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Il viaggio di Gino alla ricerca di Spiro

RICORSI STORICI E LA PRAPAGANDA DEL FASCISMO

2) Il viaggio di Gino alla ricerca di Spiro

Anche se il suo caso può essere considerato come un uomo misterioso, perché lui non ha perso la memoria della sua storia, identità, lingua e valori, nello spazio tempo che e molto lunga del 1939 fino a novantuno, in cui Michele (che è ancora conosciuto come Spiro qui) lui crede di vivere ancora a quelli tempi di guerra, tale idea ha una funzione espressiva in Lamerica. Nella sua forma sembra indicare e servire allo scopo di proiettare sia il presente sia le promesse del passato fatta a lui, e gli altri italiani allo stesso modo, e la forte presa di tali perspettive promettenti sono ancora su di lui. Così, sullo sfondo del passato fascista in Italia, che Michele è un richiamo costante, anche per condizioni del tempo di entrambi Albania e Italia.

Poco dopo Fiore scompare, Gino incontra Selimi ancora per l'ultima volta. Selimi dice che non sarà in grado di assisterlo perché lui è impegnato con i tedeschi domani, suggerendo la rete frenetica delle imprese corrotte che il paese è caduto preda, sia dall'interno che dall'esterno.

Verso Sicilia

Al centro del Suore di Madre Teresa, Gino scopre che Spiro è scomparso. La suora dice che Spiro Tozaj e andato perché lui non è un bambino. Prima di iniziare la sua ricerca per trovare Spiro (che verrà a poco a poco trasformata) Gino minaccia lei, dicendo che li farà chiudere tutto perché lui ha dato a loro molto denaro. Al di fuori del centro parla con un operaio, vestito con la giacca di Spiro. L'uomo lo informa che

Spiro è andato alla ferrovia, che stava piangendo, e che a suo parere il vecchio è pazzo perché lui vuole andare in Italia con il treno.

Amelio poi taglia verso l'interno del treno in corsa. Spiro, ora torna in uno status rassicurante, si siede tra il resto dei rifugiati, mentre la colonna sonora anticipa la musica che accompagna il finale del film.

Gino insegue inutilmente il treno nella sua Suzuki, e poi cerca di ottenere aiuto da parte della polizia e di valersi che Spiro è un amico personale del ministro. Gli è detto che i poliziotti sono pochi e non possono offrire alcun aiuto. Poi li offre denaro, e il poliziotto accetta con il detto proverbiale, una mano lava, l’altra. Amelio continua il suo discorso con lo spettatore, invitando i personaggi secondari indirettamente raccontano la morale della storia, dando risposte non richieste alla ricerca dei protagonisti di ricchezza.

E la suora che informa, che Spiro non è un bambino, perché i bambini non lasciano il centro in cui gli adulti lo fanno. Ancora una volta Fiore e Gino sono ritratti come assolutamente disinformati e inseguendo uno schema altrettanto ignorante. Alla fine le risorse i soldi di Fiore e Gino sono ironicamente finiti sparsi per aria alla gente sconvolta, missioni di beneficenza, e poliziotti corrotti. L'ingegno si rivela essere dalla parte di chi dovrebbe essere imprenditori postmoderni e intelligenti. I due italiani non hanno alcuna idea del fondamentale di imparare conoscere il passato. D'altra parte l’analisi di Spiro nel presente attraverso gli occhi del passato, non è uno scherzo, dopo di tutto, come Gino che pensa in modo spregevole. Spiro diventa gradualmente meno stupido di quello che inizialmente può sembrare, ed è un uomo emotivo, che soffre per tornare a un'eredità ancora utile: la sua piccola città, famiglia, lavoro umile, ricchi valori tradizionali. Le vittime piene di follia sul Lamerica sono entrambi il popolo albanese e Gino. Il più giovane italiano Gino e più inesperto sarà lasciato quasi da solo, a scoprire nella più atroce

