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LA TRASFORMAZIONE DEGLI SPAZI PER L’APPRENDIMENTO ATTRAVERSO LA PEDAGOGIA

3. TRA PEDAGOGIA ED ARCHITETTURA

3.1 LA TRASFORMAZIONE DEGLI SPAZI PER L’APPRENDIMENTO ATTRAVERSO LA PEDAGOGIA

A partire dagli inizi del XX secolo, nasce la psicologia dell’educazione 43, che studiando i processi di

apprendimento, si occupa anche dei processi di insegnamento nelle scuole e di individuare quali sono i fattori legati all’ambiente di apprendimento che rendono più o meno facile l’apprendimento, la motivazione e il benessere dell’individuo coinvolto nel processo educativo.

Infatti è da oltre un secolo che gli spazi e gli ambienti per l’apprendimento influenzano in maniera determinante lo sviluppo cognitivo dei bambini. Per tale motivo, accanto alla psicologia dell’educazione, è scesa prepotentemente in campo la pedagogia 44, le cui teorie e pratiche sperimentali, proprio a partire

dall’inizio del secolo scorso, sono tutte confluite in un modello di nuova organizzazione della scuola che si sviluppa sulla base di un principio cardine: il ruolo ed il valore da assegnare agli spazi per l’educazione. Per citare solo alcuni tra i maggiori apporti scientifici, ricordiamo i contributi di Friedrich Froebel (1782- 1852),Rudolf Steiner (1861-1925), Maria Montessori (1870-1952) e Loris Malaguzzi (1920-1994), che saranno descritti ed approfonditi nei paragrafi successivi.

Si premette che la scuola dell’infanzia nasce in Europa, successivamente alla Rivoluzione Industriale, come una risposta all’esigenza della donna di poter entrare nel mondo del lavoro. In Italia, agli inizi del XIX secolo, si diffondono le cosiddette Scolette, a carattere prettamente privato, con il nobile tentativo di sottrarre i bambini delle madri-operaie dalla strada e cercare di elevare il tasso di alfabetizzazione. Un momento di reale trasformazione si ha qualche decennio più tardi, grazie all’interessamento dei primi pedagogisti, i quali si pongono l’obiettivo di realizzare delle strutture volte all’insegnamento, alla cultura ed all’educazione del bambino, piuttosto che alla loro semplice custodia.

43 La Psicologia dell'Educazione ha come oggetto di studio e di indagine l'individuo negli ambienti di apprendimento - in particolare, ma

non esclusivamente, la scuola. Essa si occupa di individuare i fattori dell'ambiente di apprendimento che possono facilitare o ostacolare l'apprendimento, la motivazione, il benessere degli studenti e, in generale, di chi impara: per esempio, il modo dell'insegnante di condurre la classe, le caratteristiche della spiegazione, l'uso di materiale come sussidio per l'istruzione, e così via. In sostanza, si può dire che mentre la psicologia dello sviluppo si focalizza sull'evoluzione (cambiamento, crescita, maturazione) dell'individuo, pur senza trascurare i fattori ambientali, familiari e culturali che possono incidere su tale sviluppo, la psicologia dell'educazione è interessata a come l'istruzione , anche non strettamente scolastica, può migliorare il comportamento, le conoscenze e abilità, il modo di pensare e gli atteggiamenti dell'individuo. (Fonte: https://www.tesionline.it/v2/appunto.jsp?id=75)

44 La pedagogia è la scienza umana che studia l'educazione e la formazione dell'uomo nella sua interezza ovvero lo studio dell'uomo nel suo

intero ciclo di vita. Non si occupa esclusivamente dei bambini e dell'infanzia, ma anche di adolescenti, giovani, adulti, anziani e disabili ovvero delle altre fasi della vita. La scienza si occupa anche dell'educazione scolastica e dell'apprendimento dei soggetti, ma non è questo il suo unico fine euristico. Il fine euristico della pedagogia è l'Uomo che si relaziona con l'altro da sé (educazione) e che si relaziona con se stesso (formazione). Il Pedagogista studia l'umano e ciò che riguarda l'Uomo e la sua esistenza. Nell'ambito della pedagogia italiana il pedagogista Riccardo Massa ha proposto di usare il termine formazione per indicare sia l'educazione (ovvero il processo di formazione globale della personalità) sia l'istruzione (ovvero il processo di trasmissione da parte di un individuo e di acquisizione di competenze e di conoscenze da parte dell'individuo che viene istruito).

