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I vantaggi e i costi della soft information per le banche

4. LA DIFFERENTE NATURA E DIMENSIONE

4.5 I vantaggi e i costi della soft information per le banche

Secondo la definizione fornita da Boot (2000) la relazione bancaria consiste nella fornitura di servizi finanziari da parte di un intermediario finanziario che:

− effettua degli investimenti per ottenere delle informazioni sull’imprenditore;

− valuta il rendimento della relazione attraverso l’interazione nel tempo e nello spazio.

Berger e Udell (2002) definiscono più precisamente la relazione bancaria di lungo termine come una tecnologia di conferimento del credito che dipende dalla produzione di informazione soft.

Questo tipo di informazione è più difficile da comunicare sotto una forma standardizzata all’interno dell’organizzazione, ed è difficilmente trasformabile in una informazione di tipo codificato.

La modifica nella struttura organizzativa e i meccanismi di controllo possono incentivare a processare questo tipo di informazione54.

Berger (1999) definì tre condizioni necessarie per l’instaurazione di una relazione creditizia:

− l’informazione ottenuta è più importante che l’informazione pubblica

(disponibile sul mercato);

− l’ottenimento di questa informazione si effettua nel tempo attraverso una

moltitudine di interazioni (prodotti finanziari multipli);

− l’informazione diventa confidenziale (quindi privata).

Il miglioramento degli scambi di informazione incita a rilevare e a produrre più informazione.

54 Liberti (2005) evidenzia come l'importanza delle informazioni hard decresce e correlativamente

aumenta l’affidamento sulle informazioni soft, proprio quando le informazioni hard diventano discutibili o inattendibili.

89 L’esistenza di una relazione con una controparte debitrice di lungo periodo (di per se produttiva di soft information55) può consentire una maggiore flessibilità nei contratti di debito attraverso:

l’inclusione di covenants (migliorando il controllo dei potenziali conflitti di interesse);

l’acquisizione delle garanzie (migliorando i problemi di moral hazzard e di

adverse selection56.

Il lavoro empirico di Berger e Udell (2001) ha inoltre dimostrato che l’esistenza di una relazione di medio e lungo termine, tra una banca e un’impresa, comporta una riduzione nei costi del credito bancario.

Petersen e Rajan utilizzano delle misure più dettagliate per valutare la relazione, come la sua dimensione temporale e la sua concentrazione, per studiare il suo impatto sulla disponibilità e sul costo del credito bancario.

I loro risultati mostrano un debole effetto della relazione sul prezzo del credito, ma un effetto significativamente positivo sulla disponibilità del credito.

Le banche che mostrano le maggiori capacità nel costruire e mantenere relazioni di lungo periodo, che generano soft information, sono proprio quella regionali di piccole dimensioni57.

Secondo la definizione fornita da Godlewski j. (2004) la banca di piccole dimensioni è in grado di accettare depositi e fornire servizi inerenti l’intermediazione creditizia a delle aziende e a imprenditori locali, utilizzando l’informazione estratta da queste relazioni come vantaggio comparato rispetto alle banche di grandi dimensioni.

55 Cosma (2004) al riguardo, ha fornito una puntuale definizione di soft information: “ informazione acquisita da un intermediario creditizio, in seguito ad uno scambio continuato con l’impresa.

56 Stiglitz e Weiss (1981) 57

Sulla superiorità delle Banche di Credito cooperativo nell’instaurare relazioni di lungo termine con le P.M.I. confrontare Di Salvo, Lopez, Mazzilis (2004).

90 I lavori empirici mostrano che le banche locali discingono di un vantaggio importante: la loro capacità superiore nella produzione di soft information all’interno delle relazioni di lungo periodo.

L’argomento di base è il fatto che le banche di maggiori dimensioni avrebbero più difficoltà a produrre e a comunicare questo tipo di informazione, a causa della loro grandezza e complessità organizzativa (Stein 2002).

De Young (2004) ha verificato che il modello di funzionamento delle banche locali resiste nel tempo, e in particolare le relazioni di lungo periodo generatrici della soft information, sono in grado di sopportare l’intensificazione della concorrenza da parte delle grandi banche.

Queste banche riescono a concorrere con le grandi Istituzioni creditizie grazie allo sviluppo di strategie di nicchia.

Scott (2004) prosegue l’analisi studiando la capacità di produzione della soft information da parte di queste nicchie di clientela prendendo in esame i prestiti concessi alle PMI dalle banche regionali.

L’articolo tenta di quantificare empiricamente certi aspetti della produzione di soft information e testare se le banche regionali dispongono effettivamente di un vantaggio nella produzione di quest’ultima.

A tal fine, l’autore costruisce un indicatore in grado di misurare la produzione di soft information da parte della banche e lo partendo da una inchiesta del NFIB (National Federation of Indipendent Business).

I risultati dello studio empirico dimostrano che la produzione di informazione soft è più importante nelle banche locali rispetto alle banche di grandi dimensioni.

Una questione ancora aperta è se le imprese sono disposte a pagare per la produzione di questa soft information.

Carter (2004) fornisce dei risultati supplementari sulle possibilità di sopravvivenza delle piccole banche grazie alla loro capacità superiore nella produzione di soft

91 information, e valuta il rendimento del credito aggiustata per il rischio delle banche di diversa grandezza nel periodo 1996-2001.

I risultati mostrano che le piccole banche generano dei rendimenti più importanti che le grandi banche, e confermano il loro vantaggio nella valutazione del rischio di credito e nella produzione di soft information.

Infine, Avery e Smakolyk (2004) studiano l’impatto della concentrazione del settore bancario americano sulle banche regionali nel periodo 1994-2000, e più in particolare il ruolo della banca locale nella concessione del credito alle PMI.

I risultati dimostrano paradossalmente che i movimenti di consolidazione del mercato rappresentano un’opportunità per le banche locali. Le stesse infatti hanno registrato nei loro bilanci un aumento degli impieghi alle PMI.

Nei recenti lavori empirici di Appendini G. (2007) e Uchida (2007) è stato dimostrato (limitatamente al segmento sme corporate) che non sarebbe così evidente il vantaggio da parte delle banche di piccole dimensioni nel produrre e gestire le informazioni qualitative58.

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