circostanza dell'Albania la persona reale che deve essere, pure Fiore più furbo lo tradisce. Quando si mette in contatto con Fiore in Italia, questo territorio sia sicuro e fuori schermo spento, lascia Gino giù di morale, perché non ha nulla da dire (in realtà egli non si sente nella conversazione). Una indicazione chiara che il gioco pericoloso è finito. Le parole di Gino "uno che Fa quello Che li diciamo noi" originariamente indirizzata al Selimi, adeso cadono su di lui subito suonano come una presa in giro. Come il film procede Spiro diventa sempre più autonoma, e diversamente alle sue aspettative manipolatrici, riesce a diventare l'unico gancio di sopravvivenza per Gino. Tuto quello che segue dopo è ciò che si fa o che accade mentre si passeggia. Lo spettatore scopre presto che lo stesso personaggio principale che si crede, di essere invulnerabile ai problemi che lui considera di altri, come se lui sia coperto da un sistema intoccabile, al contrario qui la stima è portata in frantumi poco a poco, sia a livello fisico e psicologico, nel modo in cui la storia si sviluppa. Inizialmente si fa sentire forte del suo background, la sua italianità, il suo presunto facile accesso al denaro, e le sue influenze.

Egli li usa per minacciare gli altri o si aspettano da loro il rispetto e un trattamento speciale a causa di tali credenziali molto rivelati.

Così Amelio usa probabilmente la perdita della direzione di Spiro, per quanto riguarda il tempo e lo spazio, Spiro e convinto che l'Albania è l'Italia, e che quindi sarà in grado di raggiungere la Sicilia in treno, diventa paradossalmente una forza per rafforzare Spiro. Che da un lato nel film è ritratto come un uomo straordinariamente forte nonostante la sua età avanzata, dall'altro e una lezione grottesca per Gino. Inoltre, la caratterizzazione e l'età dei due personaggi principali permettono un confronto e riesame di storia della passata e presente, di comportamenti vecchi e nuovi, di valutare i loro punti di forza e la valutazione del loro valore.

Spiro sarà rivelato come l'eroe più forte e più sopportabile, sia fisicamente sia moralmente, mentre Gino sarà cacciato da condizioni privilegiate, arrogantemente difesi alla miseria e alla disperazione. Quest’obiettivo con doppio significato nella trama del Lamerica corrisponde a una comunicazione importante che, indipendentemente dell'influenza superiore di stimolo su un individuo, Spiro o Gino allo stesso modo, è la reazione e le scelte di quella che in ultima analisi decidere il proprio destino. Impegno di fare un film epocale come Lamerica e la testimonianza delle due preoccupazione di Amelio e la capacità di rappresentare su celluloide la vita del suo paese e dei suoi viaggi, e li trasformare in storia personale. L'idea stessa di una 'storia personale' è un obiettivo che garantisce il successo del film, nonostante la sua caratteristica geografica e storica. Amelio fa specificati studi del pedinamento dei due personaggi italiani nell’Albania. Eppure, la visione personale di Amelio è sorprendentemente convincente per molti altri. A parte, o per, le sue stesse scelte, Amelio ha fatto Lamerica un viaggio toccante e contemporaneo per molti. Antonio Vitti scrive Lamerica di Gianni Amelio è l'intreccio di piccole e grandi storie. Una sinfonia visiva sui temi più rilevanti della nostra epoca le grandi migrazioni e la memoria storica25 Rimane un film che commuove, un'opera il cui messaggio resta con gli spettatori26

                                                                                                               

25  Antonio  vitti.  Albanitaliamerica:  viaggio  come  sordo  sogno  in  Lamerica  di  

Gianni  Amelio,  pp.  250  

Ladri di scarpe

Il ricordo infantile ossessiona Amelio per tutto il viaggio in Albania. Gli anni cinquanta italiani quando la calzatura era un bene prezioso come la bicicletta o l’abito confezionato si specchiano, ancora una volta, nella quotidianità albanese del’91. Sono incontri con la realtà che, come sempre, modificano l’idea di partenza del regista o, a volte come in questo caso, l’arricchiscono.27 In una scena successiva, Spiro, in fuga verso l'Italia, è attratto da un gruppo di bambini albanesi che girano per le strade. Una anticipazione del suo amore per la famiglia, e confermando il sua carattere speciale di valori, In una delle quali ci sarà ricordato nella suo racconto a Gino della sua famiglia e del bambino lasciato in Sicilia. Ben presto, però, quello che sembra inizialmente essere una anticipazione di una riunioni naturale si rivela un errore quasi fatale di giudizio da parte di Spiro. Come la musica ascoltata anche nel finale sfuma, assistiamo i risultati esplosivi di bambini scambiandoli occhi angelicamente innocenti per immagini di anime buone, perché, al contrario, in questo momento solo le creature affamate e diaboliche abitano là dintorno sconvolto e violento. Dopo aver rubato le scarpe, il gruppo di bambini tira Spiro mettendo in mezzo e, infine, lo spingono in un bunker. Uno dei bambini salta sopra al bunker di esibire ciò che ha saccheggiato, le scarpe di Spiro, come se fosse un trofeo, vediamo un altro dando il fuoco nello stesso bunker dove Spiro è stato isolato.

