La qualità è sempre stata un tema di grande interesse tra coloro che si occupano professionalmente di interpretazione. La ricerca scientifica sulla qualità, infatti, è iniziata poco dopo l’avvento dell’interpretazione simultanea e continua ad arricchirsi di riflessioni anche ai nostri giorni. Tra i più importanti studiosi che si sono occupati di qualità in interpretazione vi sono: Barik (1971), Anderson (1979), Gile (1988), Moser-Mercer (1996), Viezzi (1999), Kalina (2002). In particolare, essi hanno tentato di identificare alcuni criteri che permettessero di misurare la qualità dell’output. Altri studiosi, invece, hanno adottato un approccio diverso, indagando le aspettative degli utenti in termini di qualità dell’output: Bühler (1986), Kurz (1993), Shlesinger (1997), ecc. Benché sia stata affrontata in letteratura da svariati punti di vista e sia fondamentale nella pratica quotidiana, la questione della qualità in interpretazione rimane ancora controversa perché si tratta di un concetto non facilmente descrivibile. Di seguito verranno presentate due delle riflessioni più autorevoli sul tema della qualità: quelle di Maurizio Viezzi e di Sylvia Kalina.
1.5.1 Viezzi
La riflessione di Maurizio Viezzi sulla qualità viene considerata una pietra miliare nella ricerca in questo campo. Secondo Viezzi, è fondamentale innanzitutto identificare la natura e le funzioni dell’interpretazione per poi determinare gli obiettivi di qualità che si dovrebbe raggiungere. Nonostante vi siano delle differenze a livello di esperienza, abilità o motivazioni, le sue considerazioni si riferiscono tanto alla prestazione dello studente quanto a quella dell’interprete professionista perché la natura e le funzioni dell’interpretazione non cambiano.
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Secondo Viezzi, risulta estremamente difficile determinare il concetto di qualità in interpretazione per diverse ragioni. Infatti,
L’interpretazione è un’attività che può svolgersi in situazioni e circostanze molto diverse e con diverse modalità di effettuazione; ogni analisi presuppone la considerazione di una molteplicità di variabili [...] per non dire poi dell’intrinseca difficoltà di analisi di un prodotto evanescente come il testo orale.
(Viezzi, 1999: 141-142)
Nel suo contributo, lo studioso propone due definizioni di qualità: la prima è tratta dal
Vocabolario della Lingua Italiana (VLI), mentre la seconda è contenuta nelle norme AFNOR,
un ente francese che si occupa di qualità:
1- “il complesso delle caratteristiche che rendono un oggetto adatto all’uso e alla funzione cui è destinato” (VLI);
2- l’insieme delle caratteristiche che conferiscono a un prodotto o a un servizio la capacità di soddisfare dei bisogni espliciti e impliciti (AFNOR).
Come corollario, Viezzi aggiunge una propria definizione di qualità: “La qualità può essere vista in funzione e come misura del raggiungimento di obiettivi predeterminati” (Viezzi, 1999: 142). A suo avviso, gli obiettivi di qualità che l’interprete deve prefiggersi di raggiungere sono quattro: equivalenza, accuratezza, adeguatezza, fruibilità. Se il compito dell’interprete è quello di raggiungere tali obiettivi, essi costituiranno anche i parametri su cui basare il giudizio di qualità.
- L’equivalenza è una proprietà che indica uguaglianza di valore (e non identità) tra il testo di partenza e quello di arrivo. Non si tratta di un’equivalenza linguistica, basata sul confronto di singoli elementi lessicali, bensì di un’equivalenza a livello di funzione comunicativa, valore sociocomunicativo e significato globale. Il compito dell’interprete, quindi, è quello di produrre un testo che abbia lo stesso effetto del messaggio originale. - L’accuratezza riguarda la trasmissione delle singole informazioni contenute nel testo di
partenza: in questo caso, l’interprete è chiamato a produrre un testo che trasferisca il contenuto informativo dell’originale.
- L’adeguatezza fa riferimento al rapporto tra il testo d’arrivo e i destinatari e tra il testo d’arrivo e l’evento comunicativo all’interno del quale viene effettuata l’interpretazione. Secondo questo criterio di qualità, un interprete dovrebbe produrre un testo adeguato alle
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caratteristiche culturali e alle aspettative dei destinatari e alle convenzioni della particolare situazione comunicativa.
- La fruibilità è quella proprietà che rende un testo immediatamente comprensibile e facilmente utilizzabile da parte dei destinatari. L’obiettivo dell’interprete, in questo caso, è quello di trasmettere il suo messaggio in modo da facilitarne la ricezione e la comprensione. In particolare, rispettando le massime conversazionali di Grice5, creando un testo coeso e osservando le regole chiave del public speaking (relative a qualità della voce, prosodia, ritmo di elocuzione, esitazioni, autocorrezioni, ecc.).
