Il termine anisocitosi indica una generale variazione delle dimensioni cellulari dovuta a macrociti, microciti o entrambi. Anche gli sferociti, a causa dei loro diametri ridotti, possono determinare un’anisocitosi apparente ma il volume di questi eritrociti non è diminuito.
L’esame degli strisci ematici è un metodo molto sensibile per il riconoscimento dell’anisocitosi solo se le misure del diametro delle emazie nel sangue periferico sono miste e compaiono macrociti e microciti [62]. È importante ricordare che nelle aree troppo spesse, le dimensioni eritrocitarie sono sottostimate, mentre in quelle sottili sono sovrastimate [46]. Dimensioni uniformi non si riconoscono facilmente, ma possono essere ipotizzate valutando il volume cellulare medio (MCV) misurato con apparecchi automatici. Inoltre negli strisci con eritrociti con diametri misti può essere difficile determinare quali cellule costituiscono la popolazione anormale. Per valutare le dimensioni eritrocitarie si rilevano utili i leucociti presenti sul vetrino [62].
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Figura 6 Comparazione fra diametro e volume eritrocitari. Macrociti e leptociti presentano un maggior diametro, ma
sono il macrocita è aumentato di volume. Il codocita e lo sferocita hanno entrambi diametro diminuito, ma il secondo ha un volume normale. Da “Red cell morphology and the peripheral blood film” Pierre RV, 2002.
Il RDW (Red cell Distribution Width) è una misura automatizzata dell’anisocitosi basata sul volume, non sulla valutazione microscopica dei diametri cellulari, mentre l’esame degli strisci di sangue è un metodo molto sensibile per il riconoscimento di queste alterazioni solo se il diametro degli eritrociti nel sangue periferico ha misure miste. Il significato diagnostico dipende dalle cellule che determinano anisocitosi e la macrocitosi associata alle anemie rigenerative è più comune [55].
Figura 7 Anisocitosi con macrociti e microciti in uno striscio ematico di cane da Laboratory Urinalysis and
Hematology for small animal practioners, C.Sink B. Feldman
2.3.1.1Macrociti
Un macrocita è un eritrocita con di volume aumentato e la macrocitosi è un aumento della concentrazione di macrociti nel sangue periferico. Quest’ultima può essere indicata da uno spostamento nel citogramma eritrocitario o da un aumentato MCV e se sono presenti anche normociti o microciti ci sarà anisocitosi e il RDW sarà aumentato.
50 La macrocitosi è frequentemente osservata in corso di accelerata eritropoiesi con eritrociti immaturi più grandi dei maturi. Altre cause di macrocitosi sono: il virus della leucemia felina, la deficienza di vitamina B12 (soprattutto in Schnauzers Giganti), sindromi mielodisplastiche e alcune condizioni congenite ed ereditarie in particolari razze come Schnauzers Giganti, Alaskan Malamute, Espagneul olandese di Drent e nei Barboncini. Quest’ultima razza presenta una discrasia ereditaria del midollo e allo striscio sono visibili macrociti normocromici uniformi [3,62].
2.3.1.2Microciti
Un microcita è un eritrocita con volume diminuito e la microcitosi è un aumento della concentrazione di microciti nel sangue periferico, che può essere indicato da un MCV diminuito. La diminuzione del diametro cellulare è il risultato di un’aumentata divisione cellulare durante l’eritropoiesi che si verifica perché la concentrazione cellulare di emoglobina non è sufficiente da inibire la mitosi.
Le cause di microcitosi includono la carenza di ferro (solitamente si ha una contemporanea ipocromasia), insufficienza epatica nei cani (in particolar modo quella causata da shunt portosistemici), iponatremia e probabilmente da deficienza di rame. I cani di talune razze (ad esempio gli Akita, Shiba e probabilmente anche gli Jindos, Chow-Chow e Shar Pei) possono avere eritrociti il cui MCV è 50-60 fL, anche se la maggior parte delle razze canine ha valori di 60-77 fL.
Gli sferociti possono apparire microscopicamente come microcitici a causa della diminuzione dei diametri, ma i loro volumi sono tipicamente all’interno degli intervalli di riferimento, e il MCV per esempio può essere all’interno del range o aumentato a causa della risposta rigenerativa [55].
