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Capitolo 2: LA SINTASSI DELLA FRASE SEMPLICE

2.2 Versi-frase

Tra le maggiori tendenze riscontrabili nella poesia tra Ottocento e Novecento si trova l’utilizzo della brevitas: ossia l’uso insistito di «frasi brevi allineate, perlopiù asindeticamente, senza intercorrenti legami di subordinazione, dalla misura massima del verso (ecceduta semmai di poco se la frase è marcata) alla misura minima della parola-frase»26. Nelle tre raccolte prese in esame, l’utilizzo dei versi-frase è cospicuo. Prenderò in considerazione i versi-frase che coincidono con la chiusura periodale.

In Ossi di seppia sono presenti 48 versi-frase che coincidono con la chiusura periodale. Riporto di seguito un repertorio completo:

Un rovello è di qua dall’erto muro. (In limine v.10); Ciò intendi e non paventi. (Falsetto v.4); La dubbia dimane non t’impaura. (Falsetto v.22); Non s’ode quasi, si respira. (Minstrels v.22); S’ode grande frastuono nella via. (Caffè a Rapallo v.12); è passata la musica innocente. (Caffè a Rapallo v.17); (meraviglioso udivo) (Caffè a Rapallo v.31); lista un barlume le finestre chiuse. (Quasi una fantasia v.4); Scivolerà dal cielo bioccoso un tardo raggio. (Quasi una fantasia v.16); e su tutto l’abbraccio d’un bianco cielo quieto. (Ripenso al tuo sorriso v.4); portami il girasole impazzito di luce. (Portami il girasole

25 Romolini 2012, 209. 26 Bozzola 2014, 368.

v.12); s’è svelata per poco una pena invisibile. (So l’ora in cui la faccia più impassibile v.3); Ciò non vede la gente nell’affollato corso. (So l’ora in cui la faccia più impassibile v.4); La più vera ragione è di chi tace. (So l’ora in cui la faccia più impassibile v.7); Il canto che singhiozza è un canto di pace. (So l’ora in cui la faccia più impassibile v.8); Il sole, in alto, - e un secco greto. (Gloria nel disteso mezzogiorno v.5); e dunque non ti tocchi chi più t’ama. (Felicità raggiunta v.5); l’acqua sale alla luce e vi si fonde. (Cigola la carrucola nel pozzo v.2); nel puro cerchio un’immagine ride. (Cigola la carrucola nel pozzo v.4); Viene lo spacco; forse senza strepito. (Arremba sulla strinata proda v.9); Chi ha edificato sente la sua condanna. (Arremba sulla strinata proda v.10); Nasceva dal fiotto la patria sognata. / Dal subbuglio emergeva l’evidenza. / L’esiliato rientrava nel paese interrotto. (Ho sostato talvolta nelle grotte vv.13,14,15); manca ancora il silenzio nella mia vita. (Giunge a volte repente v.23); l’aria è tanto serena che s’oscura. (Giunge a volte repente v.25); Il tuo delirio sale agli astri ormai. (Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale v.24); M’abbandonano a prova i miei pensieri. (Potessi almeno costringere v.22); Sensi non ho; né senso. Non ho limite (Potessi almeno costringere v.23); Ma dalle vie del monte si tornava. (Fine dell’infanzia v.51); Eravamo nell’età illusa. (Fine dell’infanzia v.79); L’inganno ci fu palese. (Fine dell’infanzia v.90); Giungeva anche per noi l’ora che indaga. (Fine dell’infanzia v.98); La fanciullezza era morta in un giro a tondo. (Fine dell’infanzia v.99); Ora è finito il cerulo marezzo. (Egloga v.12); Tosto potrà rinascere l’idillio. (Egloga v.27); È dispersa, non era una Baccante. (Egloga v.38); Sul tardi corneggia la luna. (Egloga v.39); È il segno d’un’altra orbita: tu seguilo. (Arsenio v.12); Nell’onda e nell’azzurro non è scia. (Crisalide v.68); Dispaiono: la troppa luce intorbida. (Marezzo v.23); Si distruggono i pensieri troppo soli. (Marezzo v.24); Parli e non conosci i tuoi accenti. / La memoria ti appare dilavata. (Marezzo vv.53,54); Ah qui restiamo, non siamo diversi. (Marezzo v.61); Un giro: un salir d’acqua che rimbomba. / Un altro, altr’acqua, a tratti un cigolio. (Casa sul mare vv.6,7); Ti dono anche l’avara mia speranza. (Casa sul mare v.31).

