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Il mio viaggio di nozze

di Vincenzo Dominici

Scegliere una località nella quale trascorrere dei giorni in piena libertà e vacanza assoluta a volte non è facile. Nella mia vita ho viaggiato un po’, soprattutto per lavoro, conosco alcuni stati europei, in particolare, la Germania. Quando nel mese di giugno del 2011 mi dovevo sposare, dovevo anche decidere, insieme alla mia futura moglie, dove andare in viaggio di nozze e non è stata cosa facile. Non volevamo scegliere una destinazione tradizionale, entrambi avevamo viaggiato abbastanza, perciò cercava-mo un posto nuovo e tranquillo. Dopo i vari preparativi matricercava-moniali su una cosa eravamo d’accordo, la meta del viaggio di nozze doveva essere una località in Europa e naturalistica. Tra le varie ipotesi di viaggio vagliate, alla fine la nostra scelta cadde su una regione poco frequentata del nord Europa, dove in inverno la temperatura tocca i trenta gradi sotto zero. Saremmo andati in Norvegia, la terra dei Vichinghi.

Optammo per un viaggio in pullman che ci permettesse di ammirare la diversità dei paesaggi norvegesi e la bellezza dei suoi famosi fiordi.

Questo è stato sicuramente il viaggio più interessante che abbia mai fatto fino a oggi.

Sono rimasto colpito dalla bellezza delle città norvegesi così pulite, ordinate, civili, immerse nel verde e piene di fiori che adornavano le case. Però, la particolarità di questo Paese sono senz’altro i fiordi che si attraversano a bordo di battelli. Questa esperienza è davvero uno spettacolo della natura. I fiordi, infatti, si estendono per un lungo tratto della costa norvegese, circondata da montagne più o meno alte, dalle quali scendono fiumi di acqua purissima. Non dimenticherò mai questa immagine di una natura ancora incontaminata. Ricordo, ancora il colore verde smeraldo delle casette in legno costruite sui bordi dei fiumi. Questo paesaggio, unico al mondo, mi ha trasmesso tanta serenità e pace. Ci sarebbe ancora tantissimo da raccontare sulla Norvegia, un paese tutto da scoprire, ma un’altra meraviglia di cui voglio raccontare è del famoso sole di Mezzanotte. Tra metà del mese di giugno e quello di agosto, infatti, il sole non tramonta mai. Così in albergo per poter riposare qualche ora dovevamo chiudere le imposte con pesanti drappi. Consiglio a tutti voi un viaggio in questa terra ricca di fascino e mistero.

LE IMPRESSIONI

Andrea Fantaci

Ogni mercoledì, io e Davide, lo psicologo che mi segue, andiamo nel paese di Trabia per frequentare il laboratorio proposto dall’INAIL, un corso di cucina/narrazione.

Appena arrivati ci salutiamo con tutti i partecipanti e dopo un poco di tempo comin-ciamo a lavorare su ciò che mangeremo per pranzo. Per esempio, io l’altra volta ho sbattuto le uova ed ho tagliato i pomodori, tutto questo insieme alla piacevole com-pagnia di tutti i partecipanti, ma, soprattutto, del fantastico e super simpatico Filippo.

Un tipo lì incontrato che sento potrebbe diventare per me un grande e fedele amico.

Devo dirlo, sono rimasto colpito dalla simpatia di tutti i partecipanti, ma, soprattutto, da quella di Filippo, un tipo che ti sa veramente ascoltare e capire, in una sola parola unico. E che dire poi dell’ambiente meraviglioso che ci ha ospitato, frequentato da gente speciale, che avuto, seppur in maniera diversa, problemi simili ai miei. Mi fa piacere sapere che nonostante le nostre difficoltà non ci siamo arresi e grazie alla nostra simpatia, vivendo questa esperienza in modo felice e piacevole, ci siamo fatti forza e ci siamo aiutati. Raccontandoci e condividendo le nostre esperienze io non mi sono sentito più solo, ma compreso e ho capito che la vita è davvero importante e che ci si può dare forza in tutte le situazioni. Mi sono reso conto che nella vita è importante imparare a fare qualcosa di utile per sé e per gli altri. È stato davvero mol-to significativo conoscere persone che come me hanno avumol-to un problema, ma che continuano a vivere con quel sorriso che permette loro, pur nelle difficoltà, di poter vivere con speranza e gioia la vita che Dio ci ha donato.

Antonio Tomasello

Il mio viaggio ancora non è finito, le cose che mi sono rimaste nel cuore sono tante, belle e brutte, ma nella vita ho imparato che per stare bene si deve anche soffrire: se non conosci il bisogno non conoscerai mai la vita.

