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Verso le nuove Indicazioni nazionali del Ministro Fioroni.

nell’ambito della riforma Moratti: il cittadino della convivenza civile

3.6. Verso le nuove Indicazioni nazionali del Ministro Fioroni.

Con le elezioni del 2006 e l’avvento del centro – sinistra al governo, il nuovo Ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, ha mostrato una solerte sollecitudine in direzione di un cambiamento, avvertito come necessario. Le linee guida per rimodulare la scuola dell’infanzia e il I ciclo si trovano in un volumetto dal titolo Cultura, scuola, persona. Verso le Iindicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione, stampato dal Ministero della Pubblica Istruzione e già diffuso presso le istituzioni scolastiche. Esso può essere considerato una sorta di vademecum che, seppur ancora in forma embrionale, tuttavia lascia intravedere le future intenzioni legislative. In effetti, si guarda con particolare attenzione alla società che cambia continuamente, sottolineando come essa sia passata da una certa stabilità a vivere repentine trasformazioni che la condizionano così come condizionano la persona. Ma la

velocità con cui tutto muta da un lato incrementa le opportunità d’esperienza, dall’altro i rischi.

Tale ambivalenza riguarda anche la scuola, inserita in uno scenario irrequieto dai molteplici stimoli culturali, ma anche dalle numerose contraddizioni che portano alla frammentazione della varietà di esperienze, spesso di natura episodica, che uno studente può fare. Bambini ed adolescenti si trovano, infatti, nella società della conoscenza ad essere bombardati da innumerevoli informazioni veicolate dalle telecomunicazioni e ad affrontare nuove convivenze, anche globali. Così come afferma la teoria dell’educazione del problematicismo pedagogico397, la cui «idea limite è rivolta a un’umanità testimone di mondi

plurali, popolati da culture diverse e complesse»398. Il confronto con una pluralità

di culture presuppone il possesso di una cassetta degli attrezzi che ne permetta la comprensione ed a capacità di rapportarle alla propria. In questo senso, il percorso formativo non può prescindere dal favorire lo sviluppo, in ogni persona, di un’identità consapevole ed aperta399.

Paradossalmente, accanto alla crescita delle occasioni formative ci sono anche antichi problemi di analfabetismo ed emarginazione ed il nuovo problema dell’accesso diseguale ai mezzi di telecomunicazione, che se da un lato rappresentano un «pluralismo assiologico»400, per via per la varietà di confronto

che propongono, dall’altro la sua fruizione non è ancora uguale per tutti

A ciò bisogna aggiungere anche i cambiamenti che intervengono fra formazione e lavoro e che costringono ciascun individuo a reinventare le proprie competenze che in tempi brevissimi risultano superate. Di conseguenza, la scuola deve superare la trasmissione di conoscenze sempre uguali nel tempo, mirando ad una solida formazione cognitiva, culturale ed in accordo con le inclinazioni personali che permetta ad ogni persona di comprendere i cambiamenti, cui è soggetta la società odierna e di risolvere le difficili situazioni che da essi derivano.

397 Cfr. G. M. Bertin, Educazione alla ragione, Armado, Roma, 1968, pp. 52 – 55. 398 Cfr. F. Frabboni, Società della conoscenza e scuola, Erickson, Trento 2005, p. 38 – 40.

399 Cfr. Ministero della Pubblica Istruzione, Cultura, scuola, persona. Verso le Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione, p. 6.

400 F. Ferrari, Educazione alla convivenza democratica nella scuola elementare, La Scuola, Brsecia

In buona sostanza, la scuola deve assumersi il compito, per nulla facile, di sostenere gli studenti che si trovano in situazione di diversità o di svantaggio, evitando che la differenza si trasformi in disuguaglianza e di« offrire agli studenti occasioni di apprendimento dei saperi e dei linguaggi base; deve far sì che gli studenti acquisiscano gli strumenti di pensiero necessari per apprendere a selezionare le informazioni; deve promuovere negli studenti la capacità di elaborare metodi e categorie che siano in grado di fare da bussola negli itinerari personali; deve favorire l’autonomia di pensiero degli studenti, orientando la propria didattica alla costruzione di saperi a partire da concreti bisogni formativi»401.