Dall’elenco sopra citato si evince che non sempre si è in presenza di versi-frase composti da frasi semplici e minime (verbo, soggetto e complemento), ma talvolta si riscontrano frasi complesse, che comprendono al loro interno anche una subordinata: ad esempio il verso «Giungeva anche per noi l’ora che indaga.»27 contiene al proprio interno una subordinata relativa di primo grado. In altri casi i versi presentano due brevi frasi coordinate o per asindeto o sindeticamente: «Non s’ode quasi, si respira.»28 oppure «Ciò intendi e non paventi.»29. L’effetto prodotto è quello dell’immediatezza, oltre a una concentrazione maggiore del senso e una rapidità ritmica:

27 Fine dell’infanzia v.98. 28 Minstrels v.21. 29 Falsetto v.4.

Ho sostato talvolta nelle grotte che t’assecondano, vaste o anguste, ombrose e amare. Guardati dal fondo gli sbocchi 5 segnavano architetture

possenti campite di cielo. Sorgevano dal tuo petto rombante aerei templi, guglie scoccanti luci:

10 una città di vetro dentro l’azzurro netto via via si discopriva da ogni caduco velo e il suo rombo non era che un sussurro. Nasceva dal fiotto la patria sognata. Dal subbuglio emergeva l’evidenza. 15 L’esiliato rientrava nel paese incorrotto.

Per lo più siamo in presenza di un estratto composto da due periodi di tre versi e un terzo periodo che si scompone in due frasi semplici. Dal verso 13 al verso 15 si trovano tre versi-frase con funzione descrittiva, come sostiene Bozzola «una prima serie di casi è in funzione del descrittivismo o più genericamente della rappresentazione del contesto paesaggistico o urbano (o dell’interno piccolo-borghese, […]) nei loro componenti inanimati e animati»30. È questo il caso dei versi 6 e 7 di Casa sul mare: «Un giro: un salir d’acqua che rimbomba. / Un altro, altr’acqua, a tratti un cigolio.». Sono due versi-frase che assumo la funzione di descrivere il processo di estrazione dell’acqua dal pozzo. Il primo di questi è un verso formato da due frasi unite asindeticamente, la seconda delle quali comprendente una relativa. Infine è interessante notare la funzione che questa tipologia versale assume in Egloga: «Ora è finito il cerulo marezzo.»; «Tosto potrà rinascere l’idillio.»; «È disparsa, non era una Baccante.»; «Sul tardi corneggia la luna.»31. A parte il verso 38, che esprime la disillusione del poeta nel veder sparire l’immagine dell’amata, gli altri versi hanno tutti una connotazione temporale: ora,

tosto, sul tardi. Inoltre i tre versi vengono posti all’inizio della seconda,

terza e quarta strofa, quasi a voler scandire temporalmente la poesia e inserire l’azione all’interno di un preciso arco temporale, condensato all’inizio dai versi-frase.

