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La verità come sistema scientifico

Nel documento UNITÀ E UNIFICAZIONE (pagine 31-34)

Il passo di Hegel con il quale abbiamo introdotto il paragrafo 1.5 inizia così:

“La vera figura nella quale la verità esiste, può essere soltanto il sistema scien-tifico di essa (Die wahre Gestalt, in welcher die Wahrheit existiert, kann allein das wissenschafdiche System derselben sein)”(53).

Che cosa si intende dire? Il sistema scientifico è la forma (figura) mediante cui la verità si esprime e lo è perché il sistema è un’unità organica, ossia un’u-nità in cui gli elementi sono funzionali alla costituzione dell’intero (a quello che Hegel considera l’“intero”) e sono disposti tra di loro secondo un ordine logico o concettuale, come dirà lo stesso Hegel.

Rileviamo che intendere l’assoluto (la verità) nella forma del sistema equi-vale a introdurre nell’assoluto una serie di relazioni, che vincolano tra di loro gli elementi che costituiscono tale sistema, così che non è sensato parlare di

“unità”, quanto di “unificazione”, cioè di sintesi.

Dell’impossibilità di ridurre l’intero (l’assoluto) a insieme, cioè a sintesi, abbiamo cominciato a parlare, ma continueremo a farlo più avanti. Qui ag-giungiamo che il “sistema” è un “insieme” di elementi. Nel caso dell’assolu-to, tuttavia, si tratterebbe di un insieme con una particolarità ulteriore. Esso risulterebbe un insieme nel quale i rapporti tra gli elementi configurano una necessità.

È precisamente tale necessità che dà al sistema carattere “scientifico”, an-che se si tratta di una necessità logico–formale e non di una necessità trascenden-tale, la quale decreta un’unica necessità autentica: l’essere dell’innegabile, cioè dell’assoluto essere.

Così Hyppolite riflette su di un sistema (processo) che valga per la sua ne-cessità scientifica:

Ma con quale diritto potrà dirsi scienza, cioè avere in sé una vera necessità, questo cammino [il cammino della coscienza che si avvia a diventare scienza]

legato a certe accidentalità, alla particolarità di un’epoca? Tale necessità

ap-(53) G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello spirito; trad. it. di E. De Negri, cit., p. 4.

pare senza dubbio solo alla fine del viaggio, quando il filosofo ripensa ciò che sembrava offrirglisi come accidentale.(54)

Si ripropone, in questo modo, il tema dell’intero, che non è solo il risulta-to del processo, ma anche il processo del suo risultare. Nel passo appena citarisulta-to, non di meno, Hyppolite sottolinea il valore del risultato: nel processo che ha per risultato il sapere, il punto finale ha estrema rilevanza, giacché, a muovere dal punto finale, è possibile rileggere tutta la procedura, a cominciare dalla pri-ma delle sue tappe.

Si potrebbe dire che, alla luce del sapere cui si perviene, è possibile risignifica-re l’intera procedura. Ed è a muoverisignifica-re dal saperisignifica-re finale che potrà anche cogliersi

— secondo il punto di vista di Hegel — la scientificità del sistema o dell’intero.

Scrive Burzio, a proposito della scienza dell’assoluto (verità):

Ora, la scienza dell’assoluto è evidentemente la scienza che si occupa dello spi-rito, perché lo spirito non è nient’altro che l’intima unità di fenomeno, essen-za e coscienessen-za, ovvero la consapevolezessen-za della coscienessen-za di essere tutta la realtà.

Quindi la scienza dell’assoluto è lo spirito che narra se stesso in forma scien-tifica, a partire dai primi gradi in cui lo spirito appare come coscienza fino all’ultimo grado in cui lo spirito è presente a se stesso come tale. Perché la sua scienza sia possibile, lo spirito deve aver già compiuto questa elevazione e deve disporsi dal punto di vista della fine.(55)

Solo alla fine della storia della coscienza risulta evidente che quello spirito, che appunto emerge con chiarezza solo alla fine, è già presente all’inizio ed è precisamente in virtù del suo racconto, che avviene in forma scientifica, cioè secondo necessità logica o concettuale, che l’itinerario della coscienza risulta nel suo autentico significato.

