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Triennale di Milano, “La vita nuda”, 23 Maggio 07 Settembre 08 Installazione del gruppo Stalker/Osservatorio Nomade

Organizzazione spaziale del campo (stato di fatto e relazioni familiari)*

Legenda:

+ unione/matrimonio/convivenze nucleo familiare (capo famiglia) x capo famiglia non presente nel campo relazioni familiari dubbie

* Elaborati degli studenti del Laboratorio integrato di Progetto e Società, Corso di Laurea Magistrale in Architettura dell’Università di Cagliari, A.A. 2009-2010, prof.ssa ing. Barbara Cadeddu, tutors Valeria Piazza, Claudia Mascia

Planivolumetrico e vista prospettica del campo* *GRUPPO DI RICERCA

Barbara CADEDDU, Vincenzo DAURIA, Ignazio DEIANA, Paola FLORIS, Valentina LUSSO, Claudia MASCIA, Stefano MASCIA, Marco MELIS, Davide MONNI,

Luisa PANU,Valeria PIAZZA, Alberto PIGLIACAMPO, Mario PORRU, Simona SANNA, Erika SERRA, Emiliano SERRELI, Luisa ZEDDA, Luca ZICCONI

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oposta di Masterplan e riassegnazione delle piazz

ole GR UPPO DI RICERCA Barbara CADEDDU , Vincenz o D A URIA, Ignazio DEIANA, P aola FLORIS, V alentina LUSSO , Claudia MASCIA, Stefano MASCIA, Mar co MELIS, Da vide MONNI, Luisa P ANU ,V aleria PIAZZA, Alber to PIGLIA CAMPO , Mario PORR U , Simona SANNA, Erika SERRA, Emiliano SERRELI, Luisa ZEDD A, Luca ZICCONI A = ar ea di la v or o P = piazz ola A A A A A A A P P P P P P P P P P P P P P P P P P

Conclusioni

Il racconto della comunità rom emerso nel corso della presente tesi, evidenzia quelle che sono le problematiche abitative della più grande minoranza europea. Una mino- ranza, di circa 10-12 milioni di persone, secondo quanto afferma il Consiglio d’Europa, il cui modus vivendi è im- prontato alla sedentarietà, e in cui si sono perse le trac- ce del nomadismo tradizionale, che tanto ha affascinato i gage ( “non rom”) nei secoli. La cultura europea, in vari campi, ha rappresentato lo stereotipo dello “zingaro”, ap- propriandosi dei tratti più poetici della cultura rom (dalla musica al ballo).

L’attualità viceversa racconta di una minoranza trans- nazionale, forte del diritto europeo, ma violata de facto. Una minoranza non più itinerante, ma mobile, in cui il no- madismo è indotto forzatamente da motivi contingenti, che sono stati, nella storia più recente, i conflitti dell’area balcanica. Ancora un nomadismo della cittadinanza, quel- la europea, rivendicata dai romeni nel gennaio 2007, con l’ingresso della Romania nell’Unione europea, che dove- va consentire loro la libera circolazione nel territorio del continente. Un diritto che, sebbene risalga all’accordo di Schengen, per i rom-rumeni, non è stato rispettato (le espulsioni dal territorio italiano, dal 2008 in poi, sanzio- nate dall’UE, lo dimostrano).

Anche nell’ambito dell’abitare, le comunità rom entrano in conflitto con il mito del nomade, da esse stesse gene- rato, rivendicando il diritto alla sedentarietà, e con essa aprendo i termini del conflitto sociale.

Lo spazio contemporaneo abitato dai rom presenta quindi una configurazione territoriale caratterizzata dalla segre- gazione. Tale connotato si esplica in un paradigma di spazi isolati, in cui la cesura territoriale è rappresentata

da un confine più o meno materiale, ma certamente con un alto valore simbolico: il campo, vero e proprio luogo della sospensione del diritto è il fatto urbano principe che racchiude tale simbolismo. Ma anche i ghetti romanì o gli esperimenti spaziali dei nuovi muri. Ecco quindi che la grammatica dell’abitare è fitta di una aggettivazione nega- tiva. Un’urbanistica dell’escludere, del porre fuori, in un altrove, oggetto di scontro, laddove muove un confine ga- giganì, valorizzando, improvvisamente, un territorio (talu- ne volte) interstiziale e fino ad allora abbandonato. L’alte- rità che si inserisce nelle pieghe delle città assume spesso le forme illegali del re-insediamento post-sgombero che produce una frammentazione di oggetti isolati, di nuovi spazi di vita, di sistemazioni di fortuna, che rappresentano una fisicità debole e anticipatoria, nel suo apparire, dei futuri conflitti sociali. Ecco quindi che la sedentarizzazione acquista forti implicazioni spaziali, innesca dinamiche di conflitto tra rom e i gagè (non rom) o con le figure forti del potere politico e istituzionale. Le amministrazioni che si trovano ad affrontare tali problematiche lo fanno per lo più sprovviste di strumenti conoscitivi, e nella scelta di soluzioni emergenziali; soluzioni sia a lungo che a breve termine e che entrano in forte contrasto con la normativa europea (dal caso italiano

della raccolta delle impronte digitali dei bambini rom, al caso francese dei mesi scorsi).

Infatti il quadro che emerge anche dopo la prima analisi comparativa sulla situazione dei rom in tutta l’Unione eu- ropea (promossa dalla European Union Agency for Funda- mental Rights)

non definisce i termini del problema neppure nei suoi aspetti quantitativi. La ricerca, infatti, basata sui dati rac- colti dagli osservatori nazionali tenta di rilevare, per poi confermarli nei loro aspetti negativi, i parametri del

General Comment 4 (The right to adequate housing Art.11 (1) del 13 dicembre 1991): Legal security of tenure, Avai- lability of services, materials, facilities and infrastructure, Affordability, Habitability, Accessibility, Location, Cultural adequacy. Quello che emerge è dunque una lettura dei già noti fenomeni in atto quali la discriminazione etnica nel momento in cui si accede al mercato dell’alloggio fino alla pratica dello sgombero. Il problema è però quello del- la definizione delle cifre, che si basa ancora una volta su una assenza di dati quantitativi, che è generale, ancor pri- ma che della FRA.

Infatti il timore, in primis, della discriminazione etnica ha reso difficile perfino il rivendicare l’appartenenza alla minoranza rom durante le interviste somministrate per l’indagine della FRA (la stessa paura ha visto un’attenua- zione negli Stati dove è presente una qualche tutela della minoranza stessa, ad esempio a partire da quella lingui- stica). La ricerca si fonda infatti su sistema di interviste volontarie, poiché la stessa legislazione europea vieta il censimento etnico, determinando quindi una mancanza di capillarità nella raccolta dei dati, che non è sistemica, e per tanto rende difficile effettuare il confronto su dati nazionali spesso disomogenei.

Il presente lavoro di tesi ha provato dunque, partendo dalla constatazione della mancanza di un quadro conosci- tivo, a mettere a confronto due piani: quello ufficiale delle cifre in possesso delle istituzioni europee derivanti dalla ricerca della FRA e quello ufficioso delle cifre fornite dai canali delle ONG. E’ emersa una forte difficoltà nel repe- rire i dati proprio per quanto prima detto. Un aspetto in cui viceversa si è riusciti ad avere sufficienti informazioni, per poter creare un quadro organico, è stato quello dello sgombero.