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La “Transformative Conception”

Nel documento La via italiana alla Restorative Justice (pagine 66-71)

Ci accingiamo all’analisi dell’ultima concezione di restoration individuate nella tripartizione di Van Ness e Johnstone.

La transformative conception è forse quella con lo spettro di applicazioni possibili più ampio perché, oltre ad adottare un’accezione estesa di ‘conflitto’ in cui il ‘reato’ è solo una sub-specie, viene indicata come “un modo di vivere a cui tutti dovremmo tendere” per riuscire a “modificare il modo nel quale comprendiamo noi stessi e affrontiamo la nostra quotidianità”69.

Potremmo dire che se una applicazione ‘piena’ e ‘scolastica’ della giustizia riparativa si esprime nella sequenza [conflitto – incontro – riparazione – trasformazione], in cui la trasformazione rappresenta l’affermazione di una nuova coscienza sociale che riconosce il ‘disagio’ che ha contribuito alla genesi del conflitto, allora la

transformative conception rappresenta quella concezione di giustizia riparativa che pone

l’enfasi proprio su quest’ultimo aspetto anche a discapito dell’incontro e della riparazione.

68 CURI, Senza bilancia, in Giustizia riparativa, op. cit., p. 42.

69 VAN NESS, JOHNSTONE, in Handbook of restorative justice, 2007, Willan Publishing,

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Potremmo dire che il ‘conflitto’ rappresenta l’occasione, ‘incontro’ e ‘riparazione’ i mezzi (non necessariamente gli unici) e la ‘trasformazione’ il fine.

Ma cosa è la trasformazione? Innanzi tutto è il motivo per cui la restoration dovrebbe essere una soluzione duratura. In secondo luogo coinvolge tutti coloro che sono stati parte del conflitto ma non solo, poiché è tanto più effettiva quanto è estesa all’interno del contesto sociale. In terzo luogo non è il perdono o la riconciliazione, per cui rinnovo la constatazione che entrambi sono dei risvolti che riguardano esclusivamente la sfera morale della vittima e del reo.

La trasformazione è quel risultato atteso in cui viene contemplata non solo la cura della vittima e la responsabilizzazione del reo, ma soprattutto le premesse sociali per evitare che in futuro si ripresenti il medesimo conflitto o altri affini, fra le stesse persone o altre a loro vicine.

Quando una persona ruba qualcosa, magari perché molto povera, si arricchisce illecitamente a danno del legittimo proprietario, ma non viene fatta giustizia mediante la restituzione della cosa e la ri-determinazione del precedente stato di povertà del ladro: eppure l’equazione restorative è esatta, c’è la restituzione, può esserci la mediazione, può essere responsabilizzante, può curare, possono esserci il pentimento, il perdono e la riconciliazione, ma non basta. Si fa giustizia quando, in futuro, il ladro potrà vivere liberamente senza avere più bisogno di rubare.

Chi mi volesse male argomenterebbe che, con questo esempio, confondo la

transformative conception con la ridistribuzione dei beni. Non è questo, anche se è noto

che uno dei maggiori fattori criminogeni sono la povertà e l’indigenza.

“La premessa dalla quale solitamente muovono i sostenitori di questa prospettiva è la collocazione del comportamento umano all’interno di una rete di relazioni che, pur non impedendo la formazione di una volontà autonoma, giocano un ruolo centrale nell’emergere del conflitto.

Pertanto, una risposta al crimine che intenda affrontare in modo strutturale le cause non può limitarsi all’analisi del fatto delittuoso in sé, ma deve indagare più a fondo il contesto sociale ed interpersonale nel quale esso è venuto a manifestarsi. […]

All’interno di questa comune cornice, i modi con i quali vengono concepiti tali ‘problemi strutturali’ divergono significativamente,

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ponendo l’accento ora sulle ineguaglianze sociali, ora sulle relazioni interpersonali, ora infine sui rapporti fra differenti gruppi sociali”.70

La transformative conception non è (solo) ‘risolvere il conflitto’ ma farlo in funzione della creazione una ‘società giusta’71, il conflitto è solo l’occasione per

individuare su quali aspetti sociali sia opportuno intervenire. Resta da chiedersi se per ‘società giusta’ venga intesa una utopica società senza conflitti, ma forse basta dire che sia una società che ‘tende’ al superamento dei conflitti e all’eliminazione dei fattori criminogeni senza quei mezzi che, in realtà, li alimentano: l’intimidazione, il contraccambio, il carcere. Come spiega Braithwaite:

“Il crimine è l’opportunità per prevenire un male ancora maggiore, per affrontare il conflitto con quella finezza che trasforma le vite umane in percorsi di benevolenza e di generosità”.

