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TURISMO HALAL: UNA PRIMA DEFINIZIONE

1.3 FARMACEUTICI E COSMETICI HALAL: DATI ATTUALI ED OPPORTUNITÀ

1.4.1 TURISMO HALAL: UNA PRIMA DEFINIZIONE

IN COSA CONSISTE

. Il settore su cui ci concentreremo da qui in poi è il nucleo di questo lavoro ossia il turismo e le sue diverse accezioni. Per iniziare, ne diamo una prima

definizione: essenzialmente è l’attività di stare fuori dal proprio luogo di residenza per almeno una notte e non più di un anno consecutivo, per ragioni di svago, lavoro e altre attività. È estremamente dinamico come fenomeno umano, in perenne evoluzione e si

articola in accogliere le persone ed ospitarle, dare loro da mangiare e soddisfarne le esigenze ed i bisogni.

Il soggetto che trattiamo qui però non è il turismo tradizionale, quello di massa a cui siamo abituati ma un turismo (sempre meno) di nicchia e particolare: turismo Halal che è definito come qualsiasi azione turistica che rispetti gli insegnamenti della religione islamica. Prima di addentrarci nel significato più profondo di questa breve frase, occorre innanzitutto precisare che c’è una differenza sostanziale tra chiamarlo Turismo Islamico, per lo più relativo ai viaggi per motivi religiosi o comunque di fede come pellegrinaggio o simili e Turismo Halal, che senza dubbio ha a che fare con musulmani ma che si concentra per lo più su fini ricreativi e di svago.

Questa forma alternativa di turismo è comparsa nei primi anni 2000 a seguito del successo della finanza islamica, il quale ha ispirato alcune strutture alberghiere ad affacciarsi a questo nascente segmento, intuendone l’enorme potenzialità, visto l’elevatissimo numero di

musulmani nel mondo che hanno le capacità economiche per viaggiare.

Oggigiorno, il Turismo Halal è uno dei segmenti del mercato turistico globale più in crescita, con grandissime prospettive. Consiste sostanzialmente nell’offrire un’esperienza turistica della quale possano godere i viaggiatori di fede musulmana, facilitando loro lo svolgimento dei propri doveri religiosi quotidiani. Questo vuol dire avere un luogo dove fare la preghiera rituale, spazi di ristorazione alcool-free, un dress-code rispettoso e avere a disposizione cibo Halal, il quale come sottolinea il Rapporto creato da Euromonitor

International nel 2015 ha avuto in Europa una forte crescita come consumo, grazie anche e soprattutto ai turisti musulmani che hanno visitato e che visitano il Vecchio Continente. Si attrarrebbe ancora più clientela con una Willingness to pay più elevata se si creano spazi come piscine, spiagge o spa separati tra uomini e donne, come è testimoniato da molti dati che verranno forniti più avanti.

Non bisogna però dimenticare che per fornire un servizio adeguato come struttura ricettiva che si rivolge a questo tipo di target, non basta inserire alcuni piatti di carne halal nel menù

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del ristorante o posizionare assieme al tappetino per la preghiera un adesivo in camera indicante la direzione della Mecca o ancora separare uomini e donne nella spa. Bisogna che sia fatto un corso approfondito di comunicazione interculturale al personale, un aspetto spessissimo dimenticato dalla letteratura ma che può fare la differenza, in quanto insegna a chi avrà poi a che fare direttamente con i clienti la provenienza socio-culturale del target e di conseguenza come parlar loro, che distanza interpersonale assumere, a chi rivolgersi, che tipo di richieste si possono ricevere e come affrontarle e molti altri aspetti che possono sembrare sfumature ma che in realtà non sono tali, in quanto possono contribuire in buona parte a rendere il cliente soddisfatto o insoddisfatto del proprio soggiorno nella struttura. La prima nazione ad attrarre questo genere di clientela è la Malesia, che ancora oggi è leader nel settore. Molti altri stati si sono mossi in direzione di questo tipo specifico di turismo, come ad esempio Turchia, Egitto, Singapore, Australia, Francia, Croazia e più recentemente il Giappone. Queste destinazioni sono sempre più preferite dai viaggiatori musulmani in quanto è più alta la possibilità di trovarvi cibo halal e strutture ricettive che rispettano la fede islamica ossia “Muslim-Friendly”, una categorizzazione che preferiamo di gran lunga rispetto a “Turismo Halal”, per il semplice motivo che la prima implica che la struttura annovera anche i musulmani tra i propri clienti, mentre la seconda da l’idea del fatto che sia creato ad hoc per loro, una cosa possibile ma che limiterebbe molto il business in ottica di fatturato.

