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2.6. La tassazione nel trading

2.6.3. Una falsa credenza

In questo paragrafo, vorrei sfatare una falsa credenza abbastanza diffusa in rete, relativa alla tassazione dei profitti derivanti dalle operazioni sul Forex, ovvero il mercato delle valute. Tale credenza, sostiene l’esenzione dell’imposizione fiscale per i profitti

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conseguiti proprio su tale mercato e inferiori a 51.645,69. Ovviamente ciò non corrisponde alla verità. Chi sostiene questa ipotesi, fa riferimento ad una risoluzione dell'Agenzia delle Entrate, quella contrassegnata dalla sigla 67/E pubblicata il 6 luglio del 2010. A tal proposito, va però puntualizzato il fatto che essa fa riferimento ai depositi in valuta estera da destinare a operazioni commerciali, non ai capital gain, che vengono realizzati tramite la negoziazione dei CFD come avviene sul Forex.Infatti, i guadagni ottenuti sul mercato delle valute sono soggetti a tassazione, alla pari di quelli ottenuti in qualsiasi altro mercato. Ciò in seguito, al decreto legislativo 141/2010, entrato in vigore il 19 settembre del 2010, il quale è andato a modificare l'articolo 1, comma 4 del Testo Unico della Finanza (TUF), inserendo nella classificazione di contratti finanziari differenziali (CFD o derivati), i contratti di acquisto e vendita di valuta, estranei a transazioni commerciali e regolati per differenza, anche mediante operazioni di rinnovo automatico (i cosiddetti roll-over). Vi rientrano pertanto le operazioni eseguite sul Forex. Infatti, operare in tale mercato, significa eseguire contratti finanziari differenziali, che è la fattispecie giuridica da prendere in considerazione ai fini del trattamento fiscale. Si può quindi affermare con certezza, che i profitti derivanti dalle operazioni sul mercato delle valute, sono soggetti come tutti gli altri ad una tassazione del 26%. L’unica particolarità relativa al Forex, se così si può definire, riguarda il roll-over, che non è presente se si opera con gli altri strumenti finanziari. Infatti, operando con le valute, oltre alle variazioni nella quotazione della moneta, bisogna tenere in considerazione anche il cosiddetto roll-over, ossia il differenziale che viene a formarsi tra il tasso di cambio della valuta acquisita e quella venduta. Si tratta di un’operazione che il broker compie in via del tutto automatica ogni sera alle undici, chiudendo e riaprendo in tal modo tutte le eventuali operazioni che abbiamo in quel momento attive sul mercato. Nello statement viene quindi ad essere incluso anche il risultato del differenziale, il quale può essere naturalmente positivo o negativo. A tal proposito, va ricordato che il risultato viene incluso nella performance dell'operazione, per cui non dovremmo preoccuparcene eccessivamente. Nel computo finale, saranno poi incluse tutte le spese e commissioni trattenute dalla piattaforma, ottenendo alla fine la somma alla quale applicare l’aliquota d’imposta.

Nel corso di questi paragrafi, spero di aver chiarito l’aspetto della tassazione, il quale pur ricoprendo un ruolo molto importante, è spesso poco conosciuto e considerato.

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Adesso giunti alla fine della parte teorica, è arrivato il momento di mettere in pratica quanto spiegato nei capitoli precedenti, attraverso la realizzazione di casi reali attuati tramite la piattaforma di trading.

