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trattamento acque

Nel documento CNR.it Highlights 2010-2011 (pagine 62-64)

Il trattamento e lo smaltimento dei fanghi derivanti dalla depura- zione delle acque reflue può arri- vare ad incidere fino al 60% sui costi di depurazione. In Europa negli ultimi anni si sta assistendo ad una aumento non solo della produzione di fango (dai 5.5 mi- lioni di tonnellate nel 1992 ai 10 milioni nel 2007) ma anche del loro costo di trattamento e smal- timento finale nell’ambiente (at- tualmente stimabile tra 350 e 750 € per tonnellata di fango secco). Tale quantitativo di fanghi è inoltre inevitabilmente destinato a cre-

scere a seguito dell’aumento della quantità di acque reflue da trattare prima dello scarico nei corpi ri- cettori finali e con obbiettivi qua- litativi sempre più stringenti. È chiaro che anche i costi connessi sono destinati a crescere di pari passo. Risulta evidente, pertanto, l’interesse del settore verso tecno- logie di depurazione che risultino più vantaggiose in termini di pro- duzione di fango.

In questo contesto, l’Istituto di Ri- cerca sulle Acque (IRSA) del Con- siglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ha sviluppato negli ultimi

anni una nuova tecnologia, nota con l’acronimo SBBGR (Sequen-

cing Batch Biofilter Granular Re- actor), in grado di ridurre la pro-

duzione di fango (fino all’80%), la superficie dell’impianto (fino al 60%) e i costi di trattamento (fino al 40%). Il sistema SBBGR si basa su un biofiltro a funziona- mento discontinuo nel quale le varie fasi del trattamento si susse- guono nel tempo (e nella stessa unità operatrice) anziché nello spazio (ossia in unità operatrici diverse) come nei sistemi di trat- tamento convenzionali. Nel siste- ma SBBGR la biomassa cresce prevalentemente sotto forma di granuli ad elevata densità e com- pattezza consentendo di raggiun- gere elevate concentrazioni con risvolti positivi sulla potenzialità di trattamento.

C. Di Iaconi, M. De Sanctis, S. Rossetti, R. Ramadori. “SBBGR technology for minimising excess sludge production in biological processes”, Water Research, 44 (2010), pp. 1825-1832.

Nel 2010 il progetto ha ricevuto dalla Commissione Europea il prestigioso riconoscimento di “Best Life Environment Projects”. Foto di un prototipo di tecnologia

SBBGR utilizzato per la sperimentazione.

Granuli di microorganismi nel sistema SBBGR.

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Come il Mo.S.E.

Project potrebbe

cambiare la dinamica

della Laguna di

Venezia

idrodinamica

Il progetto Mo.S.E è un’opera a lungo discussa per la salvaguardia della città di Venezia e della sua laguna dagli eventi di acqua alta. Il progetto, ancora in realizzazione, cambierà la configurazione e la batimetria delle tre bocche che permettono gli scambi a mare

della laguna. Una volta terminato, la nuove strutture costruite cam- bieranno in modo permanente la configurazione a mare delle boc- che, anche senza l’attività delle barriere mobili.

Per predire l’effetto delle modifiche alle bocche sull’idrodinamica della laguna, è stato utilizzato un mo- dello idrodinamico già ampia- mente applicato in laguna. I ri- sultati indicano che, con le nuove strutture, il sottobacino di Lido tenderà ad aumentare la sua esten- sione a spese del sottobacino di Chioggia. I cambiamenti nelle correnti istantanee e nell’intera- zione laguna-mare sono entrambi responsabili di questo effetto. Infatti le nuove dighe frangiflutti poste davanti alle dighe di Malamocco e Chioggia modificano la lun-

Ghezzo, M., Guerzoni, S., Cucco, A. and Umgiesser, G. “Changes in Venice Lagoon dynamics due to construction of mobile barriers”, Coastal Engineering, 57 (2010) 694-708.

ghezza e la direzione del flusso uscente e la distribuzione delle correnti intorno alle bocche e lungo la costa. La nuova isola ar- tificiale all’interno della bocca di Lido cambierà la distribuzione di correnti ad aumenterà la velocità della corrente sul lato meridionale del canale propagando questo ef- fetto fino alla città di Venezia. Ciò implica che il sottobacino di Lido può migliorare il suo tempo di risciacquo, ma che le correnti più intense possono rappresentare un fattore di rischio maggiore per gli habitat e per la conservazione delle infrastrutture. La qualità delle acque del sottobacino di Chioggia invece potrebbe peggio- rare come conseguenza dell’in- debolirsi degli scambi con il mare. Infine la diversa circolazione che si crea tra la diga frangiflutti e la fascia costiera delle bocche di Ma- lamocco e Chioggia può diventare un punto di intrappolamento per inquinanti e sedimento sospeso.

Mappa di correnti residue per scenario di marea reale e vento di Scirocco. Ante operam, Post operam e differenze tra il campo di velocità considerato come solo scalare.

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telerilevamento

Il Contenuto d’Acqua dei suoli (CA) è una variabile fondamentale in numerosi campi di applicazione, quali le previsioni meteorologiche, la valutazione e la previsione del rischio da inondazioni, l’identifi- cazione di aree a rischio siccità, la gestione delle risorse idriche, ecc. Nell’ultimo trentennio è stata largamente investigata la possibilità di utilizzare misure da satellite,

in particolare da sensori operanti nelle microonde, per il monito- raggio del CA. La rilevanza scien- tifica di tale tematica è dimostrata anche dal lancio, nel novembre 2009, di SMOS (Soil Moisture

and Ocean Salinity), la prima

missione ESA (European Space

Agency) dedicata espressamente

alla misura di CA ed al suo moni- toraggio a scala globale.

In tale contesto, in questo lavoro si sono analizzate e valutate le po- tenzialità del sensore Advanced

Microwave Sounding Unit

(AMSU), radiometro operativo sui satelliti NOAA (National Oceanic

and Atmospheric Administration)

dal 1998, per la stima delle varia- zioni di CA. In particolare, i pro- dotti satellitari ottenuti da AMSU sono stati confrontati con misure

in situ e con stime generate da un

modello afflussi-deflussi in conti- nuo relative a quattro sotto-bacini

dell’alto Tevere (Umbria). Tramite l’analisi di un dataset storico di nove anni di immagini AMSU (due al giorno) si è prima caratte- rizzato il segnale atteso e la sua variabilità naturale in presenza di suoli imperturbati. Successivamen- te si è definito un indicatore, sta- tisticamente affidabile, delle va- riazioni del CA (il SWVI, Soil

Wetness Variation Index) che, in-

sieme al SWI (Surface Wetness In-

dex), anch’esso basato su dati

AMSU, è stato confrontato con le misure in situ e le stime del mo- dello. Entrambi gli indici hanno mostrato un’alta correlazione con le misure indipendenti su men- zionate su un periodo temporale lungo (9 anni). Complessivamente, l’errore quadratico medio è risultato sempre inferiore a 0.05 m3/m3, confermando le potenzialità di AMSU per una stima accurata e frequente, grazie alla sua alta ri- petibilità temporale, del CA.

Monitoraggio delle

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