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3.5 La strategia della flipped classroom
3.5.2 I video metodologici
Il primo passo della fase di pre-produzione è rappresentato dalle scelta della tipologia e delle caratteristiche del video. I video didattici posso-no essere infatti suddivisi in differenti categorie:
i contenuti basati su una voce narrante supportata da elementi visuali e testuali (ad esempio brevi video, immagini, schemi e testi);
i video che presentano un’alternanza o un affiancamento della figura del narratore e dei contenuti visuali succitati;
i filmati basati unicamente sulla presenza del narratore.
La prima di queste tre soluzioni è stata esclusa in principio per le stesse ragioni che hanno portato a non considerare le altre opzioni relative al materiale attraverso il quale veicolare i contenuti asincroni, ovvero supporti testuali/grafici e podcast. Da uno studio empirico mirato all’i-dentificazione delle caratteristiche ottimali dei video educativi (Guo et al., 2014), che ha coinvolto anche i content creator di prestigiose piattaforme MOOC, è infatti emerso che la presenza di un soggetto consente di determinare una situazione capace di favorire l’appren-dimento. Questa è data principalmente dalla maggior efficacia della comunicazione favorita dalle gestualità e dall’espressività del docente nonchè dalla maggior dinamicità dei contenuti. Al fine di enfatizzare ulteriormente la centralità del narratore si è optato per l’integrazione di elementi visuali attraverso una modalità picture-in-picture, attraverso la quale supportare attivamente la comprensione dei concetti espressi dal docente senza comprometterne la presenza sullo schermo.
La seguente fase progettazione del video consiste nella definizione dell’ambiente in cui questi sono contestualizzati. La volontà di cre-are un contenuto capace di avvicincre-are emotivamente lo spettatore e di favorire in tal modo la comprensione della metodologia del Design Sistemico ha fatto inizialmente propendere per la scelta di un set realistico, rappresentato da una location collocata all’interno della cittadella del Design di Mirafiori. L’ambiente appena menzionato
Figura 48 - Gli step delle fasi di pre-produzione, produzione e post-produzione dei video metodologici
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ospita tutte le attività del corso di Design Sistemico e rappresenta dun-que un luogo conosciuto e in un certo senso familiare, in cui la maggior parte degli studenti ha avuto modo di vivere esperienze.
Tuttavia, questa opzione è caratterizzata da alcuni ostacoli, legati principalmente alle condizioni di illuminazioni fortemente dipendenti dall’ambiente esterno. Queste comportano importanti variazioni dell’intensità, della direzione e della temperatura di colore della luce difficilmente mitigabili con gli strumenti (luci, pannelli, riflettori) a disposizione, che possono influenzare negativamente il montaggio dei contenuti nonché la loro uniformità finale. Di fronte a tali evidenze si è deciso di optare per una soluzione in grado di garantire risultati costanti nell’arco delle diverse giornate di registrazione, ovvero l’adozione di un set caratterizzato da uno sfondo neutro e da condizioni di illumina-zione controllate. Tale scelta si è poi rivelata ulteriormente efficace dal momento che consente l’agevole inserimento di contenuti visuali in sovrimpressione.
Lo step finale della pre-produzione è rappresentato dalla definizione di storyboard e sceneggiatura. A tal proposito si sono rese necessarie riflessioni specifiche sulla durata dei video e sullo storytelling che li caratterizza.
Facendo nuovamente riferimento alla letteratura precedentemente citata (Guo et al., 2014), emerge chiaramente la correlazione fra una breve minutaggio e il livello di coinvolgimento che può essere mantenuto dal discente. Attraverso valutazioni empiriche basate sull’engagement time, metrica adottata dalle piattaforme di hosting vi-deo per definire il lasso di tempo in cui la visione del vivi-deo è supportata da adeguati livelli di attenzione, emerge che questo tende a decresce al superamento della soglia rappresentata dal sesto minuto del video.
La stessa raccomandazione riguardante tale limite viene riportata dagli stessi produttori di contenuti per le piattaforme MOOC, che sugge-riscono di non superare la durata complessiva dei sei minuti o, in caso
questo risulti impossibile, di suddividere le lezioni in differenti sezioni dalla durata contenuta (Guo et al., 2014).
Tale requisito può apparire come una rilevante limitazione dell’azione del docente, abituato a esporre i contenuti durante sessioni di didattica frontale che superano quasi sempre l’ora e che possono protrarsi per tempi ancor più lunghi. Tuttavia, nel caso specifico della metodologia del Design Sistemico, questa condizione rappresenta tanto una sfida quanto un’opportunità: ridefinire i contenuti in maniera sintetica ne comporta una meticolosa analisi mirata al raggiungimento della mas-sima chiarezza ed efficacia.
La definizione dello storytelling e della modalità di esposizione dei con-tenuti sono state fortemente influenzate dagli obiettivi e dall’assetto sociale del corso di Design Sistemico. Coerentemente con il modello proposto da Kolb (2017), il docente deve assumere il ruolo di esperto della materia, rifiutando tuttavia quello dell’autorità. La narrazione deve contribuire al processo di costruzione del significato, aiutando il discente a mettere in relazione i contenuti metodologici con la sua esperienza pregressa e con quella diretta, con particolare riferimento al progetto al quale quest’ultimo sta lavorando. Inoltre, il docente deve favorire lo sviluppo di un pensiero critico e autonomo, capace allo stesso tempo di esplorare, divergere e convergere lungo il percorso progettuale e di rimanere coerente con l’approccio proposto.
Queste si traduce in uno storytelling conciso dei principi della metodo-logia, caratterizzato dacostanti riferimenti al contesto di applicazione pratico di quest’ultima nonché da brevi esempi capaci di supportare un continuo parallelismo fra teoria e pratica progettuale. La modalità di comunicazione del docente deve essere informale ed inclusiva, carat-terizzata un linguaggio colloquiale al fine di ridurre la distanza percepita dallo spettatore. La presenza di frequenti proposizioni interrogative permette inoltre di determinare una dinamica dialogica capace di supportare i processi cognitivi nonché il livello di attenzione e coinvol-gimento del discente.
Il contenuto che ne deriva è strutturato al fine di integrarsi in modo armonico con le attività sincrone del corso, creando una continuità esperienziale fra apprendimento autonomo, discussione collettiva, progettazione collaborativa e revisione progettuale.
A scopo esemplificativo nelle pagine successive verrà illustrato il processo di creazione dello script della prima unità, dedicata alla de-finizione dello strumento del Rilievo Olistico e dei suoi principali step.
Partendo dall’analisi della metodologia ottimizzata, presentata nel capitolo 3.5.1, sono stati individuati i punti fondamentali per la com-prensione ottimale del contenuto metodologico. Questi sono stati poi raggruppati in sezioni tematiche alle quali è stata attribuita una durata previsionale. A partire da questa struttura sintetica è stato formulato uno script coerente con le linee guida dello storytelling e con una durata teorica in linea con quella suggerita dalla letteratura.
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