Vi posso dire che oggi ho tante cose in più nell’animo, aver conosciuto questa realtà mi dà la forza di camminare per una vita migliore.

Ringrazio voi tutti: Rita, Nicola, Giuseppe, Franco, Vincenzo, Stefanì, Salvo e zio Filippo, Rahmal, Misbha, Moussa, Sebastiano, Andrea, Davide e Delia.

Dimenticavo di dirvi, ho capito che il tempo è la cosa più preziosa che c’è, ma se non lo si vive con pace e umiltà diventa insopportabile,

Grazie a voi tutti.

Franco Ammirata

Un giorno mi recai alla sede dell’’INAIL per risolvere un mio problema e in quell’oc-casione la dottoressa De Luca mi propose di partecipare a un corso di cucina/

scrittura che si sarebbe tenuto in una Comunità terapeutica a Trabia. Accettai, ma non ero affatto convinto, mi sembrava solo una perdita di tempo. Giunto il giorno in cui iniziava il corso, lungo la strada, mi chiedevo perché ci stessi andando, visto che la cosa non mi entusiasmava. Arrivato sul posto, vedendo il luogo e le persone, ho subito cambiato idea. Tutto quello che mi circondava mi dava fiducia. Le persone

66 67 della Comunità erano gentilissime nei nostri confronti, mettendoci subito a nostro

agio, alla fine della giornata ero contento di essermi deciso a partecipare. Infatti, an-che se il primo giorno c’era stato qualan-che contrattempo, era andato tutto bene e nello stesso tempo parlando fra noi, raccontandoci le nostre storie, avevamo cominciato a conoscerci.

Ora aspetto con piacere che venga il mercoledì per continuare questa esperienza, con i miei compagni che sono delle persone simpaticissime. Tra loro ho conosciuto:

uno chef molto professionale, uno sportivo che ti propone di fare tutti gli sport, un ragazzo con il chiodo fisso della salsiccia cucinata alla griglia e un altro ragazzo che l’accompagna anche lui molto socievole. Ho conosciuto Nicola, il pasticcere, che ci delizia con le sue torte e sua moglie Stephanie, che lo accompagna. Lei ci dà, anche, una grossa mano a preparare in cucina e, di tanto in tanto, mentre meno ce lo aspet-tiamo, scatta delle foto. Poi ancora ci sono: Giuseppe al quale piace tanto scrivere e che ci ipnotizza con le sue letture, Luca un simpaticone che aiuta lo chef e che fa del buon caffè, Antonio che prepara tutto quello che serve in cucina e due ragazzi del Bangladesh che cercano di dare il massimo insieme ad altri ragazzi della Comunità che collaborano. Infine, un’altra componente molto importante di questo corso è Delia, una scrittrice che cerca di tirare fuori da ognuno di noi qualcosa d’interessante da usare per quello che dovremo pubblicare dopo il corso.

Sono contento di far parte di questo gruppo e spero ci siano altre occasioni per ritro-varci ancora tutti insieme.

Giuseppe Ciresi

Ho sempre saputo che le Olimpiadi uniscono tutti i popoli della terra, anche le nazio-ni che sono in conflitto tra loro, nel periodo dei giochi cessano ognazio-ni ostilità per dare sfogo alla competizione agonistica.

Un’altra cosa che unisce i cittadini del mondo è la buona musica e di recente ho costatato che anche l’arte della cucina mette d’accordo buona parte delle persone.

Adesso che ci penso, noi viaggiatori e ospiti di questo meraviglioso pianeta blu do-vremmo cercare e trovare tutte le cose che ci uniscono come le Olimpiadi, la musica, l’arte, la moda, la cucina. Sensazioni, emozioni e, perfino, il sangue che scorre nelle nostre vene è dello stesso colore, basterebbe capire questo per cambiare in meglio la nostra vita.

Qualche tempo fa ho visto un film americano ambientato nel mondo sportivo. La vicenda si svolgeva all’interno di un college durante il periodo razzista in America.

I protagonisti erano una squadra di basket e il suo allenatore di colore. Il rettore del college, volendo quell’anno vincere a tutti i costi il campionato, decise di dare carta bianca al coach. Questo, per rendere la squadra più competitiva, fece dei provini di selezione a dei ragazzi di colore. I migliori li inserì nella squadra ufficiale, fino ad allora composta solo da giocatori bianchi. Le polemiche e le difficoltà non mancaro-no, il malumore all’interno della squadra si fece sentire sempre più forte, le minacce per il coach diventarono continue. Per superare i pregiudizi, il coach decise di fare un esperimento nel tentativo di instaurare fiducia e rispetto tra i giocatori. Così, durante il ritiro fece in modo che nelle stanze doppie del dormitorio stessero insieme un ragazzo di colore e un ragazzo bianco. Inoltre, li spinse, nel silenzio della stanza,

a raccontarsi le loro storie. All’inizio le cose sembravano peggiorare, ma poi, pian piano, i giocatori di colore e quelli bianchi diventarono amici al punto che se qualcu-no al di fuori della squadra insultava un compagqualcu-no di colore l’altro lo difendeva con tutto se stesso. La squadra diventò imbattibile e vinse il campionato.

