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L’unità 4: testimonianza di uno tsunami

Capitolo 4. Il porto di Teodosio a Yenikapi (Istanbul, Turchia)

4.2 La sequenza stratigrafica

4.2.1 L’unità 4: testimonianza di uno tsunami

All’interno della sequenza sedimentaria, l’unità 4, il cui spessore varia dai 10 ai 100 cm, è stata definita come un deposito che si è originato dalle onde di uno tsunami; questo strato è caratterizzato da un fondo irregolare, costituito da sedimenti di varie dimensioni e consistenze (fango, sabbia, limo, ghiaia); inoltre, è ricco di materiali sia marini che continentali piuttosto rielaborati, tra cui conchiglie, monete, anfore e ceramiche, ossa, frammenti di legno.

Questa unità è stata suddivisa in tre ulteriori facies che distinguono le differenti fasi d’impatto dello tsunami: gli strati inferiori corrispondono alla sommersione del sito a causa delle onde generate da tale evento (unità 4a: matrice essenzialmente limosa contenente microfauna tipica del mare aperto; unità 4b: matrice sabbiosa con una maggiore percentuale di specie marine rispetto all’unità precedente), mentre la zona superiore indica il ritiro delle acque marine (unità 4c: matrice sabbiosa ricca di carboni, semi, resti di piante, frammenti ceramici di origine continentale, tra i molluschi dominano quelli di origine costiera, mentre ostracoidi e foraminiferi sono assenti)142.

All’interno degli strati fangosi dell’unità 4 sono stati scoperti anche i resti di quattro cavalli e di un cammello; le ossa di questi animali non erano disperse e questo indica che sono stati trasportati verso l’ambiente marino insieme a materiali sabbiosi e fanghiglia che hanno portato al loro rapido seppellimento. Inoltre, in questo strato sono presenti resti di imbarcazioni e di alcuni piloni, che

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dovevano costituire i moli e le banchine del porto, spezzati dalle onde dello tsunami e deteriorati dall’azione degli organismi marini.

I depositi di tsunami risultano estremamente difficili da riconoscere e possono talvolta essere interpretati come sedimenti deposti a seguito di tempeste particolarmente violente, in quanto entrambi i fenomeni causano un’inondazione costiera caratterizzata da forti correnti. Un ulteriore ostacolo per l’identificazione dei depositi di tsunami è rappresentato dalla loro ridotta capacità di preservazione; infatti, siti caratterizzati da una forte dinamica costiera o da un’intensa attività vulcanica possono produrre fenomeni di rimaneggiamento sui depositi o addirittura obliterarli totalmente con la deposizione di nuovi sedimenti marini.

Per questi motivi numerose ricerche hanno cercato di stabilire alcuni criteri per distinguere i deposti causati da eventi di tempesta rispetto a quelli prodotti da tsunami; nel porto di Teodosio, considerato un buon archivio sedimentario in quanto bacino protetto, alcune delle caratteristiche che generalmente si riscontrano nei depositi di tsunami sono:

- la forma irregolare della parte inferiore dell’unità 4 (in contatto con l’unità 3) è un segno dell’erosione prodotta dalle correnti indotte dal tipico ritiro delle acque prima dell’arrivo delle onde dello tsunami;

- questa unità grossolana e caotica attraversa l’intera area di scavo di Yenikapi; i depositi di tsunami sono, infatti, caratterizzati da uno unico strato continuo, invece, i depositi generati da tempeste sono caratterizzati da sedimentazione disomogenea;

- è presente un’anomalia sedimentologica: questa unità grossolana di origine marina e terrestre è stata depositata all’interno dell’area portuale protetto; tale stratigrafia è atipica per un ambiente protetto artificialmente;

- si trovano diverse facies all’interno del deposito ad elevata energia; queste indicano due differenti livelli energetici (di crescita e di risacca) correlati con la serie di onde dello tsunami; inoltre, l’inondazione ha causato un’erosione a monte del sito, che ha prodotto la rielaborazione di materiali terrestri come il legno, semi e fanghi organici;

- la presenza di alcune specie marine (S. plana, Mytulaster galloprovincalis,

Pontocythere spp., Loxoconcha spp., Urocythereis spp., Rossalina spp., Cassidulina spp., Bulmina spp.) indica il loro rimescolamento al largo; la

rielaborazione di specie marine, costiere e lagunari è, infatti, un fenomeno tipico dei depositi di tsunami;

- la morfoscopia della macrofauna è caratterizzata da conchiglie rotte e da frammenti angolari; la presenza di questo tipo di esseri viventi all’interno del bacino portuale indica dei processi ad elevata energia143.

Grazie all’analisi al 14C di alcuni campioni lignei prelevati da questa unità si è ottenuta una datazione compresa tra 420-570 cal. d.C. (con una probabilità del 95.4%); la datazione radiocarbonica effettuata su resti ossei animali è risultata essere 566-646 d.C.; i materiali archeologici rinvenuti (ceramiche e monete144) datano lo strato tra V-VII secolo d.C.145

Il confronto tra cronologie ricavate dai materiali archeologici, datazioni radiocarboniche e lo studio dei dati bio-sedimentari, geomorfologici e storici hanno permesso di identificare i depositi dell’unità 4 come prodotti da uno tsunami; tuttavia, a causa delle incertezze sulla datazione, risulta difficile attribuire queste specifiche unità sedimentarie ad un unico evento. Infatti, dalle ricerche sui paleo-tsunami/terremoti che si sono verificati sulla costa di Istanbul sono stati individuati vari eventi disastrosi all’interno del periodo ottenuto dagli studi cronologici: nel 543, 545, 549, 553, 555, 557 d.C.

Si ritiene, dunque, che l’unità 4 sia un deposito formatosi durante uno tsunami, avvenuto in seguito ad un terremoto. Le onde connesse a questo evento si sono generate in mare aperto e, mentre giungevano a riva, hanno trasportato notevoli quantità di conchiglie, fango e sabbia; una volta arrivate sulla terraferma si sono infrante sul porto, distruggendo le imbarcazioni e le installazioni portuali. Quando le acque si sono poi ritirate, hanno portato verso il mare anche materiali terrestri (animali, ceramiche, piante) che hanno subito una rapida sedimentazione sotto strati di fango (Fig. 12).

143 Bony et al. 2011, p. 27.

144 Nel livello superiore dell’unità 4 è stata rinvenuta una moneta risalente al periodo di Giustiniano (527-

565).

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Fig. 12 – Le banchine realizzate nel VI secolo d.C. e quelle di epoca precedente sono state distrutte dallo tsunami (segnate con una “x”) per poi essere coperte dai depositi dell’unità 5; le palificate segnate con una “y” sono quelle ricostruite a seguito di questo evento (Perinçek 2010, 77).