Va a questo punto sottolineato che il documento in questione è frutto di un percorso che si snoda in tre tappe. La prima è rappresentata dal « dialogo virtuoso tra il mondo della ricerca scientifica e quello della scuola. Le riforme non si fanno senza l’apporto degli insegnanti, dei dirigenti, della comunità scientifica e di quella civile; e non si realizzano una volta per tutte»402. La seconda,

dall’operazione “Ascolto”, che ha chiamato in causa diversi attori del mondo della scuola. La terza, dalla costituzione di una Commissione di esperti, tra i quali il presidente Mario Ceruti403, provenienti dal mondo della scuola e dell'università.

L’idea cardine dell’impegno in questa direzione, e che intride l’intero documento Cultura, scuola, persona, articolato in quattro paragrafi, è la centralità della persona, intesa come principio «fondante e condiviso della nostra grande tradizione culturale, storica ed educativa»404, in considerazione del fatto che

sostanzialmente «la scuola è un luogo di incontro e di crescita di persone»405.

L’azione educativa, sin dai primi anni deve, quindi, focalizzare l’attenzione sulle peculiarità della singolarità della persona in tutte le sue dimensioni da quella cognitiva a quella spirituale, da quella affettiva a quella corporea, da quella relazionale a quella etica ed estetica, senza dimenticare la cura per la classe –

401 Ivi, p. 7.

402 Lettera del Ministro Fioroni ai docenti e ai dirigenti, 31 gennaio 2007,

www.pubblica.istruzione.it.

403 M. Ceruti,La danza che crea,Feltrinelli, Milano 1999.

404 Lettera del Ministro Fioroni ai dicenti e ai dirigenti, 31 gennaio 2007,

www.pubblica.istruzione.it.

gruppo, essenziale per lo sviluppo delle singole personalità. In questa prospettiva, i docenti devono tener presente che le basi dell’itinerario formativo accompagneranno anche in seguito lo studente e perciò è indispensabile fornirlo di «strumenti di conoscenza necessari per comprendere i contesti naturali, sociali, culturali, antropologici»406 dove si troverà «a vivere e ad operare»407.

La centralità della persona nei processi educativi si traduce in tre obiettivi fondamentali

 «consegnare il patrimonio culturale irrinunciabile che ci viene dal passato perché non vada disperso e possa essere messo a frutto;

 preparare al futuro introducendo i giovani nella vita adulta, fornendo loro quelle competenze indispensabili per poter essere protagonisti all’interno del contesto sociale ed economico in cui vivono;

 accompagnare il percorso di formazione personale che uno studente compie mentre frequenta la scuola, sostenendo la sua ricerca di senso e il faticoso processo di costruzione della propria personalità»408.

Ai tre obiettivi è strettamente connessa l’idea di una nuova cittadinanza che viene intesa come unitaria e plurale , ossia che parte dalla tradizione nazionale, ma non vi si arrocca, allargandosi verso l’Altro ed arricchendosi della diversità. È attraverso la conoscenza del proprio passato e dalla condivisione di una memoria che si edifica l’identità per poi poter conoscere e comprendere le altre e metterle in relazione con la propria, approdando ad una convivenza che valorizzi le differenze. L’educazione alla cittadinanza nazionale è quindi identificabile come uno, fra la varietà dei momenti riguardanti la persona409 Si intrecciano, dunque,

passato e futuro, memoria e progetto, in vista soprattutto dell’educazione di cittadini non solo italiani, ma anche europei e planetari. Per questo è necessario

406 Ministero della Pubblica Istruzione, Cultura, scuola, persona. Verso le Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione, p. 9.

407 Ibidem.

408 Lettera del Ministro Fioroni ai dicenti e ai dirigenti, 31 gennaio 2007,

www.pubblica.istruzione.it.

alimentare nella coscienza i princìpi democratici, ricordando che «la democrazia autentica ha coscienza di se stessa e dei suoi princìpi fondamentali e deve essere in grado di difendere e di promuovere la propria concezione della vita sociale e politica»410. In questo senso, l’apertura dell’educazione alla cittadinanza

all’Europa, intesa come coscienza di un destino comune della civiltà europea411 , e

al mondo si identifica come un passaggio importante, tenendo sì presenti le radici storiche nazionali, ma avendo la consapevolezza che esistono questioni che non è più possibile risolvere nel ristretto ambito nazionale e che essi riguardano tutti indistintamente. Ci si riferisce allo stabilimento della pace, alla problematica ecologica, al disarmo, alla fame, per fare degli esempi, che inevitabilmente spingono verso una curvatura d’orizzonte della stessa mentalità per «pensare tutti in grande»412. Il compito del sistema educativo si profila, allora, nella formazione