Ho voluto raccontare questa breve storia perché l’altro giorno durante il laborato-rio di narrazione un ragazzo del Mali, Moussa, che noi simpaticamente chiamiamo

“Balotelli”, ci ha raccontato la sua storia. Io mi sono emozionato e mentre lui parlava di ciò che gli era successo, ho visto nei suoi occhi tutte le difficoltà e ingiustizie che ha dovuto affrontare per venire in Italia. Ammiro il suo coraggio e la sua forza di andare avanti e quasi come nel film di cui vi ho parlato, mi sono ricordato che anch’io ho lavorato all’estero e, in certe occasioni, mi sono sentito un pesce fuor d’acqua. Grazie a “Balotelli” ho capito che ciascuno di noi prima di farsi un pregiudizio verso un altro uomo dovrebbe ascoltare la sua storia.

In questi dieci incontri di laboratorio non ho apprezzato solo l’arte del cibo, ma ogni singolo compagno di questa avventura. Il mio pensiero va a Gianluca, che con la sua determinazione, sta ottenendo una vittoria su l’altra: bravo! Continua così! Poi va ad Antonio, che con tutto se stesso cerca di fare le cose precise così come gli operatori gli chiedono di fare e che sostiene che una volta fuori dovrà fare le cose per bene: bravo Antonio! Io ti ammiro. Ammiro anche gli altri ragazzi della Comunità, sono sicuro che stanno facendo del loro meglio: sarà dura ragazzi, ma voi ce la farete! Questo dovrà essere il vostro motto e anche il mio augurio. Infine, il mio pensiero va anche a tutti noi incidentati dell’INAIL e voglio ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile questo progetto d’incontro, grazie a loro, oggi, ho conosciuto delle persone vere. Uno dei benefici che ho avuto da questa esperienza sta nel fatto che, dopo otto lunghi anni, ho ricominciato a cucinare ed ho fatto perfino una torta assieme a mia moglie. Quindi, un grazie va a Filippo, il nostro maestro chef e a Nicola, maestro pasticcere. Ringrazio anche Delia, che con le sue dritte mi ha fatto rispolverare dei ricordi fantastici. Credo che questo laboratorio di cucina/narrazione può diventare uno dei programmi più efficienti ed eccellenti che ci sono in circolazione. La sua forza sta nella creatività della cucina e nel modo naturale, senza imbarazzo, con cui abbiamo raccontato le nostre storie. Così il muro dei pregiudizi è crollato e ci siamo accorti che non c’è differenza fra noi: tutti stiamo cercando di sopravvivere. Ogni giorno ognuno di noi deve fare i conti con le proprie barriere personali, ma la buona notizia sta nel capire che queste barriere sono fatte soprattutto di pensieri e che questi si possono modificare qui ed ora. Come dice Louise Hay “il punto di potere è nel momento presente”. Ora possiamo modificare la nostra vita, ora possiamo scegliere il meglio: il passato non può essere modificato, ma il presente sì. Finisco questa breve riflessione dicendo ancora grazie a tutti voi per quello che mi avete dato.

Nicola Cinà

Questa nuova opportunità che mi ha dato l’INAIL, inserendomi come docente in questo progetto mi ha permesso, pur essendo una persona diversamente abile, di rimettermi in gioco. Ho potuto insegnare il mio mestiere di pasticcere, interrotto a causa del grave incidente, e trasmettere, soprattutto, la mia passione a tutti i parte-cipanti. Una sfida importante che mi ha fatto capire che mettendo grande impegno

posso continuare a coltivare le mie passioni.

Voglio, intanto, sottolineare che tutti noi partecipanti ci siamo molto affiatati fin dal primo giorno. Stare insieme, scambiarci le nostre esperienze, belle e brutte ci ha fatto molto bene. Uno di noi, durante il laboratorio, ha donato alla Comunità un quadro fatto da suo figlio. L’immagine del quadro, un angelo che abbraccia delle persone, mi ha molto colpito, mi è sembrata come una mano che ci guidava verso la luce.

