• Non ci sono risultati.

184 Utilizzazione routinaria del database chirurgico della STS: vantaggi e limit

Nel documento La rivascolarizzazione miocardica ibrida (pagine 91-93)

M. D. Pierri; E. Lopez; M. Borioni; G. Di Eusanio

Ospedale Cardiologico “G. M. Lancisi” - Divisione di Cardiochirurgia

OBJECTIVE: L’esigenza di raccogliere informazioni utili per analisi statistiche, qualitative e

confronti con altri centri è molto sentita in cardiochirurgia per la complessità e varietà delle fonti di informazione e la necessità di seguire i pazienti per lunghi periodi nella valutazione dei risultati chirurgici.

METHODS: Dal 1989 negli U.S.A. la Società di Chirurgia Toracica (STS) ha introdotto e

promosso un sistema di raccolta dati con una definizione univoca per ottenere una casistica multicentrica ampia e confrontabile. Il database STS, nella versione Summit Medical

(Minneapolis,MN), è stato impiegato dal gennaio 1999 presso la Divisione di Cardiochirurgia dell’Ospedale G.M.Lancisi di Ancona. Dalla sua introduzione ad oggi, sono state raccolte informazioni relative a circa 1500 interventi. Per rendere l’archivio più aderente alle necessità del Centro sono stati aggiunti campi per una migliore descrizione delle procedure e delle

caratteristiche dei pazienti e si è ampliata la quantità di informazioni sulla chirurgia della aorta e sulla chirurgia mini-invasiva, inizialmente carenti. Si sono anche costruiti referti a generazione automatica alla dimissione dei pazienti e sono stati aggiunti archivi per la valutazione

preoperatoria dei pazienti con analisi del rischio e per le informazioni relative al follow-up. L’utilizzo del sistema in tutte le sue caratteristiche, unitamente all’ampiezza della casistica raccolta, permette di trarre alcune conclusioni preliminari.

RESULTS: I vantaggi nell’uso di questo sistema sono diversi: il sistema è sviluppato

prevalentemente per la patologia coronarica e permette, in questo sottogruppo di pazienti, una stratificazione del rischio accurata; presenta un set ampio di funzioni statistiche ed analisi preimpostate (molto utile quella sulle complicanze); è ampiamente modificabile per costruire nuovi archivi e preparare report personalizzati; ha mostrato una buona funzionalità di rete consentendo l’accesso ai dati da postazioni di lavoro differenti senza difficoltà; è dotato di sistemi di sicurezza per l’utilizzazione da parte di più utenti con la possibilità di sviluppare profili

d’accesso personalizzati. I limiti osservati consistono nella necessità di ampliare l’archivio di base per poterlo utilizzare per tutte le patologie trattate; problemi si sono incontrati nella funzione di esportazione dei dati e si sono registrate alcune limitazioni nelle funzioni statistiche presenti.

CONCLUSION: L’uso del sistema è stato ben accettato dal personale, anche grazie ad una

introduzione progressiva, ma ancora esistono problemi per il controllo di qualità dei dati raccolti. In conclusione riteniamo che l’uso di una banca dati sia indispensabile in ogni centro di

cardiochirurgia, e che sia fondamentale per la costruzione di una casistica nazionale.

185. Rapporto fra complicazioni e costi in cardiochirurgia

M Giammaria1; P Pinna Pintor1; M Bobbio1; C Comoglio2; F Parisi2; G Punta2; S Colangelo1; R Casabona2

1

Fondazione Arturo Pinna Pintor, Torino, 2Ospedale Mauriziano "Umberto I", Torino

OBJECTIVE: I pazienti cardiochirurgici complicati costano più di quelli con decorso normale.

Scopo: individuare un diverso impiego di risorse in rapporto a diversi tipi di complicazioni (alternativa: il costo specifico di diversi tipi di complicazioni).

METHODS: In una serie consecutiva di 128 pazienti operati nella nostra istituzione con

circolazione extracorporea (CEC) sono stati calcolati il punteggio di rischio preoperatorio con i modell di Parsonnet ed Euroscore, ed i seguenti costi: materiale sanitario, materiale per CEC, test diagnostici e di laboratorio, farmaci, sangue ed emoderivati. La popolazione in studio è stata suddivisa in tre gruppi: Gruppo A (19 pazienti, 15%) con maggiori complicazioni (MC = reintervento per sanguinamento, ictus, IM perioperatorio, deiscenza sternale, osteomielite, scompenso e shock); Gruppo B (27 pazienti, 21%) con complicazioni minori (Cm = fibrillazione atriale e PNX senza aspirazione) e Gruppo C (82 pazienti, 64%) senza complicazioni. Per confrontare la differenza di costo fra i tre gruppi è stata utilizzata l'analisi delle varianze. I costi sono indicati in Euro.

RESULTS: E' stata osservata una differenza altamente significativa tra i tre gruppi (Euro

3,461±549, 5,047±1,305, 3,977±900 rispettivamente per il gruppo A, B and C; p = 0,0001).