Mentre noi non riusciamo a vedere Spiro, a questo punto, Amelio posiziona la fotocamera nel bunker in buio pesto, trasmettere sullo spettatore ciò che deve essere assunta come preoccupante e spaventosa                                                                                                                

27  Gianni  Amelio,  Lamerica,  Film  e  storia  del  film.  A  cura  di  Piera  Detassis.  

per Spiro. Fa un primo piano ai bambini affollavano fuori dal bunker, le loro risate beffarde viste dall'interno del bunker con il proprio sguardo diretto verso l’unica fonte di luce. E il primo trauma che subisce Spiro all’uscita del campo di lavoro, e proprio il furto delle scarpe. Quando in una intervista vien chiesto Gianni Amelio se li ricorda qualcosa? Certo ricorda Paisa l’episodio in cui gli scugnizzi, quelli veri, ubriacano il soldato americano e lo derubano di tutto, scarpe comprese. Che l’episodio del film fosse una citazione precisa, me ne sono accorto solo a cose fatte.28 Dal primo piano Amelio tagli a Gino mentre guida la sua Suzuki, e poi all'interno di un ospedale. In ospedale a Gino li sarà detto dalla polizia albanese che un vecchio Italiane e stato salvato, dando allo spettatore il primo suggerimento su vera identità di Spiro. Con la fine della sequenza precedente, con il colpo molto simbolico da dentro il bunker, Amelio è in grado di usarla come illustrazione dinamica, in cui la natura del luogo e la sua interazione con il personaggio può anche stare per molti altri luoghi e personaggi (ossia, un’infinità di situazioni simbolicamente simili), rendendo così il suo esito finale una avvertono per lo spettatore. E 'grottesco che l'unica fonte di luce deve essere le risate beffarde dei bambini, trasformati da oggetto di amore e di cura in bambini diavoleti e proprio incubo. Un altro indizio a Fiore e Gino terribile inversione come i bambini italiani che finiscono per sfruttare il proprio padre simbolico? O se non fosse intenzione di Amelio a farlo, la sequenza sopra ripete il tema del rapporto tra padri-e-figli e dei risultati in un modo brillante per mettere ancora una volta in scontro difficile del presente e passato. "Il classico cinema neorealista spesso impiegati bambini come il simbolo del futuro di speranza, della possibilità di cambiamento sociale cioè Ladri di biciclette Il film di Amelio rifiuta tale                                                                                                                

28  Gianni  Amelio,  Lamerica,  Film  e  storia  del  film.  A  cura  di  Piera  Detassis.  

messaggio ottimista29.Dal altra parte questa particolare sequenza potrebbe anche essere considerata come uno dei caratteri di Spiro 'momenti più deboli.' Un momento in cui egli si trova di sorpresa, all'improvviso creduloni, e incapaci di sopravvivere da solo. Il fatto però che egli è spesso definito come "Un uomo forte" dai personaggi secondari, anche da parte dei dottori che ristabiliscono la sua condizione, insieme con innumerevoli fatti precedenti del film della sua resistenza durata (quasi 50 anni) lasciando ampio spazio per la speculazione, su come sia riuscito a sopravvivere agli orrori della seconda guerra mondiale, gli anni della dittatura comunista, e fino agli anni Novanta. La caratterizzazione è fatta a fini narrativi, naturalmente, ma la probabilità di trovare queste storie è vera, e quindi una tale rappresentazione può essere considerato come "Momenti di Verità".30 Ancora una volta la fede incrollabile di Spiro nei valori tradizionali della famiglia, l'amicizia e l'onestà e paradossalmente sarà l’incontro con il suo aspirante sfruttatore a fare diventare lui un vincitore e, infine, eroe del Lamerica. Come racconta Amelio ne La prossima sequenza, dunque si impone quasi da sola al regista. E anche l’interprete di questo breve brano appare improvvisamente sul set di Amelio, scombussolando, nel giro di pochi minuti, il programma di lavorazione della giornata. Era stata già scelta e convocata, per ruolo della dottoressa, un’attrice abbastanza conosciuta in Albania e con un italiano abbastanza corretto da poter pronunciare le frasi previsto dal copione. Tutto pronto alle otto di mattina lei è al trucco e mentre Bigazzi prepara le luci, io esco un momento nel corridoi del l’ospedale dove stiamo girando. Incontro subito una signora, la guardo, la saluto, li chiedo: “lei sa parlare italiano?”. “Poco poco” risponde ma voce e                                                                                                                