Questa esperienza penso sia l’inizio di un cammino di speranza verso una nuova vita per tutti noi e mi auguro tanto di poter continuare quest’avventura, insegnando la mia passione e conoscendo altre persone. È stato importante confrontarsi perché ha trasmesso una grande forza a tutti noi e la convinzione di potere cambiare e di potercela fare.

Salvo Campanella

Più che impressioni sul corso, dico espressioni di volti, confronto con persone che hanno subito un drastico cambiamento del loro “normale” percorso di vita.

Ognuno di voi, compagni di corso, mi ha insegnato e trasmesso qualcosa di positivo.

Penso e mi riferisco sia alle “caramelle“ di Gianluca, che al passato di Antonio che ora apprezza la libertà ed è completamente un’altra persona buona come il pane e anche ai ragazzi extracomunitari dei quali non ricordo i difficili nomi.

Ascoltare i racconti del loro viaggio per arrivare fin da noi, partendo senza sapere cosa li attendesse, ancora adesso mi fa venire la pelle d’oca. Guardare i loro occhi mentre raccontavano il loro viaggio mi ha trasmesso paura, stupore, incredulità, ma anche tanto coraggio. Grazie alle loro dolorose storie, ora apprezzo cose che sembra-no banali, come bere un bicchiere d’acqua o mangiare un piatto di pasta. Dal sembra-nostro pasticciere Nicola ho imparato a fare qualche dolce, in lui mi ha colpito la dolcezza d’animo e di carattere. Filippo, il nostro cuoco, mi ha insegnato l’amore nei confronti del proprio lavoro e questo si vede da come prepara i suoi piatti.

Da Francesco e Vincenzo, che sono i due personaggi di questo corso, ho appreso che la vita va affrontata con un sorriso, sono stati sempre lì a scherzare, a fare battute e nei loro occhi e nelle loro espressioni c’è sempre un sorriso: il loro motto è riso fa buon sangue. Davide mi ha fatto ricordare e stupire quando ci ha parlato della bontà e del profumo della mortadella, cibo che a me non piace tanto perché contiene molti grassi. Il mitico Andrea, che sta riemergendo come un sommergibile dalle profonde acque, mi ha fatto capire che si può ricominciare una nuova vita.

Da Giuseppe ho imparato il self control, lui non perde mai la pazienza è un tipo mol-to pacamol-to e i suoi racconti mi sono piaciuti molmol-to. Da Delia ho imparamol-to che ognuno di noi con la scrittura può esprimere e tirare fuori tutto quello che ha nascosto dentro e sono rimasto stupito dalla sua professionalità. Mettere su un laboratorio di scrittura con persone che di narrativa ne sanno davvero poco, non è certo cosa facile, ma lei ci ha messo a confronto, facendoci semplicemente scrivere delle storie, anche inventate, ed in ognuna di queste è venuto fuori un piccolo capolavoro.

Grazie, infine, a tutti i ragazzi della Comunità, grazie al direttore che come un padre autoritario e premuroso tiene tutti i suoi figli dentro a una grande casa famiglia.

Mi auguro che questa bellissima esperienza possa ripetersi con un altro corso più specifico e professionale magari condiviso ancora con tutti voi.

Vincenzo Dominici.

Un paio di mesi fa un’assistente sociale dell’INAIL di Palermo mi prospettò un pro-getto che si sarebbe svolto presso una Comunità terapeutica a Sant’Onofrio, vicino Trabia. L’idea mi ha subito allettato anche perchè io sono nativo di Trabia ed era da tempo che volevo visitare questo posto. Il progetto è stato approvato e così abbiamo iniziato questo percorso. L’impegno per tutti noi era di partecipare, ogni mercoledì, per dieci incontri, a un laboratorio di cucina/narrazione.

Questa esperienza è stata senza dubbio molto interessante, sia perché ho imparato alcuni trucchi per cucinare meglio, ma soprattutto perchè ho conosciuto persone speciali con le quali ho condiviso gioie e dolori. Ho, anche, ritrovato, dopo tanti anni, un ex collega con il quale avevo lavorato in Germania e poi abbiamo conosciuto me-glio i ragazzi della Comunità. Anche loro sono diventati dei nostri amici e ci aspetta-vano ogni mercoledì per confrontarsi con noi e raccontare le loro vicende personali.

Sicuramente questo scambio è l’aspetto più importante del progetto perché ci ha permesso di unire le nostre forze per andare avanti e cercare di superare i momenti bui da attraversare. Bisogna dare e avere fiducia, rispetto gli uni degli altri e cammi-nare sempre a testa alta.. Forza ragazzi! Siamo con voi.

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