4. L’identità femminile nei romanzi
4.2 La tradizione dei matrimoni combinati
4.2.1 Tristana e Feíta: due donne indipendenti
Molto probabilmente la scrittrice diede vita alla sua eroina moderna Feíta, come risposta alla protagonista scoraggiante di Galdós, Tristana, che nel
129 romanzo omonimo non riesce a realizzare i suoi progetti rimanendo in questo modo sottomessa all’autorità del marito. Nel 1892 la scrittrice pubblica un articolo dal titolo Tristana, nel quale muove una dura critica all’opera del collega: la Pardo Bazán sente empatia per la protagonista, una giovane donna piena di obiettivi personali e di aspirazioni intellettuali ma che, ma man mano che avanza la storia si allontana sempre di più dal bisogno di indipendenza e di amore passionale. Tristana, già dal momento della sua prima crisi, può definirsi come una «fémina típica», con le caratteristiche proprie delle donne dell’epoca: passività e incapacità di pensare autonomamente. La ribellione di Tristana inizia non appena la donna prende coscienza della sua intelligenza e della sua capacità di ragionamento, e passa infatti a considerare quali sono le opportunità che la società offre alle donne; ma la serva, Saturna, è in grado solo di darle un’opinione alquanto scoraggiante, in quanto basata sulla mentalità tradizionale dell’epoca:
Sólo tres carreras pueden seguir las que visten faldas: o casarse, que carrera es, o el teatro…vamos, ser cómica, que es buen modo de vivir, o… no quiero nombrar lo otro. Figúreselo.133
Tristana potrebbe diventare maestra e insegnare lingue, ma il suo desiderio si scontra con la sua mancanza di istruzione. Il motivo del romanzo era quindi di carattere sociale, l’obiettivo era quello di denunciare l’ingiusta situazione che subivano le donne. Così almeno lo interpreta la Pardo Bazán in un primo momento, affermando che:
El asunto interno de Tristana, asunto nuevo y muy hermoso, pero imperfectamente desarrollado, es el despertar del entendimiento y la conciencia de una mujer sublevada contra una sociedad que la condena a perpetua infamia y no le abre
130 ningún camino honroso para ganarse la vida, salir del poder del décrepito gálan y no ver en el concubinato su única protección, su apoyo único.134
Ma a partire da questo momento, la protagonista e la storia prendono un altro cammino: Tristana incontra Horacio e se ne innamora a prima vista, viene travolta da un amore al quale si concede appassionatamente; atteggiamento però che si concilia poco con il tema dell’emancipazione femminile. Gradualmente, la protagonista si allontana dal modello della donna evoluta per accostarsi sempre di più al tipo di donna tradizionale, finendo per abbandonare la sua lotta. Successivamente si ammala e rimane invalida, una metafora questa della donna “castrata” alla quale hanno tolto la libertà e le illusioni:
Los primeros capítulos confieso que me hacían concebir esperanzas brillantes […] El capítulo II de Tristana, y ya hasta que empieza el episodio de los amores con Horacio, son un manantial de esperanza: apunta allí una novela fuerte y rara, de primer orden, un bellísimo caso psicológico. Tristana cuenta veintiún años, y a esta edad principian a despertarse en ella los anhelos de indipendencia […] Cuando creemos que va a principiar el combate, aparece Horacio, y Tristana se entrega a la pasión con un ímpetu que yo no negaré que sea cosa muy natural, pero no tiene nada a que ver con la novela iniciada en las primeras páginas del libro.135
La scrittrice non approva la fine del romanzo e rimane profondamente delusa dalla vittoria patriarcale che stabilisce la storia. Quello che veniva annunciato quindi come un nuovo modello di donna, era in realtà un’ulteriore concessione al sistema sociale maschile:
134Emilia Pardo Bazán “Tristana”, in Emilia Pardo Bazán, La mujer españolas y otros escritos,
op. cit., p. 180.
131 Lo único que significan mis censuras (pues no niego que lo sean) es que Tristana prometía otra cosa; que Galdós nos dejó entrever un horizonte nuevo y amplio, y después corrió la cortina.136
La Pardo Bazán sostiene quindi che Galdós non sia riuscito a sviluppare in maniera soddisfacente il tema della «libertad honrada»; secondo Marina Mayoral inoltre, fu proprio questo che indusse la scrittrice a cimentarsi nella creazione di Memorias de un solterón, e soprattutto nel personaggio di Feíta. Questa rappresenta la versione emancipata e femminista della protagonista di Galdós: è una donna che già da piccola dà prova della sua intelligenza e della sua convinzione di voler emanciparsi attraverso il lavoro, e quando il padre le proibisce di intraprendere gli studi universitari, decide di dare lezioni private a domicilio, compiendo così un primo passo importante verso la libertà desiderata. Alla fine però anche Feíta non riesce a coronare il suo sogno di indipendenza: la morte del padre la obbliga a prendersi cura della famiglia e ad accettare la proposta di matrimonio di Mauro Pareja, consapevole di non poter affrontare da sola le nuove circostanze, si dichiara sconfitta. Ma il marito appare più come un compagno in grado di offrirle un valido supporto nelle responsabilità familiari, che come un uomo che la mantiene solamente. La differenza significativa tra i due romanzi non risiede nei risultati che le protagoniste raggiungono, ma piuttosto risiede nell’atteggiamento che assumono i loro creatori davanti alla sconfitta, ovvero nel modo di presentare la storia ai lettori. Feiíta Neira rappresenta il modello di donna «luchadora», la sua sconfitta è più apparente che reale, anzi comporta una sorta di evoluzione in quanto la sua rinuncia alla libertà le conferisce dignità. Ciò nonostante, il personaggio della Pardo Bazán rimane in parte limitato: per quanto si tratti di una donna emancipata, rimane comunque ancorata all’ambito del XIX secolo. Invece la storia di Tristana, come sostiene la Mayoral, è la storia di una sconfitta, ma non della sconfitta di una donna o di una idea, ma piuttosto dell’essere umano. La protagonista è una donna che chiede troppo alla vita ma
132 che non possiede le qualità necessarie per poter lottare e vincere, sprofondando così nell’insensatezza di una vita priva di ideali.137