30 Bozzola 2014, 369. 31 Vv.12, 27, 38, 39.

Nelle Occasioni il numero dei versi-frase diminuisce considerevolmente, se ne trovano infatti solo 15:

(Imary torna nel suo appartamento. (Keepsake v.21); torna alle primavere che non fioriscono. (Carnevale di Gerti v.67); La tua leggenda, Dora! (Dora Markus v.18); Ma è tardi, sempre più tardi. (Dora Markus v.33); Lo sai: debbo riperderti e non posso. (Lo sai debbo riperderti… v.1); E l’inferno è certo. (Lo sai debbo riperderti… v.13); La tua voce è quest’anima diffusa. (L’anima che dispensa…v.6); Un freddo cala…Duro il colpo svetta. (Non recidere forbice... v.5); E il tempo passa. (La canna che dispiuma… v.13); Si punteggia uno squarcio… (Sotto la pioggia v.21); Un fuoco impolvera la strada. (Costa San Giorgio v.1); La sua presenza si diffonde grave. (Costa San Giorgio v.19); Occorrono troppe vite per farne una. (L’Estate v.15); Vince il male…La ruota non s’arresta. / Anche tu lo sapevi, luce-in-tenebra. (Eastbourne vv.38,39).

Una sostanziale differenza che il lettore sensibile allo stile noterà immediatamente riguarda la posizione dei versi-frase nella seconda raccolta: se negli Ossi ci sono casi, seppure sporadici, in cui i versi-frase vengono inseriti all’interno della strofa (ad es. il verso «Non s’ode quasi, si respira.» inserito all’interno della quarta strofa di Minstrels), nelle Occasioni tutti i versi-frase vengono posti all’inizio o alla fine della strofa, come a suggellare il significato ultimo del componimento32. È il caso della poesia Estate, la quale presenta in chiusura il verso-frase «Occorrono troppe vite per farne una.»: si tratta di una chiusura ad effetto, in cui sembra che il poeta abbia voluto condensare il proprio pensiero in poche, secche parole cariche di significato. Anche l’ultimo verso di

Dora Markus rientra in questa categoria: «Ma è tardi, sempre più tardi.». Il verso

ha il carattere di una sentenza perentoria e chiude in modo negativo il componimento, escludendo qualsiasi possibilità illusoria.

Nei casi in cui il verso-frase sia posto all’inizio della strofa spesso tende ad esprimere o anticipare una situazione visiva o emotiva:

Lo sai: debbo riperderti e non posso. Come un tiro aggiustato mi sommuove ogni opera, ogni grido e anche lo spiro salino che straripa

5 dai moli e fa l’oscura primavera

32 Ovviamente la distinzione cade qualora si sia in presenza di un componimento monostrofico, in cui i versi-frase, se presenti, possono essere inseriti inseriti normalmente all’interno della strofa: es. «(Imary torna nel suo appartamento).» in Keepsake.

di Sottoripa.

Paese di ferrame e alberature a selva nella polvere del vespro. Un ronzio lungo viene dall’aperto, 10 strazia com’unghia ai vetri. Cerco il segno

smarrito, il pegno solo ch’ebbi in grazia da te.

E l’inferno è certo.

Il mottetto appena presentato presenta una composizione ad anello: si apre, infatti, con un verso-frase che anticipa la perdita della donna amata e la sofferenza del poeta, quindi ha carattere emotivo. Dopo lo sviluppo narrativo, chiude il componimento un altro verso-frase, che può essere immediatamente ricondotto a quello inziale. A ben guardare, infatti, l’ultimo verso racchiude la situazione emotiva del poeta, che inizialmente si era detto non pronto a perdere nuovamente la donna amata: dunque entrambi rimandano alla sfera emozionale e presentano due significati, per così dire, complementari. Diversa funzione assume, invece, il verso-frase che apre Costa San Giorgio: «Un fuoco fatuo impolvera la strada.». È un verso descrittivo, per cui l’obiettivo è quello di fornire una descrizione visiva-paesaggistica dell’ambiente della narrazione.