L'educazione (secondo i modelli teorici elaborati dai pedagogisti) ha tre coordinate: - Il sapere (le conoscenze teoriche);

- Il saper fare (le competenze pratiche o abilità);

- Il saper essere (modo in cui un individuo mette in campo il saper fare e il saper essere). (Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Pedagogia)

TRA PEDAGOGIA ED ARCHITETTURA

Un apporto particolarmente significativo è rappresentato dalla creazione dei primi Giardini di Infanzia (Kindergarten) a opera del pedagogo Federico Froebel nel 1840, a mezzo dei quali si pongono le basi per la costruzione di organismi per l’educazione dei bambini. Sono costituiti da sale al coperto, cortili per l’attività fisica e giardini – questi ultimi elementi fondamentali per porre il bambino a contatto con la natura – il tutto in grado di esaltare la loro autonomia espressiva e scoprire sé stessi ed il contesto che li accoglie, principalmente mediante il gioco 45.

In Italia, a partire dalla fine dell’800, le sorelle Rosa e Carolina Agazzi 46, insieme a Maria Montessori

seguono le orme di Froebel. Le prime pongono le basi per una scuola materna popolare in cui l’educazione del bambino deve avvenire in un ambiente e un clima familiare quasi domestico al quale egli è abituato, coordinato ed indirizzato dall’educatrice - l rinnovata figura materna - in occupazioni prossime a quelle della vita adulta: attività domestiche, artigianali, agricole (particolare rilievo rappresenta il giardinaggio quale momento saliente per far avvicinare il bambino alla natura).

Maria Montessori è la prima studiosa che, con ferma convinzione, fonda le sue teorie nel campo dell’educazione dando vita ad un metodo pedagogico basato su un attento lavoro di ricerca psicologica, indirizzato a valorizzare l'esperienza sensoriale e ponendo l'apprendimento come esperienza da compiere in un ambiente strutturato, molto stimolante per il bambino.

La Montessori, nel riporre attenzione e rispetto delle distinte individualità dei bambini, ritiene che il ruolo dell’educatore debba cambiare e, contestualmente, anche la conformazione e organizzazione degli spazi della scuola. È dell’opinione, infatti, che il bambino, collocato in un ambiente idoneo, scopre la propria dimensione intellettiva, realizzandosi totalmente e sentendosi assolutamente libero, sotto lo sguardo attento e vigile della maestra-educatrice che osserva ma non dirige, perché è semplicemente il collegamento tra lui e lo spazio in cui agisce: “Ho visto che il bambino, lasciato libero di lavorare,

impara, diventa colto, assorbe conoscenze e fa esperienze personali, che acquistate in questo modo, si fissano nel suo spirito e, come semi piantati in un terreno fecondo, non tarderanno a germogliare, a

dare frutti” 47.

La pedagoga, inoltre, muove delle dure critiche all’architettura scolastica tradizionale, soprattutto sotto il profilo della distribuzione funzionale ed organizzazione spaziale, assimilando le strutture esistenti a delle tombe: “le scuole coi banchi allineati come catafalchi, tutti neri, sol perché essi devono essere del

colore dell’inchiostro e nascondere le macchie” (Montessori M., 1986).

In effetti un edificio scolastico è costituito da ambienti in grado di assecondare l’evoluzione del bambino e la sua creatività, consentendogli di lavorare in modo non lineare, bensì trasversale alla pratica ordinaria, favorendo le relazioni maggiormente complesse per maestri ed allievi. Alla mutazione ambientale si aggiunge la trasformazione del ruolo del maestro che diventa una guida più integrata, abbattendo la visione desueta di unico leader gestore del processo dell’insegnamento.

45 Cfr. L'infanzia come gioco: Fröbel, nel sito www.sapere.it. 46 http://www.studenti.it/metodo_sorelle_agazzi.html

Di conseguenza si può notare come nel tempo la figura del maestro, come colui che diffonde cultura, sia cambiata, come è cambiato anche il rapporto tra professore e alunno e di conseguenza l’organizzazione spaziale dell’aula e la disposizione degli arredi.

Ogni cultura interpreta e organizza lo spazio secondo rappresentazioni e funzioni diverse: per questo lo spazio esprime con un linguaggio analogico, silenzioso ma potente, i valori, i pensieri, i significati e l’identità di chi lo organizza; lo spazio educativo in particolare esprime le rappresentazioni e le idee che gli educatori hanno del bambino, dell’insegnante e dei processi di insegnamento-apprendimento. Si tratta di concezioni connesse a convenzioni culturali, sociali e politiche, che possono condurre a riconoscere o disconoscere qualità e potenzialità del bambino e di conseguenza a costruire contesti valorizzanti, che sollecitano aspettative o, al contrario, contesti poveri che inibiscono.

