ANTONELLO SCIACCHITANO
Premessa alle premesse
Prima di arrivare alla nozione freudiana di Kulturarbeit, che ispira il presente lavoro sul soggetto collettivo, devo passare attraverso una serie di premesse e détours, anche freudiani – allora saranno
Um-wege – che, se non mi porteranno fuori strada, mi consentiranno
un non piccolo guadagno: l’iniziale demedicalizzazione dell’impo-stazione dottrinaria della psicoanalisi di Freud e l’apertura di una finestra scientifica sull’insegnamento freudiano. Sia detto questo senza alcuna animosità nei confronti del pensatore Freud, anche quando mi mostrerò critico nei confronti del suo pensiero.
C’è un significante che è originariamente sfuggito all’esege-si ortodossa freudiana. Delle tredici ricorrenze del all’esege-significante
Kulturarbeit nelle 7070 pagine delle Sigmund Freud gesammelte Werke non una è censita nell’indice generale. E non parlo della
traduzione ufficiale italiana particolarmente eterogenea, dove in corrispondenza ricorrono le espressioni più disparate: da “lavo-ro della civiltà”,1 “lavoro civile”, “costrizione al lavoro nella vi-ta civile” (sic), a “opere della civiltà” e “lavoro di incivilimento”. Insomma, il messaggio freudiano o è stato frainteso o è anda-to perduanda-to, nonostante Freud l’avesse rilanciaanda-to durante tutanda-to il proprio iter intellettuale dall’Interpretazione dei sogni (1899) al-la XXXI lezione su Scomposizione della personalità psichica (1932). Adottando l’ipotesi dello psicoanalista di Berlino Claus-Die-ter Rath, die Kulturarbeit costituirebbe lo specifico oggetto del
1. È la traduzione di Elvio Fachinelli nell’Interpretazione dei sogni, che condivido.
Solo la cooperazione costituisce un processo generatore di ragione.
J. Piaget, Studi sociologici, 1928
L’uomo è un essere razionale poiché è un essere sociale.
desiderio di analisi di Freud,2 a patto di non intenderla come in-tellettualistico lavoro culturale ma come concreta promozione di civiltà; è la Kulturentwicklung, di cui Freud scriveva nella lettera ad Einstein del 1932. Scopo del presente saggio è sviluppare le premesse freudiane con strumenti che non furono alla portata di Freud e che potrebbero ampliare la riflessione freudiana sul sog-getto collettivo, anche quando sembrano apparentemente con-trastarla.
Premessa terminologica
Traggo il termine “collettivizzante”, che secondo il vocabolario Treccani significa “ciò che riduce a proprietà collettiva”, dal primo volume degli Eléments de mathématique di Bourbaki (pseudonimo collettivo!), dedicato alla teoria degli insiemi: “Intuitivamente, dire che la relazione R è collettivizzante equivale a dire che esiste l’insieme a tale che gli elementi x dotati della proprietà R sono precisamente gli elementi di a”.3 Per esempio, “x non appartiene a x” non è una relazione collettivizzante. La problematica sotto-stante a questa terminologia si connette alle antinomie, scoperte all’inizio del secolo XX, della teoria cantoriana degli insiemi, la quale conteneva contraddittoriamente insiemi che non sono in-siemi, come l’insieme di Russell, formato da tutti gli insiemi che non contengono se stessi.
Oggi, al seguito di von Neumann e Gödel, si parla di clas-si, tra le quali si distinguono gli insiemi, che sono elementi di al-tre classi, e le classi proprie, che non sono elementi di alal-tre classi. In altri termini, le classi proprie non appartengono a metaclas-si; gli insiemi sì, ossia si possono costruire insiemi di insiemi. Gli insiemi sono determinati dalla “proprietà caratteristica” dei lo-ro elementi, che rende il collettivo concettualmente “uno”, quin-di inseribile in qualche classe come suo elemento. Filosoficamen-te parlando, la proprietà caratFilosoficamen-teristica è l’essenza concettuale che
2. “La cura psicoanalitica come freudiano lavoro della civiltà”, C.-D. Rath, Der Rede
Wert. Psychoanalyse als Kulturarbeit, Turia + Kant, Wien-Berlin 2013, p. 157.
3. N. Bourbaki, Éléments de mathématique. Théorie des ensembles, Hermann, Paris 1970, EII 3 sgg.
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rende l’insieme un ente distinto dagli altri enti. È chiaro, allora, che all’interno della classe degli insiemi si possono pensare ge-rarchizzazioni (insiemi di insiemi che sono ancora insiemi, come nell’albero di Porfirio dei generi e delle specie); all’interno della classe delle classi proprie la gerarchizzazione è impossibile.
Il discorso che segue orbita all’interno di questo schemati-smo, che ammette generalizzazioni, lasciando impregiudicata la successiva unificazione concettuale, che può esserci e può non esserci, cioè è contingente. Il lavoro del concetto è lasciato al fi-losofo. A noi tocca il lavoro con l’altro, magari per ricostruire qualche “noi” che ancora non esiste: le donne, i gay, gli islami-ci… e non può essere ricondotto ai modelli ideali delle psicolo-gie collettive correnti.
Premessa psicologica
Se è vero, secondo Lacan, che l’inconscio è strutturato come un linguaggio, cioè se funziona attraverso concatenazioni (metonimie) e condensazioni (metafore), collettivamente codificate, allora il soggetto dell’inconscio è originariamente collettivo, perché ogni linguaggio (anche quello più privato) è sin dall’inizio condiviso con altri (o deriva da un linguaggio collettivo).
Ai fini del discorso qui sviluppato, un ruolo più importante dell’Altro simbolico, secondo Lacan, lo gioca la nozione di “altro generalizzato”, il soggetto collettivo reale secondo Georg Her-bert Mead.4 Di seguito contrappongo lo sviluppo solipsistico della psicologia freudiana, basata sulla topologia dell’uno inclu-so, dove ogni individuo è tale se identificato al Führer, agli svi-luppi meno lineari e più complessi, che prevedono l’interazione del singolo individuo con l’altro del collettivo in tutte le sue ma-nifestazioni. Si va dal grado zero dell’“alienazione”, cioè la scari-ca dei motoneuroni alla sola vista dell’azione dell’altro, grazie ai “neuroni specchio” secondo Rizzolatti e Iacoboni, alle forme più complesse di intenzionalità collettivamente distribuita e condi-visa, estesamente analizzate, per esempio, da Michael