Cosa implica questo discorso? Che la trattazione che viene fatta dallo spi-rito è dello spispi-rito, ha dunque tanto per soggetto quanto per oggetto lo spiri-to stesso. Ciò significa che la fenomenologia dello spirispiri-to, secondo la trattazio-ne fornita da Hegel, è la narraziotrattazio-ne che lo spirito fa di sé stesso presuppotrattazio-nendo una storia ingenua della coscienza in virtù della quale lo spirito è pervenuto al risultato rappresentato dal proprio effettivo sapersi.

Soltanto in virtù di questa presupposizione, e cioè di una storia che non vie-ne narrata ma che si è svolta, è possibile la narraziovie-ne di secondo livello che è

(54) J. Hyppolite, Genesi e struttura della «Fenomenologia dello spirito» di Hegel, cit., p. 61.

(55) P. Burzio, Lettura della Fenomenologia dello spirito di Hegel, Utet, Torino 1996, pp. 14–15.

la fenomenologia dello spirito. Ebbene, precisamente questa narrazione di se-condo livello ci viene offerta dalla trattazione di Hegel, la quale è, appunto, la vera narrazione che lo spirito fa di sé stesso.

La fenomenologia dello spirito, insomma, è il primo momento del sistema della scienza, precisamente per la ragione che è la narrazione che lo spirito fa di sé stesso, lasciando emergere le forme iniziali del proprio configurarsi come spirito, colte dallo spirito medesimo.

Rileviamo che lo stesso Heidegger precisa il significato dell’espressione

“scienza”, inquadrando la Fenomenologia nel piano più generale con cui He-gel configura la sua produzione filosofica e facendo valere il punto di vista da noi espresso. Così, infatti, egli scrive:

L’opera [si parla della Fenomenologia] apparve per la prima volta nell’anno 1807, con il titolo “Sistema della scienza. Prima parte, la fenomenologia del-lo spirito”. L’opera aveva dunque un titodel-lo principale e complessivo: “Siste-ma della scienza”. A questo siste“Siste-ma l’opera veniva annessa, ed all’interno di questo sistema trovava la sua collocazione. Il contenuto dell’opera può dun-que essere concepito solo a partire da dun-questo suo compito interno che consi-ste — ad una considerazione meramente econsi-steriore — nell’essere il primum nel Sistema e per il Sistema.(56)

L’intendimento di Hegel è precisamente quello di svolgere una trattazio-ne scientifica della verità, cioè dell’assoluto, che per lui si identifica con lo spi-rito assoluto, a muovere dal punto di vista della verità stessa o dello spispi-rito as-soluto.

Ebbene, a muovere da questo punto di vista, la verità deve venire conside-rata non soltanto come “sostanza”, ma anche come “soggetto”. Questo è un nodo decisamente importante. Per coglierne appieno l’importanza, tuttavia, riteniamo utile cercare di chiarire, in via preliminare, la ragione per la quale l’assoluto, per Hegel, è spirito.

(56) M. Heidegger, La fenomenologia dello spirito di Hegel, cit., p. 27. Heidegger, inoltre, spie-ga anche il perché la filosofia è definita “la scienza: “la filosofia assicura alle scienze esistenti o possibi-li i fondamenti, cioè la depossibi-limitazione e la possibipossibi-lità dei loro ambiti — ad esempio natura e storia — e la fondazione del loro procedere. In quanto fondazione di tutte le scienze, solo la filosofia può essere a buon diritto scienza, dacché non può essere da meno di ciò che da essa deve scaturire: le scienze” (Ivi, p. 38).

Nel documento UNITÀ E UNIFICAZIONE (pagine 31-34)

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