78 | Mappa concettuale della scuola tradizionale48

In passato la cultura imponeva una separazione tra il cittadino colto e il non colto, mentre ai giorni nostri vi è una forma di società che integra la cultura, dando la possibilità agli individui di interagire per scambiarsi conoscenze e cultura.

TRA PEDAGOGIA ED ARCHITETTURA

Questi due modelli culturali vengono “rappresentati” all’interno delle scuole non solo con il comportamento dei professori e degli alunni 49 ma anche con la disposizione dei banchi e della cattedra

nell’aula.

“L’organizzazione della classe, come del resto di tutti gli ambienti della scuola, condensa e traduce il

pensiero pedagogico, l’idea di bambino, di insegnante, di apprendimento sottesi. In particolare la disposizione degli arredi e la gestione degli spazi all’interno dell’aula sono degli indicatori di una predisposizione in senso sociale dell’evento educativo al quale si assiste e costituiscono perciò delle condizioni che influiscono sulla possibilità di interazione dei bambini tra loro e con l’insegnante,

assumono, cioè una funzione sociale”. 50

Un importante aspetto riguarda i banchi, che costituiscono l’elemento predominante, anche per la porzione di spazio che solitamente occupano. La loro disposizione può assumere diverse configurazioni connesse a differenti attività, in quanto consentono o vietano interazioni e scambi, influenzano le azioni e i gesti, rendendoli possibili o impossibili, agevoli o faticosi, creativi o ripetitivi.

79 | Schema banchi in file ordinate 51 80 | Schema banchi a ferro di cavallo

La disposizione dei banchi in file fa convergere gli sguardi dei bambini sull’insegnante; dal punto di vista della gestione della classe è la configurazione che consente al docente di avere potenzialmente sotto controllo gli alunni e ostacola la comunicazione tra i bambini. È detta comunicazione dall’alto perché il docente è in una posizione di superiorità rispetto agli alunni, è l’unico detentore del sapere.

Le ricerche di Vayer e Duval riprendendo gli studi prossemici 52 di E.T. Hall, hanno sottolineato che

l’allineamento costituisce una situazione poco rassicurante che genera nei bambini comportamenti di agitazione e instabilità motoria, perché l’eccessiva distanza tra le persone impedisce scambi interpersonali di tipo non verbale.

49 La cultura della separazione comprendeva atteggiamenti quali il dare del “lei” al maestro, la distinzione di abbigliamento, i bambini erano

tutti uguali con il grembiule mentre il maestro era vestito normalmente.

50 Vayer P. Duval A., Verso un ecologia della classe, Armando Editore, Roma 1992

51 http://bricks.maieutiche.economia.unitn.it/2016/03/18/lo-spazio-dazione-uno-strumento-per-insegnare-rivoluzionare-lo-spazio-aula-scuola-per-una-didattica-attiva/ 52

Questo fenomeno si verifica anche nella disposizione dei banchi a ferro di cavallo, che costituisce una situazione intermedia dal punto di vista relazionale. Tale sistemazione tuttavia consente ai bambini interazioni e scambi significativi solo con i compagni più prossimi, mentre la comunicazione con i compagni più distanti richiede di alzare il volume della voce o di utilizzare canali interferenti con il campo visivo o uditivo. Di positivo, questa disposizione ha il fatto che facilita la comunicazione di tipo circolare e favorisce la percezione della classe come gruppo.

81 | Schema banchi in gruppi 53 82 | Schema banchi in gruppi

La configurazione che pare favorire maggiormente le interazioni e la cooperazione è la disposizione dei

banchi in gruppi. Vayer e Duval hanno mostrato come, all’interno di un’ecologia della classe 54

modificazioni di fattori come la promozione di lavori di gruppo, unitamente alle caratteristiche degli arredi e dei materiali, influiscano positivamente sul comportamento e sull’apprendimento dei bambini: il gruppo determina sentimenti di sicurezza e di autonomia, comportamenti stabili e armonizzati, favorisce scambi di idee e conoscenze e genera produzioni più ricche rispetto alle attività svolte individualmente.

In questo schema organizzativo si ha una comunicazione orizzontale, il rapporto del docente con gli alunni è uguale per tutti, il docente è tra gli alunni e interagisce con loro.

Infine abbiamo la disposizione dei banchi a anfiteatro in cui si privilegia la lezione partecipata e permette una visione preferenziale frontale rispetto a precisi punti d’interesse: pulpito del relatore, lavagna per visione e copiatura, cattedra come luogo di ascolto e di rapporto dello studente con l’insegnante. È la conformazione in cui condividere eventi o presentazioni in modalità plenaria.

