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La questione dell’individualità si salda a quello della parola e dell’atto di differenziazione intrinseco al logos stesso nel conturbante Guilty of Romance (恋の罪, 2011) di Sono Sion. Mitsuko, divisa tra il suo lavoro di docente di letteratura giapponese all’università di giorno e quello notturno di prostituta, espone, attraverso le parole del poeta Ryuichi Tamura, il problema in tutta la sua cogenza.

Non avrei mai dovuto imparare parole \ quanto meglio starei \ se io vivessi in un mondo dove il significato è assente, \ un mondo senza parole. \ Se senti la vendetta delle parole nei tuoi confronti \ non mi riguarda \ se il significato più silenzioso ti fa sanguinare \ nemmeno questo mi riguarda. \ Le lacrime nei tuoi occhi tenui \ il dolore che sgorga dalla tua lingua che tace \ starei a guardarli e me ne andrei \ se il nostro mondo non avesse parole \ nelle tue lacrime \ ci sarebbe più significato del noccio di un frutto? \ In una goccia del tuo sangue \ si sente il volteggiare risonante della luce serale al tramonto di questo mondo? \ Non avrei mai dovuto imparare parole \ semplicemente perché conosco il giapponese e schegge di una lingua straniera \ resto nelle tue lacrime \ torno da solo nel tuo sangue.241

241 «言葉なんかおぼえるんじゃなかった \ 言葉のない世界\意味が意味にならない世界に生きて

たら \ どんなによかったか\あなたが美しい言葉に復讐されても \ そいつは ぼくとは無関係だ \ きみが静かな意味に血を流したところで \ そいつも無関係だ\あなたのやさしい眼のなかにあ る涙 \ きみの沈黙の舌からおちてくる痛苦 \ ぼくたちの世界にもし言葉がなかったら \ ぼくは

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Quello di Sono Sion è un grido lacerante e disperato, che trova il suo spazio nel terreno aperto all’insorgenza stessa del linguaggio verbale, il quale inevitabilmente denuncia il suo alveo d’origine e il contesto artificiale quando non artificioso del suo del suo campo d’azione.

In questo senso Guilty of romance è il tragico tentativo di una palingenetica reificazione della parola e della sua sussunzione a corpo, in una ricerca estenuata della carnea realtà dell’immaginazione. Emblematica la scena in cui Mitsuko sostiene che il nome acquisisca un senso solo quando assume un corpo, una sensualità propria, comprovandone la verità sulla polpa della lingua di Izumi mentre dice “lingua” o “saliva”.

È in quest’uso icastico della parola che viene scolpita nella carne che risiede l’aspetto poetico della pellicola; il logos, spogliato e defraudato delle sue reliquie moderniste, si fa tragica rivendicazione corporale di un’immagine che, sovraccaricata di un barocco estenuato, delinea squarci e lacerazioni, «che poi saranno i frantumi immaginifici (dilaniati), brulicanti nei resti umani immessi nell’interregno mortuale-sessuale del suo cinema, un sistema di volumi, spazi emotivi, pulsionali, che si fonda sulla propedeuticità della vasta temperie simbolista»242 in cui un substratum erotico di chiara matrice desadiana si miscela in un amalgama viscosa con l’impulso al dissesto, all’annientamento delle costruzioni, in un’evocazione poetica squisitamente decadente, che trova nel macabro uno schema ideale per contemplarne i particolari raccapriccianti. Gli arti monchi e purulenti, ricettacolo di larve, confusi bizzarramente su teste di bambole e braccia di manichini divengono allora araldo di un’estetica

ただそれを眺めて立ち去るだろう \ あなたの涙に 果実の核ほどの意味があるか \ きみの一滴 の血に この世界の夕暮れの \ ふるえるような夕焼けのひびきがあるか \ 言葉なんかおぼえる んじゃなかった \ 日本語とほんのすこしの外国語をおぼえたおかげで \ ぼくはあなたの涙のな かに立ちどまる \ ぼくはきみの血のなかにたったひとりで掃ってくる» [Ryuichi Tamura, The four thousand days and night (Tokyo: Shogen Sha 1956), 23].

242 Luigi Abiusi, “In nomine corporis”, ed. D. Tomasi e F. Piccolo, Il signore del caos Sono

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cinematografica in cui, richiami eterogenei tra l’orrorifico, il letterario243 e il pulp, non possono non contemplare la terribile ed esibizionistica spettacolarizzazione del decadente che è la matrice stessa del Grand Guignol. In questo tentativo spasmodico e drammatico, in quanto inevitabilmente degenerante nell’inerte e nel cadaverico, di ricreare un linguaggio della carne che ritrovi il sapere della parola nella sua accezione etimologica – quella di avere e sentire sapore - il cinema di Sono Sion diviene allora, seppur con tinte macabre, analogo all’opera di Jackson Pollock, la cui action painting tentò di riaffermare il primato del corpo sulla mente, della materia sull'idea, del gesto sulla riflessione. Aldilà delle apparenze non-figurative, infatti, nelle opere del pittore americano non ci sono né astrazione né concettualismo, c'è solo la referenzialità nuda e cruda della mano che ha fatto colare vernice sulla tela, pura performance; d’altronde sul set non si grida forse «Action» prima di ogni

take?

Non può essere allora che l’amore, in quanto oggetto privilegiato di una dialogicità non verbale del corpo, il pretesto attraverso cui scandagliare e violare quello che Suzuki Seijun chiamò il cancello di carne (肉体の門)244, con la disturbante perversione di un pornografo, perché chi ama espone il proprio

243 Il modus operandi degli omicidi che avvengono nel film di Sono non può non ricordare

quello dell’assassino del romanzo di Sōji Shimada Senseijutsu Satsujinjiken (占星術殺人事 件) considerato come uno dei grandi capolavori della letteratura gialla giapponese.

244 Il film del 1964, dall’omonimo romanzo di Tamura Taijiro del 1947, attraverso la

rappresentazione tanto simbolica quanto esplicita della violazione e degradazione del corpo, mette in luce il conflitto tra il corpo-proprio nikutai (肉体) e il corpo nazione kokutai (国体), termine quest’ultimo che, negli anni dell’imperialismo giapponese, veniva brandito da una pregnante oratoria politica come vera e propria arma linguistica, facendo leva sul noto isolamento geografico della nazione, che la rendeva per l’appunto un corpo estraneo, separato rispetto al resto del continente asiatico. Nikutai rappresenta quindi il tentativo, tragico e disperato, di riappropriarsi del proprio individualismo ponendo al centro della scena la carne, la quale diviene da un lato il mezzo per opporsi alla brutale violenza della censura degli anni antecedenti la Seconda Guerra Mondiale e agli orrori del conflitto appena concluso, dall’altro rappresenta il grido di un popolo oppresso e umiliato.

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corpo a radiazioni misteriose e letali, diviene oggetto per sé e per l’altro, consegnandosi a lui nella morte dell'orgasmo e nel grande sonno della morte

tout court.