29  Bondanella,  Peter.  Italian  Cinema  from  Neorealism  to  the  Present.1993.pp,452   30  Antonio  vitti.  Albanitaliamerica:  viaggio  come  sordo  sogno  in  Lamerica  di  

straordinaria. Insisto : “cosa fai qua?” “Giornalista – risponde – vengo a trovare mio direttore”. “Non farebbe l’attrice per un girno?”.31 In ospedale, Amelio delega la dottoressa, il ruolo di rivelare il vero nome e l'identità di Spiro a Gino, così come mistero di guida del complotto per gli spettatori. Quando i poliziotti dicono Gino che un anziano italiano è stato salvato, lui risponde: "Io cerco un albanese." Poco dopo, la dottoressa che a curato Spiro, e che parla un italiano povero, chiede a Gino: "e tuo parente?" Ancora una volta Gino sicuro del suo testa di legno, e in una tonalità un po’ rivoltante, ripete "Che parente, io sono italiano. Questo si chiama Spiro Tozaj!" La dottoressa poi spiega che non significa molto, perché durante il governo di Mussolini non aveva problemi a identificarsi come un italiano poi durante il comunismo italiani prendevano i nomi albanesi. Dice a Gino che Spiro lì ha detto che aveva un bellissimo nome italiano: Michele Talarico. Ancora stordito per la verità poco conosciuta da Gino, insiste. Adesso però e Albanese che cos'è per la legge di qua? Replica della dottoressa appare come una rivendicazione guidato con saggezza del suo diritto di astenersi dalle questioni legali-politici "Io sono un dottore non conosco la legge" Contro le raccomandazioni del medico Gino insiste a prendere Spiro con sé, e mentre lo alza dal letto, ripete le parole del medico che Spiro è un uomo forte e quindi andrà bene. Non trova le scarpe di Spiro che lì ano rubato Gino chiede: "Come me lo Porto, scalzo?" La dottoressa li lasca non e in grado di aiutare, apparentemente ci sembra vedere un cinema muto quando una donna anziana, seduta accanto al letto di un altro paziente, prende un paio di scarpe nere e le tiene verso sguardo soggettivo di Gino, che è destinato a diventare proprio dello spettatore. Anche se sì e detto che "In questo film fortemente personale non vi è un solo accenno da                                                                                                                

31  Gianni  Amelio,  Lamerica,  Film  e  storia  del  film.  A  cura  di  Piera  Detassis.  

parte di Amelio alle proprie emozioni" potente telecamera soggettiva di Amelio suscita risposta emotiva e morale degli spettatori a la storia in una direzione univoca. La direzione è quella della contrapposizione tra egoista, cinico e spregevole, da un lato e, generoso, comprensivo e accogliente, dall'altro. In altre parole, il cinema di Amelio mira specialmente a inviare una lezione umana nel cuore di chi guarda, la comprensione delle persone e della loro storia come un modo per capire e apprezzare le nostre.