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CAPITOLO 3

UNA VERIFICA EMPIRICA: I CASI UNICREDIT, INTESA SANPAOLO, BANCO POPOLARE E MONTE DEI PASCHI DI SIENA

3.1. Caratteri introduttivi

Nel corso di questo capitolo, saranno analizzate le operazioni effettuate sui titoli: Unicredit, Intesa San Paolo, Banco Popolare e Monte dei Paschi di Siena. Su ognuno di essi, sono state realizzate operazioni con diverso orizzonte temporale, al fine di evidenziare a livello pratico le differenze tra le tecniche operative: dei position trader, trader di breve-medio periodo e daytrader, facendone anche un’analisi di redditività, per verificare quale stile di trading è più redditizio. In altre parole, si vuol verificare come una gestione attiva del proprio capitale, tipica del trader di breve-medio termine, sia più conveniente rispetto ad una gestione meno dinamica o addirittura “passiva”, tipica dell’investitore di lungo periodo, cercando di evidenziare la relazione tra dinamicità della gestione, orizzonte temporale e profitti ottenuti. Inoltre con questa analisi, si vuol dimostrare che facendo trading, si possono ottenere consistenti profitti sia durante fasi positive del mercato sia in quelle negative in cui le borse crollano, e che ciò è possibile anche investendo quote minime di capitale, basta infatti effettuare un’accurata scelta dei titoli sui quali operare e sfruttare la volatilità. Quindi in sostanza le tesi che si vogliono dimostrare sono che:

1) Una gestione più dinamica della posizione ci permette di realizzare guadagni maggiori

2) È possibile ottenere profitti sia durante le fasi negative che positive di mercato 3) Si può fare trading anche operando con capitali minimi.

La scelta di operare esclusivamente su titoli bancari non è casuale, infatti volendo dimostrare che si possono ottenere guadagni elevati anche nei periodi in cui la borsa crolla, ho scelto proprio il settore bancario, che da fine 2015 e durante il primo trimestre del 2016, ha subito pesanti e continuativi ribassi. All’interno del settore ho poi scelto i titoli delle banche di maggiori dimensioni e che si trovavano “nell’occhio del ciclone” della tempesta finanziaria, a causa dell’elevato ammontare di crediti deteriorati, i quali sembravano poter causare il default degli istituti, portando i titoli su valori minimi storici. La scelta dei titoli è strumentale anche alla terza ipotesi che si vuol dimostrare,

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ossia che tramite una selection adeguata è possibile fare trading anche con capitali ridotti. Ed è proprio da questo presupposto che deriva sia le scelta dei titoli sia quella del sizing delle operazioni. Infatti supponendo di disporre per ogni caso realizzato di un conto trading di 2000€, il quale non consente di effettuare una diversificazione di portafoglio, né di utilizzare la leva, né di aprire posizioni di grandi dimensioni, ho scelto di investire sempre una quota di 1000€. Tale sizing, è stato stabilito rispettando la regola di money management di non investire in ogni singolo trade più del 50% del capitale disponibile e seguendo la tecnica di position sizing del “Fixed Ratio”, la quale impone di utilizzare per ogni trade sempre la stessa somma. Tale scelta, si riflette sulla selezione dei titoli, infatti per poter ottenere profitti consistenti con sizing piccoli, ho dovuto selezionare i titoli più “aggressivi”, che ho individuato tramite l’analisi del Beta, oltre che scegliere quelli più volatili in modo da sfruttare le ampie escursioni di prezzo. Ecco perché la scelta del settore bancario, il quale risulta estremamente volatile sia per la questione dei Non performing loans (NPL) sia per le decisioni di politica monetaria in merito ai tassi di interesse. Anche la selezione dei singoli titoli all’interno del settore, è avvenuta in base a tali parametri. Infatti, come possiamo vedere dalla tabella 5, Unicredit, Intesa San Paolo, Banco Popolare e Monte dei Paschi di Siena, mostravano una volatilità elevata e un Beta molto superiore a 1, il quale indica che i titoli amplificano i movimenti del mercato sia a ribasso che a rialzo.

Tabella 5: Beta e deviazione standard

BETA Dev. Standard Banca Monte dei Paschi di Siena BIT:BMPS Italy 1,58 4,994 Intesa Sanpaolo BIT:ISP Italy 1,73 2,533 Banco Popolare BIT:BP Italy 1,77 3,525

UniCredit BIT:UCG Italy 1,85 2,848

Fonte: rielaborazione personale dei dati ottenuti dal sito Damodaran online

In questo modo, ho potuto sfruttare una “leva intrinseca” dei titoli, la quale mi ha permesso di poter ottenere profitti elevati investendo una somma minima pari a 1000€, pur non potendo ricorrere alla leva finanziaria per motivi di rischio e margini richiesti.

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A questo punto chiarite le scelte relative al sizing e agli strumenti con cui operare andiamo a vedere le operazioni realizzate con diversi orizzonti temporali su ciascun titolo.

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