L’arredo dell’aula, concepito in maniera flessibile e versatile si presta a rapide trasformazioni, per adattarsi alla lezione che il docente intende offrire di volta in volta; l’aula, per adattarsi alla lezione che viene proposta di volta in volta; l’aula, personalizzata dagli stessi docenti e resa da loro stessi confortevole ed ospitale, è un simbolo tangibile del cambiamento.

53 http://bricks.maieutiche.economia.unitn.it/2016/03/18/lo-spazio-dazione-uno-strumento-per-insegnare-rivoluzionare-lo-spazio-aula-

scuola-per-una-didattica-attiva/

54 Ecologia intesa nel suo significato originario cioè lo studio dei rapporti e delle influenze reciproche tra l’individuo e il suo ambiente

TRA PEDAGOGIA ED ARCHITETTURA

83 | Schema banchi a anfiteatro

84| La flessibilità dell’aula e le possibilità di trasformazione

Essa diventa il luogo elettivo dell’apprendimento in grado di rispondere in maniera efficace ed esauriente ai bisogni formativi ed informativi degli alunni del terzo millennio, abituati ad usare diversi codici di comunicazione, ed apprendere attraverso canali formali, non formali ed informali, che favoriscono un apprendimento visivo e ”liquido” e privilegiano i lavori di gruppo.

Dagli esempi illustrati, concentrati, quale premessa esemplificativa, solo su un fondamentale luogo dell’apprendimento come l’aula, è risultata chiara la relazione che lega il metodo educativo allo spazio della scuola. I teorici dell’educazione, studiando un metodo educativo, hanno studiato anche gli spazi dell’educazione, suggerendo all’architettura come progettare la scuola.

Il coinvolgimento di soggetti diversi, professionisti e attori del processo educativo, deve avere quale obiettivo primario l’organizzazione di ogni ambiente e momento della vita del bambino nelle strutture scolastiche, considerando l’organizzazione degli spazi per l’apprendimento un elemento imprescindibile dal pensiero pedagogico e didattico. La scuola - con i suoi spazi - deve rappresentare una componente primaria dell’educazione, un vero e proprio “maestro”, poiché “nelle nostre scuole non si insegna, è l’ambiente che fa tutto” 55.

85 | Mappa concettuale della scuola innovativa56

3.2 FRIEDRICH FROEBEL ED I GIARDINI DELL’INFANZIA

Friedrich Froebel (1782-1852) è il famoso pedagogista tedesco che ha ideato e messo in pratica il

Kindergarden, ovvero il Giardino d’infanzia, che ha modificato il modo di concepire l’educazione e ha

ispirato molti altri pedagogisti: “Ho trovato, lo chiamerò giardino d’infanzia. I fanciulli saranno le piante: io voglio esserne il giardiniere” 57.

Per Froebel ogni essere umano è il punto d’incontro tra natura e spirito, che si saldano in esso con sostanziale continuità.

56 Beate Weyland, op.cit., Guerini Scientifica, 2014, p. 35

57 G. Aldi, A. Coccagna, L. Locatelli, G. C. Belvedere, S. Pavone, Un'altra scuola è possibile. Le grandi pedagogie olistiche di Rousseau,

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86 | Friedrich Froebel (1782-1852) 87 | Kindergarten School 1904-13

Erano luoghi appositamente pensati ed organizzati per i bambini, in stretto rapporto all’ambiente naturale, per poter sperimentare il rapporto tra l’io individuale e il tutto. Nei giardini dell’infanzia, il bambino, paragonato a una pianta, può crescere liberamente accudito da maestre-giardiniere appositamente formate.

Le scuole-giardino erano costituite da sale interne, cortile per esercizi ginnici e il giardino. L’attività quotidiana prevedeva: canti religiosi, ginnastica, giochi, coltivazione del giardino, esercizi di lettura e scrittura, discorsi su geografie e scienze, tessitura, disegno.

L’osservazione del mondo circostante e il gioco diventano i mezzi dell’apprendimento. Il gioco era favorito con la manipolazione dei “doni”, ovvero una serie di oggetti di legno, offerti al bambino per indurlo alla scoperta e sviluppare la sua fantasia.

88 | Kindergarten School circa 1898 89 | I “doni”

I doni erano forme geometriche diverse, la sfera, il cubo, il cilindro, con i quali il bambino poteva fare giochi di costruzione sempre diversi. Oltre al gioco, i bambini avevano compiti quotidiani, come il giardinaggio, che dava al bambino la responsabilità di curare e di far crescere la propria pianta. Le idee di Froebel trovarono notevoli consensi e la diffusione dei suoi asili in tutta Europa e negli Stati Uniti. In Italia dopo il 1860 si ebbe un incremento degli asili-giardino.