Quanto è necessaria una tale lezione, è evidente in Oreste Pivetta 'valutazione della presente Italia:

"Lamerica è un film corale che fa i conti con la storia, quella italiana di ieri, mezzo secolo fa, e di oggi mette in gioco alcune convinzioni, che giungono oltre la politica, nella sua morale senza scampo I’ buoni' saremmo dovuti essere noi, noi italiani sulle banchine dell'Adriatico. Ma tutti sanno come andrà a finire e come la nostra disponibilità alla fratellanza, alla solidarietà, all'ospitalità si sia infranta"32. La sequenza precedente produce altri fatti storici. Ritrae ogni evento in ordine cronologico, che è, ha organizzato in uno sviluppo logico e lineare, e termina l'ultimo simbolico Piano americano prima di tagliare alla Suzuki con Gino e Spiro a bordo. Per sopravvivere molti italiani hanno dovuto mettere nomi albanesi, come è il caso con Spiro Tozaj cui vero nome è Michele Talarico, e può essere ben il caso con i pazienti accanto a lui. Sia il personaggio di Gino e lo spettatore di Lamerica sono avvertiti a prendere atto di questo fatto e iniziare a riflettere sulle sue implicazioni. Nonostante lo stile narrativo che non sa tutto, Lamerica riporta lo spettatore a scoprire insieme, e contemporaneamente attraverso il suo protagonista, Gino, le terribili conseguenze della beffa giocato per molti                                                                                                                

32  Pivetta,  Oreste,  Una  grande  simpatia,  in  AA.  VV.,  Gianni  Amelio,  a  cura  di  Gianni  

italiani la storia di cattivo gusto di usurpazione e di conflitti (ma non è una ragione per la perdita di memoria), guidati da movimenti estremi in Italia e Balcani nel Novecento. La donna anziana senza parole, che capisce immediatamente la richiesta di Gino per un paio di scarpe, e gli porge quelli appartenenti al suo malato o moribondo, se non morto, un parente, fornisce prova di questo fatto diffuso. Quest'ultima scena sembra essere un commento silenzioso ma molto potente di questa situazione e una testimonianza degli italiani meno fortunati, probabilmente anche nascosto sotto un’identità albanese. Gino non sembra dare molto peso alle spiegazioni della dottoressa riguardo a disavventure storiche d’italiano e le sue implicazioni disastrose nella vita di due popoli mal gestite.

Il suo rifiuto di condividere qualsiasi tipo di responsabilità, o per ammettere, il gioco grottesco giocato da entrambi italiani e albanesi, a mani fasciste prime e poi per mano di altre dittature, è indicativo della mancanza di memoria storica e della coscienza in un giovane italiano, e per ingrandimento, in molti altri giovani e adulti.

Mentre Spiro tiene strettamente sul suo patrimonio italiano, sostenendo il suo vero nome fosse Michele e la sua vera identità italiana, il carattere postmoderno italiano di Gino non è in grado di prendere atto della condizione disastrosa di Albania e il popolo albanese. Lui continua a chiedere la dottoressa, "Che cos'è per la legge di qua?" preferendo di avere fiducia su una credenza priva di significato della legge e dell'ordine, della quale, realtà egli sarà semplicemente ricordato più avanti nel film, sia quando si è messo subito in prigione e poi senza mezzi termini in discussione. Eppure Amelio fa anche il modo di fornire allo spettatore esempi di solidarietà umana, che sono sparse in tutta la trama di Lamerica, da parte di albanesi e italiani, sotto copertura, grandi e piccini, la lezione più eloquente è data dal comportamento di Michele Talarico stesso. Lo stile narrativo di Lamerica che non racconta tuto, la

sua tecnica basata di pedinamento, la sua mancanza di voci interiori, la sua prevenzione di flashback, la sua struttura lineare, la sua causa e il principio di effetto, e il suo stile di espressione immediata (invece di rallentare mozioni e altri effetti speciali) tutto contribuisce a creare un'esperienza documentaristico presentato allo spettatore, che viene così chiamato a testimoniare lo svolgersi della storia e mettersi in gioco, sia a livello emotivo e intellettuale. In virtù, e nonostante, di quello che De Cumis Nicola dice quando si parla di Lamerica come "un'opera interrogativa, aperta, espressivamente non sempre risolta ma, in forza dei suoi stessi limiti, " il film di Amelio ha catturato l'attenzione di spettatori e critica come opera di un grande maestro del "nuovo cinema italiano". "Tale cinema ha ormai raggiunto la piena maturità nelle opere di registi come Nanni Moretti e Gianni Amelio, ma anche Gabriele Salvatores e Maurizio Nichetti"33. Ancora cercando di raggiungere dal Ministero,

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