CONCLUSION: nella nostra popolazione si è osservato un incremento molto significativo dei

costi sia per i pz con MC che per quelli con Cm, per un elevato consumo di tutte le risorse.

186. Influenza della frazione d'eiezione sui risultati chirurgici

ospedalieri nella cardiopatia ischemica

Marco Cirillo1; Federico Brunelli1; Giovanni Troise1; Bruno Amari2; Eugenio Quaini1

1

U.F. Cardiochirurgia Casa di Cura Poliambulanza Brescia, 2U.F Terapia Intensiva Cardiochirurgica Casa di Cura Poliambulanza Brescia

OBJECTIVE: Valutare la predittività del valore di FE su mortalità, morbidità, lunghezza della

degenza e costi correlati nei portatori di cardiopatia ischemica operati di rivascolarizzazione miocardica con o senza procedure di rimodellamento ventricolare.

METHODS: In una popolazione di 939 pazienti operati dal settembre 1997 all'aprile 2000, sono

stati individuati tre gruppi: gruppo I (32 pz) con FE <= 30 (FE media=27.5±3.4), gruppo II (45 pz) con FE >30 e <= 40 (FE media=37.5±2.6), gruppo III (862 pz) con FE > 40 (FE

media=61.9±8.6). L'analisi statistica (chi-quadro e regressione lineare) ha riguardato la mortalità ospedaliera, l'incidenza di impiego di ultrafiltrazione venosa (CVVH) e contropulsazione aortica (CPA), la durata della degenza in terapia intensiva e postoperatoria complessiva. L'analisi dei costi ha riguardato esclusivamente i costi diretti ed è stato assunto come unitario il costo medio dei pazienti nel gruppo III.

RESULTS: Non si sono verificate differenze statisticamente significative nella mortalità (3.1 vs

2.2 vs 1.5; p=0.72) e nei giorni di degenza complessiva (7.5±6 vs 6±2.5 vs 5.7±2.6; R2=0.67). Differenze significative hanno riguardato: CVVH (12.5% vs 4.4% vs 0.6%; p<0.0001); CPA (21.8% vs 6.6% vs 1.1%; p<0.0001); giorni di degenza in TI (5.9±7.7 vs 3.0±8.2 vs 1.6±1.9; R2=0.82). L'incremento di costo è stato di 2.6 volte nel gruppo I e di 1.5 volte nel gruppo II.

CONCLUSION: 1) la FE influenza la morbidità e l'utilizzo di risorse; 2) la suddivisione in

gruppi per valori di FE identifica correttamente differenti gruppi di rischio e di costo.

187. Trattamento chirurgico dell'ectasia anulo-aortica con

insufficienza valvolare senza sostituzione della valvola aortica

Carmine Minale

Dipartimento del Cuore, U.O. Chirurgia Cardiovascolare, Ospedale San Carlo - Potenza

OBJECTIVE: L’ectasia anulo-aortica con insufficienza valvolare viene trattata classicamente

mediante sostituzione della radice aortica ed aorta ascendente con un condotto valvolato. Il maggior inconveniente per questo tipo di intervento è rappresentato dall’anticoagulazione a vita, soprattutto perché la maggior parte di questi pazienti sono predestinati ad ulteriori sviluppi aneurismatici della restante aorta.Recenti acquisizioni ad opera di David e Yacoub mostrano che è possibile sostituire tutta la radice aortica malata, incluso la parte dei seni di Valsalva, e ricostruire l’anulo aortico in modo da rendere la valvola competente. Le indicazioni per le due tecniche sono ben definite e dipendenti dalla configurazione della giunzione seno-tubulare dell’aorta.

METHODS: Dal 1996 ad oggi abbiamo operato 18 pazienti con età mediana di 63 anni (53-70

anni) affetti da questo tipo di patologia, senza sostituirgli la valvola aortica. In 12 casi si è impiegata la tecnica di David1, ed in 6 la tecnica di Yacoub (o David2). L’aorta ascendente unitamente alla radice ed ai seni di Valsalva è stata sostituita con un tubo di dacron, gli ostii coronarici sono stati reimpiantati nella protesi. La continenza della valvola aortica è stata ripristinata mediante riduzione del diametro dell’anulo aortico, con la tecnica di David, o con riduzione del diametro della giunzione seno-tubulare secondo Yacoub, a seconda delle indicazioni.

RESULTS: C’è stato un unico decesso (5%) a causa di un posizionamento non ideale dell’ostio

coronarico sinistro, nonostante questo fosse stato modificato successivamente con la tecnica di Cabrol. Tutti gli altri pazienti sono stati dimessi con una valvola aortica ecocardiograficamente continente e senza l’uso di anticoagulanti. A tuttora nessun paziente ha dovuto essere rioperato.

CONCLUSION: Mediante le tecniche illustrate è possibile ottenere un buon risultato

ricostruttivo a medio termine. Vanno comunque tenute in considerazioni possibili implicazioni future, relative alla degenerazione mixomatosa dei lembi aortici frequentemente presente in questo tipo di pazienti.

188. Intraoperative ablation of atrial fibrillation in patients

Nel documento La rivascolarizzazione miocardica ibrida (pagine 91-93)