di cittadini consapevoli, capaci di fare scelte autonome e disposti a partecipare alla costruzione di collettività molto più ampie rispetto al passato, nella convinzione che dovranno sempre confrontarsi, anche a livello progettuale, con i valori – guida dello società in cui vivono. Ne consegue che il futuro è «un prodotto tipico dell’uomo»413, in linea di continuità con i Programmi del 1985, ma con una

maggiore portata realizzatrice. L’obiettivo viene seguito dalla scuola in quanto comunità educante, attraverso un duplice progetto formativo, sia orizzontale, nel senso di una collaborazione fra scuola ed attori extrascolastici, con a capo la famiglia, sia verticale, attraverso una formazione che duri per tutto l’arco della vita. All’esercizio di una cittadinanza consapevole in senso nazionale, europeo, e planetario si lega il concetto di un nuovo umanesimo che si traduce nell’elaborazione di saperi necessari per la reale comprensione della condizione dell’uomo contemporaneo, sempre più inserito in una dimensione mondiale che mette in evidenza le interdipendenze fra globale e locale. Occorre, quindi, superare le frammentazioni culturali e disciplinari a favore di una loro

410 J. Maritain, L’educazione della persona, La Scuola, Brescia 1966, p. 125.

411 A. Leonarduzzi, Europea, Educazione, in G. Flores D’Arcais, a cura di, Nuovo dizionario di pedagogia, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1987, pp. 454 – 455.

412 A. Agazzi, L’educazione internazionale nella scuola in E. Damiano, C. Scurati, a cura di, L’educazione internazionale nella scuola: esperienze e prospettive, Fondazione e Tovini, Brescia

1985, pp. 16 – 17.

integrazione in nuovi quadri d’insieme, far maturare la capacità di cogliere gli aspetti essenziali dei problemi e comprenderne le implicazioni, essere in grado di valutare i limiti e le possibilità delle conoscenze, saper vivere in un mondo in continuo cambiamento. Il processo educativo deve, inoltre, avvalersi delle espressioni artistiche e musicali, così come della manipolazione, di esperimenti, gioco e narrazione, perché la via pratica alla conoscenza, attraverso le esperienze personali, precede l’astrazione dei concetti e la sensibilizzazione ai problemi più generali. A comporre il quadro concorrono parimenti sia la formazione scientifica che la formazione umanistica414. In questa prospettiva si colloca l’intervento di

Edgar Morin alla presentazione del documento Cultura scuola persona. Verso le indicazioni nazionali per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo di istruzione al Convegno del 3 aprile 2007, presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Morin mette in luce l’inscindibilità dei tre concetti che, per tale ragione, definiscono lo stesso documento. È la voglia di “apprendere a vivere” che sottende la fondamentale importanza della formazione. Essa deve riguardare l’uomo ed il cittadino per i quali si fa vitale un’alleanza educativa tra cultura umanistica e cultura scientifica, senza la quale appare improbabile la realizzazione

di un’adeguata maturazione morale e spirituale. Ciò che

ostacola tale congiunzione tra i saperi è senza dubbio l’iper specializzazione, mentre l’umanizzazione dei saperi è in grado di evitare che la conoscenza si disperda. L’unificazione dei saperi viene affidata proprio ad un nuovo umanesimo, che riguarda tutta l’umanità e che il mondo globalizzato mostra attraverso seri problemi, quali l’integralismo religioso o il fanatismo razziale o

l’inquinamento della biosfera

e quello dell’inquinamento della biosfera. Si tratta di un umanesimo concreto. È il caso dell’ecologia, ormai definibile conoscenza poichè unisce le scienze alla civiltà umana, ridà unità alla natura prima studiata solamente nei suoi innumerevoli aspetti fisici e biologici. Il nuovo umanesimo è, allora, una necessità di cambiamento del pensiero in quanto, attualmente “i giovani sono chiamati ad

414 Cfr. Ministero della Pubblica Istruzione, Cultura, scuola, persona. Verso le Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione, pp. 14 – 17.

affrontare un compito ancora più ampio: la salvezza del genere umano. Hanno una missione grande davanti a loro e dobbiamo educarli ad apprendere e a maturare una conoscenza adeguata ad assolvere a questo compito fondamentale a cui sono chiamati”.

CAPITOLO IV

UN’ESPERIENZA DI EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA