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Come abbiamo visto il VaR definisce un livello di perdita che ha delle piccole probabilitร  di essere superato, ma non dice niente sulle perdite a cui un investitore va incontro nei casi in cui il VaR viene oltrepassato. Quindi se vogliamo rispondere alla domanda: โ€œQual รจ la perdita massima a cui posso andare in contro nei peggiori ๐›ผ% dei casi?โ€, il VaR non riesce a fornire una risposta adeguata. Dobbiamo dunque prendere in considerazione una

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nuova misura di rischio: il Conditional VaR (C-VaR) che si divide in Expected Tail Loss (ETL) e Expected Shortfall (ES). Di queste due misure di rischio approfondirรฒ solo la seconda.

Oltre a rispondere alla domanda sopra, il C-VaR permette di colmare la principale criticitร  del VaR: non risultare una misura di rischio coerente di fronte a distribuzioni non-normali. A differenza del VaR lโ€™ES risulta coerente anche in presenza di distribuzioni non-normali della variabile aleatoria, poichรฉ consente di capire cosa accade nella coda sinistra. Lโ€™ES infatti stima quello che รจ il valore atteso della ricchezza qualora si verifichino gli ๐›ผ% dei peggiori casi.

Definito il concetto dellโ€™ES vediamo come viene calcolato. Occorre effettuare una distinzione fra variabili aleatorie continue e discrete.

Nel caso di v.a. continue, lโ€™ES al livello ๐›ผ della v.a. ๐‘ฅ รจ definito come:

๐ธ๐‘† = ๐ธ[๐‘ฅ ๐‘ฅโ„ โ‰ค ๐‘˜๐›ผ] = 1

๐›ผโˆซ ๐‘ก ๐‘“๐‘ฅ ๐พ๐›ผ โˆ’โˆž

(๐‘ก) ๐‘‘๐‘ก

Quindi lโ€™ES รจ il valore atteso della v.a. ๐‘ฅ โ€œcondizionatoโ€ ai casi in cui ๐‘ฅ โ‰ค ๐‘˜๐›ผ. Mentre nel caso di v.a. discrete si avrร  che, data un v.a. ๐‘ฅ cosรฌ definita:

๐‘ฅ = { ๐‘ฅ1 ๐‘1 ๐‘ฅ2. .. ๐‘2... ๐‘ฅ๐‘–. .. ๐‘๐‘–... ๐‘ฅ๐‘› ๐‘๐‘› con ๐‘ฅ๐‘– > ๐‘ฅ๐‘–โˆ’1 โˆ€๐‘– ๐‘’ โˆ‘๐‘›๐‘–=1๐‘๐‘– = 1

e sia ๐‘ฅ๐‘– = ๐‘‰๐‘Ž๐‘…(๐›ผ) della variabile ๐‘ฅ. Occorre distinguere 2 casi:

Primo caso: ๐น(๐‘ฅ๐‘–โˆ’1) < ๐›ผ < ๐น(๐‘ฅ๐‘–) Trasformando la variabile ๐‘ฅ in:

๐‘ฅโ€ฒ = { ๐‘ฅ1. .. ๐‘1... ๐‘ฅ๐‘–โˆ’1 .. . ๐‘๐‘–โˆ’1 .. . ๐‘ฅ๐‘– ๐›ผ โˆ’ (๐‘1+ โ‹ฏ + ๐‘๐‘–โˆ’1)

Si ottiene che lโ€™ES al livello ๐›ผ della variabile ๐‘ฅ sarร  pari a:

๐ธ๐‘†(๐›ผ) = ๐ธ[๐‘ฅโ€ฒ] โˆ™1 ๐›ผ

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Secondo caso: ๐น(๐‘ฅ๐‘–โˆ’1) = ๐›ผ Trasformando la variabile ๐‘ฅ in:

๐‘ฅโ€ฒโ€ฒ = { ๐‘ฅ1. .. .. . , ๐‘1. .. .. . ๐‘ฅ๐‘–, ๐‘๐‘–โˆ’1

Si ottiene che lโ€™ES al livello ๐›ผ della variabile ๐‘ฅ sarร  pari a:

๐ธ๐‘†(๐›ผ) = ๐ธ[๐‘ฅโ€ฒโ€ฒ] โˆ™1 ๐›ผ

Vista la definizione statistica dellโ€™ES vediamo come puรฒ essere interpretato a livello economico-finanziario. Come per il VaR รจ possibile attribuire allโ€™ES piรน interpretazioni a livello economico, in particolare tre:

โ€ข Valore atteso della ricchezza aleatoria negli ๐›ผ% peggiori dei casi; โ€ข Perdita attesa, cosรฌ calcolata: ๐‘ฅ0โˆ’ 1

๐›ผโˆซ ๐‘ก ๐‘“๐‘ฅ ๐‘˜๐›ผ

โˆ’โˆž (๐‘ก) ๐‘‘๐‘ก (con ๐‘ฅ0 il valore iniziale della ricchezza);

โ€ข Perdita aggiuntiva da aggiungere al VaR cosรฌ calcolata: 1

๐›ผโˆซ (๐‘˜๐›ผ โˆ’ ๐‘ก) ๐‘“๐‘ฅ ๐‘˜๐›ผ

โˆ’โˆž (๐‘ก) ๐‘‘๐‘ก.

