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delle usurae come sembra invece emergere dai frammenti di Ulpiano in D 17, 1, 12, 9 e D 22, 1, 37.

Infatti, in modo specifico circa l’attribuzione della paternità dell’intervento precursore ad

Antonino Pio

348

– ipotizzata a suo tempo dal Noodt proprio sulla base di D. 17, 1, 12, 9 e D.

343 In particolare, in relazione alla non ‘classicità’ del c. d. deposito irregolare, consideravano non genuino l’intero frammento C.LONGO, Appunti sul deposito irregolare, in BIDR 18, 1906, p. 131; ID., Corso

di diritto romano. Il deposito, Milano 1946, pp. 73 e ss.; E. ALBERTARIO, Manoscritto sulle usurae (1907), in F. VALLOCCHIA (a cura di), Un manoscritto inedito di Emilio Albertario sulle ‘usurae’ nel diritto romano, Napoli 2016, p. 134; E.ALBERTARIO, L’uso classico e l’uso giustinianeo di extorquere, in ZSS 32, 1911, pp. 307 e ss., ora in Studi di diritto romano, VI, Milano 1953, p. 156. Per l’autenticità di questo frammento si vedano invece E.COSTA, Papiniano, I, Bologna 1894, p. 330 e ID., Papiniano, IV, Bologna 1899, pp. 68 e ss.; G. SEGRÉ, Sul deposito irregolare in diritto romano, in BIDR 19, 1907, pp. 197 e ss., ora in Scritti varii di diritto

romano, Torino 1952, pp. 221 e ss.; U.BRASIELLO, Aspetti innovativi delle costituzioni imperiali. 1. L’aspetto

innovativo-interpretativo, in Studi in onore di Pietro de Francisci, IV, Milano 1956, p. 500; G.CERVENCA,

Contributo allo studio delle ‘usurae’ c.d. legali nel diritto romano, Milano 1969, p. 112; W.LITEWSKI, Le dépôt

irrégulier, in RIDA 21, 1974, pp. 257-258; G.KLINGENBERG, Constitutum est in D. 47, 2, 14, 4, in RIDA 46, 1999, p. 289.

344 In relazione all’inciso «ex aequo et bono» per l’actio mandati, lo considerava insiticio F.PRINGSHEIM,

Bonum et aequum, in ZSS 52, 1932, pp. 78 e ss., ora in Gesammelte Abhandlungen, I, Heidelberg 1961, p. 209. Contra V.ARANGIO-RUIZ, Il mandato in diritto romano, Napoli 1965, p. 166 e G.CERVENCA, Contributo allo

studio delle ‘usurae’ c.d. legali nel diritto romano, Milano 1969, p. 80 e 255.

345 Con riferimento ai contraria iudicia, riteneva spuria parte del frammento F. SCHWARZ, Die

Konträrklagen, in ZSS 71, 1954, p. 182. Contra G.PROVERA, Contributi alla teoria dei iudicia contraria, Torino 1951, p. 71.

346 Caracalla e Geta in C. 4, 35, 1: «[…] mandati actione pro sorte et usuris potes experiri […]»; Caracalla in C. 4, 65, 2: «[…] ex conducto actione consistens eo iudicio quod est bonae fidei debitum cum usuris solitis consequeris»; Alessandro Severo in C. 4, 32, 13: «In bonae fidei iudiciis, quale est etiam negotiorum gestorum, usurarum rationem

haberi certum est […]»; Gordiano in C. 4, 34, 2: «Usurae in depositi actione sicut in ceteris bonae fidei iudiciis ex mora venire solent»). Su queste costituzioni si veda anche G.CERVENCA, Contributo allo studio delle ‘usurae’

c.d. legali nel diritto romano, Milano 1969, pp. 81, 235, 236.

347 E. ALBERTARIO, Manoscritto sulle usurae (1907), in F.VALLOCCHIA (a cura di), Un manoscritto inedito

di Emilio Albertario sulle ‘usurae’ nel diritto romano, Napoli 2016, p. 134; G.CERVENCA, Contributo allo studio delle ‘usurae’ c.d. legali nel diritto romano, Milano 1969, pp. 217 e ss.