Per quanto riguarda l’aspetto strettamente religioso, questo tipo di turismo deve tendere a rispettare il dogma secondo cui il musulmano non deve essere incluso in attività che non sono lecite nell’Islam, come la promiscuità, il consumo di alcool e simili. Quello che Allah nel Libro Sacro della religione islamica, cioè il Corano, incoraggia l’uomo a fare però è proprio viaggiare e scoprire il mondo nella sua complessità, come è testimoniato in diversi versetti coranici.

Procediamo ora a dare qualche dato per permettere di capire la portata e la potenzialità di questo segmento del mercato Halal, anche se rimandiamo comunque al capitolo 2 per dati più approfonditi e completi.

Basandoci ancora una volta sul Rapporto SGIE 2016/2017, il più recente, la stima effettuata da Thomson Reuters e Dinar Standard è che i musulmani nel 2015 hanno speso 151 miliardi di dollari in turismo (pellegrinaggi alla Mecca esclusi) ossia l’11% della spesa globale in turismo stimata a 1.3 bilioni di dollari, con una crescita del 5% rispetto all’anno precedente (a fronte del tasso di crescita globale del 3%). Le previsioni per l’anno 2021 sono che questo segmento fatturerà 243 miliardi di dollari, arrivando ad una crescita annua

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dell’8.25%. Attualmente questo mercato è dietro solo a quello cinese (168 miliardi di $) come fatturato, precedendo quello statunitense al terzo posto con 147 miliardi di $.

La top ten degli stati che nel 2015 offrono servizi di turismo Muslim-Friendly sono: Emirati Arabi Uniti, Malesia, Turchia, Singapore, Giordania, Maldive, Iran, Libano, Oman e Arabia Saudita (SGIE 2016/17).

Il target di questo settore, come già specificato, si tratta dei musulmani, che oggigiorno sono 1.6 miliardi, un numero enorme. Un dato su tutti permette di far capire la capacità di spesa di queste persone: il turista saudita è quello che al mondo spende di più in viaggi e vacanze, dai 10 ai 100 mila euro annui. Il resto dei turisti musulmani ha una capacità di spesa non indifferente, contando anche fattori come età e status sociale. Questo comunque verrà trattato più approfonditamente nei capitoli successivi.

Passando ora alle opportunità ed alle sfide legate a questo segmento del mercato Halal, se ne possono individuare a grandi linee tre per ognuna:

-se una destinazione turistica mira a questo target ed applica il concetto di Halal, la

destinazione intera beneficerà nel giro di pochi anni di una crescita sostanziale della propria economia;

-l’industria alberghiera, in particolar modo la categoria più lussuosa, gioca un ruolo fondamentale in quello che è la promozione del turismo Muslim-Friendly, facendo

comprendere di essere in grado di soddisfare anche le esigenze religiose dei propri clienti; -si possono sviluppare forme di ecoturismo Muslim-Friendly, come turismo etico e viaggi esperienziali, che sono in linea con gli insegnamenti predicati dall’Islam. Sono viaggi in cui si interagisce attivamente con la comunità locale, con lavori di beneficienza e simili avrebbe un buon successo visto anche l’interesse crescente del grande pubblico per questi temi. -le destinazioni turistiche assieme alle strutture ricettive devono riuscire ad attrarre

viaggiatori musulmani offrendo loro elementi che vanno d’accordo con la loro fede senza però alienare i non-musulmani. Per questo deve essere fatto uno studio attento sui canali di comunicazione di questa operazione commerciale, utilizzando canali come media islamici o campagne in particolari siti su internet e sul messaggio che si vuole trasmettere, se si usano canali “normali”;

-il concetto di Muslim-Friendly ha diverse accezioni per le persone, contando sul fatto che i musulmani sono diversissimi tra loro, ognuno con la propria cultura, tradizione e quindi modo di vedere il mondo e di conseguenza anche la componente religiosa. Questo implica

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che anche nell’applicare il concetto di Halal, ogni attore di questo mercato lo applica in un modo personale. Da qui l’urgente necessità di avere linee guida che standardizzino

l’applicazione del Halal ad una struttura, ad un ristorante, ad un campeggio e simili.

-c’è la necessità di finanziamenti anche in questo settore del mercato Halal, come negli altri in quanto sono mercati dal potenziale enorme ma molto spesso, erroneamente, si considera il rischio come molto alto in queste operazioni, spesso per la questione del cibo e delle bevande.