2.6. Il Backtesting

Definito il Value at Risk, viste le sue metodologie di calcolo e le sue criticitร  vediamo di capire a cosa serve. โ€œScopo del Value at Risk รจ effettuare una previsione circa il possibile intervallo entro cui cadranno le performance future. Di conseguenza deve esistere una relazione stabile tra VaR e performanceโ€.9

Quindi per vedere se il VaR calcolato, con una determinata metodologia, sia affidabile e accurato occorre vedere come si comportano le performance future. O meglio dobbiamo vedere come i profitti e le perdite si comportano rispetto ad esso, quante volte lo superano e quante invece gli stanno sopra. Il Backtesting รจ una metodologia utilizzata per verificare come le performance future si comportano rispetto al VaR, lโ€™affidabilitร  di esso e indirettamente anche la correttezza del modello matematico utilizzato per il calcolo. Il Backtesting va a confrontare le stime probabilistiche con quelle che sono le performance derivanti dalla detenzione del portafoglio per un certo intervallo di tempo. Le performance di questo tipo sono dette anche buy and hold: sono rappresentate dellโ€™utile

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o dalla perdita che si realizzano entro due giorni lavorativi consecutivi mantenendo le posizioni in portafoglio inalterate. Questa metodologia di verifica รจ stata illustrata per la prima volta, anche se in una sua versione approssimata, nella terza edizione de โ€œRiskMetrics Technical Documentโ€ della JP Morgan.10 Le metodologie di Backtesting pubblicate rientrano in tre categorie:

1) I test di copertura: vanno a valutare se la frequenza di superamenti rispetto alla soglia รจ coerente con il quantile di perdita che una misura di VaR dovrebbe riflettere;

2) I test di distribuzione: prove di bontร  applicabili alle distribuzioni totali di perdite previste da misure complete di VaR;

3) I test di indipendenza: valutano lโ€™indipendenza dei risultati da periodo all'altro. Di queste diverse metodologie di verifica mi soffermerรฒ sulla prima, poichรฉ รจ quella che ho utilizzato nella mia valutazione empirica.

Il Value at Risk viene calcolato per porre una sorta di โ€œbarrieraโ€ inferiore a quelle che dovrebbero essere le possibili perdite. Una perdita che eccede tale soglia di riferimento viene chiamata downside outlier. Per vedere lโ€™accuratezza del nostro VaR รจ opportuno andare a testare la โ€œtenutaโ€ di questa barriera, vedere quante volte questa non viene rispettata. Un modo per verificare la bontร  del VaR รจ calcolare un indicatore, detto

rescaling factor, che fornisce una prima indicazione sintetica del grado di sopra/sotto

valutazione del rischio. Se la stima effettuata รจ coerente con quelle che sono le situazioni che si sono effettivamente realizzate, il rescaling factor deve assumere valore prossimi a 1. Per esempio, se utilizziamo un intervallo di confidenza del 95% e nellโ€™analisi di Backtesting consideriamo un orizzonte temporale di 200 giorni, il numero di outlier (perdite che eccedono il VaR) che รจ ragionevole aspettarsi, ovvero che sia uguale a quello teorico, รจ pari a (100% โˆ’ 95%) โˆ™ 200 = 10. Lo scostamento che vi รจ fra gli outlier teorici e quelli che si sono effettivamente realizzati viene sintetizzato dal rescaling factor. Se il numero delle perdite che eccedono la soglia รจ uguale a quello teorico, si avrร  un rescaling factor pari a 1. Mentre se gli outlier effettivi sono maggiori di quelli teorici vuol dire che la nostra stima ha condotto a una sottovalutazione del Value at Risk e che il rescaling factor assumerร  valori maggiori di 1. Per ottenere un numero di outlier pari al teorico รจ quindi necessario moltiplicare il rescaling factor per il VaR precedentemente stimato. Viceversa se il numero dei valori che eccedono la soglia รจ minore del numero

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teorico, il VaR รจ stato sopravalutato ed occorrerร  moltiplicarlo per il rescaling factor, che questa volta assumerร  valori minori di 1. Quindi possiamo affermare che il rescaling factor non รจ altro che il numero per il quale il VaR deve essere moltiplicato affinchรฉ si ottenga una previsione ottimale delle performance.

Vediamo adesso come questo indicatore, che definisco con ๐œ, viene calcolato. Data una serie storica delle performance ๐‘ƒ(๐‘ก) e una del VaR ๐‘‰(๐‘ก) , lโ€™obiettivo รจ quello di trovare quel fattore che deve essere moltiplicato per ๐‘‰(๐‘ก) al fine di soddisfare la definizione del ๐‘˜-esimo percentile. Per prima cosa occorre calcolare il numero degli oulier, ovvero il numero di volte il cui il VaR non รจ stato in grado di prevedere la massima perdita ipotizzabile. Tale numero viene definito con ๐‘๐›ผ e calcolato come segue:

๐‘๐›ผ = โˆ‘ {1,0, ๐‘ ๐‘’ ๐‘ƒ(๐‘ก) < ๐‘‰(๐‘ก)๐‘›๐‘’๐‘”๐‘™๐‘– ๐‘Ž๐‘™๐‘ก๐‘Ÿ๐‘– ๐‘๐‘Ž๐‘ ๐‘– ๐‘›

๐‘ก=1

Il numero degli outlier teorici invece viene definito con ๐‘๐›ผ+. Il rescaling factor รจ quel numero che, moltiplicato per la serie storica ๐‘‰(๐‘ก), rende ๐‘๐›ผ uguale a ๐‘๐›ผ+. Ossia:

๐œ โˆ™ ๐‘‰(๐‘ก) tale che ๐‘๐›ผ = ๐‘๐›ผ+ Dove ๐œ รจ pari a:

๐œ =๐‘๐›ผ ๐‘๐›ผ+

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