348 Sebbene quella del Noodt sia una semplice congettura basata su motivazioni non fondate – peraltro recentemente avallata, sulla scorta di D. 3, 5, 6, da O.BEHRENDS – R.KNÜTEL –B.KUPISCH –H.HERMANN SEILER (hrsg. von), Corpus Iuris Civilis. Text und Übersetzung, III, Heidelberg 1999, p. 349 – non credo sia possibile escludere il riconoscimento all’imperatore Antonino Pio della paternità della definitiva attribuzione all’officium iudicis, in un bonae fidei iudicium, del potere di condannare al pagamento delle usurae.

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a) Infatti, non è innanzitutto da escludere la possibilità che Papiniano stesse citando indirettamente una costituzione dell’imperatore Antonino. Dalle tavole proposte da V.MAROTTA, Multa de iure sanxit. Aspetti della politica del diritto di Antonino Pio, Milano 1988, p. 359, le citazioni ‘indirette’ di Papiniano di constitutiones del Divo Pio sarebbero undici nei libri quaestionum e cinque nei libri responsorum; sempre nei libri quaestionum abbiamo invece l’unica trascrizione ‘diretta’ di un rescritto di Antonino in Papiniano.

Per un totale di diciassette citazioni (V.MAROTTA, Multa de iure sanxit. Aspetti della politica del diritto di

Antonino Pio, Milano 1988, p. 359: nei libri quaestionum D. 50, 1, 11 [pr.]; D. 3, 1, 8; D. 1, 5, 8; D. 31, 66, pr.; D. 31, 67, 8; D. 36, 1, 12; D. 46, 1, 49, 1; D. 12, 6, 3; D. 35[lapsus 36], 3, 5, 3-4; D. 1, 7, 32, 1; D. 48,

5, 39, 8; nei libri responsorum D. 50, 1, 17, 9; D. 29, 2, 8, 6 [lapsus: 86 pr.]; D. 35, 1, 77 pr.; D. 44, 3, 10, 1; D. 50, 15, 5, 1). L.LABRUNA, Rescriptum divi Pii. Gli atti del pupillo sine tutoris auctoritate, Napoli 1962, p. 2 n. 3 ne rintraccia invece diciotto, aggiungendo all’elenco alcuni passi dubbi ed escludendone altri: D. 22, 6, 1 pr. (che è però di Paolo); D. 31, 70 pr. («Imperator Antoninus rescripsit […]»); D. 36, 1, 57, 1 («Imperator

Titus Antoninus rescripsit […]»); D. 40, 7, 34, 1 («Imperator Antoninus rescripsit […]»). D. 31, 66 pr. e D. 31,

67, 8 – attribuiti a Divus Pius da Marotta – e D. 36, 1, 57, 1 – riportato da Labruna – sono ricondotti ad Antonino Pio anche da K.P.MÜLLER EISELT, Divus Pius constituit. Kaiserliches Erbrecht, Berlin 1982, pp. 310-311 (nrr. 53b e 55b) e p. 315 (nr. 74b). Per G.GUALANDI, Legislazione imperiale e giurisprudenza, I, Milano 1963, pp. 58 e ss. invece sono in totale quindici (riporta D. 31, 66 pr. fra le citazioni di imperatori incerti – G.GUALANDI, Legislazione imperiale e giurisprudenza, II, Milano 1963, p. 193 –; D. 31, 67, 8 e D. 44, 3, 10, 1 fra le citazioni generiche; inserisce invece nell’elenco delle citazioni papinianee D. 36, 1, 57, 1). Lo stesso può dirsi per Paolo a cui è attribuita l’enunciazione del medesimo principio in D. 3, 5, 6 («tantundem in bonae fidei iudiciis officium iudicis valet, quantum in stipulatione nominatim eius rei facta interrogatio»). Per V.MAROTTA, Multa de iure sanxit. Aspetti della politica del diritto di Antonino Pio, Milano 1988, pp. 360 e ss. le citazioni ‘dirette’ («trascrizioni») da parte di Giulio Paolo di atti imperiali di Antonino Pio sarebbero quattro (di cui una nel liber singularis de usuris in D. 22, 1, 17, 1), mentre le citazioni ‘indirette’ («citazioni») sarebbero trentuno (di cui due nel liber singularis de usuris in D. 22, 1, 17, 2 e 3), per un totale di trentacinque («trascrizioni»: libri ad edictum D. 47, 9, 4, 1; libri de iure fisci D. 34, 9, 5, 1; liber singularis de

tacitis fideicommissis D. 49, 14, 49; liber singularis de usuris D. 22, 1, 17, 1; «citazioni»: libri ad edictum D. 42, 1,