L’approccio transformative è differente sia da quello encounter che da quello

reparative: può agire in cumulo a questi, possono essere la stessa cosa, ma può anche

agire da solo. Forse è più audace perché non è una procedura o un risultato, ma una coscienza di profonda interconnessione e interdipendenza fra le vite umane. Per fare un altro esempio, superare un conflitto o eliminare un fattore criminogeno potrebbe comportare la prestazione di un’opera pubblica di riqualificazione urbana di un quartiere con un alto grado di ‘conflittualità’: dove è l’incontro? Che forma ha la riparazione?

Non solo lo stato non è relegato in sussidiarietà, ma può efficacemente agire in prima linea, come chiunque in rappresentanza o meno dell’intera comunità, in forma singola o aggregata, per fare giustizia.

Howard Zher, inizialmente dubbioso sulla compatibilità fra transformative e

restorative justice, afferma che in realtà sono la stessa cosa perché entrambe mirano

alla trasformazione delle relazioni interpersonali e, più ampiamente, della società72.

70 REGGIO, Giustizia dialogica, cit. p. 101. 71 VAN NESS e JOHNSTONE, op. cit., p. 15.

72 ZHER, in Restorative or transformative justice?, in Howard Zher Institute of Restorative

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Zher sintetizza le tre domande che caratterizzano un approccio transformative e le contrappone a quelle di un approccio propriamente restorative:

‘APPROCCIO RESTORATIVE’ 1) Chi è stato danneggiato e quali sono i suoi bisogni? 2) Chi deve rispondere di tali bisogni?

3) Chi sono le persone che hanno avuto parte nel conflitto e quale è il modo migliore per coinvolgerle tutte al fine di mettere le cose a posto e prevenire altri futuri episodi conflittuali?

‘APPROCCIO TRANSFORMATIVE’

1) Quali sono le circostanze che hanno contribuito alla genesi del conflitto?

2) Quali sono le circostanze in comune a questo conflitto e ad altri conflitti analoghi?

3) Quali misure potrebbero incidere su tali circostanze per prevenire la generazione di nuovi conflitti analoghi?

Van Ness e Johnstone idealizzano la metafora della casa a tre piani per rappresentare il rapporto fra le tre concezioni di restoration73: la casa è costruita sul

fianco di una collina e il pendio permette alle persone di andare direttamente al piano desiderato, senza passare dalle scale interne, tramite un sistema di portici e ponti. Il piano terra è la transformative conception ed è il piano con l’area maggiore perché è quello che offre le maggiori applicazioni. Il primo e il secondo piano sono rispettivamente la encounter e la reparative conception che, nonostante l’uguaglianza approssimativa delle superfici, non sono perfettamente sovrapposte.

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“Primo, le persone che non sono d’accordo [sulla definizione di

restorative justice] passano la maggior parte del loro tempo su piani

diversi della casa. Finché continuiamo a parlare dei processi riparativi nel contesto della lotta al crimine,tutti le persone su tutti i piani sono d’accordo che questa si tratti di giustizia riparativa. Ma un procedura usata per propositi diversi da un caso di violazione di legge (per esempio, aiutare un vicino per trovare una soluzione a un problema) sarà accettato dalle persone sui piani encounter e transformative, e invece resistito o accettato con malavoglia da quelli sul piano reparative. Gli impegni di restituzione riconosciuti in una prassi di giustizia riparativa sono visti da tutti come restoration; quelli imposti da un giudice, invece, sono accettati solo dalle persone sui piani reparative e transformative. Un organizzazione composta dai cittadini di un quartiere povero che si opponga ad un atto del municipio che li danneggerebbe è inteso come

restoration solo dalle persone sul piano transformative”.74

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Capitolo III

MESSA ALLA PROVA,

GIUSTIZIA RIPARATIVA E

GARANZIE PROCESSUALI

SOMMARIO: Premessa – Parte I: la messa alla prova del minore – 1. Messa alla

Nel documento La via italiana alla Restorative Justice (pagine 66-71)