadavere scarnificato o a lungo esposto e decomposto nelle sue parti organiche. L‟assenza di corredo (v. supra, punto 1), ma anche di qualsiasi residuo di bronzo nelle tombe, inoltre, potrebbe indicare che il contatto non sia avvenuto in ambiente post-deposizionale all‟interno dell‟urna. Rimane pertanto più verosimile l‟ipotesi che il “passaggio” di una minima quantità di metallo, sufficiente però a creare una patina indelebile, sia avvenuta durante il rogo, quando la combustione della parte organica del cadavere, ormai

completamente distrutta, lasciava scoperto lo scheletro. Le alte temperature raggiunte dal rogo (spesso per i maschi adulti molto superiori ai 700°C) potrebbero altresì aver facilitato la reazione chimica, suscitando il rilascio di piccole quantità “semi-fuse” di metallo rimaste poi legate ai distretti scheletrici su cui l‟oggetto fisicamente poggiava.

Dato che il fenomeno è stato riscontrato principalmente su ossa del cranio e degli arti (v. supra, punto 2), si potrebbe immaginare che gli oggetti in questione nel caso delle tombe maschili fossero borchie in bronzo pertinenti a qualche copricapo in materiale organico e spade o pugnali collocati vicino agli arti superiori. Le tombe maschili di armati 31, 34, 69, 99, 131, 132, 163, 194, 201, 343, 392, 410, 432, 475, 483, 486 di Olmo di Nogara, ad esempio, presentano l‟associazione arma da offesa (spada o pugnale solitamente accostate alle braccia o sul petto) - borchie in bronzo, forse relative ad un elmo in cuoio collocato di norma vicino al capo dell‟inumato o in un caso ai piedi

(SALZANI 2005). Ovviamente, trattandosi di sole cremazioni, a Casinalbo tale associazione non è

stata rilevata nelle tombe. Ciononostante se si combinano i dati della presenza di borchie assieme a frammenti di spade e pugnali dal piano di calpestio della necropoli (CARDARELLI et alii 2006, p. 633, fig. 12) e del fenomeno delle macchie di bronzo su ossa del cranio e degli arti rilevato in questo studio, si può facilmente immaginare che quegli oggetti fossero pertinenti al vestimento funebre dei guerrieri, formato di norma da spada (e/o pugnale)+elmo in cuoio con borchie, esattamente come all‟Olmo.

L‟ipotesi della presenza di armi e ornamenti come “pyre goods”71

sembrerebbe perciò rafforzata dall‟associazione dei materiali rinvenuti sul piano d‟uso della necropoli di Casinalbo: si tratta infatti di oggetti “semi-fusi” dalle alte temperature del rogo funebre e intenzionalmente defunzionalizzati

(CARDARELLI et alii 2006, p. 632). Come accennato in precedenza gli oggetti sono soprattutto

71 Il termine “pyre goods” è utilizzato in letteratura anglosassone proprio per distinguere i beni pertinenti alla veste del

riferibili ad armi (spade e pugnali) ma in alcuni casi anche a spilloni, fibule e altri ornamenti, il ché spiegherebbe anche le macchie di bronzo rilevate sulle tombe femminili e di subadulti prive di corredo (grave goods).

La generale scarsità di corredi nelle tombe, e la totale assenza in quelle maschili hanno fatto ritenere che il rito prevedesse l‟interdizione di associare ai maschi oggetti che ne connotassero il ruolo sociale. La forte presenza di “macchie di bronzo” sulle ossa di trenta individui maschi adulti (v. supra, punto 3) potrebbe dunque indicare che almeno trenta maschi adulti erano effettivamente dotati di corredo (armi) durante la cremazione e che pertanto l‟interdizione al corredo fosse più legata al tipo di rituale. Parallelamente, la frammentazione rituale degli oggetti e il loro spargimento in aree specifiche della necropoli doveva avere una connotazione simbolico-ideologica strettamente legata alla cremazione e perciò diversa da quella sottesa alle inumazioni di Olmo di Nogara e Povegliano.

I trenta maschi “probabilmente armati”72

, fra le tombe di Casinalbo finora analizzate

antropologicamente, rappresenterebbero però il 25% del totale dei maschi adulti; ad Olmo di Nogara i quarantasette armati rappresentano il 32,6% di tutti i maschi adulti (DE MARINIS –

SALZANI 2005, p. 413): le frequenze di armati risultanti dai due campioni (anche se per Casinalbo

occorre ovviamente usare maggiore prudenza) sono pertanto molto vicine, forse a testimoniare che la struttura sociale, nonostante le differenze rituali, non fosse in realtà molto differente

(CARDARELLI et alii 2006). La percentuale inferiore di armati a Casinalbo potrebbe essere imputata

alla occasionalità del fenomeno delle macchie di bronzo e alla difficoltà di rilevarle in fase di analisi. Essa deve essere pertanto considerata una sottostima, una percentuale minima a quella che probabilmente era nella realtà.

Il fatto che anche i vestimenti funebri delle donne e in minor misura dei subadulti (v. supra, punto 3) fossero ornati con oggetti in bronzo suggerisce che la comunità di Casinalbo usava destinare oggetti in materiale pregiato a molti individui. Se si somma infatti la percentuale di individui con corredo (circa 10%, tutti femminili e subadulti) a quella con “macchie di bronzo”, la frequenza di soggetti accompagnati da oggetti in bronzo raggiunge circa il 30%, cioè circa un terzo dell‟intera comunità, percentuale sostanzialmente assimilabile a quella nota per la necropoli di Olmo di Nogara.

72 Si dà per scontato che gli oggetti in bronzo pertinenti a maschi fossero armi, perché anche in altre necropoli coeve

dell‟Italia centro-settentrionale non si ha attestazione durante il BM-BR di maschi accompagnati con oggetti d‟ornamento (es. spilloni).

5.5 Aspetti paleodemografici dell’Italia settentrionale tra media età del bronzo e