38 pr.; D. 6, 2, 12 pr.; Vat. Fr. 303; libri de iure fisci D. 34, 9, 5, 15; D. 34, 9, 5, 20 [lapsus: 19]; liber singularis

de iuris et facti ignorantia D. 22, 6, 9, 5; liber singularis ad legem Falcidiam D. 35, 2, 1, 14; libri ad legem Iuliam

[F2: Iuniam] D. 49 [lapsus: 40], 9, 15 pr.; ad legem Iuliam et Papiam D. 4, 6, 35, 4; D. 35, 3, 7; D. 49, 14, 13,

7; D. 49, 14, 13, 10; D. 38, 5, 13; liber singularis de officio praefecti vigilum D. 1, 15, 3, 2; liber singularis de officio

praetoris tutelaris Vat. frg. 244; libri ad Plautium D. 5, 3, 43; D. 50, 13, 4; D. 35, 2, 49; liber singularis de poenis paganorum Coll. 11, 6, 1; liber singularis de portionibus quae liberis conceduntur D. 48, 20, 7, 4; libri quaestionum

D. 50, 2, 14; D. 3, 5, 33 (34); D. 29, 1, 30; D. 34, 3, 25; D. 35, 2, 18 pr.; liber singularis de usuris D. 22, 1, 17, 2; D. 22, 1, 17, 3; liber singularis de centumviralis iudiciis D. 5, 2, 7; de brevibus ad edictum Vat. frg. 310; libri

de fideicommissis D. 38 [lapsus: 32], 8, 2; Pauli sententiae P. S. 5, 6, 15). Per L.LABRUNA, Rescriptum divi Pii. Gli atti del pupillo sine tutoris auctoritate, Napoli 1962, p. 2 n. 3 ventotto sono invece i frammenti di Paolo

in cui vi è traccia dell’attività normativa di Antonino Pio; rispetto a Marotta, quest’ultimo non riporta i frammenti tratti dal liber singularis de iuris et facti ignorantia di D. 22, 6, 9, 5; dal liber singularis ad legem Falcidiam di D. 35, 2, 1, 14; dai libri ad legem Iuliam [F2: Iuniam] di D. 40, 9, 15 pr. (dove, in effetti, desta sospetti il

passo «imperator Antoninus Calpurnio Critoni rescripsit», che potrebbe non alludere a Divus Pius, come è stato dedotto in ragione di un frammento di una costituzione di Settimio Severo e Antonino Caracalla riportata in C. 9, 8, 6; d’altra parte però in Marciano D. 40, 1, 8 un Calpurnio è indicato come destinatario di un altro rescritto di Antonino Pio; G.GUALANDI, Legislazione imperiale e giurisprudenza, I, Milano 1963, p. 239 – restando la questione «insoluta» – inserisce il frammento fra le citazioni degli imperatori incerti); infine dai libri ad legem Iuliam et Papiam di D. 49, 14, 13, 10; dalle Pauli sententiae 5, 6, 15. Sono invece in totale trentuno per G.GUALANDI, Legislazione imperiale e giurisprudenza, I, Milano 1963, pp. 58 e ss. (riportando fra le citazioni di imperatori incerti D. 47, 9, 4, 1; D. 35, 2, 1, 14; D. 40, 9, 15 pr.; D. 49, 14, 13, 7: G.GUALANDI, Legislazione imperiale e giurisprudenza, II, Milano 1963, rispettivamente alle pp. 70, 196, 194, 22-23, 195-196; 199). Non è da escludere comunque la possibilità che il principio, sancito per primo da Antonino Pio, sia stato poi ribadito a più riprese – come ipotizza Klingenberg – dalla cancelleria imperiale, sì da indurre la giurisprudenza successiva, in particolare quella severiana, di cui si fanno portavoce direttamente Papiniano e indirettamente Paolo, a non percepire più l’esigenza di indicare la specifica paternità dell’atto.

b) Che Antonino Pio si sia poi occupato di usurae ne abbiamo un’inconfutabile prova sia nel Codex

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22, 1, 37 – credo che la questione sia stata mal posta, in quanto in relazione all’«est constitutum»

di D. 16, 3, 24 non è dell’origine delle usurae ex mora nei bonae fidei iudicia che è necessario

occuparsi.

La o le costituzioni imperiali cui fa riferimento Papiniano in D. 16, 3, 24 non sono relative