In Eastbourne, poesia pubblicata in «Letteratura», a. I, n. 1 nel ’37 con la data «Ferragosto 1933» (ma si noti che nell’indice delle

Occasioni reca una doppia data: quella del ’33 e quella del ’35), pur non

essendo posti a fine strofa o all’inizio i versi-frase assumono un significato rilevante, quasi pressante:

Tutto apparirà vano: anche la forza che nella sua tenace ganga aggrega i vivi e i morti, gli alberi e gli scogli e si svolge da te, per te. La festa non ha pietà. Rimanda

il suo scroscio la banda, si dispiega nel primo buio una bontà senz’armi. Vince il male…La ruota non s’arresta. Anche tu lo sapevi, luce-in-tenebra.

I due versi, in posizione strategica e distanziati l’uno dall’altro di modo che entrambi siano avvalorati da una maggiore carica espressiva, contengono da soli la risoluzione di tutta la lirica. Il tema affrontato è quello del tempo e, precisamente, il tempo della memoria. Il ricordo del passato, sede di una felicità andata perduta, si incarna nella figura di Arletta «non però immagine, anch’essa, del film che si svolge davanti agli occhi come qualcosa che tiene della allucinata, illusoria evidenza del sogno […], ma voce liberata dal profondo di sé, “voce di sangue” persa e ritrovata»33. Dunque dimensione del ricordo e dimensione presente, che fino a poco prima erano rimaste distinte, ora si fondono, si mescolano l’una con l’altra. Si fa largo un barlume di speranza, destinato a cadere nel vuoto, ad essere inghiottito dall’oscurità. Ed ecco che allora i due versi frase racchiudono ed esprimono la sconfitta di Arletta portatrice della «forza» («la forza […] si svolge da te, per te»): nell’impari lotta vince il male sulla «luce-in-tenebra». Una sconfitta che pare essere già nota alla donna, alla quale non resta che sparire proprio come un fantasma alla luce del tramonto, dopo il rintocco della campana.

Veniamo ora all’ultima raccolta, La Bufera, in cui è presente un numero davvero esiguo di versi-frase, solo cinque:

È pur nostro il disfarsi delle sere. (Serenata indiana v.1); Addio. (L’ombra della magnolia v.27); Così sparisti nell’orizzonte incerto. (Per album v.19); Albe e notti qui variano per pochi segni. (Il sogno del prigioniero v.1); La purga dura da sempre senza un perché. (Il sogno del prigioniero v.11).

Anche all’interno di quest’ultimo libro i versi-frase tendono ad assumere una posizione ben precisa: all’inizio o alla fine della strofa o del componimento. È, anzitutto, interessante notare all’interno dell’elenco una parola-frase: «Addio» che chiude L’ombra della magnolia. La parola-verso assume una funzione ben più importante e significativa di quello che un lettore potrebbe pensare: non è soltanto l’addio a Clizia, la donna amata, ma è l’addio ad una stagione poetica oramai conclusa e l’inizio di una nuova poesia, che avrà come protagonista Volpe. Si potrebbe dire, inoltre, che la parola-frase presa in esame ha un considerevole effetto anche sullo stile, che vira verso il parlato come sostiene

Bozzola: «La brevitas sembra in questi casi la via sintattica della simulazione del parlato.»34. Anche nel caso della Bufera i versi-frase assumono un tono conciso, racchiudendo in poche parole concetti cari al poeta o sensazioni personali dell’io lirico. Si prenda ad esempio i due versi di Il sogno del prigioniero: «Albe e notti qui variano per pochi segni.» e «La purga dura da sempre, senza un perché.»35. Il primo vero-frase riportato esprime una percezione sensoriale, ossia la percezione del tempo da parte del prigioniero, il quale può soltanto osservare il buio o la luce che filtra nella sua cella: come informa la Romolini si tratta di una «rastremazione del fattore tempo»36. Il secondo verso-frase, invece, contiene un concetto leggermente più complesso: in poche parole incisive Montale riesce a chiarificare la condizione dell’individuo nella società postbellica, la delusione che ne deriva e l’assurdità di un dolore che avviene «senza un perché».