Secondo Viezzi, quindi, la qualità di una prestazione in interpretazione può essere misurata a seconda di quanto un interprete produca un testo equivalente, accurato, adeguato e fruibile.
1.5.2 Kalina
Come sottolineato in precedenza, anche Sylvia Kalina ha dato un grande contributo alla riflessione sulla qualità in interpretazione. La studiosa ribadisce, sulla scia di quanti l’hanno preceduta, quanto sia complesso valutare la qualità di una prestazione in interpretazione perché si tratta di un processo intuitivo, in una certa misura soggettivo: non è sempre facile individuare cosa faccia la differenza tra una performance buona e una eccellente. Pertanto, l’obiettivo di Kalina è quello di definire dei criteri oggettivi per misurare la qualità in interpretazione.
Kalina ha elaborato un “framework” (2002) che include diversi fattori misurabili, necessari per valutare la qualità dell’output di un interprete (Tabella 2). Questi criteri sono interdipendenti e soggetti a continui cambiamenti situazionali, contestuali e procedurali. Sono divisi in tre macrocategorie: contenuto semantico o “semantic content”, performance linguistica o “linguistic performance” e presentazione o “presentation” (Kalina, 2002: 125).
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Contenuto semantico Performance linguistica Presentazione Fedeltà al TP Correttezza grammaticale Qualità della voce Logica, coerenza Aderenza alle norme della LA Articolazione
Completezza Comprensibilità Public speaking
Accuratezza Adeguatezza stilistica Autocontrollo Mancanza di ambiguità Adeguatezza terminologica Simultaneità
Chiarezza Capacità decisionale Controllo della tecnica
Affidabilità Mancanza di
calchi/interferenze
Comportamento
Tabella 2. Parametri misurabili per valutare la qualità dell’interpretazione secondo Kalina (2002).
Secondo Kalina, la valutazione della qualità non può limitarsi al livello linguistico, ma deve necessariamente tenere in considerazione la situazione comunicativa globale, le intenzioni di tutti gli attori coinvolti nell’evento in questione e qualsiasi condizione che possa influenzare la qualità della prestazione di un interprete. In altre parole, la qualità non può essere determinata solo in relazione alla produzione dell’interprete, ma è necessario considerare anche altri aspetti: il comportamento dell’interprete in cabina; il suo impegno durante la fase di preparazione e durante il debriefing; l’ulteriore allenamento dopo l’evento; le condizioni in cui avviene l’interpretazione; l’aspetto dell’interprete; la cooperazione tra gli interpreti e gli organizzatori di eventi multilingue; ecc.
Per rispondere all’esigenza di includere in un unico framework la grande varietà di fattori che possono influenzare la qualità, Kalina ha elaborato quattro categorie, “according to when they come into play in relation to the event” (Kalina, 2002: 126).
1. “Pre-process prerequisites” - Il primo gruppo contiene fattori che intervengono prima della prestazione vera e propria: competenze e abilità generali e specifiche dell’interprete (competenze linguistiche e comunicative, abilità nel trasferimento interlinguistico, capacità di lavorare in gruppo, comprensione e produzione di un discorso, capacità di selezionare le strategie di interpretazione più adatte, tolleranza allo stress, concentrazione, ecc.), specifiche del contratto, definizione del compito, preparazione.
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2. “Peri-process conditions” - Il secondo gruppo include i fattori contestuali, che intervengono appena prima e durante la prestazione: numero di partecipanti all’evento, lingue di lavoro utilizzate, attrezzatura tecnica, posizione della cabina, composizione dell’équipe di interpreti, durata dell’evento, ore di lavoro, combinazioni linguistiche, quantità e qualità del relais, disponibilità dei documenti, informazioni sul programma. 3. “In-process requirements” - La terza categoria comprende fattori che intervengono durante la performance: conoscenza e presupposti, condizioni di presentazione del testo di partenza, requisiti della LA, competenza interazionale.
4. “Post-process efforts” - La quarta categoria, infine, si riferisce alle attività che hanno luogo dopo l’evento: controllo terminologico, documentazione, controllo della qualità, ulteriore allenamento, specializzazione, adattamento ai progressi tecnici.
Secondo Kalina, tutti i fattori sopra elencati possono, in diversa misura, influenzare la qualità dell’interpretazione. Come si può notare, a differenza di Viezzi, in base a questo modello la qualità finale dell’output non dipende esclusivamente dall’interprete, ma anche da fattori esterni su cui egli non ha alcuna possibilità di controllo. Quest’ultima caratteristica può essere considerata come il vero elemento di novità introdotto da Kalina e il suo più importante contributo alla riflessione sulla qualità in IS.
In conclusione, i criteri dei due studiosi, grazie alla loro specificità, possono fungere da
framework di riferimento per valutare la qualità dell’output di un’interprete.