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Capitolo 2: Metodologia

2. Uno studio qualitativo di programmi televisivi

Vi sono vari metodi per approcciarsi allo studio dei media, e in questo caso specifico al modo della televisione, come quelli che si concentrano sugli aspetti ideologici di essa, dove si ricerca in che modo i media siano utilizzati da chi detiene il potere per creare consenso10, o su quelli culturali in cui particolare attenzione viene data al modo in cui cambia l’interpretazione del “testo” dei media a seconda di fattori quali ad esempio età, genere e classe sociale11, e quelli

strutturali che si concentrano sulla semiotica12. In questo caso si andrà a coinvolgere l’ultimo

di questi metodi, ovvero si considererà il contenuto degli episodi presi a campione come se fossero dei testi da decodificare e in cui ogni singolo elemento rappresenta un segno che trasmette un messaggio. Per condurre questo studio principalmente qualitativo, vi si concentrerà sul livello “micro” dell’analisi testuale facendo riferimento in particolare ai metodi di analisi multimodale di Gunther Kress e Theo Van Leeuwen13.

Con “micro” ci si riferisce allo studio attento di elementi specifici all’interno del testo che è possibile identificare tramite un’accurata “lettura” e decodifica del testo14. Vi sarà infatti

bisogno di analizzare qual è il ruolo che ognuno di questi piccoli segni svolge all’interno della narrazione, e per fare ciò si andrà quindi a parlare nel dettaglio di questi elementi semiotici che vanno a comporre parte del “codice” con cui si avrà a che fare per leggere i questi programmi televisivi.

2.1. Immagini in movimento

È importante considerare un aspetto che, ad una prima occhiata, potrebbe sfuggire agli occhi dell’audience, ovvero il modo in cui la telecamera ritrae la scena per comunicare uno specifico

10 CHOMSKY, Noam, Media Control: The Spectacular Achievements of Propaganda, New York, Seven Stories.

2002

11MC DOUGALL, Julian, Media studies: The Basics, London and New York, Routledge 2012, pg.17 12 Ibidem, pg.18

13Si Farà riferimento a “KRESS, Gunther, Multimodality: A social semiotic approach to contemporary

communication, London and New York, Routledge, 2010” e “KRESS Gunther and VAN LEEUWEN Theo, Reading

Images: The grammar of visual design, London and New York, Routledge, 2006” Per quanto riguarda il metodo

d’analisi multimodale e a “VAN LEEUWEN,Theo, Discourse and practice: New Tools for critical discourse analysis, Oxford, Oxford University press, 2008” per quanto riguarda il metodo di applicazione del discorso all’interno di un testo.

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significato e in che posizione mette lo spettatore rispetto agli eventi della narrazione. Secondo Julian McDougall, il motivo per cui questi dettagli riguardo la telecamera e i suoi movimenti per ritrarre la storia appaiono naturali, è che nel tempo si è arrivati ad accettarli come convenzionali15, e quindi necessario per un’attenta lettura comprendere a fondo le convenzioni del testo mediatico e fino a che punto un particolare testo rinforzi o sovverta tali convenzioni16. Una parte fondamentale della rappresentazione dell’altro sta proprio nella relazione tra le immagini di lui che vengono fornite e soprattutto dal punto di vista da cui vengono proposte. Il focus della telecamera dice molto su quale sia il centro dell’azione, sulla collocazione dello spettatore all’interno della narrazione e dei sentimenti che vogliono essere trasmessi in un determinato momento. Rintracciare questi elementi spaziali significa rintracciare il percorso dell’azione, nonché il filo logico dietro il discorso che si vuole creare.

2.2. Montaggio

La parte però più importante e nascosta di questo processo è sicuramente l’editing:

“The meaning of moving images often resides in the connections and relations between shots, rather than in separate shots themselves. Editing helps to convey meaning through the manipulation of time and space.”17

Questo processo, attraverso la manipolazione del testo riesce a creare una narrazione ben precisa che può dare più spessore a determinati soggetti piuttosto che ad altri, rendere un’azione più o meno drammatica, eliminare parti ritenute superflue e molto altro. Spesso sono proprio questi dettagli che possono dire molto su quale sia il significato che si trova dietro un testo e permetto di ottenere informazioni che possono essere estrapolate tramite l’analisi di ciò che viene invece escluso dalla scena.

Il montaggio non è altro che parte di un più grande processo di costruzione dell’episodio che ne costituisce l’ossatura e racchiude al suo interno l’essenza del programma stesso, un processo nascosto agli occhi dello spettatore che però ne modifica necessariamente la ricezione del contenuto. È proprio questa sua natura invisibile ad occhi esterni che rende difficile analizzarlo senza avere un riscontro dall’interno, tuttavia quello che può essere ritrovato all’interno del montaggio sono tracce di questo processo.

15 Ne sono un esempio i primi piani, i grandangoli e altre tecniche che servono a utilizzare la telecamera per dare

un’accezione particolare alla scena, che sia essa più drammatica o divertente.

16MC DOUGALL, Media studies…, Cit., p.41 17 Ibidem

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2.3. Suono

Un’altra componente che può facilmente cambiare il punto di vista dello spettatore riguardo una scena è sicuramente l’insieme delle musiche dei suoni che vengono aggiunti alla narrazione per renderla più simbolica ed espressiva. Le musiche e i suoni introdotti possono rendere una scena comica, come delle risate di sottofondo, possono renderla tesa, come un’incalzante musica prodotta da un violino, oppure possono semplicemente enfatizzare alcune azioni o concetti.

Nonostante i programmi presi in esame ricordino molto la formula del documentario, le scelte nel comparto del suono giocano comunque un ruolo principale nel creare un’ambiente famigliare e nel trasmettere allo spettatore stimoli precisi in determinati momenti, arrivando anche a dare un senso del tutto nuovo alla scena.

Anche i toni delle voci ci dicono molto, soprattutto nella scelta di doppiare in giapponese gli stranieri e di dare alla loro voce un tono specifico, oppure nei commenti dei narratori che non sempre mantengono un tono di voce imparziale.

2.4. Narrazione

L’aspetto su cui ci si contrerà maggiormente è proprio quello della narrazione che avviene all’interno del testo e che coinvolge sia i protagonisti della storia che narrano attraverso le loro azioni e la loro voce, sia lo staff dei programmi che offre commenti e delucidazioni in merito alle suddette azioni e parole. Nell’analisi della rappresentazione dei non-giapponesi, è forse questo l’elemento che dà più informazioni riguardo a quale sia l’idea che traspare, quali siano gli stereotipi e come vengono trattati nel contesto di questi programmi.

Oltre alle parole dette dai giapponesi e gli atteggiamenti con cui si rivolgono agli stranieri, sono forse le testimonianze di questi ultimi a rendere ancora più ricchi i risultati di questa analisi. Parole che come si vedrà non dovrebbero essere parte di un copione ma soltanto espressione di normali e innocenti conversazioni avute all’interno del periodo di riprese del programma, e che quindi rappresentano una forma più immediata di rappresentazione.

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