Tab 1.2 Principali parametri indicatori della risposta dei processi a membrana
4.2 IMPIANTO DA BANCO
4.2.3 Variatore di frequenza
L’inverter è un dispositivo che ha cambiato radicalmente l’automazione nell’industria, introducendo la possibilità di regolare la velocità dei motori a induzione con costi molto contenuti sia di installazione che di esercizio. Si hanno due tipologie di inverter, quello a frequenza costante, che rappresenta un dispositivo elettronico atto a trasformare una corrente continua in corrente alternata di forma sinusoidale o pseudosinusoidale; il secondo è l’inverter a frequenza variabile, un dispositivo atto alla regolazione della velocità dei motori elettrici trifasi e monofasi. Le case costruttrici, per separare le due funzionalità, denominano quest’ultimo dispositivo “Drive” (Dal Prà, 2005).
4.2.3.1 Principio di funzionamento
Gli inverter sono costituiti da un ponte raddrizzatore per convertire la tensione alternata di rete in una tensione continua (conversione AC/DC) e da un ponte trifase a semiconduttori controllabili per la conversione inversa da DC a AC a frequenza e tensione variabili.
Il motore asincrono (MA) trifase e bifase a gabbia (grazie alla sua semplicità costruttiva, robustezza ed economia) trova largo impiego nell’ambito industriale, come quello del settore delle pompe centrifughe. Il numero di giri di un motore MA espressi in giri/min sono calcolabili con la seguente: p f 60 n = (4.1) dove f è la frequenza della corrente elettrica in alimentazione e p il numero di coppie di poli nell’avvolgimento statorico della macchina. Pertanto, alimentare un motore con una corrente alternata a frequenza variabile permette di regolare la velocità del rotore. Occorrono comunque alcuni accorgimenti per garantire al motore le prestazioni “meccaniche” nominali, in quanto la frequenza influisce notevolmente sulle reattanze e sul flusso magnetico:
‐ per valori inferiori a 50 Hz si verifica un aumento del flusso magnetico; ‐ per valori superiori a 50 Hz risulta una diminuzione del flusso magnetico.
Per conservare inalterate le caratteristiche meccaniche del motore, è necessario garantire che il flusso magnetico rimanga il più vicino possibile al valore stabilito dal costruttore. Il motore trifase può, quindi, essere controllato in frequenza a patto che il rapporto (V/f) venga mantenuto il più costante possibile, in modo da assicurare che nel motore il flusso magnetico si mantenga entro i valori stabiliti dal costruttore. Ne consegue che solo applicando ad un motore una alimentazione con frequenza e tensione ridotte in modo proporzionale tra loro si ha una diminuzione nella velocità del motore, pur mantenendo la coppia motrice entro lo stesso valore di quella nominale.
L’inverter utilizzato per regolare il numero di giri di un MA consente di regolare in modo proporzionale frequenza e tensione sulla base del comando esterno impartito dall’utilizzatore del sistema (inverter SCALARE). È da notare che quando l’inverter raggiunge la frequenza nominale, contemporaneamente raggiunge la piena tensione massima (cioè quella della rete di alimentazione),
dopo tale punto è possibile aumentare solo la frequenza, ma non la tensione. L’inverter infatti non può elevare la tensione ad un valore più alto di quello della rete, che comunque danneggerebbe l’isolamento degli avvolgimenti del motore. Avviene così che, aumentando la frequenza oltre a quella nominale, l’inverter non rispetti più la legge di proporzionalità tra frequenza e tensione, entrando nella zona di decadimento del flusso magnetico, cui consegue un calo della coppia motrice. La zona, oltre la frequenza nominale, viene anche denominata zona a potenza costante (Fig. 4.3).
Le condizioni di utilizzo di una pompa centrifuga sono individuate dall’intersezione della curva delle perdite di carico del circuito con la caratteristica della pompa, che fornisce la prevalenza erogata in funzione della portata. Si ha quindi un sistema monovariante, cioè variando la portata risulta univocamente determinata la pressione di mandata e viceversa (Fig. 4.4).
L’utilizzo dell’inverter a frequenza variabile per alimentare il motore di una pompa centrifuga permette di traslare la caratteristica verso il basso, abbassando il numero dei giri e, viceversa verso l’alto, aumentando il numero di giri. Il funzionamento della pompa si svincola dalla caratteristica fornita dal costruttore, in quanto la variabile numero di giri permette di operare non più in una curva, ma in una zona delimitata dal numero di giri massimo e minimo del rotore (sistema bivariante).
Fig. 4.3 Variazione della caratteristica elettro‐meccanica di un motore asincrono in funzione della frequenza.
L’introduzione dell’inverter nell’impianto da banco si è resa necessaria per studiare il processo di UF, in funzione della differenza di pressione transmembrana e della velocità superficiale, oltre che dalla concentrazione della soluzione e dal comportamento reologico di questa. Quindi, per effettuare una prova a velocità superficiale costante (portata di alimentazione costante), ma diversa differenza di pressione transmembrana, si è seguita la retta mostrata in Fig. 4.4, andamento possibile variando contemporaneamente sia la frequenza
che le perdite di carico del circuito.
Il variatore di frequenza utilizzato era un modello Commander SK (Control
Techniques, Powys, UK), 0.75 kW, ovvero un convertitore a velocità variabile per motori a induzione trifase da 0.25 a 4 kW, che veniva collegato alla tensione di linea (230V a 50Hz) e poi al motore della pompa centrifuga. Ѐ stato integrato all’interno di una plancia di comando comprendente anche i display di lettura degli strumenti digitali.
Fig. 4.4 Variazione della caratteristica di una pompa centrifuga con la frequenza e andamento tipico di una prova a portata costante. 4.2.4 Gestione remota della bilancia
La bilancia (B) modello Europe 4000 AR (Gilbertini, Elettronica Srl, Novate, MI) con fs. 2000 g e sensibilità di ±0.01 g è stata interfacciata al computer (PC) tramite porta seriale RS‐232. Il collegamento seriale ha permesso di registrare ad intervalli di tempo regolare i valori misurati dalla bilancia,
tramite l’utilizzo di un apposito foglio di lavoro di Excel supportata da una Macro. Nella Fig. 4.5 si riporta il foglio di lavoro utilizzato per la registrazione dei dati: colonna A ‐ misurazioni della bilancia in grammi; colonna B ‐ l’orario della misurazione; colonna C l’incremento del peso in grammi a partire dalla prima pesata; colonna D ‐ tempo in secondi. Inoltre venivano registrati manualmente anche altri parametri come la frequenza, le pressioni in ingresso e in uscita, la portata volumetrica e la temperatura.
I dati peso/tempo venivano visualizzati direttamente in un grafico cartesiano (asse x ‐ tempo/ asse y ‐ pesata), che riportava la retta di regressione. Ciò consentiva di verificare l’attendibilità dei risultati sperimentali in tempo reale e provvedere in tempi rapidi ad una eventuale replica della misurazione. La correlazione lineare dei valori delle colonne C‐D permetteva di ottenere il flusso di permeazione della prova di UF, secondo la seguente definizione, nelle ipotesi di densità del permeato circa unitaria: m m P A t M A Q ρ ∆ = = JP (4.2)
Fig. 4.5 Visualizzazione dei dati sul foglio di lavoro provenienti da una Macro per la gestione della bilancia.
4.3 PROCEDIMENTI OPERATIVI PER LA CARATTERIZZAZIONE