2.4 VARIAZIONI DI COLORE
Negli strisci ematici gli eritrociti appaiono bidimensionali e così il diametro della cellula è interpretato come una misura della sua grandezza. È importante ricordare che cellule con lo stesso diametro ma diverso spessore hanno volumi diversi. Lo spessore dell’eritrocita è espresso dalla sua intensità di colorazione. Una cellula sottile sarà di colore più chiaro (ipocromica), mentre una cellula spessa si colorerà più intensamente (ipercromica). Il pallore centrale si riferisce alla regione centrale di ogni eritrocita ed è
51 dovuto alla relativa sottigliezza dell’area creata dalla forma biconcava della cellula; un aumento del pallore centrale è solitamente indicativo di ipocromasia, mentre la diminuzione di solito indica eritrociti dalla forma anomala [55].
Il colore degli eritrociti è determinato essenzialmente dalla loro concentrazione di emoglobina. Questa molecola nelle cellule eritroidi in via di sviluppo regola il numero di divisioni mitotiche. Quando la sua concentrazione raggiunge un certo livello, la cellula segnala al nucleo di interrompere la divisione. Un eritrocita con minor concentrazione di emoglobina rispetto alla norma è il risultato di una diminuzione della sua sintesi da parte delle cellule eritroidi che l’hanno generato; globuli rossi maturi possono anche perdere parzialmente il loro contenuto emoglobinico, ma il processo è sempre associato anche a perdite di membrana e in volume, come nel caso dei cheratociti o dei frammenti eritrocitari [46].
2.4.1 Ghost Cell
Una ghost cell è un eritrocita dalla colorazione molto pallida, costituito principalmente da membrana cellulare contenente una piccolissima quantità di emoglobina.
La presenza di “eritrociti fantasma” negli strisci ematici periferici indica che le cellule sono lisate antecedentemente alla preparazione dello striscio. Infatti, solitamente le membrane eritrocitarie sono rimosse dalla circolazione velocemente a seguito dell’emolisi intravasale e quindi la presenza di ghost cells indica una recente emolisi intravasale o in vitro dopo il prelievo [25].
Le ghost cells si formano di solito durante un’emolisi intravasale mediata dal complemento dove i complessi aderiscono alla membrana e formano dei pori attraverso i quali l’emoglobina può fuoriuscire dalla cellula [55]. Se l’emolisi è causata da un agente ossidante, possono essere visibili all’interno delle ghost cells dei corpi di Heinz. Si possono formare ghost cells in vitro per trauma nell’esecuzione dello striscio e si possono osservare “cellule fantasma distorte” in strisci allestiti da campioni lipemici [41].
2.4.2 Eritrociti ipocromici
Gli eritrociti ipocromici, per la diminuita concentrazione emoglobinica, hanno accentuato pallore centrale e un sottile anello periferico di citoplasma. Gli eritrociti
52 ipocromici evidenti sullo striscio derivano in genere da una deficienza di ferro, sono tipicamente microciti o comunque hanno forma più variabile rispetto ai normocromici presentandosi come poichilociti, codociti o cellule ripiegate. Tendono spesso alla frammentazione. Un’altra causa di ipocromasia è la tossicosi da piombo, che provoca un’inibizione della sintesi dell’emoglobina [9]. Gli eritrociti ipocromici devono essere distinti dai torociti che, di solito, sono artefatti e presentano un’area centrale pallida, ma nettamente distinta dalla zona periferica che rimane ampia e di colore intenso [41].
Figura 8 Eritrociti ipocromici in striscio di cane periferico colorato con Wright Giemsa da Laboratory Urinalysis and
Hematology for small animal practioners, C.Sink B. Feldman
2.4.3 Policromatofili
Sono eritrociti che hanno debole tinteggiatura bluastra con la colorazione di Romanowsky. Questa caratteristica è dovuta a una mescolanza del colore dell’emoglobina con la basofilia citoplasmatica derivante dalla presenza di residuo materiale organico e RNA. La policromasia è un segno di aumentata produzione eritrocitaria e dell’aumentata presenza di globuli rossi immaturi. I policromatofili equivalgono ai reticolociti, ma non tutti i reticolociti contengono sufficiente RNA da apparire come policromatofili [55]. Nel sangue di cane e suino normalmente è presente una piccola quantità di eritrociti policromatofili che, con HCT normale, in queste due specie può raggiungere rispettivamente percentuali fino all’1,5% e 1%. Nel cane (e forse nel suino) esiste una correlazione diretta tra il grado di policromasia e il numero di reticolociti, mentre nel gatto interessa maggiormente la quantità di reticolociti aggregati. Raramente nei gatti può essere presente una policromasia di minimo grado. In bovini,
53 pecore, capre e cavalli di solito non si osserva policromasia, poiché nei soggetti sani i reticolociti non sono liberati in circolo [41].
Figura 9 Policromatofili in striscio periferico di cane, con Wright’s da da Laboratory Urinalysis and Hematology for
small animal practioners, C.Sink B. Feldman